Intervista a Bob Gibbons

Bob Gibbons al lavoro: a bordo campo durante una partita di esibizione di giovani talenti

Avere l'opportunita' di intervistare un personaggio come Bob Gibbons, il decano dei basketball recruiters d'america (addirittura un "guru" nel suo campo, come lo definisce la Espn), saldo punto di riferimento della pallacanestro a stelle e strisce, persona ascoltata, rispettata, quasi venerata, da allenatori e giocatori, e' un enorme privilegio e onore sia per il sottoscritto sia per tutto il sito Playitusa.com.

Non troverei mai le parole per descrivere la gentilezza, umilta' e disponibilita' dimostrata nel concedermi quasi due ore di una giornata lavorativa per di piu' nel periodo più concitato dell'anno. Un grande gesto di cortesia molto apprezzato.
A lui va dunque un enorme e sincero grazie da parte mia e di Play.it.

Per chi segue assiduamente il basket Americano in tutte le sue sfaccettature e livelli, come fa il sottoscritto, Bob Gibbons e' un nome certo non nuovo.

Quando si parla di scout (per chi non e' avvezzo al gergo cestistico, uno scout e' chi valuta giovani talenti, ne fa una classifica e consiglia i coach su chi puntare) non si puo' non citare il suo nome. Tra tante nuove leve che si affacciano a questo lavoro- cosi' affascinante quanto complicato- Gibbons e' uno dei pochi della "vecchia guardia" che ancora, non solo resiste, ma continua ad essere una figura di primissimo piano.

Provate a chiedere a qualunque allenatore collegiale chi sia il primo nome che gli viene in mente quando si parla di recruiter, o chi sia una persona a cui crederebbero ciecamente. La risposta e' prevedibile: Bob Gibbons.

Va da se, dunque, che poter sedere davanti alla sua scrivania, con una videocamera alle spalle, e un block-notes pieno di domande e appunti tra le mani, e' un qualcosa di quantomeno gratificante; che ti fa apprezzare ancor di piu' tutti i sacrifici (a buon cuore, ci mancherebbe) fatti per seguire questo sport.

Qui di seguito ho il piacere di farvi leggere il risultato di quella che, prima che un'intervista, definirei una sincera chiacchierata tra due persone che amano il basket. Seppur in ruoli e posizioni ben differenti.

Spero di esser riuscito ad interpretare almeno alcune delle vostre curiosita', di aver "azzeccato" le domande giuste. Di avergli posto, quindi, le questioni delle quali anche voi avreste voluto parlare. Non vi resta altro che leggere e farmi sapere quello che ne pensate, dunque.

E' mercoledi'. Un mercoledi' piovoso. Strana cosa da queste parti- ovest North Carolina, proprio a ridosso degli Appalachi- dove siamo ormai da mesi alle prese con una straordinaria siccita' che sta mandando in rovina i tanti contadini che popolano queste terre del profondo sud degli Stati Uniti. "Redneck country", le chiamano.

Alle 01: 30 ho appuntamento nell'ufficio di Mr.Gibbons, proprio nel centro di Lenoir, piccolo paese di provincia neppure troppo lontano da Charlotte, e giusto due ore di macchina dal celebre "research triangle", il fazzoletto di terra dove, in pochissime miglia, sono situati i campus di tre delle piu' famose e gloriose- in senso sportivo- universita' d'America: Unc, Nc State e Duke.

Attendevo questo monento da tempo. Sin da quando una mia vicina di casa, una cui collega guarda caso e' sposata proprio con il nostro, era riuscita a combinarmi questo appuntamento. Ieri mi sono preparato una ventina di domande, ma tanto so gia che dopo le prime tre-quattro partiro' a ruota libera e straccero' il foglietto degli appunti.

Con me c'e' un mio compagno di scuola che si e' offerto di dirigere la parte tecnica dell'intervista.
Siamo puntuali.

Non nascondo che sono un po' eccitato. Non nervoso: non ce ne sarebbe ragione. Ma eccitato si'. Proprio all'entrata c'e' una gigantografia di una foto ritraente un gruppo di ragazzi sulla ventina in giacca e cravatta, e poco sotto la didascalia "Duke basketball 1974". Do di gomito al mio amico; siamo entrambi tifosi Tar Heels.

Ci accoglie la sua segretaria, che ci introduce nell'ufficio. Ecco Mr.Gibbons. Ci viene incontro per stringerci la mano e accompagnarci nell'ufficio. E' un uomo sui sessantacinque anni, ancora in ottima salute. Mi chiede di dove sia. "Italy"- rispondo.

