Preview Ohio State-Georgetown

Roy Hibbert è atteso dal grande duello con Greg Oden

La prima semifinale delle Final Four del torneo NCAA 2007 si preannuncia veramente interessante, tra due squadre che, in un certo senso, hanno avuto dei percorsi differenti nel corso di quest'annata. Ohio State (34-3) era, infatti, pronosticata in alto, anche se magari non così tanto, per la grande classe di freshmen arruolata da coach Matta (non a caso soprannominati i Thad Four) e per la necessità , in un certo senso, di sfruttare al massimo la presenza di Oden che, molto probabilmente, non andrà  oltre una stagione al college. Georgetown (30-6), invece, ha avuto una storia un po' più travagliata perché da pochi era considerata una candidata per arrivare alla Final Four, non solo ad inizio stagione, ma anche solo a gennaio.

La partita è interessante da molti punti di visita, anche perché mette a confronto due squadre che, a livello di filosofia di gioco, sono differenti. La forza degli Hoyas, infatti, è quella di essere in grado di controllare il ritmo del gioco, obbligando i propri avversari a rallentare, snaturando le proprie caratteristiche (vedi North Carolina).

Ohio State invece, nonostante abbia in Oden una presenza importante in post basso che rende più agevole il gioco a metà  campo, è comunque una squadra che dipende in buona parte dalle iniziative degli uomini del suo backcourt, che si trovano particolarmente bene quando devono correre. Tra gli altri motivi d'interesse c'è anche il fatto che, le due squadre si sono affrontate nel torneo anche lo scorso anno, con Georgetown che eliminò Ohio State (in una versione molto differente da quella attuale) al secondo turno.

Georgetown è una squadra in forma, ha vinto 19 delle ultime 20 partite giocate, ed ha dunque le caratteristiche ideali per mettere in difficoltà  i Buckeyes, come la capacità  di controllare il ritmo, una difesa asfissiante (in questa stagione hanno concesso in media 56.9 punti a partita ai loro avversari, quinti nella nazione) ed un attacco ordinato, basato sulla Princeton offense che coach Thompson ha portato con sé e imposto al suo arrivo.

La squadra è composta da una serie di giocatori affidabili anche sotto pressione, guidati da Jeff Green, miglior giocatore dell'anno della Big Ten; una squadra, gli Hoyas, che trova risorse anche da personaggi inaspettati, come per esempio la guardia (ex walk on, vale a dire che non aveva la borsa di studio per giocare e dunque era lui a pagare l'università ) Jonathan Wallace, che ha segnato il tiro decisivo nel Regional contro North Carolina, la tripla che, a trentuno secondi dalla fine, ha permesso ai suoi di catturare l'overtime.

Ohio State, dal canto suo, può contare su una squadra con tanto talento, con la presenza in post basso di Oden che, dopo aver avuto problemi di falli nelle prima tre partite del Torneo, è stato decisivo nel Regional contro Memphis e, con il suo grande amico e compagno dai tempi del liceo, Mike Conley jr, forma un'accoppiata eccezionale e molto affiatata. Conley sta anche lui giocando alla grande, segnando e distribuendo, mettendo a suo agio i compagni e risolvendo situazioni spinose, trovandosi perfettamente con il suo compagno di backcourt Ron Lewis.

Lewis, senior ormai al quinto anno di college, sta giocando veramente il suo miglior basket in questo torneo, sfruttando perfettamente gli spazi che le avversarie gli concedono, dovendo prestare attenzione non solo a lui ma anche ai suoi compagni di squadra. Ma in generale i Buckeyes sono una squadra profonda e di alto livello tecnico e fisico, che ha probabilmente un backcourt superiore a quello dei suoi avversari, anche se dovrà  fare i conti con Jeff Green, per il quale sarà  probabilmente messa in piedi una staffetta di vari giocatori.

Sono in particolare due le storie interessanti di questa partita sulle quali vale la pena concentrare l'attenzione ed una, come spesso succede nel college basketball, è quella rappresentata dalla sfida tra i due coach, John Thompson III e Thad Matta.

Possiamo affermare con certezza che il nome John Thompson è già  nella storia della NCAA e del basket in generale. Com'è possibile, visto che il coach degli Hoyas è solo alla sua settima stagione da allenatore (e terza a Georgetown)? E' possibile grazie a quello che ha fatto il padre dell'attuale coach di Georgetown, John Thompson Jr, proprio nella stessa università , dove è stato una figura indimenticabile per il suo successo sportivo ma anche per le sua lotta fuori del campo di gioco, da allenatore nero in una professione all'epoca ancora dominata dai bianchi.

