O.J. Mayo: sentiremo ancora parlare di lui…
E' il più odiato, ma è al tempo stesso anche il più idolatrato.
Forse è il più talentuoso, ma potrebbe essere anche il più sopravvalutato.
Per avversari, compagni, arbitri ed allenatori con poca personalità può diventare il più temuto. Sicuramente è il più discusso e discutibile.
E' Ovinton J'Anthony Mayo, da Huntington, West Virginia.
Tutti noi abbiamo o abbiamo avuto, durante la nostra carriera studentesca più o meno felice, un docente in grado di dividere la classe in due distinte correnti di pensiero: o si odia o si ama, senza possibili alternative interlocutorie.
Ecco, allo stesso modo OJ Mayo non ti concede il beneficio della via di mezzo, dell'indifferenza: puoi ammirarlo per il talento cestistico, perchè il ragazzo a questo sport sa giocare eccome, o puoi detestarlo per l'arroganza e per quel modo di porsi non sempre coordinato ed in sintonia con il resto del mondo. Ma non puoi far finta di niente.
Una certa corrente di pensiero si spinge addirittura ad una rivalutazione “underground” del personaggio, apprezzandolo proprio per quella faccia tosta e sentendosi legittimata a benedire l'avvento di soggetti del genere, più interessanti per esempio dei nuotatori di Saint Croix, dei cinesi imperscrutabili, dei canadesi che amano il soccer e di questi banalotti europei, tutta gente che non si caccia mai nei guai.
Non ho le conoscenze per addentrarmi nella delicata materia sicuramente più adatta ai lettini degli strizzacervelli, ma con una mamma che lo allatta dal proprio seno a soli sedici anni ed un padre che non crea nemmeno le condizioni per dargli il suo cognome (avremmo così avuto OJ Ziegler), forse è improduttivo limitarsi ad insultare OJ, etichettandolo per quello che in effetti appare.
Specie se il talento per la pallacanestro lo porta a firmare autografi ad undici anni, sulle pagine di Sports Illustrated come futuro fenomeno NBA a quindici e se nel dipingere il suo ritratto i media USA non lesinano l'utilizzo dello “spazzolone” (“broad brush”, un equivalente della nostra “mano pesante”) per mettere in enorme risalto l'altra faccia di Mayo, la cui pretesa (errata) è forse quella di essere trattato come un adulto tra gli adulti (per altro è del 1987, uno-due anni più anziano delle altre matricole).
Un giorno qualcuno ci spiegherà dove finiscono le colpe dei soggetti in questione, con quel loro difficilissimo background sociale e culturale (infanzia difficile, genitori dispersi, povertà , ondivago rapporto con la scuola… il solito clichè insomma) e dove iniziano le colpe del meccanismo sociale e mediatico a stelle e strisce, con le sue forse inevitabili contraddizioni.
Top 5 horror
Che OJ sia una testa parzialmente disabitata, tuttavia, è sotto gli occhi di tutti.
Ed allora nell'ideale top five horror delle cinque schifezze commesse da Mayo in questi anni, abbiamo:
5° posto, 2003-2005: Il tira e molla liceale
Dopo aver seguito l'amicone fraterno Bill Walker (attualmente a Kansas State) per giocarci insieme a Cincinnati (North College Hill HS), quando costui non potè più far parte della squadra Mayo ci rimase malissimo ed il ritorno a casa in quel di Huntington per concludere gli studi liceali divenne una naturale conseguenza.
Incuriosisce come il piano scolastico e la crescita studentesca passino sempre in secondo piano anche a questi livelli adolescenziali, a favore di scelte ed opportunità estranee alla formazione dell'uomo ma vicine a quella del giocatore. Nel frattempo OJ vinceva infatti ed ovviamente ogni titolo cestistico di squadra ed individuale che era possibile vincere a livello di high school. La tipica carriera liceale di un prescelto, vietato sorprendersi.
