Adam Morrison è la grande speranza bianca di Gonzaga…
Una sfida annunciata fin dalla compilazione del bracket e una di quelle classiche partite davide contro golia, che fanno della March Madness un evento unico nel suo genere.
Questi i primi verdetti del Regional di Oakland che ha visto approdare alle Sweet 16 le prime tre teste di serie, Memphis, UCLA e Gonzaga, piu' una delle Cinderellas del 2006, Bradley, autentica amazza grandi del Torneo, dopo l'eliminazione di due corazzate come Kansas e Pittsburgh.
La 13° seed del bracket dell'ovest approda alle sue prime Sweet16 in 51 anni di storia, dopo aver vinto due incontri, contro Jayhawks e Panthers, in cui ha sempre tirato peggio dell'avversario e pagato a rimbalzo, ma ha saputo trovare nella produzione di liberi la sua arma decisiva per arrivare a giocarsi il sogno dell'Elite8 contro la n.1 Memphis.
Nella prima gara contro Kansas, i Braves hanno trovato in Sommerville il loro eroe, dopo che l'ala senior ha deciso l'incontro con le sue cinque triple e i 21 punti finali, conditi da 7 rimbalzi, che insieme ai 14 di Franklin dalla panchina, hanno permesso di gestire il ritorno dei ragazzi di coach Self nella ripresa, dopo un primo tempo dominato da Bradley.
Nel secondo turno si prospettava un impegno quasi improbo per i Braves, dato che Pittsburgh sembrava molto in forma, aveva annientato Kent State, e aveva ambizioni da Final Four, visto il talento sotto le plance con Gray e Kendall che avevano chiuso il primo turno con 11/12 dal campo e 18 rimbalzi. La difesa dei Panthers, molto fisica, e la predominanza fisica rispetto a Bradley, faceva pensare ad un secondo turno facile per la seed 5, ma nel Torneo niente e' scontato.
Così Gray, fermato dai falli e da un grande O'Brein, non ha assolutamente inciso chiudendo con soli 12 punti e soprattutto la miseria di 4 rimbalzi, mentre il suo pariruolo ha dominato l'incontro mettendo a referto 28 punti e 7 rimbalzi, costruendo, insieme a Sommerville, il parziale decisivo di 13 a 2 di inizio ripresa che ha segnato la vittoria dei Braves.
Coach Les, un Braves praticamente dalla nascita, corona il sogno di una vita, guidando una squadra che, pur non avendo stelle e talento, è riuscita con l'aggressività in attacco a sopperire alle lacune tecniche, come contro Pitt in cui pur tirando col 33% dal campo, ha segnato ben 26 liberi contro i 10 degli avversari, mettendo fuori partita quasi tutto il quintetto base dei Panthers e togliendo loro la possibilità , soprattutto nella ripresa di architettare una rimonta.
Ora l'ostacolo di Bradley si chiama Memphis, i n.1 del Regional, e favoriti d'obbligo per il raggiungimento della Final 4 a Indianapolis. I ragazzi di Calipari non hanno dovuto sudare per arrivare a queste Sweet16, dominando agevolmente entrambi gli incontri dei primi due turni, chiusi entrambi con un eloquente +16 che pone molti punti a favore dei Tigers, ma potrebbe essere un boomerang in previsione dello scontro con la Cinderella del Bracket.
Nel primo incontro contro Oral Roberts, dopo un avvio in sordina, Memphis è volata via grazie ad una prova quasi perfetta al tiro, chiudendo con 94 punti, il 60% dal campo e 11/22 da oltre l'arco, favorita anche da una difesa non proprio arcigna delle Golden Eagles e dalla serie di tre triple consecutive del panchinaro Andre Allen che hanno permesso ai Tigers di superare l'empasse iniziale e volare a +12 già nel primo tempo.
Svanito il momentum di tensione dato dall'equilibrio dei primi 10 minuti di gara, Oral Roberts ha perso il filo del match e Memphis, guidata dal talento di Rodney Carney, miglior giocatore della Conference USA e miglior realizzatore del match con 19 punti, ha dilatato il vantaggio con un mega parziale di 20 a 2, chiudendo la pratica.
Anche il secondo match contro Bucknell, giustiziere di Arkansas al primo turno, è stato deciso da un parziale di 20 a 2, questo però iniziale, che ha subito messo sulla giusta carreggiata l'incontro, permettendo di sopperire alla cattiva giornata di Carney (solo 10 punti con 3/10), con una gestione eccellente dell'attacco, che ha permesso di perdere solo 8 palloni (3 di Carney) e trovare sempre l'uomo giusto, libero per segnare la tripla o un tiro comodo dalla media.
Chiaramente se Memphis continua a giocare cosi' in attacco, difficilmente potrà mancare l'approdo alle Final Four, ma il confronto con Bradley non deve essere sottovalutato, visto l'andamento delle vittorie dei Braves contro Kansas e Pittsburgh.
L'altra semifinale del Regional propone una sfida tutta da seguire tra UCLA e Gonzaga, match con innumerevoli spunti tecnici ed emozionali, che sicuramente regalerà un clima agonistico di assoluto livello.