Ma John Thompson III, che come suo padre considera la disciplina fondamentale in una squadra di basket, non vive, e non ha ottenuto il suo posto a Georgetown, per essere figlio di, ma per il suo ottimo lavoro compiuto nei tre anni a Princetown. Ha poi proseguito sulla stessa falsariga anche nella sua nuova università , rivitalizzando un programma che veniva da una delle peggiori stagioni della sua storia (solo 13 vittorie nel 2003/04), recrutando bene e dando una precisa personalità  e struttura alla sua squadra, guadagnandosi il rispetto totale dei suoi giocatori. Non è un caso, infatti, che sia per la seconda volta in tre stagioni tra i finalisti per il Naismith Award al miglior coach della stagione, anche per aver portato, per la prima volta dal 1985, gli Hoyas alle Final Four.

Anche il coach di Ohio State, Thad Matta, è da poco alla guida dei Buckeyes (è arrivato tre anni fa) ma ha già  ottenuto grandi risultati, prendendo in mano un programma che aveva subito pesanti sanzioni dalla NCAA e ripulendolo, facendo un grandissimo lavoro di recrutamento che lo ha portato ad avere questa incredibile classe di freshmen (Oden, Conley, Lightly, Cook e Hunter). Tra mille difficoltà , dovute alle possibili sanzioni che l'NCAA poteva ancora comminare a Ohio State (per le irregolarità  commesse quando Jim O'Brien era alla guida) ha portato la sua università , indipendentemente da come andrà  a finire la partita di domani, tra la grandi potenze del college basket.

Il trenatonovenne Matta ha dovuto fare una lunga gavetta (quattordici anni da assistente allenatore) prima di ottenere il suo primo posto come head coach, all'università  di Butler: viene da una famiglia assolutamente devota al basket, con suo padre Jim che è stato coach e athletic director della squadra della Hoopeston-east Lynn high school e suo fratello che allena in una high school della Georgia. Ora Matta, amato dai suoi giocatori per il suo contagioso ottimismo e per la sua volontà  di stare sempre vicino ai suoi ragazzi, giocando anche le partitelle di allenamento al loro fianco, oltre che, ovviamente, per la sua preparazione, ha la sua grande occasione di vincere un titolo.

Il secondo confronto sulla quale si è concentrata l'attenzione un po' di tutti è quello tra i due big men, vale a dire Greg Oden, che finalmente si ritroverà  davanti un avversario fisicamente al suo livello, e Roy Hibbert.

Due big man veramente differenti, con un Greg Oden che da subito ha avuto un impatto sul college basket, mentre invece Hibbert ha, nel corso delle sue stagioni al college, letteralmente imparato a giocare a basket, a muoversi correttamente e sfruttare al meglio la sua altezza, grazie anche al costante lavoro con coach Thompson.

La sfida tra due giocatori con queste caratteristiche è praticamente un unicum nel panorama NCAA e non solo, basti pensare che per Oden sarà  la prima sfida con un giocatore più alto di lui e con caratteristiche simili alle sue, vale a dire un centro classico, vecchio stampo, che si muove in post basso.

Sarà  interessante vedere come i due giocheranno, se si annulleranno o se uno dei due prevarrà , con Hibbert che sembra aver maggior dimestichezza con il fatto di giocare contro giocatori più o meno della su stazza, non solo nelle sfide con altre squadre della Big East (Aaron Ray di Pittsburgh e Hasheem Thabeet di Connecticut sono entrambi settepiedi), ma anche per essersi allenato, in estate, con l'ex Georgetown Alonzo Mourning.

Di sicuro quella tra i due centri sarà  una sfida importante, che potrà  avere ripercussioni notevoli sul risultato finale, perché i due big men, anche in serata in cui non segnano molto, influenzano sempre e comunque le scelte difensive e non delle squadre avversarie. Non ci resta dunque che sperare che nessuno dei due abbia, come a dir la verità  succede spesso ad entrambi, problemi di falli molto presto nella gara, l'unica vera ragione per la quale potremmo perderci questo duello.

Sabato notte vedremo chi avrà  la meglio. Ci sarà  da divertirsi.

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