Il segreto della grande stagione di Washington è Nate Robinson
Annata un po' deludente da un punto di vista generale per la Pac-10, che a livello nazionale ha perso un po' di posizioni rispetto alle altre Conference gloriose, come Big-East o ACC o Big Ten, e vede in difficoltà formazioni dal blasone indiscusso come UCLA e Stanford, nonche' la debacle di squadre che negli ultimi anni avevano sempre fatto grandi cose, come California e USC.
Probabilmente e' un anno di transizione in vista di un futuro piu' roseo, comunque per questa stagione, all'interno della Conference si assiste ad un duello all'ultimo colpo fra Arizona, unico College di spicco che riesca ad essere sempre tra le prime 25 della Nazione, e la sorprendente Washington che, dopo una buon 2003-2004, ha cambiato marcia, assestandosi al comando della Conference e fra le prime 12 del Ranking nazionale.
Solo due le sconfitte per gli Huskies di coach Lorenzo Romar all'interno della Pac-10 e tre in totale, per una squadra che sembrava essere partita forte, per poi calare alla distanza, ed invece si sta dimostrando una seria candidata per un posto nelle Elite Eight del Torneo di Marzo, nonche' favorita per la vittoria finale della propria Conference.
Una squadra, sostanzialmente piccola, che fa del tiro da fuori la sua arma migliore, guidata dalla coppia Simmons-Robinson, la piu' calda di tutta la Conference, che sta viaggiando ad una media di quasi 36 punti a partita col 43% da 3 e con un aumento del fatturato offensivo notevole dall'anno passato, soprattutto per quanto riguarda Simmons, che e' passato da 10 punti a partita a sfiorare i 18, tirando col 46% da 3, contro il 40 scarso del 2003. Gli Huskies, non giocano con un centro vero e proprio, ma con due ali atletiche come Jensen e Jones, anche loro non immuni dal tiro da oltre l'arco, che sanno occupare l'area per eventuali scarichi dalle guardie, e possono anche diventare decisivi a rimbalzo offensivo, come e' accaduto nell'ultima vittoria contro UCLA, una delle due squadre insieme ad Arizona ad aver fermato Washington nella Pac-10.
Le chiavi della squadra sono affidate a Conroy, che sta viaggiando a quasi 7 assist di media, primo in tutta la Conference, che quest'anno ha visto il decisivo aiuto di Nate Robinson, il leader indiscusso della squadra, che sta giocando forse la miglior pallacanestro della sua carriera, ed ha aumentato le sue quotazione per un eventuale approdo al prossimo Draft NBA.
Robinson è secondo dietro Conroy per assist con piu' di 5, ed ha migliorato sensibilmente tutte le piu' importanti statistiche, soprattutto gli assist e la percentuale dal campo, risultando decisivo in piu' di un'occasione nella fantastica annata di Washington. Dalla panchina, invece, bisogna sottolineare le cifre di Brandon Roy, riciclato a sesto uomo di lusso da Romar, e diventato un'arma micidiale in grado di cambiare le partite in poco tempo.
Alla pari con gli Huskies ci sono i Wildcats di Lute Olson, a quota 4 come sconfitte totali, ma che sono probabilmente la candidata numero uno per succedere a Stanford, come vincitori del Torneo della Pac-10. Arizona, pur avendo un calo molto marcato in punti e percentuale dal campo della maggior parte delle proprie stelle, riesce a primeggiare, grazie alle prestazioni dei singoli e ad una difesa molto migliorata rispetto all'anno scorso, che sta tenendo gli avversari a percentuali dal campo sostanzialmente basse.
L'unico che sembra non soffrire di questa sindrome al ribasso fra i ragazzi di Olson e Stoudamire, che veleggia a 17 di media col 52% dal campo ed un mostruoso 54.3% da oltre l'arco, che lo rende probabilmente il miglior tiratore di tutto il college basket.
Arizona, pur non avendo l'attacco scintillante dell'anno scorso, e pagando il calo soprattutto di Adams, sta vincendo le partite con il tiro da 3, la difesa e la capacità di perdere pochi palloni in attacco. Frey era chiamato ad elevare il suo rendimento fino al dominio assoluto nella Conference, ma le sue statistiche offensive latitano, soprattutto è sceso sotto il 50% dal campo, cosa che per un lungo non è vista come buon segnale, in particolare per un giocatore molto seguito dagli scout NBA. Non va dimenticata comunque la sua striscia di 14 partite consecutive in doppia-doppia, che ne fa uno dei migliori lunghi della nazione, ma le aspettative per questo ragazzo sono molto elevate e quindi ogni difetto viene ingigantito dalla critica.
