Per McClinton 38 punti pesantissimi contro Saint Mary's
Nessuna sorpresa. Il primo turno del torneo NCAA nella parte Sud del tabellone va in archivio senza nessuno di quegli upset che in teoria fanno il bello di questo torneo, e con poche partite combattute (delle otto giocate, solo due, Marquette-Kentucky e Mississipi State-Oregon, sono finite con uno scarto inferiore alla doppia cifra). In questo gruppo, invece, le grandi squadre con i favori del pronostico hanno tutte fatto quello che dovevano, con le prime quattro squadre che hanno liquidato in fretta le avversarie, vincendo tutte con una ventina di punti di scarto.
Andiamo allora a vedere più nel dettaglio le partite giocate negli ultimi due gironi, partendo dalla numero uno del seed, Memphis, che, di fronte ad un pubblico prevalentemente a suo favore, conferma la statistica secondo la quale una numero un non ha mai perso contro la numero sedici del suo Regional. I Tigers conquistano quindi la loro vittoria numero trentaquattro in stagione, l'ottava consecutiva, in una gara che è comunque servita ai ragazzi di coach Calipari. Il risultato è stato in equilibrio solo nei primi minuti (6-2 per UTA), fino ad un parziale di 15-2, lanciato dall'Mvp della gara Douglas-Roberts, che rappresenta l'inizio della fine per i Mavericks.
Ma, comunque, Texas-Arlington ha venduto cara la pelle, lottando fino all'ultimo, con una partita fatta di fisico e cuore che ha impressionato anche i Tigers, onorando al massimo la prima apparizione al Torneo della sua storia. Memphis quindi prosegue, al termine di una gara che non ha però dissipato completamente i dubbi che la riguardano: se ha avuto delle cifra sicuramente ottime sia di squadra (52% dal campo con 9/20 da tre e 39-29 il computo dei rimbalzi) che individuali (17 punti per Rose e Anderson, 23 con 7 rimbalzi e 4 assist per Douglas Roberts), ha comunque faticato troppo per controllare Anthony Vereen (non esattamente il miglior lungo del Torneo) sotto i tabelloni. In ogni caso i numerosi tifosi dei Tigers sono andati a casa con quello che volevano, la qualificazione al turno successivo.
Anche Texas fa il suo dovere e sconfigge Austin Pea, in una partita ancora più scontata di quella dei Tigers: i Longhorns, infatti, hanno lasciato pochissime speranze agli avversari, controllando la gara dal primo all'ultimo secondo. Se la partita è iniziata con un 9-0 di Texas, che già lasciava intendere quale sarebbe stato lo sviluppo della gara, questo parziale si è poi allargato fino al 34-14 che, a poco meno di tre minuti dalla fine del primo tempo, di fatto chiudeva la partita, che poi i Longhorns hanno solo dovuto controllare nella seconda metà .
Texas ha dato una notevole prova di forza, giocando molto bene sia in difesa, concedendo il 29% agli avversari, che hanno segnato il loro primo canestro dopo quattro minuti di gara, sia in attacco, dove il suo movimento di palla e il suo attacco bilanciato hanno fatto la differenza. A dimostrazione di ciò, i Longhorns hanno avuto quattro uomini in doppia cifra (Abrams 26, Atchley 12, Pittman 11 e James 10), con Mason che si è fermato a quota nove. Il prossimo impegno sarà però più probante contro la Miami di quel Frank Haith, ex assistente di Barnes, che cercherà di dare un dispiacere al suo amico.
Dopo quattro anni di digiuno forzato, Stanford conquista una vittoria nel Torneo NCAA, dopo quattro anni di eliminazioni al primo turno ed in generale una reputazione di squadra non adatta al Torneo, che viene precocemente eliminata. Questi Cardinals sembrano essere diversi, o così dicono di essere, ed hanno capito che per fare strada è necessario puntare sulla difesa. Ed è proprio la difesa che ha permesso di portare a casa la gara, che è rimasta in equilibrio solo nei primi dieci minuti, quando Cornell si è tenuta aggrappata con i denti. Ma, appena i Cardinals hanno spinto un po' sull'acceleratore, hanno facilmente preso il comando con un parziale di 43-11 a cavallo dei due tempi che ha messo la parola fine al match.
Stanford vince quindi con una difesa che ha tenuto Cornell (77 punti di media in stagione) a soli 53 punti segnati, grazie alla forte pressione sul perimetro che i Cardinals si possono permettere ben sapendo di avere i gemelli Lopez dietro, a coprire i tabelloni, mentre in attacco si sono affidati al duo Brown (18 punti) – Robin Lopez (14), tirando, in generale, molto bene (55% dal campo).
Un'altra vittoria larga è quella di Pittsburgh contro Oral Roberts, che ha avuto ben poche speranze di portare a casa la vittoria. Anche questa partita è stata decisa, in pratica, da un solo parziale, quel 18-0 che ha portato i Panthers a +15 (28-13). Da quel momento i ragazzi di coach Dixon non si sono più voltati indietro, continuando il loro momento di grazia, iniziato con il Torneo della Big East (sorprendentemente vinto), dovuto anche alla possibilità , per la prima volta dall'inizio della stagione, di disporre completamente dell'organico, fino a questo momento bersagliato dagli infortuni.
Oral Roberts era veramente troppo poco per rappresentare un test probante per Pitt, che ha in pratica bloccato l'accesso all'area dei suoi avversai, che si sono tenuti in partita solo grazie al tiro da tre punti (40.9%), mentre invece faticavano a fare canestro da due (31%). I Golden Eagles già erano inferiori al livello di talento, con questa cifre non potevano proprio pensare di impensierire i loro avversari, che hanno portato ben cinque uomini in doppia cifra, tra i quali spiccano le prestazioni di Fields (23 punti e 7 assist) e Young (14 punti e 6 rimbalzi).