4° posto, 2006-2007: Il Messia a USC
“Grazie dell'interessamento, le faremo sapere. Il mio numero di telefono? No, attenzione: OJ non dà il suo numero, sarà lui a chiamare voi se interessato”.
Queste non dovrebbero essere le normali parole di un liceale in attesa di ricevere una borsa di studio universitaria. Bene, quelle sono invece le parole che reclutatori, rettori e coach si sarebbero sentiti rivolgere al termine dei colloqui per convincere il ragazzo ad accettare l'offerta del loro ateneo.
Con OJ il mondo è alla rovescia, d'altronde.
Tra leggenda e fantasia che in parte fanno capolino in queste scritture profane e gossipare, alla fine il “Nazareno” ha scelto coach Tim Floyd e University of Southern California (USC) per la sua personale moltiplicazione dei pani, dei pesci e soprattutto dei minuti giocati e dei propri punti.
Non a caso ecumeniche le prime parole del ragazzo: “Sono solo un giocatore di basket, nè più nè meno di uno studente o di una persona presente qui attorno a me. Ho solo il talento che mi permette di giocare da Dio a pallacanestro, e voglio sfruttarlo per aiutare me e la mia famiglia. Ma come persona sono solo uno dei tanti”.
Andiamo in pace.
3° posto, Gennaio 2007: Di Canio way
Basterebbero le immagini: diverbio con avversari stile Marchese del Grillo (“io so' io, e voi nun siete un …”), grande T, contattino di spalla provocatorio per lanciare la sfida, faccia a faccia, espulsione forse frettolosa.
La fase due è quella decisiva e più folcloristica: sguardo innocente ed incredulo, poi subito truce e minaccioso, progressione a passi lunghi puntando lo sventurato direttore di gara che aveva osato tanto, spintarella da bulletto di entità “interlocutoria”.
E qui il dejà vu per gli appassionati di calcio si fa fortissimo: clamorosa simulazione e tuffo accentuato stilisticamente rivedibile ma coefficiente 2.8 dell'arbitro Mike Lazo, degno (o indegno) di quel collega inglese colpito – per modo di dire – dall'ex calciatore di Sheffield Wednesday e Lazio.
Dopo ripensamenti ed incertezze dovute soprattutto al discutibile carpiato del Lazo, l'imbarazzato “giudice sportivo” fu clemente ed il nostro se la cavò con tre partite di sospensione. “Giusto così”, si limitò a commentare OJ. Paolo Di Canio per la cronaca ricevette undici giornate di stop.
2° posto, Marzo 2007: So' ragazzi!
Vogliamo farci mancare l'imputazione per possesso di marijuana, dalla quale passano in scioltezza anche ragazzi meno sciagurati di OJ? Assolutamente no!
Decisivo risulterà in questo caso un componente dell'entourage (la gang?) del Mayo che ha testimoniato a suo favore affermando la non appartenenza delle piantine di canapa al fuoriclasse, scagionandolo.
Lieto fine a parte, preoccupa l'ennesimo sintomo di amicizie non del tutto ortodosse di cui si circonda il ragazzo.
1° posto, Settembre 2007: L'incidente di gioco / Mayalata
Prima posizione con maggioranza bulgara a causa dell'aggravante sentimentale per noi italiani.
Non so a quanti sia successo, giocando una partitella con i compagni di squadra, di ritrovarsi con fratture multiple alla mandibola, intervento chirurgico e conseguenti dieci chili in meno a seguito di un fortuito scontro di gioco con gomitata. Questo è ciò che ha subito il nostro nazionale Daniel Hackett, nuovo compagno di Mayo in quel di USC. Almeno stando alla versione ufficiale dell'ateneo.
Già , perchè come per quei mega direttori galattici Gran.Mascalzon.Farabut.di Gran.Croc. dei quali in pubblico si deve e si può solo dire un gran bene ma in privato sono descritte le più scellerate nefandezze, così per Mayo pare sia stato letteralmente insabbiato il reale andamento dei fatti.
