Gerry McNamara bacia il trofeo del titolo della Big East Conference
La settimana che precede l'inizio del Torneo NCAA, denominata dagli americani, Championship Week, è un concentrato di emozioni e spettacolo che anticipano le follie di Marzo, regalando alle piccole cenerentole il sogno di una partecipazione al Torneo, e per le grandi deluse della regular season la possibilità , con una vittoria o un buon piazzamento, di strappare un insperato invito per il grande ballo che per un mese appassiona l'America sportiva e non, come nessun altro evento nel suolo americano.
Tornei come quello della ACC o della Big Ten, sono autentiche follie settimanali che scaldano i cuori dei milioni di appassionati ed ex studenti, in attesa di quelle di Marzo, regalando emozioni e spettacolo fin dalla prime battute, con battaglie che spesso sono entrate nella storia del college basket.
Tra i delusi di questa settimana c'è anche il nostro Crosariol, approdato l'anno scorso al torneo dopo la vittoria della sua Fairleigh Dickinson, quest'anno ha dovuto lasciare il passo alla Monmouth nella finale della NEC, nonostante una doppia-doppia di media nel corso del torneo, superato a due secondi dalla fine da un layup di Chris Kenny, che regala la possibilità di approdare al Torneo NCAA alla piccola università del New Jersey.
Il più appassionante tra i vari Championship è stato sicuramente quello della Big East, in cui Syracuse cercava l'ultimo biglietto utile per approdare alla March Madness, dopo una stagione iniziata male e conclusa peggio.
La corsa degli Orangemen, guidati da Gerry McNamara, alla sua ultima stagione alla corte di coach Boeheim, ha avuto dell'incredibile, con quattro vittorie con uno scarto mai superiore ai quattro punti e un'emozionante vittoria contro la n.1 del Ranking, UConn, dopo un supplementare regalatole dalla tripla del loro uomo guida, che li aveva condotti alla vittoria anche nel precedente quarto contro Cincinnati, sempre con una tripla allo scadere. Nella semifinale contro Georgetown, Syracuse ha chiuso il primo tempo sotto di quindici punti, orchestrando nella ripresa una rimonta epica, guidata neanche farlo apposta da McNamara che ha riagguantato, con l'ennesima tripla, gli Hoyas a meno di un minuto dalla fine, per poi assistere alle giocate decisive di Nichols, sia in attacco che in difesa.
Nell'altra semifinale Pittsburgh sorprendeva l'altra favorita della Conference, Villanova, numero 4 del Ranking nazionale, con la sua arma più importante, la difesa asfissiante che ha tolto il ritmo all'attacco dei Wildcats, nonostante un Foye da 26 punti, ma con percentuali deficitarie soprattutto da oltre l'arco.
La finale è stata l'ennesima battaglia con la zona di Syracuse che ha mietuto un'altra vittima, costringendo i Panthers a percentuali bassissime sia da due che da tre punti, in particolar modo nel primo tempo, chiuso dagli Orangemen in vantaggio di nove punti e con Pittsburgh a soli 25 punti segnati. Un eccellente Nichols (4/5 da 3) e il solito McNamara, votato MVP del torneo, hanno gestito il ritorno di Pittsburgh, con le triple di Krauser e Graves, regalando a coach Boeheim un insperato lasciapassare per il Torneo NCAA, dove 'Cuse potrà essere una pericolosa mina vagante per le ambizioni da titolo di Duke nel Regional di Atlanta.
Uno dei tornei di Conference da sempre più combattuto è quello della Big Ten, che ogni anno regala partite durissime, con poco spettacolo in sé, ma tanto agonismo e battaglie all'ultimo respiro. Quest'anno a continuare questo filone thrilling ci hanno pensato le due semifinali, con gli scontri fra Iowa-Michigan State e Ohio State-Indiana, due sorprese della stagione contro due nobili del college basket, e in questo caso, come spesso accade, a vincere sono state le prime due, all'interno di sfide tutt'altro che spettacolari, ma dai contenuti emozionali infiniti.
Nella prima semifinale gli Spartans, favoriti per la vittoria finale del torneo dopo aver battuto Illinois, hanno trovato la strada sbarrata da un autentico muro difensivo costruito da Iowa, che ha letteralmente tolto dalla partita tutti i giocatori di Michigan State, tranne Ager. Non a caso la guardia senior, miglior marcatore degli Spartans, ha segnato più della metà dei canestri dell'intera squadra (8 con 21 punti totali), ed è stato l'unico ad andare a segno dal campo negli ultimi otto minuti di partita, quando Iowa ha chiuso la serratura del proprio canestro e ha dato il là al parziale decisivo che ha chiuso la contesa, come successo nella precedente partita contro Minnesota, guidati dalla coppia Horner-Brunner autori di 26 punti complessivi (la metà dell'intero fatturato di Iowa). Per Michigan State e coach Izzo una sconfitta che poteva costare la partecipazione al Torneo NCAA, viste le undici sconfitte in stagione, ma il potere e il passato hanno aiutato gli Spartans, capitati nel Regional di ferro di Washington.
