Prova d'autore per Joey Dorsey contro Mississipi State
Maggior equilibrio doveva essere e maggior equilibrio è stato, con una serie di partite che hanno decisamente alzato il livello di competizione all'interno di un Regional South che, come detto, aveva avuto un primo round un po'soporifero.
Andiamo quindi subito a vedere più nel dettaglio che cosa è successo nelle quattro partite in questione, partendo da quelle che sono state giocate nel sabato notte italiano, vale a dire Marquette – Stanford e Michigan State – Pittsburgh.
Partiamo proprio da quest'ultima partita, che vedeva opporsi la numero quattro e la numero cinque del seed, in una gara che metteva di fronte due delle squadre che tradizionalmente giocano più duro dell'intera NCAA. La partita è stata combattuta, molto più di quanto lasci pensare il risultato finale (65-54 Spartans): Pitt, infatti, dopo non essere partita bene nel secondo tempo ed essersi dunque ritrovata sotto di dieci (40-30) dopo cinque minuti di gioco, ha piazzato un break di 14-2 che le ha permesso di rimettere la testa avanti.
A questo punto, però, Michigan State, invece che abbattersi per aver sprecato il vantaggio, reagisce e, con il fantastico duo Neitzel-Lucas, che segnano ventuno degli ultimi venticinque punti della loro squadra, ribalta di nuovo il punteggio e permette agli Spartans di passare il turno, arrivando alle Sweet Sixteen per la settima volta negli ultimi undici anni.
A fine gara, ovviamente, tutta l'attenzione è concentrata su due uomini, Kalin Lucas, freshman che ha segnato 19 punti nella partita, rappresentando la spalla ideale per un Drew Neitzel impressionante, che ha reagito alla grande alla pessima partita giocata nel primo turno. I suoi numeri sono impressionanti: ha segnato 21 punti con 6/13 dal campo (e 5/8 da tre), ai quali ha aggiunto quattro rimbalzi e quattro assist, ed ha pure fatto il modesto a fine gara: "Volevo solo essere aggressivo, e questo ciò di cui la squadra ha bisogno e ciò che mi chiede il coach".
I Panthers invece salutano la compagnia, nonostante la buona prova di Fields (19 punti), al termine di una gara giocata al di sotto delle proprie possibilità soprattutto in attacco, dove hanno tirato troppo male (32%, con 2/17 dal campo) per pesare di portare a casa una vittoria contro gli Spartans.
La seconda partita del venerdì è stata quella che ha visto Stanford opporsi a Marquette, in una partita emozionante che è finita dopo un tempo supplementare. Due i momenti importanti nel corso della gara: il primo, a circa tre minuti dalla fine del primo tempo, l'espulsione del coach di Stanford, Trent Johnson, per proteste, con i suoi Cardinals che in quel momento erano sotto di sei (30-36); il secondo, a 1:44 dalla fine dei regolamentari, quando Ousmane Barro, l'unico lungo di Marquette, è uscito per il quinto fallo. In questo momento i suoi Golden Eagles erano avanti di uno (69-68), piccolissimo vantaggio che non sono riusciti a difendere nel minuto finale, con i quaranta minuti della partita che finiscono con un tiro libero di Robin Lopez, che vale il settantuno pari.
Il supplementare diventa, in pratica, uno scontro tra due, da una parte Jerel Mcneal (career high, con 30 punti), dall'altra Brook Lopez (anche lui a quota 30): da una parte uno segnava dalla lunga (tre triple nell'overtime) e l'altro lavorava sotto canestro (ha segnato otto degli undici punti dei suoi nel prolungamento). Alla fine l'ha avuta vinta il lungo di Stanford, cha ha anche segnato, grazie al sedicesimo assist nella partita di Mitch Johnson, l'ultimo e decisivo canestro della gara, a 1.3 secondi dalla fine.
Le gare giocate stanotte, invece, vedevano scendere in campo Memphis e Texas, le due teste di serie più alte del seed: entrambe sono riuscite, non senza fatica, ad avere ragione dei rispettivi avversari.
A dire la verità , Texas ha veramente tentato di tutto pur di perdere la partita contro Miami e rendere così felice il pubblico dell'Arkansas, a dir poco ostile nei confronti dei Longhorns.
Nel primo tempo Texas sembrava essere in controllo della situazione, Abrams (26 punti) guidava perfettamente un truppa che sembrava non poter sbagliare dalla lunga distanza (50% nella gara), costruendo così un vantaggio in doppia cifra (43-32) all'intervallo. Il vantaggio si è poi dilatato, i Longhorns sono stati anche avanti di sedici lunghezze e sembravano in totale controllo della gara, fino a quattro minuti dalla fine quando, ancora avanti di sedici (66-50), è iniziato l'inspiegabile il blackout.
Texas non chiude la gara e Miami, con un gran sussulto d'orgoglio, si rimette in piedi mangiando punti su punti agli avversari, che pagano la loro pessima mira dalla linea della carità (57%), gli Hurricanes arrivano fino al 62-59, vengono ricacciati indietro da due liberi di Abrams, unico preciso dei suoi dalla lunetta, ma rischiano di nuovo dopo che Hicks segna la tripla che da ancora un po' di speranze a Miami. Ma ormai è troppo tardi e a Texas basta solo un libero su due di Augustin per chiudere definitivamente la gara.
Texas sistema quindi una situazione complicata, anche grazie alla prova da 16 punti e 16 rimbalzi di James, mentre Miami chiude una stagione comunque positiva, in cui ha pareggiato il record di vittorie in una stagione (12-20 il record). Per il momento, questo deve bastare.
L'ultima partita del secondo turno è quella che ha visto protagonista la numero uno del seed Memphis, che se la doveva vedere contro una Mississipi State che ha venduto cara la pelle. I Bulldogs, infatti, hanno anche avuto il tiro per il supplementare, sbagliato da Gordon. I Tigers comunque se la sono vista brutta, non gestendo bene gli otto punti di vantaggio che, in generale, a venticinque secondi dalla fine, dovrebbero garantire la vittoria. Ma, al di là di qualche errore, coach Calipari è contento di come stanno giocando i suoi: "Potremmo non essere la miglior squadra, esserci vicini o lontani, ma mi piace l'attitudine mentale della squadra, si divertono a giocare ed hanno lottato fino alla fine contro una squadra tosta".
Per una volta Douglas-Roberts e Derrick Rose (che comunque hanno segnato diciassette punti a testa) lasciano però, molto volentieri, il proscenio a Joey Dorsey, ragazzo con la testa sulle spalle e idolo dei tifosi dei Tigers, che ha chiuso con 13 punti, 12 rimbalzi e 6 stoppate (massimo stagionale). Uscito per falli a pochi secondi dalla fine, ha comunque ha dato un'impronta fondamentale alla partita, dando un'energia impagabile ai suoi, come conferma anche Douglas-Roberts a fine gara: "Era decisamente il punto focale del nostro attacco,un animale. Quando gioca così la nostra squadra migliora tantissimo, era ovunque ed aiutava chiunque".
Con la partita dei Tigers chiudiamo il recap del primo weekend del torneo. Ci si risente fra una settimana.