Focus: The Big 5ive

La mitica 'The Palestra' del Big 5ive

Non me la sento di contraddire Will Smith.
Il fatto è che lui, quando dice "["] Philly stay jiggy", essendoci nato, ha pienamente ragione.

Premesso che, come al solito, non è possibile tradurre una frase dallo slang con un unico significato, mi assumo la responsabilità  di aver scelto, tra le migliaia disponibili, questo: "["] Philly ti esalta".

In realtà , almeno fino al 1955, la città  dell'amore fraterno (questo il significato della parola Φιλαδέλφεια, Philadelphia, in greco moderno) non era stata esaltante che una sola volta, il 4 Luglio 1776 (da quì il nome 76ers, cioè quelli del 1776), fluttuando, per gran parte della sua storia, intorno alla definizione di "agglomerato urbano che deve concretizzare le proprie potenzialità ".

Il primo contributo nel raggiungimento di tale obiettivo si deve ai Philadelphia Warriors, che nacquero nel 1946 con l'esplicita volontà  di trasferire il talento cittadino in un sistema organizzato e diffuso "nationwide", salvo poi gettare la spugna nel 1962, trasferendosi a San Francisco.

Il vero "big deal", però, è datato 1955: per una decisione del University of Pennsylvania Trustees' Committee, fu costituito un fondo di 60.000 dollari da destinarsi ai lavori di ampliamento di The Palestra (di cui i concittadini di Will Smith vanno fierissimi, affermando che sia l'impianto più datato negli USA, anche se in realtà  fu aperto nel 1927, due anni dopo il Rose Hill Gym di Fordham University).

Successivamente, il Daily Pennsylvanian annunciò che cinque delle sei università  della città  avrebbero disputato un torneo non ufficiale (infatti la Big 5ive non è riconosciuta dalla NCAA, che considera le gare del torneo come se fossero normali gare di conference o di extra-conference, dato che le cinque scuole appartengono a tre raggruppamenti diversi), ogni gara del quale si sarebbe tenuta all'interno di The Palestra.

Aderirono all'iniziativa LaSalle, St. Joseph's, Temple, Villanova e Penn. L'esclusione di Drexel è dovuta a motivi di cui presto vi informerò, ma sappiate che, al momento, si vocifera che i Dragons possano sostituire Villanova nel torneo, poiché i Wildcats stanno diventando troppo "overrated" e "un-Philly" (insomma, troppo forti e poco Philadelphiani per far parte del torneo).

Le sorti del torneo (che è andato spesso avanti col modello "round-robin", cioè 2 o 3 gare consecutive nello stesso giorno, fino al 1990, per poi riprendere nel 1999) sono state alterne, con Temple che, fino al 2000 (per dati più aggiornati sto aspettando di ricevere il libro "Palestra Pandemonium: A History Of The Big Five", a firma Robert S. Lyons, edito da Temple University Press e disponibile qui in Italia), è stata eletta regina della città  per 22 volte, seguita da St. Joseph's con 17.

Sappiate che, essendo il numero di gare ridotto, spesso è capitato che il titolo sia stato condiviso da più scuole: nel 1981 e nel 1998, addirittura, la vittoria è andata a tutte le partecipanti, in quanto i record erano tutti uguali (nel primo caso 2-2, mentre nel secondo, nel pieno della crisi di identità  del torneo indotta dalla decisione di dimezzare il numero di gare giocate, 1-1).

A livello di nomi, la Big 5ive ha prodotto poco, ma si tratta di un poco di qualità , soprattutto a livello di "direttori del pino". I nomi che vengono subito in mente sono quelli di Jack Ramsay e Chuck Daly.

Ramsay è unanimemente celebrato come il primo vincitore assoluto del torneo, avendo condotto gli Hawks di St. Joseph's, la sua alma mater, ad un perentorio 4-0 nelle sfide cittadine. Il suo successo cittadino non si è certo fermato a quel titolo del 1955-56 (peraltro suffragato da una buonissima stagione degli Hawks, terminata col record 23-6 e con la dignitosa sconfitta nelle semifinali del NIT contro Louisville), ma ha riguardato anche il titolo NBA 1967 vinto da General Manager dei 76ers, in una sorta di rivincita della città  dell'amore fraterno nei confronti di San Francisco, che le aveva "rubato" i Warriors solo 5 anni prima.

Chuck Daly, invece, è certo più famoso in ambito NBA, sia perché la sua carriera da coach nella NCAA si è dipanata su pini non di primissimo piano (Boston College dal 1969 al 1971, Penn dal 1971 al 1977; abbastanza, comunque, da portare i Quakers in testa alla Big 5ive 5 volte su 7, senza dimenticare i 4 titoli consecutivi della Ivy League e le conseguenti 4 apparizioni al torneo NCAA), sia perché il suo nome, al piano di sopra, è legato a quel momento storico targato Bad Boys (nel quale, per inciso, avrà  avuto un bel daffare nel tenere a bada quei cattivoni di John Salley e Dennis Rodman).

Tra gli attori principali del passato, la scena offre un dignitoso (anche se non eccelso) testa a testa tra Temple e Villanova: Eddie Jones ed Aaron McKie da una parte (col secondo doppiamente apprezzato dal pubblico di Philly per essere stato, per anni, sia un ottimo difensore che il bastone su cui si reggeva Iverson), Doug West e Kerry Kittles dall'altra. Come detto non è certo gente che ti cambia una stagione, ma sono comunque nomi che, a parte lo sfortunato Kittles, sono accostati a carriere lunghe e dense di professionalità .

Oggi, a livello di nomi, la scena della Big 5ive è decisamente meno popolata: infatti, l'unico prospetto di cui si faccia menzione "nationwide" è Dionte Christmas, una guardia junior di 195 cm che sta segnando 20.1 punti con 6.4 rimbalzi e 2.6 assist. Il ragazzo, "nothing but Philly", proveniente da Samuel Fels High School (North East Philly, quartiere di Crescentville, in piena zona La Salle), nonostante certe prestazioni siano degne di nota (32 punti in casa contro Florida il 29 Dicembre, 13 punti nella trasferta al già  citato Rose Hill Gym di Fordham del 31 Gennaio), benché in assoluto altalenanti, non sta contribuendo molto alla causa degli Owls (la classifica recita 11-10 in assoluto, 4-3 nella Atlantic-10 dopo la sconfitta in trasferta contro Richmond del 2 Febbraio), che nella Big 5ive si ritrovano quarti, con un record di 1-1, e abbastanza distanti dalla capolista Villanova (3-0).

Un paio di paroline a proposito dei Wildcats ? Beh, cominciamo col dire che la loro leadership nella Big 5ive (come la loro vittoria nel torneo, del resto) è stata per il momento messa in discussione dalla sconfitta del 4 Febbraio scorso contro St. Joseph's (77-55), che ha chiuso il bilancio del torneo cittadino dei Cats sul 3-1, mentre il loro rendimento in assoluto è discreto (14-8, 4-6 nella Big East, dove occupano la dodicesima posizione, con esigue speranze di fare bella figura a New York, nel torneo di conference). Per il resto, c'è poco da dire, salvo registrare la triste annata dei Quakers nel torneo (concluso con un mesto 0-4), nella Ivy League (2-2) e in assoluto (7-14, frutto soprattutto di un indecoroso 1-8 in trasferta).

E' vero che questi non sono gli anni migliori per le squadre della Big 5ive, ma se avrete la pazienza di aspettare un po', vi prometto che faremo un breve viaggio alla scoperta delle centinaia di aneddoti che rendono unica "The City Of Brotherly Love" ed il suo irripetibile torneo"

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