La cattiva giornata di Bogut, ben marcato, ha condannato gli Utes…
Le due semifinali del regional di Austin opponevano le prime due teste di serie, Duke e Kentucky, rispettivamente a Michigan State e Utah: i favori del pronostico erano ovviamente per Blue Devils e Wildcats, ma nessuno si sarebbe sorpreso più di tanto per un successo di Spartans e Utes, entrambe squadre complete e di elevato tasso tecnico.
I risultati hanno visto le vittorie di MSU su Duke, per 78-68, e UK, impostasi su Utah per 62-52, curiosamente con il medesimo scarto. Ma anche se gli scarti sono uguali, si è trattato di partite ben diverse nell'andamento, con la prima con l'esito in certo fino quasi al termine, mentre nella seconda i 'Cats, pur senza prendere vantaggi consistenti, sono rimasti sempre in vantaggio dando l'impressione di essere in controllo.
E c'è comunque un filo conduttore che unisce le due gare e che rende quanto mai interessante la finale di domenica, ossia hanno prevalso le due squadre con la panchina lunga (quasi infinita nel caso di UK, con ben 13 giocatori utilizzati da coach Smith); le sconfitte invece avevano rotazioni ridotte al minimo e soprattutto hanno patito le "staffette" sulle rispettive stelle, Redick e Bogut, entrambi ben al di sotto delle loro medie abituali.
La prima semifinale è stata secondo chi vi scrive una delle migliori partite del torneo fino ad oggi. Il punteggio è rimasto in equilibrio per tutto il primo tempo, finito 32-32; nel secondo un primo parziale di 8-0 lancia gli Spartans, che arrivano fino a + 10 con una schiacciata in contropiede da highlights di Maurice Ager. I Blue Devils come al solito non mollano, lentamente riducono lo svantaggio grazie all'unico sprazzo di Redick con 8 punti consecutivi e si portano fino a -2 sul 60-58 grazie a Shelden Williams. Il momento chiave arriva sul 66-63 a 2:41 dal termine, con il gioco da tre punti di Paul Davis che costringe al quinto fallo Williams: MSU sale a +6 e non si volterà più indietro.
Miglior giocatore indubbiamente Paul Davis: 20 punti e 12 rimbalzi per il centro degli Spartans, che ha risposto colpo su colpo a Shelden Williams (19 p. + 8 r.) e la cui prova può definirsi un riassunto della stagione di Michigan State. Partiti con molte aspettative a inizio stagione, con un roster completo esperto e ricco di talento in ogni ruolo (oltre ai citati Davis e Ager, ci sono Alan Anderson, Kyle Hill, Kelvin Torbert solo per citarne alcuni) ed un coach quotato come Tom Izzo, gli Spartans avevano disputato una regular season molto discontinua, senza successi degni di nota, mai in corsa per il titolo della Big Ten e soprattutto senza dare mai l'impressione di esprimere appieno il potenziale.
Ma in questi due weekend è cambiato tutto, con una intensità difensiva mai vista fino ad oggi, testimoniata dalle 22 palle perse di Duke e dal 4/14 di Redick, e un attacco bilanciato ed efficace. Per Tom Izzo poi è la prima vittoria in carriera contro Duke, oltretutto rivincita delle sconfitte subite in novembre e lo scorso anno proprio nel torneo.
Nella seconda semifinale Kentucky è stata sempre in vantaggio, sostanzialmente controllando la partita e, come contro Cincinnati, ottenendo un'altra vittoria tutta sostanza e con poche concessioni allo spettacolo. Sotto per 29-24 all'intervallo, Utah si è trovata ancora a -5 a metà del secondo tempo e a -8 sul 51-43 a 6 minuti dal termine, quando un gioco da tre punti di Chuck Hayes ha virtualmente chiuso la partita.
Hayes è stato anche il top scorer dei Wildcats, ma con appena 12 punti, segno che la amplissima rotazione di coach Smith ha portato a punteggi individuali molto distribuiti. Dall'altra parte Bogut ne ha messi 20, ma con 8-19 al tiro e sbagliando 11 dei primi 17, ed ha sofferto la "staffetta" di "settepiedi" che si è alternata nella sua marcatura; a causa dei problemi di falli di Morris, hanno avuto molto spazio Orbrzut e Alleyne, poco usati fino ad oggi ma la cui difesa ha costretto a tiri forzati l'All-America dall'Australia. Da notare anche il pessimo 14-28 ai tiri liberi degli Utes, che certo non ne ha facilitato la serata, tenendo conto anche del 61% di squadra dal campo di UK.