Intanto ammiro in estasi le pareti dell'ufficio, completamente ricoperte di foto, attestati, e dediche. C'e' anche il suo diploma siglato University of North Carolina.

E siccome proprio quella sera ci sarebbe stata la partitissima Carolina-Duke non posso non iniziare questa intervista chiedendogli: "Vedra' la partita stasera?".
"Ci provero'"– mi risponde sorridendo- " Ma non sara' facile . Vede, il mio mestiere non mi permetterebbe di tifare per una squadra, ma il cuore batte ancora per Carolina. D'altronde quella e' la mia alma mater. Ma certo che senza Lawson non la vedo bene"".

"Speriamo si sbagli", lo appunto per la scaramanzia. Come ben sapete, invece, Gibbons non si sbagliava. Ma questo ormai e' passato. Ormai tutto e' pronto.

La videocamera inizia a filmare. Si comincia.
Mr.Gibbons, lei fa questo lavoro da piu' di trenta anni. Ormai lo conosce bene. Quale crede sia la parte piu' difficile?

Probabilmente non avere un attimo di riposo, per rilassarsi. Io lavoro ventiquattro ore sue ventiquattro, sette giorni su sette. Specialmente in questo periodo dell'anno sono sempre in giro"mi capita di viaggiare anche due volte la settimana, attraverso tutto il Paese. Devo visionare un sacco di giocatori, compilare rankings"Direi mi piacerebbe avere piu' tempo per svolgere il mio lavoro con piu' calma.

Rispetto a 30 anni fa, come pensa il mestiere di scout si sia evoluto? Voglio dire, qual'e' la differenza tra ora e anni addietro? Usa sempre lo stesso metro di giudizio o anche lei si e' adattato ai tempi?

Beh, in tutto questo tempo si ha certamente piu' esperienza. Questa e' senz'altro la cosa piu' importante. Quando guardo un giocatore cerco prima di tutto di capire il livello a cui quel ragazzo puo' aspirare- che puo' essere un college di Division I, come uno di Division II e cosi' avanti-, le sue potenzialita' e i suoi meriti anche in relazione alla situazione in cui si ritrova a giocare. Dopodiche' compilo un ranking che spedisco agli allenatori di college. Ovviamente non mi posso basare solo sui numeri; quando qualche coach mi chiede dei giocatori io li consiglio in base alle loro determinate esigenze. Ci sono multiple tipologie di giocatori di cui possono aver bisogno.

Come si e' evoluto, invece, il basket negli ultimi trent'anni?

I giocatori ora sono molto piu' egoisti, cercano solo grandi prestazioni individuali, hanno abbandonato i fondamentali del gioco. E direi che Internet ha delle responsabilita' in tutto questo: ora e' molto piu' facile per questi ragazzi essere contatti da chiunque, sanno che se segnano trenta punti andranno su qualche sito, si iniziera' a parlare di loro"E cosi' si sentono in dovere di alzare le loro cifre. Ora questi ragazzi sono trattati come super-star sin da quando sono alle scuole medie. Tempo fa tutto questo era impensabile.

E' la Sports-Center culture. Nella quale l'obiettivo non e' vincere ma comparire.

(ride) Esattamente.

Proprio in merito a questo devo dire che anche io sono stato effettivamente colpito, quando sono andato a vedere una gara di Brandon Jennings, che probabilmente e' il miglior prospetto della nazione ora come ora, poche settimane fa, dal notare come questo ragazzo sia trattato gia' ora: c'era una ressa attorno a lui per strappare un autografo o una fotografia. Esattamente come fosse una super-star Nba. Peccato che abbia 17 anni e sia soltanto un senior in High School"

E' quello che penso anche io. E' ridicolo.

Proprio in concomitanza con il nascere di queste tendenze- soprattutto a partire dagli anni '90- abbiamo sempre piu' assistito anche ad un altro fenomeno: il crescere del numero di giocatori europei sul palcoscenico americano. Io credo che questo sia un importante fattore che ci dice come la distanza tra Usa e resto del mondo si sia notevolmente accorciata negli ultimi tempi. Ora sembrano davvero lontani i giorni dello stradominio a stelle e striscie. Cosa ne pensa?

Assolutamente vero. Basta guardare il roster di Patterson, che e' una delle migliori formazioni del Paese a livello di HS: hanno africani, australiani"persino il coach non e' americano. In generale credo che ora gli allenatori americani vedano di buon occhio I cosi'detti "internationals" perche' dimostrano piu' umilta', piu' voglia di lavorare e di sottostare alle logiche di squadra.

