Tony Skinn e Lamar Butler non ci credono: l'avventura di George Mason continua!
La Favola continua. E sì perché George Mason, nello scontro che ha fatto salire in paradiso le mid major, quello con Wichita State, ha sconfitto pure gli Shockers, dopo aver già collezionato gli scalpi di college ben più prestigiosi come UNC e Michigan State, guadagnandosi l' accesso (manco a dirlo per la prima volta nella storia) alla finale del Regional di domani notte.
I Patriots hanno battuto Wichita State (63-55) al grido di "Non dovevamo neanche essere qui", rispondendo nel modo migliore a tutte le polemiche sulla loro partecipazione al Torneo, visto che da molti osservatori erano stati etichettati come una squadra che non appartiene al livello tecnico del Torneo NCAA, anche perché provengono dalla piccola Colonial Atheltic Association.
Questi esperti di sicuro ora si staranno mangiando le mani, visto che George Mason è ad un passo (o ad una vittoria su UConn) di distanza dalle Final Four, che sarebbero veramente la madre delle soddisfazioni per i ragazzi di coach Larranaga.
George Mason ha avuto anche la fortuna, lei numero undici del tabellone, di poter in pratica giocare in casa, visto che il campus dell'università è a venti miglia di distanza dal luogo in cui si è giocato l'incontro, il Verizon Center di Washington D.C, che si è riempito di supporters dei Patriots, impazziti per la loro squadra, che sta mettendo a segno un impresa dopo l'altra.
Le vittorie dei Patriots però sono molto meno folkloristiche di quanto si pensava almeno all'inzio, visto che George Mason è una squadra molto bene allenata, che fa della difesa forte ed asfissiante la sua chiave. Tutte le tre squadre che sono passate nella morsa della difesa dei giallo - verdi, hanno avuto dei serissimi problemi, visto che i Patriots non hanno fatto sconti a nessuno, che gli avversari si chiamassero Michigan State, North Carolina o Wichita State, tenute tutte e tre a secco per lunghi periodi.
La tendenza delle prime due gare si è confermata anche nelle Sweet Sixteen, con George Mason che è partita subito fortissimo e molto carica, facendo entrare immediatamente in partita il pubblico, mentre invece gli Shokers hanno avuto una partenza da brivido, fatta di due tiri sbagliati, tre palle perse e una stoppata subita.
La situazione, nel corso della gara, è migliorata ma non troppo per Wichita State, che alla fine ha segnato con il 31% dal campo, permettendo agli avversai di prendere immediatamente le redini della partita, in primo luogo con un 9-0 che è poi continuato fino al +16 (35-19) di metà gara. I diciannove punti di Wichita State sono veramente pochissimi e per assurdo non raccontano in pieno le enormi difficoltà che gli Shockers hanno avuto per mettere punti sul tabellone, visto che a metà gara avevano segnato solo nove dei trenta tiri tentati, con una tripla su undici. E' chiaro che a questo ritmo Wichita State non avesse alcuna possibilità di portare a casa la gara.
Per i festanti Patriots, a fare la differenza sono state, probabilmente, anche le motivazioni, visto che George Mason va in campo ogni volta per dimostrare di valere il Torneo e le attenzioni ricevute dai selezionatori, come conferma anche Tony Skinn: "Ci stiamo mettendo ala prova dall'inzio dell'anno. Abbiamo sentito tutti quello che i critici sostenevano, che non apparteniamo al Torneo. Ma ora la nostra fiducia è aumentata e vogliamo dimostrare al paese cosa siamo capaci di fare".
Certo è che nessuno, in una sfida assolutamente inattesa, si poteva aspettare una vittoria così netta da parte dei Patriots, anche perché Wichita State era comunque la testa di serie più alta ed in generale era più considerata in senso assoluto, ma le sue bocche da fuco sono state controllate egregiamente dagli avversari, visto che Sean Ogirri ha segnato solo quattro punti, mentre invece Paul Miller ne ha messi sedici (con nove rimbalzi) che però non sono serviti a molto.
George Mason, invece, sta avendo un Torneo straordinario da Campbell, che ha aumentato la sua media rispetto alla regular season di quasi sette punti (da 10.7 a 17.4) e sta portando George Mason ad un passo dalla Final Four.
Ora per i Patriots arriva l'appuntamento più difficile del Torneo; contro UConn, infatti, partono come sfavoriti (come d'altronde anche nelle gare precedenti) ma non battuti in partenza, contro una UConn comunque abbordabile. Perché, come dice coach Larranaga: "A questo punto, tutto è possibile".
