Jerry Smith, a terra, combatte per il possesso di un pallone in favore dei suoi Cardinals.
In giornate dove il clamore da upset non è mancato e qualche grande favorita ha fatto i bagagli per tornare a casa prima di quanto progettato, il raggruppamento ad est del tabellone non ha riservato chissà quali sorprese, e le maggiori squadre coinvolte sono approdate alle Sweet 16. Certo, chi con maggiore disinvoltura e chi, per la seconda volta consecutiva, con maggiori fatiche.
Difficoltà in questi giorni è stata sinonimo di Tennessee, la quale ha dovuto stringere le maglie difensive a più non posso per sbarazzarsi di American nel turno precedente, ed ha sudato qualche camicia di troppo contro Butler, trovando la via del successo non prima di un combattuto supplementare in una partita che sembrava in precedenza sotto contollo.
I Volunteers erano difatti partiti a razzo creando diverse palle perse e capitalizzando l'alto numero di possessi con un parziale di 21-8 per aprire la contesa, solo per ritrovarsi di lì a poco con un eccessivo numero di falli caricati su diversi titolari e con una contemporanea discesa della precisione da fuori, che li ha visti infilare solamente due triple negli ultimi 40 minuti di gioco, overtime compreso.
I Bulldogs hanno iniziato la rimonta verso il termine del primo tempo, intraprendendo una rincorsa partita dal -13, fondamentale per restare appiccicati alla gara la prestazione di A.J. Graves, 21 punti e 5 palloni sottratti alla fine, 3 triple ed un paio di tiri liberi nei primi 20 minuti.
Incoraggiati dai canestri di Wayne Chism (16, 6/11, miglior marcatore di squadra) e dei due Smith, JaJuan (11, 5 rimbalzi) e Tyler (15 + 8 rimbalzi), i migliori in campo per gli arancioni di coach Pearl, i Vols si sono riportati brevemente sul +10 in principio di ripresa, ma Butler ha continuato a stringere i denti ed a credere nelle proprie possibilità di vittoria, pur senza mai riuscire a trovare il modo di conquistare il comando del punteggio nei regolamentari.
Lo stesso Graves, bravo a conquistarsi un paio di gite alla linea dei liberi nel momento decisivo, ha messo i 4 punti che hanno agganciato il punteggio a quota 60, mentre la segnatura del definitivo 63 pari è arrivata da un layup mancato da Mike Green, provvidenzialmente catturato a trasformato in un tap-in da Willie Veasley, 11 punti in 24 minuti venendo dalla panchina.
Il primo vantaggio dell'intera partita di Butler è arrivato a meno di due minuti dal termine del supplementare, tuttavia i Vols si sono dimostrati freddi e concentrati anche con il pallone aumentato di peso: con la sorte aggrappata ad un filo sono arrivati due appoggi a canestro consecutivi rispettivamente per Ramar Smith e Chism, quindi Tyler Smith ha sostanzialmente vinto la gara stoppando da dietro un'entrata di Graves dall'altra parte, possesso recuperato e via alla kermesse dei liberi, 76-71 il finale e fine dello spauracchio.
Mentre nel Tennessee sono ancora in corso le ricerche per trovare il vero Chris Lofton (9 punti, 3/11 al tiro), tra i Bulldogs restano impressi i 23 punti arrivati dal pino dalla coppia Pete Campbell ed il già citato Veasley, buona anche la prova numerica di Mike Green, 15 punti, 7 rimbalzi e 5 assistenze, ma non altrettanto soddisfacente la percentuale dal campo, 4/17.
North Carolina non ha invece incontrato nessuna di queste difficoltà contro Arkansas, battuta per 108-77 nella seconda partita consecutiva terminata in tripla cifra per i Tar Heels, che con 221 punti nelle prime due esibizioni del torneo hanno ottenuto la terza sommatoria più alta di ogni epoca limitata, se considerando solamente le prime due partite giocate.
In una gara sembrata a tratti la fotocopia di quella precedentemente giocata contro Mount St. Mary, gli azzurri di Roy Williams hanno tirato con il 68% dal campo trovandosi a condurre il punteggio in doppia cifra già dopo quattro minuti di gioco, concludendo la prima metà di gara con un sentenzioso 51-26 di parziale. 11 gli elementi del roster capaci di mettere a referto almeno un canestro, e due le gare consecutive nelle quali i titolari si sono potuti riposare anzitempo, preoccupante segnale d'allarme per chi dovrà affrontare i freschi ragazzi di North Carolina nel prossimo fine settimana.
Wayne Ellington è stato il miglior marcatore azzurro con 20 punti, ottime le prestazioni dei soliti Ty Lawson e Tyler Hansbrough, 19 punti con 7 assists il primo, 17 con 10 rimbalzi il secondo; ancora doppia cifra per Deon Thompson, 16, privo di errori al tiro (8/8).