Se ci pensa anche gli ultimi due MVP della scorsa stagione Nba- quello della regular season e quello delle Finali- sono stati due non-americani: Dirk Nowitzki e Tony Parker. Un Tedesco e un francese.

Appunto. Un segno dei tempi. Mi ricordo di quando vidi Tony per la prima volta. Allora era appena sbarcato in America ed era davvero molto giovane. Forse anche per tutte queste ragioni non mi fece una grande impressione.

Molti pensarono lo stesso allora. In ogni caso non crede sia strano non avere ancora allenatori europei in Nba?

In parte si', e in ogni caso penso che tra poco inizieremo a vederne alcuni; ma dall'altro lato occorre anche considerare che c'e' una profonda differenza tra basket Americano e basket europeo. Per capire l'Nba, e dunque allenarci, bisogna prima averci giocato.

Questa puo' essere anche una delle ragioni per cui molti allenatori, che tanto bene hanno fatto a livello di college, non sanno ripetersi nella Nba"

Infatti. Basti guardare a gente come Rick Pitino, John Calipari"

Ma lei crede che questa sia davvero l'unica ragione ?

No. Probabilmente ad incidere e' anche la differenza che c'e' nelle relazioni coach-giocatore all'universita' e coach-giocatore a livello professionistico. Un allenatore di college si puo' permettere di alzare la voce, mantenere una salda disciplina"nei pro questo e' impossibile. Se lo immagina Mike Brown a urlare in faccia a LeBron James davanti alle telecamere della Espn?

No, infatti. Ma rimaniamo in tema college-Nba. Cosa ne pensa della regola introdotta due anni fa dal commissioner David Stern che obbliga un giocatore a andare al college almeno una stagione prima di poter approdare in Nba?

Assolutamente a favore. Vede, molti giocatori che escono dalla high school non sono ancora pronti, sia fisicamente sia mentalmente, per sopportare lo stress che comporta il giocare in una lega professionistica. LeBron era un eccezione, ma ce ne sono tanti altri che mi danno ragione. Anzi, le diro' di piu': a me piacerebbe che si imponessero almeno tre anni di college. Piu' o meno come nel baseball, anche se li'si puo' anche scegliere di andare pro direttamente dopo il liceo.

Piacerebbe anche a me. Pero' bisogna anche tenere in considerazione che molti ragazzi vengono da una situazione familiare disagiata, e possono aver bisogno di fare soldi sin da subito: andare al college per tre anni e' comunque un rischio.
In ogni caso, ci puo' dire, sinceramente, chi e' un giocatore, almeno uno, che riteneva potesse fare davvero molto bene ma che invece ha clamorosamente deluso le attese?

Questa e' una bella domanda (ride). Non so, cosi' su due piedi"ecco, ci dovrei pensare"

Mr.Gibbons, ce ne deve essere almeno uno"

Oh, ce ne sono un sacco. Vediamo"per esempio vedendolo giocare all'high school pensavo che Chase Budinger potesse davvero diventare un grande giocatore.

Chase Budinger? Lo stesso Chase Budinger da molti considerato come il giocatore di college piu' solido al momento? Mr. Gibbons, questa non me lo aspettavo"Io credo invece che ad Arizona stia facendo molto bene"Se questa e' la sua piu' grande delusione lei e' infallibile!

Infatti ne devo aver prese di peggiori. Aspetti qui un attimo.

A questo punto Gibbons si alza, si assenta per qualche secondo e torna poco dopo con un fascicolo dal titolo: 2001 Best high school seniors. Mi chiedo tra me e me: perche' proprio il 2001? Poi mi tornano in mente alcuni giocatori di quella classe. Anzi, me ne torna in mente soprattutto uno: e capisco perche' abbia scelto proprio il fascicolo 2001 per rispondere alla mia domanda. Mi basta leggere la top-5 di quell'annata per trovare fondamento ai miei sospetti. Avete capito gia' no?

Nel 2001 lei mise al secondo posto Kwame Brown, dietro a Eddy Curry e davanti a Tyson Chandler. Quarto DaJuan Wagner. Alla 18 T.J. Ford, alla 42 Channing Frye, alla 77 Ben Gordon, all'81 Luther Head, alla 99 Emeka Okafor e all 139 David West. Quello decisamente non fu una buona annata per lei"

No, decisamente (ride ancora).

