Big East: Up & Down

Rudy Gay è il nuovo freshman sensazione di Connecticut

Gli ultimi due titoli nazionali sono stati vinti da squadre della Big East (Syracuse e Connecticut), e anche se i pronostici per le Final Four puntano soprattutto su squadre di altre conference, non ci sarebbe da stupirsi se una o più squadre della Big East si guadagnassero un viaggio a St. Louis per il primo weekend di aprile"

E giusto a confermare quanto fondata sia questa possibilità , è arrivata nello scorso weekend la pesante sconfitta di Kansas (n.2 del ranking) a Villanova, college al momento non in corsa per il titolo della Big East e che come minimo dovrà  sudare fino all'ultimo per un invito alla postseason.

La prima parte della stagione ha proposto conferme ma anche non poche sorprese.Tra le conferme la principale è quella di Syracuse, data per favorita e attualmente imbattuta (7-0 al momento di scrivere). Il duo formato da Hakim Warrick e Gerry McNamara è forse il più forte in circolazione e meriterebbe un capitolo a sé. Il quintetto è tra i più esperti, con 4 giocatori su 5 che erano presenti nella squadra campione due anni fa; la panchina, ancorché giovane, è tra le più lunghe che si sia trovato a gestire coach Boeheim negli ultimi anni (ora inoltre è rientrato anche il talentuoso quanto volubile Billy Edelin), e la zona 2-3 degli Orangemen, per quanto prevedibile, è sempre molto fastidiosa per gli avversari".

Abbastanza regolare è stata finora la stagione dei campioni in carica di UConn; pur avendo perso Emeka Okafor e Ben Gordon, gli Huskies sono in corsa per il titolo, anche se la sconfitta in casa contro Pittsburgh rischia di pesare molto in prospettiva. Le note positive vengono soprattutto dall'ala forte Charlie Villanueva e dal talentuoso freshman Rudy Gay (oltre 11 punti a partita), ma vi sono non poche incognite sull'annata degli Huskies. Il centro sophomore Josh Boone è il primo rimbalzista della Big East e ha cifre più che buone, ma nelle ultime partite il rendimento è stato in netto calando; la guardia Rashad Anderson, punto di riferimento nel reparto esterni sta tirando con percentuali disastrose (27% nel tiro da tre); la partenza di White e l'infortunio di Armstrong hanno lasciato solo Ed Nelson come cambio di qualità  nel settore lunghi, e coach Calhoun si trova con una rotazione un po' ristretta per il ritmo alto che gradisce far adottare alla sua squadra; ed infine il ruolo di playmaker al momento non sembra occupato da giocatori di gran qualità .

La sorpresa principale è sicuramente rappresentata da Boston College. Gli Eagles non erano nemmeno presenti nelle Top 25 prestagionali, ma sono ancora imbattuti (16-0 il record attuale), ed a suon di vittorie sono entrati nelle prime 10 del ranking nazionale. A dire il vero già  l'anno scorso BC era andata ad un passo dall'eliminare i vice campioni nazionali di Georgia Tech nel torneo NCAA, ma nessuno si aspettava che l'ultima stagione degli Eagles nella Big East diventasse memorabile (il prossimo anno infatti Boston College diventerà  membro della ACC).

Il punto di forza è il reparto lunghi, guidato da Craig Smith: pur viaggiando poco sotto i 20 punti a partita con medie ben oltre il 50%, rimane lo stesso uno dei lunghi più sottovalutati all'interno della stessa conference. A fargli compagnia nella frontline sono il centro Nate Doornekamp e soprattutto il sophomore Jared Dudley: arrivato quasi per caso l'anno scorso a Chestnut Hill, ora è il secondo marcatore di squadra ed è letteralmente esploso nelle ultime partite, con la perla dei 36 punti rifilati a Villanova la scorsa settimana.

Resta da verificare quanto possa proseguire il momento magico del gruppo di coach Al Skinner, considerando che la panchina è alquanto corta e alla lunga potrebbe farsi sentire il minutaggio elevato al quale sono costretti i titolari.

Tra le sorprese si può anche inserire Georgetown; dopo l'addio alla panchina di John Thompson gli Hoyas hanno collezionato annate ben al di sotto degli standard ai quali si erano abituati, e anche questa stagione si presentava perlomeno di transizione. Ma il lavoro del nuovo coach John Thompson III (figlio dell'illustre padre omonimo) sembra stia già  dando buoni risultati per un gruppo con un solo senior e ben cinque freshman, come dimostrano il bilancio di 4-2 al momento di scrivere, la vittoria in trasferta a Pittsburgh e la sconfitta di misura al Carrier Dome di Syracuse. In grande evidenza l'ala freshman Jeff Green, primo marcatore e che ha già  collezionato quattro doppie doppie.

Tra le sorprese negative vi è sicuramente Providence; la sola presenza di Ryan Gomes, a lungo incerto se dichiararsi per il draft la scorsa primavera, sembrava essere garanzia di una stagione positiva. I Friars invece si ritrovano ora 0-4 e rischiano di non andare da nessuna parte.

Candidata a sorpresa negativa fino a qualche giorno fa era anche Pittsburgh. Dopo una serie di stagioni ad altissimo livello e con molti giocatori di ritorno, i Panthers erano candidati sia al titolo di conference che ad una presenza fissa nelle top 25. Ma entrambe le candidature erano sul punto di sfumare dopo le sconfitte in casa con Georgetown e soprattutto a New York contro St. John's, college alle prese con le conseguenze dello scandalo che ha travolto il programma nello scorso inverno.

Ma la vittoria in trasferta contro UConn, per di più rimontando 17 punti di svantaggio, potrebbe essere il primo passo per rimettere in piedi la stagione di Carl Krauser e compagni. Da sottolineare la prova di Chevon Troutman contro gli Huskies, autore del career high di 29 punti e 12 rimbalzi in aggiunta.

E per concludere un breve cenno per una squadra che rappresenta un bel punto interrogativo per il futuro, ossia Notre Dame. Ai Fighting Irish non manca certo il talento, almeno sulla carta, con il play Chris Thomas (anche lui ha flirtato a lungo con la NBA la scorsa primavera) e le ali Torin Francis e Dennis Latimore, quest'ultimo arrivato da Arizona. Dopo aver vinto le prime tre uscite Notre Dame ha perso in casa contro Syracuse, sconfitta non grave in sé quanto per il modo nel quale è maturata e che ha lasciato dubbi sulle possibilità  (e sul cuore…) degli Irish nelle partite importanti.

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