I Razorbacks abbandonano il torneo con 19 punti (ma 8/20) di Sonny Weems, 15 e 9 rimbalzi di Darian Townes, il 27% di squadra da tre punti ed un differenziale passivo di 17 assists, 28-11 per gli avversari.
Il prossimo ostacolo dei Tar Heels si chiamerà Louisville, che ha distrutto Oklahoma con un 78-48 arrivando a condurre il punteggio anche di 35 punti.
La strategia difensiva di un inconsuetamente calmo Rick Pitino ha funzionato ancora, ed i raddoppi sguinzagliati nei confronti della star della squadra avversaria, in questo caso il malcapitato Blake Griffin, hanno sortito i loro positivi effetti.
Il freshman è stato escluso dalla prima parte della partita dalle inesorabili attenzioni a li rivolte dalla difesa dei Cardinals, concludendo la sua personale prestazione con soli 8 punti, 0/3 ai liberi e 4/6 dal campo, segno che il canestro non è nemmeno riuscito ad inquadrarlo.
La strategia di Pitino ha tenuto gli avversari inchiodati al 32% dal campo ed al 27% dalla distanza, con uniche concessioni elargite a David Godbold, autore di un'altra bella prestazione e miglior marcatore dei suoi con 15 punti, frutto di un 4/7 da oltre l'arco, frutto dei raddoppi su compagni più quotati; insufficiente la sua isolata prestazione per impensierire un avversario che ha distribuito equamente le marcature offensive tra i membri del quintetto (12 per Jerry Smith, 8 per David Padgett, 7 ciascuno per Palacios, Williams e McGee) e che ha visto Earl Clark concludere quale miglior contribuente di squadra arrivando dalla panchina, 14 punti e 5 rimbalzi nonostante una precisione inferiore rispetto a quella dei compagni.
Quando poi Will Scott, uno che il campo lo vede poco, si è inventato di rubare un pallone e centrare una conclusione da metà campo sulla sirena del primo tempo, nemmeno Pitino è riuscito a nascondere un mezzo sorriso al rientro negli spogliatoi, perché gli Dei del basket, manco ve ne fosse bisogno visti i valori in campo, avevano già deciso il proprio schieramento di serata.
Facendo un momentaneo ma necessario passo indietro dobbiamo tornare a sabato, per scoprire che Washington State si è sbarazzata di Notre Dame con inaspettata facilità andando a riscrivere un po' della sua personale storia, vincendo due partite del torneo per la prima volta dal 1941.
La conosciuta difesa dei Cougars ha fatto danni e vittime ancora una volta, tenendo i Fighting Irish, squadra da 80 punti di media, a 41 punti concedendo la miseria di 13 canestri dal campo e cancellando di fatto i due principali riferimenti offensivi degli avversari.
"Coach Bennett ce l'ha sempre ricordato, arrivati a questo punto della competizione, l'unico modo di vincere per una squadra con le nostre caratteristiche è giocare una difesa solida per non trovarci indietro nel punteggio e fare strada nel torneo, la difesa è il nostro biglietto da visita, il nostro pane quotidiano” ha detto Robbie Cogwill, per spiegare quali siano i dettami attorno ai quali gira il sistema di gioco che ha tenuto un Luke Harangody comunque combattivo (career high i 22 rimbalzi catturati) a 10 punti con 3/17 dal campo dimezzando così il suo fatturato abituale, e Kyle McAlarney a quota 12 con 2/8 dalla distanza.
Proprio Cogwill è stato contemporaneamente tra le principali armi d'attacco di Washington State terminando l'altra metà dei suoi compiti con 12 punti, 5 rimbalzi e 6/7 dal campo, trovandosi tra i migliori di marcatori di una squadra che ha goduto dei 18 punti di Derrick Low e dei 15 di Kyle Weaver, ma che per il resto ha prodotto solo 12 punti dal resto del quintetto ed addirittura 4 da tutta la panchina messa assieme.
In una partita che ha avuto poca storia, dato che il 17-7 di parziale che ha lanciato prepotentemente al comando i Cougars è arrivato ben presto, Harangody ha sofferto costantemente trovandosi due uomini addosso non appena ricevuto il pallone, il tutto mentre la difesa sul perimetro non concedeva null'altro riuscendo a non farsi punire dai passaggi di ritorno verso l'esterno, data la rapidità dei giocatori nel riprendere ognuno il proprio assegnamento e chiudere la visione del canestro anche da oltre l'arco.
“Questa è la pallacanestro che più ci piace” dice Taylor Rochestie, point guard titolare, “la nostra missione è frustrare i nostri avversari con la nostra difesa, far perdere loro la pazienza perchè non riescono a prendere i tiri che desiderano, quelli che li fanno sentire comodi.”.
Appuntamento a giovedì notte, quindi, per scoprire a quale livello questi Cougars riusciranno a spazientire l'attacco di Tennessee.