Sa che ora Brown lo si puo' definire a malapena un giocatore di pallacanestro"E' assolutamente un ragazzo perso, allo sbando; che non ha mai dimostrato neppure una stilla del suo talento in Nba. Mi rendo conto, comunque, che e' sempre troppo facile parlare a posteriori"Andiamo avanti: nel 2003 invece nel suo ranking Chris Paul non ando' oltre l'ottava posizione, dietro- tra gli altri- a Mustafa Shakur , Ndudi Ebi, Kendrik Perkins, D.Padgett. Aaron Gray fu 113esimo e Adam Morrison 165esimo.

Anche nel 2003 avrei potuto far di meglio"

Ora mi permetta una domanda da tifoso Tar Heels: ma non crede che J.J Redick sia incredibilmente sopravvalutato?

Onestamente? Si'. Buon giocatore di college ma senza l'atletismo necessario per giocare in Nba.

Tanto per fare un paragone: cosa ha in piu' di un Lee Humpries, per dire?

Nulla.

E allora perche' crede che il Blue Devil sia stato scelto alla 11 mentre il due volte campione nazionale con Florida sia stato assolutamente ignorato?

Non so rispondere a questa domanda"

Strano infatti. Parliamo ora di Ncaa attuale: siamo a tre settimane dalla fine della stagione regolare. Chi vede favorite per tagliare la retina a San Antonio? Personalissima opinione, Memphis. Seppur i Tigers giochino in una conference, la Usa, che e' quella che e'"

Beh, Memphis e' sicuramente una validissima squadra con tanta profondita'. Per esempio, quel Joey Dorsey:quello li' deve avere almeno 25 anni. Mi ricordo che era senior in una high school a Baltimore nel 2002. Poi e' andato per tre anni in una delle piu' famose prep school [ndr: una prep school e' una scuola che funge da ponte tra la scuola superiore e il college per quei giocatori gia' recrutati da universita' di Division I ma che ancora non possono accedervi per via dei voti] d'America, Mount Zion, che e' proprio qui in North Carolina. Ora e' senior a Memphis"Beh, che dire: almeno lui e' pronto per l'Nba.
In ogni caso, tornando al nostro discorso: scommetto che Tennessee puo' batterli.

Tennessee? A me non convince il Chris Lofton di quest'anno; mi sembra si sia involuto in un semplice specialista del tiro da fuori"L'anno scorso attaccava il canestro molto meglio.

Probabilmente e' vero. Pero' i Volunteers restano una squadra di altissimo livello. A me piace anche JaJuan Smith; buon tiratore.

Cosa ci puo' anticipare invece per la prossima stagione? Chi vede partire in pole position?

Per il prossimo anno direi Duke, anche se so che questo non le fara' piacere. Pero' attenzione a Louisville, che sta avendo un ottimo recruiting. La perla e' Samardo Samuel, ala grande giamaicana; uno dei migliori prospetti in circolazione.
Memphis poi sara' ancora competitiva, e infine c'e' la solita Unc.

Infatti. Proprio a riguardo di recruiting e Carolina le volevo chiedere qualcosa in piu'. Sappiamo che si sta muovendo egregiamente per le prossime stagioni. Per il 2008 hanno gia' reclutato Ed Davis, Tyler Zeller e Larry Drew; per il 2009 coach Roy Williams potra' poi contare sull'apporto dei gemelli californiani Wears e del texano Josh Henson, che gia' si dice essere il nuovo Brandan Wright; infine per il 2010 gia' fermati Reggie Bullock e Kendall Marshall. Niente male no?

Le diro' che in piu' di trenta anni che esercito questo mestiere, non avevo mai visto cosi' tanti giocatori, di questo livello, reclutati da un solo college in cosi' poco tempo. Impressionante.

Ci puo' dare altri nomi da tenere sott'occhio nei prossimi anni?

Sicuramente Jrue Holliday, gia' verbalmente accordatosi con Ucla, Tyreke Evans e il gia'citato Samardo Samuel.

E ovviamente Brandon Jennings, forse il migliore della classe 2008.

Assolutamente. Jennings e' il mio preferito. Il prossimo anno giochera'ad Arizona.

Sono stato a vederlo dal vivo, per la prima volta, qualche settimana fa. La mia impressione e' che sia un grande atleta ma con un fisico ancora in costruzione, potenzialmente passatore sopraffino- l'anno scorso ha chiuso a 13 assist di media-, che pero' deve ancora lavorare molto sul suo tiro. Cosa ne pensa?