Il secondo scontro delle Sweet Sixteeen nel Regional di Washington ci ha visti assistere al secondo (se non al terzo) tentato suicidio nel Torneo della numero uno Connecticut, che sta veramente sfidando la sorte anche più del dovuto. Alla fine i ragazzi di coach Calhoun, che in questo Torneo stanno tutt'altro che sfavillando (ricordiamo che erano sotto di dodici nel primo turno con Albany e poi hanno subito la rimonta di Kentucky, che non si è concretizzata per un nonnulla), sono riusciti a sconfiggere anche Washington, al termine di una gara complessa che si è decisa in volata.
UConn, infatti, ha rincorso gli avversari per tutta la gara, tanto che gli Huskies di Romar avevano sei punti di vantaggio con un minuto e cinquantatre secondi sul cronometro, vantaggio ridotto a quattro con ventuno secondi da giocare. A questo punto Mike Jensen ha commesso il più insensato dei falli, ed ha permesso a Marcus Williams (altro season high per lui, 26 punti) non solo di segnare il canestro del -2, ma anche di andare in lunetta per il tiro libero supplementare, ovviamente realizzato. A questo punto Washington si è ritrovata con un solo punto di vantaggio, diventati poi tre con il due su due dalla linea di Brandon Roy, che però ha lasciato la possibilità dell'ultimo attacco a UConn. Connecticut non si è la sciata sfuggire l'occasione, tanto che a Rashad Anderson sono bastati 7.9 secondi per mettere a segno la tripla del supplementare.
Nel prolungamento poi, Washington si è trovata in difficoltà mentale, per aver subito una rimonta assolutamente inaspettata, ed in più ha perso, a causa dei falli, ben cinque giocatori (due nei regolamentari, tre nel supplementare); UConn ha quindi portato a casa la gara (98-92), raggiungendo le Elite Eight per la sesta volta negli ultimi dodici anni.
Gli Huskies di Connecticut però, pur portando a casa la gara con una reazione da grande squadra, non hanno fatto veramente nulla per dissipare i dubbi creati dopo le prime due gare, rischiando di buttare la partita con una quantità di palle perse (26) che quasi supera quella dei tiri realizzati (27). E' chiaro che conquistare la vittoria in una situazione così difficile possa essere un merito per UConn, che però sta mostrando una preoccupante tendenza a complicarsi la vita, come detto anche da Cahlhoun, che però ha riconosciuto anche i meriti degli avversari: "Abbiamo fatto tutte le peggiori giocate che potevamo fare, ma questo è anche per colpa di Washington".
Anzi, per Connecticut la cosa più preoccupante è la mancanza di continuità , per una squadra di talento ma che fatica a trovare l'uomo decisivo che abbia il carisma per prendere in mano la squadra nei momenti di difficoltà : questo non è Rudy Gay, magnifico giocatore che al momento manca di continuità ma soprattutto di attributi, e probabilmente non lo sono neanche Rashad Anderson e Marcus Williams che però, nei momenti finali, non si sono mai tirati indietro, ed hanno di fatto dato la vittoria alla loro squadra. Calhoun comunque non può essere soddisfatto al cento per cento di una squadra che ha troppi vuoti, soprattutto offensivi, che rendono difficile la gestione della gara.
Per quanto riguarda Washington, i ragazzi di coach Lorenzo Romar hanno giocato una grande gara, disunendosi proprio sul più bello, dopo aver conquistato anche un vantaggio in doppia cifra nel secondo tempo. A quel punto, come ha sostenuto anche il coach degli Huskies: "C'è stato un periodo in cui abbiamo perso unità come gruppo, un momento in cui abbiamo perso l'attimo buono. Non è stato solo il tecnico a Brandon (Roy), ma delle difficoltà di tutto il gruppo".
Probabilmente fondamentale per l'andamento della gara è stato un doppio tecnico fischiato a Gay e Roy, che ha significato quarto fallo e sette minuti in panchina per il miglior giocatore dell'ultima stagione della Pac-10, ed ha messo in seria difficoltà Washington, ritrovatasi senza il suo uomo di punta nel momento del risveglio di UConn. A tenere in piedi la situazione fino alla fine ci ha pensato un encomiabile Jamaal Williams, che ha giocato probabilmente la sua migliore partita al college, segnando il massimo in carriera di punti (27) e realizzando, tra l'altro, la prima tripla della sua avventura al college.
Ma Williams e il solito Roy (20 punti) non sono bastati contro una squadra più lunga e con molte più frecce al suo arco che, oltre ai già citati Anderson e Williams, ha trovato punti importanti anche da Gay (12) e Boone (11 con 13 rimbalzi).
A quanto pare questo non è proprio stato l'anno di Washington per le partite finite con un supplementare, visto che ben quattro delle sette sconfitte stagionali degli Huskies sono arrivate dopo un overtime; oltretutto questa partita rimanda i ricordi dei tifosi di Washington a otto anni fa, quando Rip Hamilton, allora punta di Connecticut, segnò un canestro allo scadere che condannò Washington all'eliminazione e portò UConn, che poi vinse il titolo, alla finale dei Regional.
La storia si è ripetuta ieri notte.