La seconda semifinale tra Ohio State e Indiana si è giocata sul filo dell'equilibrio assoluto per tutti i quaranta minuti di gioco, con i Buckeyes usciti vincitori per un solo punto, dopo il layup decisivo di Sylvester a 47 secondi dalla fine, non replicato da Indiana con i due errori di Killingsworth e Wilmont, e conseguente rimbalzo finale (il tredicesimo) di Sallinger, vero uomo guida di Ohio State, sia dentro che fuori dal campo (19 punti e protagonista assoluto dei festeggiamenti a fine partita).
La finale tra le due sorprese stagionali della Big Ten ha visto Iowa prevalere con il solito secondo tempo da corrida, in cui Ohio State non ha quasi più visto il canestro, subendo le triple di Horner e Haluska che hanno regalato il +7 finale agli Hawkeyes. Ancora una volta la difesa ai limite della legalità ha permesso ad Iowa di recuperare una partita iniziata male, togliendo letteralmente dalla partita un top player come Dials e limitando le scorribande di Sallinger, decisive contro Indiana.
Spostandosi nella costa Ovest, verso un altro modo di intendere il basket collegiale, si è celebrato il ritorno nell'elìte NCAA di una nobile decaduta come UCLA, prima nella stagione regolare della conference dopo dieci anni e vincitrice del torneo della Pac-10 dopo ben diciannove anni. I Bruins guidati da coach Howland hanno finalmente capito i dettami dell'ex coach di Pittsburgh, diventando una squadra temibile per le qualità offensive e difensive dimostrate durante tutto l'anno.
Il torneo ha visto la supremazia assoluta di UCLA, che si è sbarazzata senza nessuna difficoltà , lasciando le briciole agli avversari, di Oregon State nei quarti (+32), Arizona in semifinale (+12), e California in finale con un +19 frutto di una pressione difensiva senza tregua, tipica del basket stile east cost di Howland, e di una coralità in attacco, orchestrata dal talento di Farmar e Afflalo.
Nella finale, i Bruins hanno tolto ritmo alla stella dei Golden Bears, Leon Powe, autore di 41 punti nella semifinale contro Oregon e di un impressionante 22+20 nel quarto contro USC, costringendolo a forzare molto in attacco e limitando il suo apporto a rimbalzo. Una partita perfetta dell'intera squadra, forse la migliore dell'anno, vista la posta in palio, chiusa col 53% dal campo, solo undici turnovers (vero tallone d'achille dei Bruins), concedendo meno del 40% agli avversari, notoriamente squadra molto offensiva visti gli 87 punti di media nel torneo di Conference.
UCLA ha dimostrato nella finale di non dover contare troppo sui punti del suo miglior marcatore stagionale Afflalo (comunque eccellente in attacco con 7 assist), riuscendo a trovare canestri importanti da tutto il quintetto base, con Farmar best scorer a 19 punti, ma con i senior Bozeman e Hollins finalmente decisivi con 25 punti in due.
Delusione del torneo, i campioni uscenti di Washington, battuti dalla Oregon di Hairston nei quarti, dopo aver perso la stagione regolare ai danni di UCLA.
Nella Big Twelve ha trionfato Kansas, che ha nobilitato una stagione altalenante sconfiggendo Oklahoma State nei quarti, la sorpresa Nebraska in semifinale e dominando Texas nella finale, con cinque uomini in doppia cifra.
Nella SEC, i primatisti della regular season Tennessee sono stati fermati immediatamente, dimostrando di non valere il seed acquisito nel torneo NCAA, Kentucky si è fatta battere in semifinale dalla cinderella South Carolina (solo 6-10 in stagione), così Florida, superato il periodo di crisi che l'aveva portata a tre sconfitte consecutive a fine febbraio e al crollo nel Ranking, ha potuto festeggiare il titolo, non senza sudare le proverbiali sette camicie contro i Gamecocks, da cui avevano già perso in stagione.
Ci è voluto un canestro più stoppata di Noah, figlio del grande Yannick ex campione di tennis e prossimo top pick nel Draft 2007, per chiudere la contesa e regalare al mai sereno coach Donovan un successo che potrebbe dare morale ai Gators in vista della March Madness, in cui notoriamente deludono.
Finita la Championship Week, spazio alla March Madness, da giovedi tutta l'America si ferma per tifare la propria università , verso un sogno che può cambiare una vita. Duke e Connecticut le favorite per la finale a Indianapolis, ma occhio alle sorprese che caratterizzano il grande ballo e che lo rendono unico.