Sono d'accordo. Ora quando tira si butta all'indietro, il gomito e' troppo aperto"sembra quasi che cerchi sempre il fallo. Ma non c'e' dubbio che sia un ragazzo dale potenzialita' straordinarie. E' cresciuto molto negli ultimi tempi. Ricordo che lo vidi giocare due estati fa in una lega AAU a Las Vegas, e quando scrissi il recap di quella partita fui molto duro nei suoi confronti: giocava totalmente in maniera egoista, impresentabile. Ora si e' inserito nelle logiche di squadra. Anche perche' il suo coach a Oak Hill [ndr: Oak Hill e' la prep school nella quale ora gioca Jennings. Questa formazione e' tradizionalmente una delle piu' forti di tutti gli Stati Uniti. In passato giocatori come Carmelo Anthony, Josh Smith, Rajon Rondo, Stephen Jackson, Jerry Stackhouse e Ty Lawson hanno militato nelle sue file], Steve Smith, e' uno dei migliori sotto questo punto di vista; e lo fa rigare dritto.

Chissa' se il prossimo anno Lute Olson tornera' sulla panchina di Arizona"Per Jennings sarebbe molto importante avere un allenatore di quella caratura a seguirlo.

Ovvio che Olson sia uno dei migliori nel suo ruolo. Non so se alla fine tornera' sui suoi passi e riprendera' il suo lavoro a Tucson, ma anche se dovesse effettivamente proseguire il suo ritiro, Jennings troverebbe comunque un ottimo coach come Kevin O'Neill il quale lo potrebbe ugualmente aiutare tanto. Kevin e' un mio caro amico. Ha fatto molto bene dovunque abbia allenato: Marquette, Tennessee, in Nba"

Probabilmente Jennings si ritrova a giocare anche in una versione di Oak Hill che certamente non e' una delle migliori degli ultimi anni. Ho letto che di recente hanno perso anche un altro interessante ragazzo, tale Malik Story, che sembra sia stato espulso dalla scuola perche' trovato con una ragazza nel suo dormitorio. E' vera questa storia?

Si', e' quello che e' successo. Ma in ogni caso Malik era un poco di buono, uno che non andava mai in classe, uno che difficilmente avrebbe avuto un futuro.

Sarebbe stato uno di quei classici giocatori da Jerry Tarkanian, il mitico coach di UNLV specializzato nel recuperare giocatori, diciamo, problematici. Se lo ricorda "Sweepea" Lloyd Daniels?

Certo che me lo ricordo! Una volta organizzavo un torneo per selezioni di high schoolers, che si giocava tra l'altro proprio qui in North Carolina, e un giorno mi arriva la richiesta di iscrizione da parte della squadra in cui giocava proprio Daniels. Il problema era che questi qui erano una banda di delinquenti, drogati e dediti all'alcool. Non li potevo ammettere al mio torneo. E cosi' chiamo Lloyd, che di questi qui era un po' il capofila, per comunicargli la mia decisione. Appena gli dico che erano fuori inizia a maledirmi, urlarmi qualunque cosa gli venisse in mente e cosi' lo saluto e metto giu'. Da quel momento non l'ho piu' sentito.

In effetti persona problematica Daniels da quello che ho letto. Torniamo al basket odierno. Si fa un gran parlare di Kevin Love e del suo futuro in Nba: ci si interroga su che titpo di giocatore possa diventare. Il suo talento e' indubbio, ma molti lo criticano per la mancanza di atletismo. Qual'e' il suo parere?

Chiaramente sara' un uomo molto importante in qualunque squadra approdera'. Non so con esattezza se sara' un all-star, una super-star, un secondo o terzo violino"Quello su cui sono pronto a scommettere e' che sara' un giocatore solido. Questo e' l'aggettivo che mi sentirei di usare per lui. E' un eccellente pasatore, molto tecnico"un centro old-school, come non se ne vedono piu'.

Cosa crede fara' Tyler Hansbrough alla fine di questa stagione? Restera'a Chapel Hill per il suo anno da senior o andra' in Nba?

Molto dipendera' da quanto bene i Tar Heels faranno nel torneo. Se non dovessero arrivare neppure alle Final 4, penso che la prossima stagione lo rivedremo a Carolina.

Sa cosa? La mia convinzione e' che questo ragazzo sia incredibilmente sottovalutato.