Ovvero “La Mayalata”: un pugno violentissimo sferrato all'azzurro (di spalle!) a seguito di “vedute divergenti”, come fatto intuire da reticenti testimoni e da chi conosce bene i due soggetti in questione, come l'ala Kevin Love di UCLA: “Una gomitata fortuita? Certo, e quello è un asino che vola! Lasciamo perdere, sono entrambi miei amici ed è meglio che mi fermi qui”.
Fumosa inchiesta NCAA a parte, non passa inosservato il precedente che riguarda proprio l'amicone di OJ, Bill Walker, il quale venne alle mani con Hackett in una partita di off-season 2006. Regolamento dei conti o no, Daniel ed OJ sono tornati a giocare insieme in gare ufficiali e qualche volta si passano persino la palla.
Il giocatore
Sì, perchè esiste anche il giocatore Mayo, che è francamente qualcosa di davvero speciale, specie per feeling, naturalezza e facilità della sua fase offensiva.
Non è un play, anche se ormai trovare point guard della vecchia scuola nel territorio statunitense sembra più difficile che acciuffare Bin Laden. E' una guardia realizzatrice con nemmeno troppi centimetri (196) ma compensati da un mix di potenza, atletismo e velocità tale da far uscire – impropriamente – dalle labbra e dalle tastiere di qualche esperto l'accostamento con LeBron James, al quale però rende otto centimetri e circa venti chili.
Wade e Gordon sono paragoni molto più credibili ma a loro volta non azzeccatissimi. Rispetto alla guardia dei Bulls qui abbiamo più fisicità , centimetri, visione di gioco, istinti e completezza offensiva, perchè anche il primo passo e la capacità di concludere in penetrazione sono cinque stelle.
La sfrontatezza nell'attaccare la difesa per prendere una conclusione anche con la mano in faccia ed il corpo dell'avversario addosso può ricordare il comunque superiore Dwyane, rispetto al quale Mayo ha invece maggiore raggio di tiro grazie ad elevazione, rilascio veloce ed efficace e forza nella parte alta del corpo che non renderà un problema il passaggio alla distanza perimetrale NBA.
Quando si trova palla in mano nei primi secondi dell'azione ed è colto dai suoi raptus offensivi, in campo ci sono cinque disperati che provano vanamente a contenerlo e quattro simpatici figuranti con la sua stessa maglia che potrebbero anche giocare una mano di briscola, perchè tanto la palla difficilmente arriverà a loro nei secondi successivi.
Per altro quando invece è disposto a darla via mette in mostra quella visione del campo e quella comprensione del gioco tanto celebrata nei suoi trascorsi liceali, con accentuata ricerca della componente spettacolare dell'assist anche per il passaggio più banale. Forzature e palle perse restano sempre dietro l'angolo.
Sarà difficile avere a che fare con un grande difensore quale naturalmente OJ non è per un problema di approccio prima ancora che di fondamentali, anche se poi questi fuoriclasse che si risparmiano nella propria metà campo con momenti di assoluta astinenza possono trovare la voglia di sorprenderti quando il possesso è decisivo o quando l'avversario li motiva al duello. Coach Tim Floyd è già sulla buona strada nell'opera di persuasione, con primi segnali davvero confortanti.
Il suo impatto con il basket college giocato è stato tuttavia inevitabilmente inferiore alle insostenibili attese che lo circondavano, anche se parlare di delusione con un freshman che viaggia a 19.5 punti a partita fa sempre un certo effetto. I più appariscenti avvii di Rose e Beasley l'hanno scalzato dalla prima scelta assoluta nelle previsioni per il prossimo draft, scaraventandolo addirittura oltre la top five nei classici elastici invernali dei mock draft.
I rischi sono in effetti tanti sul piano tecnico e tantissimi su quello umano, ma il front office NBA che avrà il coraggio di fare a Stern il suo nome in sede di draft saprà bene a cosa andrà incontro. Nel bene e nel male, perchè questo è OJ Mayo: prendere o lasciare.