Il sacrificio dei giapponesi

Il manager dei giapponesi, Hara

Una grande opportunità  offerta dal WBC è quella del confronto di stili e strategie fra i vari paesi. Il Giappone ad esempio è una squadra che fa un uso smodato di small ball, mentre la Corea, pur essendo una squadra asiatica, è molto più bilanciata ed equilibrata.

La finale ha permesso di mostrare al mondo l'inefficacia dello stile giapponese. Può sembrare un paradosso, visto che alla fine hanno vinto, ma è esattamente ciò che è successo, con una squadra che con ben 12 valide (15 alla fine) contro 5, al nono inning era ancora in parità  con una squadra clamorosamente inferiore. Ma andiamo a vedere nello specifico quanto è accaduto nel corso di tutta la partita, e le scelte che hanno caratterizzato l'incontro, con relativo successo e fallimento di ciascuna.

Primo Inning

La partita si è aperta con un secco singolo di Ichiro Suzuki. Con 0 out ed un uomo in prima base, non c'era dubbio su cosa avrebbe fatto il manager di una squadra giapponese: bunt di sacrificio. Il sacrificio è usato indiscriminatamente in qualsiasi momento (o quasi) della partita in Giappone, pervaso dalla cultura del contenimento dei danni piuttosto che del tentativo di aprire la partita in due, pure nel primo inning. La cosa però è stata particolarmente strana perchè sul monte c'era Bong (lanciatore mancino che aveva appena concesso una valida) ed al piatto c'era Nakajima (battitore destro che ha chiuso con l'OPS più alta di tutta la squadra fra quelli con almeno 10 PA). Questo non ha fermato il manager Hara. Nakajima si è sacrificato ed un Bong in difficoltà  (ha anche concesso una BB a Johjima) è riuscito ad uscire dall'inning dovendo fare, a tutti gli effetti, solo 2 out. Il difetto del sacrificio (soprattutto in una fase così precoce della partita) si è mostrato in tutto il suo splendore: dei 4 battitori che Bong ha affrontato attivamente, 2 hanno raggiunto la base (OBP di .500), ma non è arrivato alcun punto a casa. Il guaio non è necessariamente stato nel bunt peraltro, ma nell'averlo fatto eseguire al miglior battitore della sua squadra, nonostante quest'ultimo avesse il “platoon advantage” (ossia fosse un destro che affrontava un mancino). La sistematicità  dell'utilizzo del bunt non permette però, in genere, di discriminare fra le varie casistiche.

Terzo Inning

Nakajima ha aperto l'inning con un singolo. Incredibilmente Hara non ha chiesto il bunt ad Aoki, che è arrivato in base grazie ad un errore difensivo. Aoki è stato un caso molto particolare, perchè anche nel quinto inning, in una situazione analoga, non gli è stato chiesto di sacrificarsi. A questo punto Hara, non potendo resistere oltre, ha chiesto il bunt al suo cleanup hitter, Johjima. Il battitore non è riuscito a mettere giù il bunt ed è stato costretto a battere con 2 strike, producendo un facile force out in seconda base. I singoli di Ogasawara ed Uchikawa hanno portato a casa solo un punto, ed il doppio gioco di Kurihara ha chiuso l'inning. Di nuovo il bunt ha penalizzato l'attacco che andava a gonfie vele. Nonostante ben 3 valide ed un errore (che ha funzionato da singolo, in pratica), solo un punto è arrivato a casa, ed un out è stato regalato mettendo Johjima nella posizione di battere con 2 strike. A Bong è stato sufficiente fare un lancio buono a Kurihara per chiudere l'inning. Di nuovo, come dicevamo, il lanciatore in difficoltà  è stato aiutato ad uscire da un inning che poteva diventare molto complicato. Da notare anche che, se pure Johjima avesse battuto in doppio gioco, il punto sarebbe entrato comunque col successivo singolo di Ogasawara. In poche parole, l'ossessione che il Giappone ha nei confronti del bunt lo ha penalizzato di nuovo.

Settimo Inning

Kataoka si è messo in base come leadoff ed ha rubato la seconda base. A quel punto è arrivato al piatto Ichiro, che ha messo giù un bunt. Al contrario dei bunt di sacrificio citati sopra, questo è stato un bunt a sorpresa, quello che viene chiamato “bunt for hit”. Ichiro è arrivato salvo in prima base. Nakajima ha poi battuto a casa il punto del vantaggio (2-1) per il Giappone.