Sottovalutato? Forse intende sopravvalutato"

No, intendo proprio sottovalutato. Hansbrough sta dominando l'ACC, che quanto a livello di talento e prestigio non e' proprio la C-USA, si sta migliorando costantemente, ha carattere, attributi"Secondo me tra qualche anno sara' una sorpresa per molti.

Non lo escludo. Non sono cosi' ottimista come lei, ma staremo a vedere. Il fatto e' che Hansbrough e' un giocatore che basa il suo gioco sull'agonismo; al college questo e' perfetto , ma in Nba non lo puoi fare. Sarebbe impensabile giocare tutte e 82 le partite di stagione regolare con quell'intensita' e grinta" e a quel punto verrebbero fuori i suoi limiti tecnici.

Lawson?

Penso e spero restera' un altro anno almeno. Ancora non e' maturo.

Cosa mi dice di O.J. Mayo?

O.J. gioca per O.J. Troppo egoista"

Chi crede sara' la prima scelta assoluta al prossimo draft?

Marcus Beasley

Conosce Danilo Gallinari?

No. Mai sentito.

Qual'e' la sua squadra Nba?

Non ne ho una. Non impazzisco per i pro. Ma mi piace come gioca San Antonio.

Ultima domanda: come vede il basket in dieci anni?

(ci pensa per un po')
Impossibile dirlo"Mi sento di dire che ci saranno cambiamenti; questo e' certo. Ma non sono in grado di dire in quale direzione saranno. Mi auguro soltanto che ci sara' un ritorno alle basi, alla vecchia scuola, che i giovani tornino a giocare per la squadra e non per loro stessi. Cosa ne dice lei invece?

Se non e' stato in grado di rispondere lei, difficile che ci riesca io"Non posso far altro che sperare- come lei- in una marcia indietro. Per il bene di questo sport.

La videocamera si spegne. L'intervista e'finita. Avrei ancora infiniti argomenti, infinite curiosita', infinite domande da discutere, soddisfare e porre. Ma non voglio abusare della sua gentilezza. Per questa volta puo' bastare.

C'e' ancora pero' una cosa che Mr.Gibbons vuole mostrarmi; mi conduce nel corridoio e mi indica la parete. Pullula di fotografie di grandi del passato e di oggi che hanno voluto omaggiare questo signore per tutto quello che ha fatto per loro. Le dediche si sprecano. Tra tutte quella di coach Roy Williams, che gli scrive: "A Bob Gibbons: amico per tanti, speciale per me".

Scorrendo le tantissime immagini si riconoscono leggende come Micheal Jordan, Dean Smith. Strappa un sorriso la foto che lo ritrae con un sorridente Kevin Garnett che lo abbraccia e lo sovrasta dall'alto dei suoi 210 centimetri.

In un'altra e' un giovanissimo LeBron James a passargli il braccio sulla spalla e guardare insieme a lui all'obiettivo. Si potrebbe andare avanti per ore.

Mi colpisce un ritratto di Bob Knight. Domando a Gibbons: "Ma e' davvero scontroso come appare in tv?". Mi risponde dicendomi: "Puo' essere il miglior amico del mondo, ma certe volte effettivamente non e' il massimo della gentilezza"ma gli voglio comunque bene."

Il commento che mi viene naturale, ma che tengo per me, e': "Beh, certo che piacerebbe anche a me avere questo genere di amicizie"". Ron Mercer era probabilmente il meno conosciuto tra i personaggi di quella personalissima galleria"

E la sensazione che ho avuto e' che erano quei giocatori a chiedergli di posare per uno scatto; non viceversa. Faccio ancora in tempo a farmi raccontare un aneddoto su Micheal Jordan, il quale- quando era ancora un Tar Heel- ando' da Gibbons e gli chiese cosa, secondo lui, "dovesse fare per arrivare ad essere il migliore" (Gibbons mi dira' anche che Jordan e' nettamente il piu' grande e infaticabile lavoratore che abbia mai conosciuto), prima di raccattare le mie cose e togliere il disturbo.

Mi salute con una calorosa stretta di mano, e consegnandomi il suo biglietto da visita. Lo ringrazio una, due, tre volte. Ma mi sembra sempre troppo poco.

Uscendo ripassiamo di nuovo davanti alla foto dei ragazzi di Duke, e questa volta io e il mio amico non possiamo trattenere un "che vi si bruci il Cameron".

Poi lo guardo e gli dico: "Non male come prima intervista, no?".
E lui mi risponde: "It was great".
"Assolutamente"- chioso.

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