L'MVP di UCLA Hollins schiaccia in testa alla difesa di Memphis
Una delle peggiori esibizioni della storia del college basket regala a UCLA l'accesso alle Final Four di Indianapolis, undici anni dopo quelle dell'ultimo trionfo della squadra più titolata dell'NCAA.
Una partita che tutti i protagonisti hanno definito pessima, in cui gli attacchi hanno giocato a fare quanto di più brutto si possa fare in un parquet di basket, ha visto prevalere la maggiore sagacia difensiva di coach Howland, e quel pizzico di inerzia in più che i Bruins hanno dimostrato fin dal primo possesso rispetto a Memphis.
Dal 1986, anno di introduzione del tempo di possesso per eseguire un attacco, questa è stata la Finale di Regional con il punteggio complessivo più basso.
Il 50 a 45 finale, che fino a 1 minuto dal termine era ancora fermo ad un incredibile 44 a 39 per UCLA, rispecchia una partita in cui gli attacchi non hanno creato praticamente nulla di significativo, confezionando una serie di cross, errori da 1 metro, turnovers, tiri ed entrate forzate ed errori ai liberi che hanno messo a dura prova chi stava sugli spalti o davanti ad una tv.
Quello che fa più impressione comunque è la partita di Memphis, in quanto i Tigers sono una squadra da 80 punti di media in stagione, che in questo Torneo, pur non affrontando ostacoli insormontabili, aveva dimostrato una fluidità offensiva notevole, la cui punta era Carney.
Invece fin dai primi possessi si è capito che per coach Calipari questo sarebbe stato un autentico calvario, con la difesa arcigna di UCLA che impediva qualsiasi ricezione facile e costringeva quasi sempre gli avversari a tentare improbabili sortite individuali a difesa schierata, o tiri da oltre l'arco fuori equilibrio, che puntualmente venivano sbagliate.
Attaccanti pericolosi come Washington e Williams faticavano a trovare un tiro in ritmo, o addirittura non vedevano palla, complice una circolazione farraginosa e i continui anticipi sull'uomo da parte dei difensori dei Bruins, che come al solito riuscivano a stare sempre col proprio marcatore, senza dover richiedere cambi o rotazioni difensive.
In tutto questo buio offensivo di Memphis che faticava a raggiungere il 25% dal campo, con 0/10 da tre, e stava per molti minuti senza segnare, UCLA faceva di tutto per evitare di ammazzare la partita, soprattutto sbagliando l'impossibile dalla lunetta, con un iniziale 2 su 12 e una percentuale all'intervallo che non arrivava al 50%, nonostante 27 tentativi, frutto di numerosi falli di Memphis sulle penetrazioni di Farmar e Mbah Moute, e sulle ricezioni profonde di Hollins a centro area.
Così all'intervallo, nonostante tutto, Memphis si trovava sotto solo di 7 punti, pur segnandone la miseria di 21.
Nella ripresa ci si attendeva una reazione dei Tigers e una crescita offensiva, dato il talento che dispone coach Calipari, ma il leit motiv non cambiava, e seppur crescendo nell'intensità difensiva che portava a numerose palle rubate e a turnovers da parte dei Bruins, Memphis non trovava nessuna soluzione offensiva degna di nota.
Williams e Dozier con i loro rimbalzi offensivi e Washington con un paio di rubate a Farmar, riportavano Memphis a 4 punti di distacco, ma quel margine non riusciva mai ad essere colmato, più per colpa degli errori, anche grossolani, dei Tigers che per autentici meriti della pur eccellente difesa di UCLA.
Per i Bruins nel secondo tempo, anche otto minuti senza segnare, ma il vantaggio rimaneva sempre abbastanza rassicurante, e le giocate di uno splendido Hollins (togliendoci dalla mente i suoi viaggi in lunetta) e la crescita di Afflalo, unico freddo nelle occasioni in cui doveva andare in lunetta, permettevano a coach Howland di non dover preoccuparsi troppo della possibile rimonta di Memphis.
Quando Hollins cancellava con un allungo da wide receiver un contropiede avversario, su passaggio lungo di Washington, Carney sbagliava l'ennesimo tiro della sua tragica ultima partita di college (2/12 totale) e Bozeman e Afflalo mandavano a bersaglio otto liberi consecutivi, per i tifosi giallo-azzurri e per un raggiante Bill Walton, in tribuna, era tempo di festeggiare il ritorno al vertice del più importante programma cestistico americano.
Per Howland era tempo di festeggiamenti, con tanto di taglio della retina, invece per Calipari il mesto ritorno nello spogliatoio, dopo una stagione fantastica, con sole 4 sconfitte, ma di queste quella più importante nel momento meno indicato, che preclude al coach italo-americano la possibilità di arrivare alle Final4 con due squadre diverse, dopo UMass nel 1996.
Ora per UCLA l'ostacolo per la Finale è LSU, forse la squadra che ha mostrato il più bel basket in questo weekend, con due dioscuri come Davis e Thomas, che dovranno essere guardati a vista dalla difesa dei Bruins.
Importante il contributo difensivo e offensivo di Hollins, finora indiscusso MVP del team nella March Madness, e la crescita offensiva dei due leaders Farmar e Afflalo, soprattutto Farmar che nelle due gare contro Gonzaga e Memphis, ha faticato molto a trovare il canestro e non ha dato un contributo da oltre l'arco.
Per coach Howland il fatidico terzo anno ha dato i suoi frutti, i tifosi dei Bruins sperano che questi siano dolci anche a Indianapolis.