Chris Douglas-Roberts in azione per Memphis…
Qualcuno ha ancora dei dubbi su questi Tigers?
Nel caso ci fosse ancora qualche scettico in giro, le parole di Douglas-Roberts fanno capire che i Tigers non sono poi così interessati a queste discussioni: "Non credo che otterremmo il rispetto che ci meritiamo, ma se non lo otteniamo, non fa niente. Ora sono rimaste solo quattro squadre".
I ragazzi di coach Calipari continuano quindi il loro Torneo al limite della perfezione asfaltando anche Texas (85-67), la numero due del seed, nonostante un pubblico, quello del Reliant Stadium di Houston, nettamente a favore degli avversari e conquistando così la trentasettesima vittoria stagionale, che vale la prima Final Four dal 1985.
A fare la differenza, come al solito, è stata la difesa di Memphis, che non ha lasciato la possibilità di ragionare agli avversari, come conferma anche il coach di Texas, Rick Barnes: "Credo che in tutta la stagione non sci siamo mai trovato davanti una difesa così forte".
Per avere un'idea della pressione che i Longhorns hanno dovuto subire, basti pensare che Abrams e Augustin (i due migliori realizzatori della squadra) sono stati tenuti a sedici e diciassette, metà dei quali realizzati a babbomorto.
I Tigers hanno quindi controllato la partita, mettendo in mostra un sistema ormai abbondantemente collaudato nel corso degli ultimi anni, ma che non era riuscito ad arrivare a traguardi importanti.
L'unica differenza rispetto all'anno scorso, a parte il fatto che il nucleo della squadra ha un anno di esperienza in più, che a questi livelli può veramente essere importante, è rappresentata dall'arrivo di un certo Derrick Rose, fantastico freshman da Chicago. Il ragazzo ha giocato un'altra grande partita dopo quella contro Michigan State, giocando con una sicurezza non certo tipica di un primo anno, e mettendo in mostra un repertorio vastissimo, che lo rende utile per la sua squadra in ogni arte del campo.
Coach Calipari spende a fine gara delle parole importantissime per lui: "E' questo giocatore da quando lo abbiamo preso, io non ho meriti. Ha una grandissima voglia di vincere, che sia con un rimbalzo,un recupero, un tuffo, una difesa forte. Deve migliorare, ma ha quella forza mentale e quell'intelligenza per poter essere unico e speciale.".
Alla fine va a casa con 21 punti, 9 assist e 6 rimbalzi, oltre che il titolo di miglior giocatore del Regional South, il coro dei tifosi di Memphis che gli chiedevano di restare un altro anno al college e i complimenti via telefono della mamma e si gode il momento di grazia: "Adesso semplicemente sto vivendoli sogno, tutti a casa sono contenti per me, i tifosi di Memphis sono felici e noi andiamo avanti. Abbiamo lavorato durissimo, tutti insieme, sin da quest'estate, stando per ore in palestra fino a quando non mi è venuta la tendinite. E' bello, ora, essere a questo punto".
Il miglior realizzatore della serata è stato invece Chris Douglas-Roberts, che chiude con 25 punti. L'Mvp della Conference – USA ed ormai voce ufficiale della squadra, grazie alle sue dichiarazioni che fotografano sempre al meglio la situazione dei suoi, ha ancora una volta riposto presente, dando solidità offensiva ai suoi.
E' quindi a lui che tocca spiegare come la squadra lavora su quella che è probabilmente il suo più grande problema in vista delle Final Four: i tiri liberi.
In realtà i Tigers li hanno tirati stranamente bene nella finale del Regional (30/36), un'latra sfida vinta per i ragazzi di Memphis, come dice il loro leader: "Tutte le volte che ci riuniamo vicino alla linea ci diciamo "Non credono che li segneremo". Ma adesso li mettiamo".
Detta così sembra quasi una minaccia per UCLA, futura avversaria dei Tigers nella semifinale del Torneo, in una partita dal pronostico davvero incerto. Lo stesso Abrams, che ha giocato contro tutte le migliori squadre della nazione (ad esclusione di UNC), sottolinea come i Tigers non abbiano niente da invidiare alle altre tre sudare che si giocheranno il titolo: "Sono atletici come tutti gli altri, credo che allarghino meglio il campo, e sfruttano al meglio ogni posizione".
Texas, invece, va a casa, convinta di aver giocato comunque un buon torneo, e con la possibilità , il prossimo anno, di tornare con lo stesso quintetto base per ritentare la scalata alla vetta della NCAA.
Con la vittoria di ieri notte i Tigers entrano a far parte dell'elite del college basket, come è facile capire anche solo guardando i nomi delle altre tre squadre approdate alle Final Four (UNC, UCLA e Kansas), tre programmi che, chi più chi meno, hanno fatto la storia del basket NCAA.
Fondamentale per vincere la finale del Regional sono stati i primi otto minuti della gara, nei quali i Tigers hanno perfettamente imposto il loro ritmo, dando immediatamente l'impronta giusta alla partita. Difesa forte, contropiede e spaziature, questa la semplice ricetta dei Tigers.
Robert Dozier sottolinea come quello di partire forte era esattamente il piano-gara: "Era ciò che ci aveva chiesto il coach, iniziare la partita facendo loro capire che sarebbe stata una gara dura sin dall'inizio. Abbiamo cercato di farglielo capire da subito che non ci avrebbero battuti, non importa se loro giocavano in casa".
La tattica deve aver funzionato, e Memphis ha potuto festeggiare già all'inizio degli ultimi quattro minuti che di solito, per volere di Calidari, sono segnalati dalla panchina ai giocatori in campo, un modo per ricordare che si sta entrando nella parte più importante della gara, dove bisogna giocare ancora più duro. Ma questa volta, le quattro dita alzate, avevano un doppio significato. Indicavano sì l'inizio degli ultimi quattro giri di lancette, ma soprattutto l'approdo dei Tigers alla Final Four.
Preparate le valigie, si va tutti a San Antonio!