I Bruins, dopo gli anni bui dell'ultima gestione Lavin e dei primi anni di coach Howland, hanno svoltato pagina e sono tornati ai livelli che un college così prestigioso dovrebbe sempre mantenere.
La filosofia dell'ex coach di Pittsburgh, al terzo anno di gestione, ha dato i suoi frutti, e UCLA sembra essere più una squadra della East Coast, andando contro tutti i canoni tipici delle squadre dell'Ovest, come gioco veloce, contropiede, spettacolo e attacchi spumeggianti.
Al contrario UCLA è una squadra che si basa sulla difesa, e che inizia e finisce le sue vittorie partendo dall'approccio difensivo, quasi animalesco, soprattutto nella pressione all'interno dell'area pitturata.
La partita con Belmont, iniziata con un po' di tensione nei primi 3-4 minuti, ha visto il freshman Mbah Moute' grande protagonista con la sua energia positiva e il career high di 17 punti, a cui vanno aggiunti gli 8 rimbalzi, i 6 assist, le 3 rubate, e un sostanziale dominio sotto le plance, completato dalla buona partita di Hollins, mai troppo continuo, che ha chiuso in doppia cifra.
Il +34 finale frutto di una difesa che ha concesso il 22% agli avversari e il doppio dei rimbalzi, e di un attacco che pur non brillando ha avuto vita facile, soprattutto nella ripresa quando Belmont è crollata psicologicamente, ha chiuso col 53% complessivo.
Nella seconda gara, invece, l'ostacolo Alabama (vincitrice contro Marquette con un trentello di Felix) si prospettava molto più ostico da superare, ed infatti la partita è vissuta sull'equilibrio fino alla fine, quando un trepunti di Afflalo e due liberi di Mbah Moute e Bozeman decidevano la contesa sul 62 a 59 finale.
A differenza del primo incontro in cui i lunghi avevano banchettato, contro Alabama e la sua zona, i Bruins hanno cercato con insistenza, quasi costretti, la soluzione dalla lunga distanza, con ben 25 tiri da tre sui 47 totali, dei quali 8 segnati dalla coppia di stelle Farmar-Afflalo.
Afflalo in particolare, miglior marcatore di UCLA in stagione con quasi 20 punti, dopo un primo turno non particolarmente brillante, aveva chiuso il primo tempo senza canestri, ma nella ripresa è stato decisivo per la vittoria della propria squadra.
L'avversario di UCLA nella semifinale è Gonzaga, e questo vuol dire un nome su tutti, Adam Morrison, miglior marcatore NCAA a quasi 30 di media e probabile miglior giocatore dell'anno.
Il fenomenale junior degli Zags è stato il protagonista assoluto della vittoria in rimonta di Gonzaga nel primo turno contro Xavier, quando i ragazzi di coach Few si erano trovati sotto nel punteggio a metà del secondo tempo, prendendo letteralmente per mano la squadra, anche con atteggiamenti sopra le righe, e chiudendo con 35 punti e il rimbalzo decisivo che, con i liberi successivi al fallo di Xavier, ha chiuso l'incontro.
L'unico in doppia cifra fra gli Zags dopo Morrison è stato Batista, con 18 punti e 8 rimbalzi, nonostante un problema fisico alla spalla che ne condiziona il rendimento.
Xavier ha perso pur avendo tutto il quintetto base in doppia cifra, guidato dai 22 punti di Burrell, perché non ha saputo trovare le giocate giuste nel finale dell'incontro, pagando i tanti errori ai liberi che non hanno permesso di sfruttare la supremazia a cavallo dei due tempi, quando sembrava che i Muskateers potessero prendere il controllo della gara.
Dopo averla scampata bella contro Xavier, Gonzaga aveva contro Indiana al 2° turno un impegno che poteva riservare brutte sorprese, considerate anche le voci di un possibile passaggio di coach Few a Bloomington, per sostituire il partente coach Davis.
Questa volta Morrison non ha dovuto fare gli straordinari, anzi, diciamo che si è preso una giornata di relativa vacanza, visti i soli 14 punti con 5/17 dal campo e nessuna tripla, ma la sua sfuriata nello spogliatoio durante l'intervallo del primo turno, ha sortito gli effetti sperati, visto come hanno reagito i compagni.
Oltre al loro leader altri cinque Zags sono andati in doppia cifra, tra cui Mallon al suo career high in punti e rimbalzi e il freshman Pargo, a cui vanno aggiunti i 20 di un Batista apparso migliorato dal punto di vista fisico rispetto alla prima partita del Torneo.
I 32 liberi segnati contro i miseri 2 degli Hoosiers e il differenziale 28 a 8 tra le due panchine ha deciso la partita a favore di Gonzaga, che raggiunge le Sweet 16 dopo quattro anni di successi nella regular season, ma di delusioni nella March Madness.
I 52 punti segnati nella ripresa, nonostante una serata tragica da oltre l'arco, confortano coach Few per la sfida contro la solida difesa di UCLA, dove probabilmente Morrison verrà marcato a vista come contro Indiana, e dove sarà ancora il supporting cast ad essere decisivo per l'approdo alle Elite8.