Julian Wright schiaccia le speranze di vittoria di Kentucky..
Nessuna sorpresa nel 2° turno del West Bracket, come del resto in tutto questo strano NCAA Tournament, totalmente privato delle Cinderellas, le piccole Università che tante belle storie hanno creato nella storia del college basket.
Sono le prime quattro teste di serie ad approdare alle Sweet 16 di San Jose, nonostante partite che hanno visto un equilibrio totalmente estraneo a quelle del 1° turno.
Il quarto di finale del Regional meno d'appeal dal punto di vista dello spettacolo è stato certamente quello tra UCLA e Indiana, ma c'era da aspettarselo. Due filosofie di pallacanestro molto vicine tra loro, quelle dei due coaches, Ben Howland e Kelvin Sampson, entrambi votati al controllo della palla, all'evitare errori, alla difesa di squadra, al vincere senza necessariamente convincere.
Ne è nata una partita sostanzialmente al chi ne fa fare di meno all'avversario, ma che oltre ad aver mostrato due eccellenti sistemi difensivi, ha evidenziato molte lacune offensive da ambo le parti, soprattutto per quanto riguarda i Bruins, in ottica futura.
Alla fine l'ha spuntata UCLA, con il punteggio di 54 a 49, frutto di un primo tempo tragico per gli attacchi, chiuso 20 a 13 per i Bruins con dodici canestri segnati in totale e una dimostrazione di come una difesa di squadra, fatta di continui aiuti e di gambe ben piegate, possa letteralmente togliere il respiro ad un attacco di college basket.
Addirittura i Bruins, andati in vantaggio di 13 punti a cinque minuti e mezzo dalla fine dell'incontro, non hanno più saputo trovare la via del canestro, riuscendo a muovere lo score solo dalla lunetta. Indiana, rinfrancata da un paio di canestri da tre punti di Stemler e Wilmont, ha saputo ricucire lo svantaggio fino al pareggio siglato da un'entrata di Calloway ad un minuto dal termine.
In quel momento, con l'inerzia dell'incontro tutta dalla parte dell'avversario, UCLA ha trovato le giocate decisive delle sue stelle, Afflalo, fin lì totalmente negativo con soli due canestri dal campo, ha saputo guadagnare e segnare due tiri liberi per il vantaggio giallo-blu, Collison (il migliore dei suoi con 15 punti) ha rubato la palla sulla rimessa successiva, subendo fallo e segnando entrambi i liberi del +4, che hanno deciso l'incontro.
Proprio il 12/14 alla lunetta del duo di backcourt di coach Howland ha fatto la differenza in una partita totalmente in equilibrio, fra due squadre che non hanno raggiunto il 40% dal campo e si sono equamente divise i rimbalzi e i turnovers.
Bene la coppia di lunghi Mbah a Moute e Mata, il primo incisivo sotto le plance nonostante una tremenda serata al tiro (non la prima dell'anno), il secondo con canestri importanti a cavallo dei due tempi.
Per coach Sampson, alla prima stagione sul pino degli Hoosiers, serata storta di Roderick Wilmont, eroe della vittoria contro Gonzaga, ma incapace di ripetersi contro UCLA, asfissiato dalla pressione difensiva della coppia Collison-Afflalo, coadiuvata dagli aiuti dei lunghi in adeguamento.
Per coach Howland il turno successivo, le Sweet 16, raggiunte per la quinta volta negli ultimi otto anni, saranno un tuffo nel passato, un'emozione prevedibile che lo vedrà di fronte al College che, prima di UCLA, è stato il suo per anni, dove ancora studia la figlia, dove ha coniato il suo basket preferito, portato in alto i Panthers, e forgiato le basi per il viaggio ad Ovest, senza cambiare abitudini di gioco.
Pittsburgh doveva affrontare una delle possibili Cinderellas del Torneo NCAA, VCU, capace di eliminare Duke al primo turno, con un'elettrizzante rimonta finale, sancita dal canestro di Eric Maynor, e vogliosa di conquistare un altro prestigioso scalpo.
Ci hanno provato i Rams, con un'altra, ancor più incredibile, rimonta, sotto di 19 punti a metà del secondo tempo, incapaci di reggere la fisicità e la durezza di Aaron Gray e compagni, volati in un primo tempo quasi perfetto a +15, e poi a +19 quando mancavano dodici minuti alla fine della gara.
Nessuno avrebbe dato più un centesimo a Virginia Commonwealth, ma Maynor e Pellot-Rosa non ci stavano a subire fino alla fine, iniziando uno show personale fatto di canestri dalla media e triple (28 punti in coppia nel 2° tempo) e guidando una asfissiante pressione difensiva tutto campo che ha mandato in totale confusione il backcourt di Pittsburgh, contribuendo a undici turnovers nella sola ripresa, che hanno portato al pareggio firmato dal 5 a 0 di Maynor e Walker a meno di due minuti dal termine.
