Thompson III o Hibbert, a chi la colpa dell'upset?
Nel secondo turno del Midwest Region le partite sono:
#3 Wiconsin-#11 Kansas State
#1 Kansas-#8 UNLV
#12 Villanova-#13 Siena
#2 Georetown-#10 Davidson
Se i seeding vorrebbero solo una partita equilibrata, in almeno 2 delle altre 3 ci sono motivi per cui la sfavorita ha comunque delle possibilità di upset (Michael Beasley e Stephen Curry] tanto per essere chiari) e l'unica predestinata al passaggio del turno sembra Kansas contro una UNLV senz'anima.
Nella prima partita KS viene tradita dal supporting cast che aveva fatto la differenza nel primo turno, lasciando sulle spalle di Beasley l'intero attacco, aiutato dal solo Bill Walker che però deve fare i conti con i problemi di falli.
Le due ali combinano per 41 punti e 19 rimbalzi ma non riescono ad ovviare alla pessima giornata di tiro che termina con uno 0-13 di squadra da 3pti che segna la partita.
E' vero che con il loro gioco fisico ed un avversario con la panchina corta che finisce la gara con 6 giocatori con 3 falli, viene da dire che con un fallo fischiato diversamente ed una penetrazione in più forse la partita avrebbe preso un'altra piega.
Wisconsin comunque ha meritato di vincere.
Coach Bo Ryan ha organizzato un perfetto comitato di benvenuto per Beasley con Marcus Landry, Brian Butch, Greg Stiemsma e Joe Krabbenhoft che hanno fatto i turni per non rischiare di avere problemi di falli.
I Badgers sono invece una squadra equilibrata che può giocare dentro e fuori e può ottenere tanto da tanti. In questa occasione è stato il turno da Trevon Hughes che eguaglia il suo career-high di 25 punti con un 4 su 9 da oltre l'arco.
Kansas sbriga la sua pratica con relativa facilità grazie alla impalpabilità dell'attacco di Nevada Las Vegas tutto basato sull'uno-contro-uno di Wink Adams, il pick-and-roll di Curtis Terry ed i ritrmi forzatamente bassi.
Ma se Wink riesce ad andare in lunetta 17 volte, Curtis è meno forte del fratello Jason (proprio il Terry dei Dallas Mavericks) e non riesce a superare la buona difesa dei Jayhawks che lo costringe ad iniziative avventate o a scarichi infruttuosi.
Coach Self ha gestito bene i cambi della sua rotazione a 7, mentre i giocatori in campo hanno sfruttato quello che una difesa uomo a uomo rivedibile ha concesso loro senza farsi infastidire dal ritmo inusuale. Mario Chalmers e Brandon Rush (fratello di quel Kareem di Missouri draftato dai Lakers) hanno gestito un attacco equilibrato che ha finito la gara con il 57% dal campo e 6 giocatori con almeno 8 punti a referto.
UNLV ha fatto quello che poteva in difesa ma avendo i 2 lunghi a disposizione con problemi di falli non è riuscita a difendere a dovere l'area colorata dove i Jayhawks hanno segnato ben 38 punti.
La partita tra le Cinderella della Midwest finisce a favore di Villanova che regola con relativa facilità una Siena forse appagata da un risultato comunque sorprendente.
Il primo tempo finisce con i Saints sotto di 10 punti solo perché tra i Wildcats sia Dwayne Anderson che Dante Cunningham sono rimasti a secco ma, a livello di gioco, se il divario fosse stato doppio nessuno avrebbe potuto dir nulla.
Ad inizio ripresa Siena sbaglia alcuni tiri da fuori menre 'Nova riesce a segnare muovendo la palla portando il divario a 16 punti. A questo punto coach McCaffery prova a cambiare il trend della partita facendo passare i Saints ad una difesa uomo-a-uomo a tutto campo che però non sortisce particolari risultati. Villanova gioca bene e riesce a ribattere un tentativo di rimonta grazie ad una difesa che costringe Siena a brutti tiri ed ai 2 desaparecidos del primo tempo che nel secondo segnano 8 e 14 punti.
Migliore in campo è Scottie Reynolds di 'Nova con 25 punti, 8 rimbalzi e 5 assist che viene supportato da Corey Stokes con 20 punti e 2 rimbalzi.
Tra i Saints che avevano guidato l'upset su Vanderbilt solo Alex Franklin fa la sua parte mentre Kenny Hasbrouck, Edwin Ubiles e Tay Fisher fanno bene ma non abastanza per ripetere l'impresa. Per coach Jay Wright questa è la terza volta che raggiunge le Sweet 16 negli ultimi 4 anni. Chapeau
Georgetown–Davidson è stata da subito caratterizzata dai problemi di falli per entrambe le squadre con il secondo fischiato a Andrew Lovedale già al 4° minuto, a Roy Hibbert all'8°, a Pat Ewing Jr. al 12° e a Stephen Curry al 13°.
Il primo tempo dei Wildcats è stato quello con le perggiori perentuali di tutta la stagione ma sono rimasti in partita grazie alle poche palle perse (5) ed ala percentuale dalla lunetta; di contro gli Hoyas hanno avuto invidiabili percentuali dal campo ma hanno rovinato tutto ai liberi e con le tante, troppe palle perse (13), non riuscendo a creare quel divario che contro squadre di striscia come Davidson è necessario.
La seconda frazione inizia con il 3° fallo di Hibbert e gli Hoyas che dopo 3' arrivano al massimo vantaggio della partita (+17), ma dopo altri 5 minuti si ha la svolta: Hibbert per qualche motivo ancora in campo commette il suo 4° fallo.
Eravamo sul 50-39 per G'town ed il cronometro segnava 11'37" ma in quel preciso momento Davidson ha preso il controllo della partita che riapre con un parziale di 9-0.
Sul 60-60 a 4' dalla fine è stato poi chiaro chi avrebbe vinto perché gli Hoyas avevano perso la fluidità in attacco mentre Curry guidava una squadra euforica che suggella l'impresa con 5 tiri liberi su 6 tirati negli ultmi 23" di gara.
Discorso falli a parte, questa di Hibbert è stata una pessima partita in proiezione futura perché se uno come lui non riesce ad influenzare una partita dove la squadra avversaria gioca una uomo senza raddoppi, marcandolo con giocatori poco fisici né atletici che gli concedono almeno 10cm non si capisce cosa pensi di poter fare al piano di sopra.
Detto questo anche coach John Thompson III non è esente da colpe perché non c'è un motivo valido per tenere in campo il tuo migliore giocatore che commette il 3° fallo ad inizio ripresa, soprattutto se non lo cavalchi in attacco e non produce a rimbalzo (1 in tutta la partita).
E' vero che il ragazzone ha giocato solo 16 minuti ma il 3 su 3 dal campo qualche rimpianto lo lascia.