Il canestro è lontano, il tempo sta per scadere, ma Ron Lewis segnerà questo canestro…
Non ci voleva molto, e ce lo potevamo facilmente aspettare, ma per fortuna il secondo turno del Regional South del torneo NCAA ci ha sicuramente dato qualche emozione in più rispetto ad uno spento primo turno, dando vita a quattro interessantissime e combattute partite.
Anche la testa di serie numero uno del gruppo, vale a dire Ohio State, ha dovuto faticare le proverbiali sette camicie per avere ragione di una Xavier che ha lottato fino alla fine. Anzi, a dire la verità , i favoriti Buckeyes se la sono vista brutta, dato che a due secondi dalla fine dei tempi regolamentari erano sotto di tre punti e sono stati salvati da una tripla di Ron Lewis che ha pareggiato i conti a quota sessantadue, portando la partita ai tempi supplementari.
Nell'overtime, poi, i Musketeeers hanno un po' mollato la presa (il parziale è di 16-9), subendo probabilmente anche il contraccolpo psicologico di dover lottare di nuovo per portare a casa una partita che sembrava già vinta, lasciando strada libera ai Buckeyes.
Certo è che questa gara non può non mettere qualche punto interrogativo su questi Buckeyes, che hanno inseguito per buona parte della partita, partendo un po' molli (e forse un po' supponenti) nel primo tempo, poi ritrovandosi a dover inseguire e recuperare una situazione non facile nella seconda metà di gara.
I Muketeers, infatti, avevano detto sin dalla vigilia che non avevano intenzione di darsi per vinti in partenza contro i favoritissimi Buckeyes, ed hanno rispettato in pieno i loro propositi, come dimostra il fatto che, a sette minuti e mezzo dal termine, erano ancora avanti di undici lunghezze (55-44), ed erano ancora sul +9 (61-52) a meno di tre minuti dalla fine.
A quel punto però Ohio state si è data una svegliata, sopperendo anche all'uscita di Oden per raggiunto limite di falli, grazie soprattutto ad un Conley che ha preso in mano la situazione e, con undici punti nel tempo supplementare, ha portato i suoi alla vittoria e alle Sweet Sixteen per la prima volta dal 1999.
Xavier se ne va a casa con la consapevolezza di aver dato tutto, ma con il rammarico di aver sbagliato, con il suo miglior giocatore, Justin Cage, un tiro libero decisivo alla fine dei regolamentari che avrebbe allargato a quattro le lunghezze da recuperare per gli avversari nell'ultima azione della partita, e che avrebbe dunque reso inutile anche la tripla di Lewis.
Nelle Sweet Sixteen Ohio state dovrà però pensare di alzare un pochino di più l'intensità del suo gioco, se vuole avere ragione di una Tennessee che ha sconfitto nel secondo turno Virginia (77-74), in una partita estremamente divertente ed emozionante. Alla fine sono stati i tiri liberi di Chris Lofton che hanno sigillato il risultato, con il miglior giocatore della SEC che ha mezzo a segno tutti i suoi sei tentativi dalla lunetta negli ultimi 27.7 secondi di partita, al termine di una gara nella quale aveva avuto non poche difficoltà a trovare il suo ritmo in attacco (4/16 dal campo).
Virgina, dal canto suo, ha avuto il tiro del possibile supplementare con Singletary, ma la guardia dei Cavaliers lo ha sbagliato, decretando la fine della stagione dei suoi, che hanno pagato tra l'altro l'infortunio a pochi minti dall'intervallo di Reynolds che, dopo un primo tempo monstre (21 punti), ha faticato nella seconda frazione per una caviglia distorta, ce non gli ha permesso di essere efficace come suo solito.
Il suo collega di backcourt, il già citato Singletary, ha anche lui giocato una buona gara, ma non è stato sufficiente per portare a casa la vittoria, ed ha terminato la sua stagione steso a terra, disperato per l'ultimo decisivo errore, immediatamente consolato dal suo allenatore, Dave Leitao.
Tennessee si ritroverà dunque ad affrontare Ohio State senza timori reverenziali e con uno stile ed un'identità di gioco ben consolidati nel corso di questa stagione, un gioco fatto di pressing, difesa forte e tiro da tre punti. I Volunteers sono una squadra veloce e con grandi potenzialità offensive, guidata da un coach, Bruce Pearl, che, negli ultimi due ani, è riuscito a dare una sterzata al programma dell'università , riuscendo ad ottenere questo importantissimo passaggio tra le migliori sedici squadre d'America.