Tra le rimandate della stagione c'e' sicuramente UCLA, terza nella Pac-10, ma con un record piu' vicino al 50% che all'elite. La seconda stagione dei Bruins sotto la guida di coach Howland è partita nel migliore dei modi, con due sconfitte contro squadre del ranking come Boston College (imbattuta in stagione) e Michigan State, mostrando subito un basket piu' fluido, con i tre freshman Afflalo, Farmar e Shipp lanciati subito in quintetto base, e subito protagonisti. Poi l'inizio delle partite interne alla Conference e i Bruins partono con una sconfitta contro Oregon State, per poi inanellare quattro vittorie consecutive, tra cui quella contro Washington, e issarsi al primo posto momentaneo della Pac-10.
Da qui, il solito periodo di crisi, che ha visto anche l'anno scorso, crollare le quotazioni della squadra piu' titolate del college basket, coinciso con le sconfitte contro Arizona e soprattutto quelle più dolorose contro Stanford, California e l'ultima nella rivincita contro gli Huskies.
La squadra vive delle prestazioni di Thompson, terzo marcatore e rimbalzista della Pac-10, e di quello che possono dare i 3 freshman del quintetto, soprattutto Farmar, che si sta imponendo come uno dei migliori play visti al Pauley Pavillon dai tempi di Baron Davis, ma che negli ultimi tempi ha pagato lo scotto dell'inesperienza.
Le caratteristiche e i difetti dei Bruins sono ormai conosciuti. Squadra che difende bene, soprattutto sul perimetro, che tira molto da 3 punti, ma che sa andare abbastanza bene a rimbalzo, con Thompson e Shipp, ma che quando supera le 16 palle perse perde sistematicamente, non a caso nella vittoria piu' importante della stagione, contro Washington, ha avuto solo 11 turnovers.
La squadra è giovane, Howland è un ottimo coach, anche se non del tutto integrato nello stile dell'Ovest, ma se la pattuglia di freshman dimostra già ora personalità , potrebbe esserci un futuro roseo all'ombra degli eucalipti.
Tra le delusioni della stagione sicuramente Stanford, passata da un bilancio di 24-1 e il titolo della Pac-10, a 6-5 (12-9 totale) e parecchie delusioni in questa annata. Certamente l'aver perso il proprio coach e il giocatore simbolo in un sol colpo, non ha aiutato i Cardinals. La squadra del nuovo coach Johnson dopo una partenza deludente, ha collezionato sei vittorie consecutive nella Conference, battendo Arizona e gli odiati Bruins di UCLA, ma le sconfitte contro le due Arizona l'hanno riportata nell'anonimato.
La squadra è calata nell'aggressione difensiva che la contraddistingueva nella passata stagione, e in attacco spesso fatica a far canestro, affidandosi quasi sempre alla vena di Dan Grunfeld, junior da 10 minuti e 3 punti di media in carriera, che quest'anno giocandone quasi 34, è esploso, diventando il secondo marcatore assoluto della Conference con quasi 18 punti di media.
Tra i singoli oltre ai già citati non può essere dimenticati il vero dominatore della Pac-10, Ike Diogu, ala di Arizona State. Il texano continua nella sua marcia di avvicinamento alla lottery del Draft NBA a suon di trentelli e doppie-doppie, dominando la classifica dei marcatori, già vinta nella passata stagione, con 22 di media e risultando anche il miglior rimbalzista con 10 carambole ad incontro. Una vera star del college basket, forse il giocatore più dominante offensivamente fra i lunghi NCAA di quest'anno e trascinatore di Arizona State, capace di vincere ben sedici partite in stagione. Il ragazzo, in prospettiva NBA, paga il fatto di non avere un'altezza considerevole e forse un atteggiamento a volte troppo soft in fase difensiva e poco altruistico in attacco (anche se i compagni non lo aiutano in questo), ma le sue carattteristiche offensive sono da top5 NCAA.