Addirittura un rimbalzo offensivo più canestro di Pellot Rosa aveva portato in vantaggio i Rams, tra il tripudio generale del pubblico, pronto ad assistere all'ennesima pagina di storia del Torneo, ma Sam Young pareggiava immediatamente, e Fields aveva i liberi della vittoria a due secondi dal termine.
La trama della partita, però, non doveva essere chiusa in quel modo, ed infatti Fields sbagliava entrambi i liberi, portando le squadre all'overtime.
Qui però veniva fuori la maggiore esperienza dei Panthers, aiutata da una maggiore stanchezza fisica di VCU, dopo l'estenuante rimonta, e Fields si faceva perdonare, segnando la tripla che dava il vantaggio significativo a Pittsburgh a tre minuti dallo scadere del tempo supplementare e insieme ai canestri di Ramon, regalava a coach Krauser la possibilità di affrontare il suo predecessore sul pino di Pittsburgh.
Dall'altra parte due sfide diverse per pedigree, la prima fra due college storici, Kansas e Kentucky, power house che hanno caratterizzato la March Madness fin dalla sua nascita, la seconda fra due realtà meno importanti, Virginia Tech e Southern Illinois, ma non per questo capaci di ritagliarsi un ruolo primario nella storia recente del basket universitario, e giustamente non considerate delle vere e proprie sorprese.
I Jayhawks, prima testa di serie del Region, davanti ad uno spettatore d'eccezione come Michael Jordan, hanno dato l'impressione di sapere perfettamente come fare propria la partita senza dover ricorrere a troppi straordinari.
Sono bastati dieci minuti di basket sublime, all'inizio del secondo tempo, guidati dalle triple di Brandon Rush (19 punti alla fine con 6/7 da tre) e dai balzi del sophomore meraviglia Julian Wright, prossimo top pick al Draft NBA, tirando con un sontuoso 10/15 dal campo, che ha scavato il +13 decisivo per le sorti della gara e per le speranze di upset di coach Tubby Smith, costantemente sulla graticola dopo un'annata alquanto deludente per il programma più vincente dell'NCAA basket.
Kansas non si è più voltata indietro, continuando a pigiare sul piede dell'acceleratore fino a raggiungere anche diciotto punti di vantaggio, per poi tirare un po' le briglie nel finale, permettendo ai Wildcats di agguantare una onorevole sconfitta per 76 a 88.
I ragazzi di coach Self sono sembrati davvero una squadra in grado di poter puntare al titolo, profondi quanto basta, puliti nel gioco, sempre in controllo della partita, anche quando il punteggio era in equilibrio, e soprattutto, come detto, in grado di spegnere l'incontro quando hanno voluto, sia con le triple, che con il gioco sotto canestro
Per Kentucky è stata la fine di un anno molto altalenante, uno dei peggiori della gestione Smith, chiuso con i 22+8 di Randolph Morris e i 21 di Perry, ma dai mille dubbi che avvolgeranno una lunga primavera/estate a Lexington, soprattutto per quanto riguarda il ritorno di Tubby Smith.
La sfidante di Kansas nella semifinale del Region sarà Southern Illinois, ritornati alle Sweet 16 dopo lo splendido NCAA Tournament del 2002, dominando la sfida con Virginia Tech con una difesa molto attenta fin dalla palla a due e una serie di triple, quattro in particolare ad inizio ripresa, che hanno dato il vantaggio decisivo ai Salukis e la possibilità di gestire il ritorno degli Hokies.
Protagonista dell'incontro il Player of the Year dell'MVC Conference, Jamal Tatum, coi suoi 21 punti, fatti di un fenomenale 6/9 da oltre l'arco, coadiuvato dal 4/8 nel tiro pesante di Tony Young e dalla doppia-doppia di Falker.
I Salukis, che sono ad un upset dalle 30 vittorie stagionali, hanno dato prova di grande maturità , annullando le fonti di gioco di Virginia Tech, soprattutto il leading scorer Dowdell, con una difesa che è ormai marchio di fabbrica di questa squadra, e puntando decisi sull'arma del tiro da tre, croce e delizia della squadra in tutta la regular season, ma capace di spaccare in due la partita, soprattutto ad inizio secondo tempo.
Virginia Tech lascia senza particolari rimpianti, consapevole di aver affrontato una squadra obiettivamente più forte, anche se l'incapacità di trovare delle valide alternative alla gestione difensiva degli avversari potrebbe essere un capo d'imputazione per coach Greenberg, assolto parzialmente dal fatto che spesso quest'anno, gli avversari di Southern Illinois hanno mancato la soluzione del rebus difensivo costruito da coach Lowery.
Ora tre giorni di riposo per ricaricare le batterie e poi da giovedi notte si parte con le semifinale del Bracket, molto equilibrate, dove la difesa la farà da padrone, e dove ci potrebbero anche essere delle possibili sorprese da parte delle teste di serie secondarie.