Un'altra bella partita è stata quella che ha visto Texas A&M prevalere su Louisville, ottenendo un risultato storico per un ateneo che da sempre sembra ottenere meno risultati di quelli che potrebbe, e che conquista il passaggio alle Sweet Sixteen per la prima volta dopo 27 anni, togliendosi una grandissima scimmia dalla spalla.
E l'uomo copertina di questa vittoria degli Aggies non poteva che essere il loro playmaker, quel Acie Law che ha guidato questa squadra egregiamente, congelando il risultato finale dalla lunetta. Nel suo ultimo anno all'università , dopo averne viste di cotte e di crude, è riuscito a portare a casa, con i suoi compagni e con coach Gillespie, un risultato storico per l'ateneo.
L'avversario più ostico da battere, oltre ad un pubblico quasi interamente proveniente dalla vicina Louisville (la partita si giocava a Lexington, Kentucky), è stato Edgar Sosa che, con il suo career high di 31 punti, ha cercato in tutti i modi di portare avanti i Cardinals.
Il problema è che alla fine non ha avuto la freddezza, o l'esperienza, per mettere a segno i due tiri liberi decisivi (aveva 15/15 in precedenza), che avrebbero portato i suoi avanti di uno a 29.8 secondi dalla fine. La seconda occasione per capovolgere il risultato Sosa l'ha avuta con una tripla che, però, si è infranta sul ferro, cancellando di colpo tutte le speranze di Louisville di tornare alle Sweet Sixteen.
Ma più in generale i Cardinals pagano l'inesperienza di un gruppo giovane e con potenziale, e le difficoltà offensive che hanno avuto in pratica per tutta la gara, alla quale sono rimasti aggrappati, arrivando a giocarsela agli ultimi possessi, solo grazie alla grande vena offensiva di Sosa.
Meritata quindi la vittoria degli Aggies, che si vedono in un certo qual modo risarcire, grazie a questo bel risultato, delle sfortune e dei cattivi risultatii del passato recente e non, ma che ora devono concentrarsi di nuovo e lavorare duro, perché si vedranno opposti ad una squadra tosta come Memphis, numero due del seed, che ha avuto ragione di Nevada (78-62).
Questa partita è stata altalenante, con i Tigers che hanno inizialmente preso il controllo delle operazioni, ma che poi hanno evidentemente sofferto per l'infortunio occorso al loro miglior giocatore, Douglas-Roberts, che ha perso gli ultimi otto minuti e spiccioli di gara per una distorsione alla caviglia.
Privati del loro miglior realizzatore e con un vantaggio che andava diminuendo con il passare dei minuti, i Tigers si sono ritrovati spalle al muro ed hanno reagito alla grande, ricacciando indietro Nevada, che era ritornata fino a meno due (64-62), e dando una grande prova di forza e carattere.
Con il miglior giocatore fuori, Memphis ha trovato dentro di se una serie di armi che le hanno permesso di portare comunque a casa la vittoria ed aspettare dunque i risultati delle analisi di Douglas-Roberts che, a fine gara, era considerato fortemente in dubbio per la partita di giovedì. A sostituire egregiamente il compagno di squadra ci hanno pensato, tra gli altri, Jeremy Hunt (16 punti), Antonio Anderson (14 con 10 rimbalzi) e Robert Dozier (9 punti e 8 rimbalzi alla fine).
Nevada ha a lungo accarezzando il sogno di portare a casa la partita, riuscendo a recuperare lo svantaggio, grazie non solo alle già citate difficoltà dei Tigers, ma anche sfruttando le proprie qualità e riuscendo a rifornire meglio che in precedenza il loro miglior giocatore, Nick Fazekas che, essendo senior, saluta il college baketball con una grande prova, nella quale, però, ha sbagliato due tiri in due azioni importanti per i suoi Wolfpack, due errori che poi hanno reso la rimonta della sua Nevada ancora più complessa.
Le quattro vincitrici avranno ora un po' di riposo, visto che le partite delle Sweet Sixteen si giocheranno solo giovedì e venerdì, ma poco tempo per riposarsi sugli allori, perché il Torneo NCAA è appena iniziato, e nessuno ha ancora vinto nulla.