Ottavo Inning

Il Giappone ha segnato il terzo punto riuscendo a mettere in prima base un uomo quando già  c'era un out. Questa, paradossalmente, è stata una fortuna. Se non ci fossero stati out, realisticamente Inaba avrebbe messo giù un sacrificio, invece così ha dovuto battere ed è stato un doppio che ha spinto l'uomo fino in terza (e poi è entrato sulla successiva volata di sacrificio).

Nono Inning

Nella parte alta, Ichiro ha aperto con un doppio. Subito è stato chiesto il bunt a Nakajima, ma dopo 2 foul è stato costretto a battere già  con 2 strike. Ha peraltro battuto una linea presa al volo dal 2B, ma questo è stato l'unico out fatto in battuta da Nakajima in partita. Se gli avessero permesso di battere sin dall'inizio, magari gli esiti sarebbero stati diversi, ma nonostante il 2/3 con 1 BB, nonostante una OPS superiore a 1.000, a Nakajima non è stato permesso di battere neanche in questa circostanza. La parte alta si è chiusa senza che il Giappone segnasse punti, ancora una volta penalizzato dalla ricerca del bunt a tutti i costi.

Decimo Inning

Singolo di Uchikawa per aprire l'inning, ed ovvio sacrificio di Inaba (ancora più assurdo, considerato che proprio Inaba, battendo, nell'ottavo inning avesse regalato al Giappone il terzo punto!). L'errore del bunt è stato ancora più grosso perchè naturalmente, essendo agli extra innings, la difesa ha giocato poco profonda per cercare di evitare che il corridore segnasse dalla seconda. Così è stato. Iwamura ha battuto un singolo, ma Uchikawa è stato costretto a fermarsi in terza base, a tutti gli effetti vanificando il sacrificio. E' servita un'altra valida, questa volta di Ichiro, per portare a casa Uchikawa (ed anche Iwamura, nel frattempo spostatosi in seconda). Nel frattempo Kawasaki aveva battuto un innocuo popup sugli interni. Insomma, nonostante il sacrificio, la valida che si è rivelata vincente è stata poi battuta a 2 out, e sono servite 2 valide per portare a casa il corridore spostato in seconda dal sacrificio. In questa occasione il bunt non ha soppresso le segnature giapponesi, ma è stato comunque inutile.

Peraltro è da notare che in questo caso ci sia stato l'unico errore della controparte coreana di Hara, ossia Kim, il manager coreano. Incomprensibilmente ha deciso di far lanciare ad Ichiro (3/5 in giornata) nonostante lo svantaggio in termini di platoon (lanciatore destro contro battitore mancino) e nonostante la prima base fosse aperta. E' vero che on deck c'era l'ottimo Nakajima, ma il vantaggio del platoon (e l'opportunità  di avere tutte le basi forzate) avrebbe aiutato il pitcher. Errore ancora più grande quando il lanciatore Lim è andato dietro nel conto con Ichiro.

Alla fine dunque i giapponesi hanno vinto, nonostante abbiano regalato out a piene mani coi sacrifici, nonostante neanche uno di loro abbia portato a qualcosa (l'unico bunt con un effetto positivo è stato quello di Ichiro, che non è stato un sacrificio). I giapponesi hanno messo in base 21 uomini, ma sono riusciti solo a portarne a casa 5. Hanno segnato solo 5 punti, pur battendo 15 valide, ed hanno avuto bisogno del decimo per segnare gli ultimi 2 punti.

Per capirci: i giapponesi hanno battuto 15/40. I coreani 5/32. I giapponesi hanno messo 21 uomini in base, i coreani 10. Il Giappone ha vinto grazie al suo pitching e grazie ad una superiorità  decisamente troppo evidente, ma senza tutti quei regali, tutti quegli out buttati via così, la partita avrebbe avuto una storia più chiara. Forse meno appassionante per certi versi, ma molto più incanalata verso i più forti. Invece, bene o male, i giapponesi hanno sempre lasciato la porta aperta. I coreani hanno rimontato 2 volte, ed anche nel decimo hanno avuto al piatto l'uomo del pareggio. Perchè farsi del male così, gratuitamente?

Comunque non è tutto da buttare ovviamente. I giapponesi hanno mostrato una qualità , soprattutto nei lanciatori, davvero incredibile ed hanno vinto meritatamente. Purtroppo è inevitabile che serva più equilibrio per giocare al massimo delle potenzialità  e questa non è una caratteristica del Giappone, ancora di più dal momento in cui si è infortunato Murata. E' indubbio che abbiano le potenzialità  per crescere anche in quello, ma al momento la loro cultura sportiva è troppo dominata dal sacrificio ed è difficile che negli anni a venire se ne distanzino troppo.

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