Il figlio di Dell Curry ha messo paura anche alla corazzata Kansas…
Tutte le favole, prima o poi, devono finire. Davidson, però, ha veramente fatto di tutto per prolungarla fino alla Final Four, ma si è dovuta arrendere a Kansas (57-59), quarta numero uno su
quattro che arriva all'appuntamento di San Antonio (è la prima volta che succede nella storia dell'NCAA).
Di certo i Jayhawks hanno dovuto faticare molto per raggiungere l'obiettivo, ed anzi, Davidson ha avuto anche l'ultimo attacco, nel quale avrebbe potuto portare la gara al supplementare o addirittura vincerla, con un tiro da tre.
La palla è ovviamente andata nella mani di Curry che ha cercato di leggere la situazione: "Kansas aveva quattro guardie, così potevano cambiare, e questa strategia ha limitato il nostro gioco. Ho cercato di guadagnare più spazio, ma comunque ero fuori equilibrio. Per questo ho scaricato su Jason, perché l'avevo visto libero".
Il tiro di Jason Richards, però non è entrato nel canestro, e quindi sarà Kansas ad andare alla Final Four.
Era stata proprio una tripla del solito Stephen a ridurre lo svantaggio fino al meno due a cinquantasette secondi dalla fine, dopo una gara nella quale è stato l'equilibrio a farla da padrone, con la fisicità e l'organico lungo di Kansas che hanno stancato le guardie di Davidson, limitandone la lucidità , già messa alla prova dal grande sforzo fatto nelle tre precedenti partite del Regional contro Wisconsin, Georgetown e Gonzaga.
Davidson, comunque, era venuta anche questa volta per vincere "Ci aspettavamo di vincere, non siamo arrivati qui soddisfatti, ci aspettavamo di vincere, in questa che è stata una missione di dodici mesi. Tutto si è chiuso con una sola giocata. E' il bello di questo sport ", semplicemente le è andata male.
I Wildcats, in effetti, sono anche riusciti ad influenzare il gioco di Kansas, rallentando il ritmo,mettendo pressione e costringendoli a non fare le scelte migliori.
Ma se i Jayhawks sono riusciti a tenere botta, anche grazie alla profondità del roster, che permetteva una rotazione più ampia, mentre invece Davidson è arrivata ai minuti finali in debito d'ossigeno.
Per una volta uno dei motivi d'interesse di questa partita non riguarda un giocatore ma un allenatore Bill Self, che ha conquistato il suo primo accesso alla Final Four dopo quindici anni di carriera; si toglie quindi la scomoda nomea di miglior coach dell'NCAA che non è mai arrivato tra le fanatiche quattro.
Come dice Brandon Rush, il risultato è importante anche solo per questo: "Siamo contenti per lui, si era fermato all'Elite Eight negli ultimi anni, e noi siamo contenti di averlo portato a questo risultato".
Ha tagliato la retina, ha festeggiato, i suoi giocatori lo hanno riempito d'acqua, costringendolo a presentarsi in sala stampa con un look non proprio perfetto, ed in generale è sembrato, mentre raccontava della partita e di quell'ultimo tiro,un uomo rilassato, che comunque si è tolto un peso dalle spalle: "Più che gioia, è stato sollievo. Credimi, ero sulle ginocchia. Uno s'immagina di vincere una partita così con un tiro realizzato, tu festeggi e sei in grado di congratularti con i coach e i giocatori. Questa volta non è stato così, e io ero preoccupato di correre a stringere le mani degli arbitri, per essere sicuro che facessero finire la gara".
Per quanto riguarda Davidson, ovviamente i riflettori sono tutti puntati su Curry, ormai personaggio di culto dopo un torneo giocato alla perfezione, basti pensare che la finale del Regional, chiusa con venticinque punti, è stata l'unica delle quattro partite giocate chiuda con meno di trenta punti. In ogni caso la gara contro Kansas ha permesso a Curry di stabilire un record, avendo lui segnato 162 triple in stagione, quattro in più di quante ne segnò nella stagione 1986/87 Darrin Fitzgerald di Butler.
A fine gara è però l'amarezza a caratterizzare l'umore del figlio di Dell Curry: "Sono assolutamente fiero di ciò che abbiamo fatto, sia in questa gara che nel corso di tutta la stagione. Ma questa sconfitta fa male, e farà male per molto tempo".
Comunque quello che rimane, alla fine, sono le prove di questo giocatore di quanta strada abbiano fatto tutti insieme, dimostrazione pratica di come il torneo NCAA sia sempre apertissimo alle sorprese, nonostante quest'anno ce ne siano state probabilmente meno del solito.
Davidson cercava un impresa, cercava di essere la terza squadra nella storia ad arrivare alla Final Four partendo da una posizione sul tabellone sotto la dieci, sfiorando il sogno, come dice coach McKillop: "La cosa difficile è che siamo arrivati fino a qui, così vicino al nostro sogno, ma non lo abbiamo realizzato. Siamo arrivati a due punti dalla Final Four con un'università da 1700 studenti nella Southern Conference".
Davidson si dovuta però fermare proprio ad un passo dal paradiso, mentre Kansas va avanti e si ritroverà , in una semifinale sicuramente emotivamente complicata, contro la North Carolina di Roy Williams come tutti sanno ex coach (fino al 2003 e per quindici anni) di Kansas, che ha lasciato per ritornare alla sua alma mater.
Vedremo chi si guadagnerà il diritto di sfidare la vincente di UCLA-Memphis. Ci si risente domenica.