Proseguiamo quindi il nostro viaggio all'interno del primo turno del Regional South andando a trovare un'altra squadra ricca di tradizione, quella Michigan State che ha sconfitto Temple e dovrà sfidare proprio Pittsburgh in un'interessantissima partita nel secondo turno. I ragazzi di coach Izzo hanno mostrato una difesa solida, come da tradizione, che ha limitato il miglior giocatore degli avversari Dionte Christmas a soli tre punti con 1/12 dal campo, marcandolo così forte da fargli dire, a fine partita: "Questa è probabilmente la difesa più forte fisica contro la quale ho mai giocato".
Eliminata l'arma principale degli avversari, gli Spartans hanno potuto dare libero sfogo al loro attacco, ricco di soluzioni come non succedeva da tempo, con cinque uomini che hanno segnato tra i quindici e gli otto punti e con Morgan e Allen che hanno sostituito alla perfezione Neitzel, in un periodo di grande difficoltà . Saltano agli occhi, infatti, i soli cinque punti di Drew, anche perché è evidente che, andando avanti, Michigan State avrà bisogno che il suo miglior giocatore ritorni sé stesso, possibilmente già dalla prossima gara.
Il nome che spicca, invece, dalla partita tra Miami e Saint Mary's è sicuramente quello di Jack McClinton, che ha annichilito i suoi avversari con una prestazione mostruosa, nella quale ha segnato 38 punti, trascinando letteralmente i suoi alla vittoria in un secondo tempo nella quale ha a dir poco fatto la differenza. Se all'intervallo, infatti, Miami era sotto di cinque (32-27), nella ripresa McClinton ha preso il controllo, segnando quanto tutti i Gaels messi insieme (32 punti). A questo punto gli Hurricanes, con la strada spianata, si sono ripresi, allungando fino al +14 (52-38); quando poi gli avversari hanno cercato di rimontare, è stato sempre McClinton a sbatter loro la porta in faccia.
Saint Mary's va a casa al termine di una gara che avrebbe potuto giocare meglio, che ha condotto per lunghi tratti ma che non è riuscita a portare a casa anche per l'incapacità di sfruttare l'imprecisione offensiva degli avversari nel primo tempo. Nella seconda metà , nulla hanno potuto contro un giocatore in evidente stato di grazia. Ora gli Hurricanes, che comunque stanno disputando una stagione sorprendente, si troveranno contro il passato di coach Haith ma, soprattutto, una delle squadre più forti della nazione. Il compito è arduo ma gli Hurricanes hanno riservato sorprese e di sicuro, con un McClinton così, non partono battuti contro nessuno.
Ho lasciato per ultime le due partite più combattute della nottata. Partiamo quindi ora dalla sconfitta di Oregon contro Mississipi State nello scontro, da sempre incerto, tra ottava e nona del seed.
I Bulldogs hanno vinto una gara che, per almeno un tempo, potevano perdere, ed infatti stavano perdendo di ben tredici punti (41-28) con una tripla di Malik Hairston (22 punti) all'inizio della ripresa. Oregon sembrava in controllo, nonostante le pessime percentuali di tiro soprattutto da tre punti (2/21 nel secondo tempo, 9/38 totale), ma ha poi subito la feroce rimonta dei suoi avversari, capitanata da un Rhodes praticamente perfetto (34 punti, 9 rimbalzi con 10/12 dal campo e 14/18 dalla lunetta) e, per lunghissimi tratti, molto solo. Ma, appena i compagni hanno iniziato anche loro a contribuire con continuità , Mississipi State è risorta, rubando un punto alla volta ed arrivando al sorpasso (52-51) con la terza delle quattro triple segnate da Stewart.
Da questo momento in poi i Bulldogs non si sono più girati indietro, ed hanno così portato a casa una vittoria che chiude la deludente annata di Oregon, mentre Mississipi State si ritroverà contro la corazzata Memphis (le due squadre non s'incontrano dal 1984), in una gara dove sicuramente dovrà essere molto più continua, se vuole veramente compiere l'upset e passare il turno.
Chiudiamo con lo scontro tra Marquette e la nobile un po' decaduta Kentucky, che rappresenta la prima vittoria dei Golden Eagles nel torneo dal 2003, quando sconfissero proprio i Wildcats nella finale del Regional, guidati da un certo Dwyane Wade. Altri tempi per entrambe.
Kentucky si è confermata una squadra incompleta ed incostante, come dimostrato per tutta la stagione, e deve ora salutare i suoi due senior Bradley e Crawford che, in questa partita, sono in pratica stati gli unici a segnare (insieme a Perry Stevenson). In questa situazione, e considerando anche la pesante assenza di Patrick Patterson, era difficile pensare di vincere una partita del torneo, soprattutto contro una Marquette con tanta voglia di riscossa.
I Wildcats si sono completamente affidati ad un Crawford spettacolare, che chiude comunque alla grande la sua carriera universitaria, con una prestazione da 35 punti 13/22 dal campo con 5/8 da tre, fino ad uscire per il quinto fallo nei secondi finali. A lungo sembrava che Crawford potesse compiere il miracolo, ma poi Marquette ha dimostrato ancora una volta che non si può vincere una partita con un solo giocatore, soprattutto se di là ce ne sono almeno quattro. Particolarmente importanti sono stati i venti punti di Jerel McNeal e soprattutto la freddezza nell'ultimo minuto, dalla lunetta, di Wesley Matthews che, con otto liberi, ha messo in ghiaccio la vittoria.
Il primo turno, anche nel Regional South, è dunque finito. L'appuntamento è per il secondo turno, che si preannuncia molto più interessante.