Riuscirà la sorpresa Luke Schenscher a limitare Okafor come a novembre?
Il giorno della verità è arrivato. Georgia Tech contro Connecticut. Tutti i riflettori d'America saranno puntati su di loro per l'ultima, straordinaria sfida di questa Big Dance, assolutamente esaltante in termini di emozioni vissute, con due semifinali decise letteralmente al fotofinish. La squadra di Paul Hewitt, fresco di rinnovo contrattuale fino al 2010, si ritrova all'ultimo atto contro la squadra che l'ha fatta diventare famosa a novembre, quando nelle semifinali del preseasonal NIT sconfissero UConn sorprendendo tutti, e guadagnandosi la fiducia di tutti quegli addetti ai lavori che l'avevano esclusa dai rank prestagionali: “Quella partita – riflette Jarrett Jack – è stata importantissima per noi, non tanto per la fama che ci ha dato, quanto perchè ci siamo resi conto che potevamo battere davvero chiunque, in ogni partita”.
La stagione dei Jellow Jackets è stata un lungo rincorrersi di grandi imprese e intoppi anche inattesi. In ogni caso Duke (a Durham!) e UConn non sono due squadre che si lasciano battere per caso, inoltre non sottovalutiamo il fatto che per arrivare a San Antonio la squadra di Hewitt ha dovuto saggiare i propri istinti di sopravvivenza contro Nevada, Kansas e Oklahoma State. Tre gare durissime, di cui una, quella contro i Jayhawks, decisa addirittura al supplementare. Georgia Tech ha una solidità mentale incredibile, altrimenti non sarebbe mai sopravvissuta all'infortunio del suo miglior realizzatore, nonchè difensore sull'esterno più pericoloso, al secolo BJ Elder, infortunatosi alla caviglia contro Nevada e da allora presente sul parquet più come leader carismatico che come fattore tecnico.
Jarrett Jack si sta consacrando a livello nazionale come uno dei migliori playmaker, anche se non proprio purissimo, presente sulla scena. Per limitarlo è probabile che Calhoun gli piazzi a rotazione i due Brown, sperando in una gran serata di Taliek, e a tratti anche Ben Gordon, anche se l'impressione è che Jack possa andare in affanno solo se verrà costretto a sudare moltissimo in difesa. E su questo frangente Paul Hewitt dispone di molte frecce al suo arco. Se Elder starà meglio potrà giocare minuti preziosi su Gordon, mentre Bynum, Lewis, Muhammad e persino Theodis Tarver possono garantire una difesa a ritmi asfissianti per tutto l'arco della finalissima: “Chi ha visto il torneo – spiega Hewitt – sa quanto siano importanti giocatori come Bynum e Tarver, che giocano poco ma sono importantissimi per noi, perchè ci garantiscono quei minuti di qualità che ci consentono di non avere flessioni nel corso della partita”.
Chi pensa che il copione possa essere quello andato in scena a novembre comunque si sbaglia di grosso. Sono passati praticamente sei mesi dal giorno in cui UConn ha conosciuto per la prima volta il sapore della sconfitta, ma da allora sono maturate molte situazioni, che potranno garantire a coach Calhoun di rispettare i favori del pronostico. Al di là di Emeka Okafor e Ben Gordon, clamorosamente escluso dai quintetti All America, c'è un Charlie Villanueva in più, un altro freshman, o come Josh Boone, chiaramente migliorato nel corso della stagione, soprattutto a rimbalzo, dove sta sgravando Okafor di moltissimo lavoro, consentendogli di risparmiare la sua schiena per i momenti decisivi. Inoltre a novembre Rashad Anderson, l'ala piccola titolare, non era uomo da 18 punti di media, come lo è stato al torneo (memorabile il suo 6/6 da tre nel primo tempo contro Alabama). Con lui in quintetto, da febbraio gli Huskies non hanno più perso una partita.
Quale sarà però la chiave tattica della gara? Sembrano esserci pochi dubbi su questo punto: Luke Schenscher contro Emeka Okafor.
Il centro australiano è ormai il nuovo beniamino dei tifosi dei Jellow Jackets, che lo ricordano con striscioni del tipo “Luke has a posse”. Proprio lui in quella famosa disputa novembrina costrinse il blasonatissimo Okafor al di sotto della doppia cifra. Proprio Luke è stato l'uomo decisivo in semifinale, vincendo alla grande il confronto nel settore lunghi contro McFarlin, e risultando il miglior giocatore della partita grazie a 19 punti e 12 rimbalzi. Se i compagni lo servono con maggior frequenza, Schenscher sta dimostrando di poter essere un fattore, dall'alto di 216 centimetri che non si possono insegnare a nessuno. D'altro canto Okafor nel match perso da UConn aveva dei problemi alla schiena che si è poi portato dietro per tutto l'anno, ma resta il fatto che anche un giocatore come lui, in grado di dominare difensivamente una partita, possa soffrire moltissimo l'ottimo momento dell'australiano. E pensare che visto l'addio prematuro di Chris Bosh e il transfer, proprio a UConn, di Ed Nelson, avevano fatto logicamente pensare che i Jellow Jackets avrebbero avuto grossissimi problemi sotto le plance. L'energia del collettivo e i progressi di Schenscher hanno ridotto ai minimi termini il problema a rimbalzo.
Se Connecticut ha dalla sua il miglior asse guardia-pivot del campionato e un profondità incredibile, Georgia Tech risponde con una difesa ai limiti della perfezione e la fiducia nei propri mezzi messa in risalto nella precedente dichiarazione del suo leader Jarrett Jack. UConn è una favorita d'obbligo che ha saputo rimettersi sui binari giusti dopo ogni sbandamento, mentre i Jackets hanno saputo confermarsi come vera sorpresa di quest'annata, anche qui dopo quegli sbandamenti nel mese di febbraio che sembravano averla un po' ridimensionata in un Torneo della ACC che, non dimentichiamolo mai, in questa edizione vantava ben cinque squadre in grado di dire la loro in termini di successo finale (Duke, UNC, Wake Forest, NC State oltre, ovviamente, a Georgia Tech).
Sarà anche la sfida tra coach Calhoun, un vero vincente, sia sotto il profilo della lavagnetta che nel saper corteggiare al meglio i prospetti adatti al suo gioco, e Paul Hewitt, uno dei migliori emergenti della nazione, che cerca la conferma che vale la consacrazione alla sua quarta stagione sulla panchina georgiana. Per Dean Keener, il braccio destro di Hewitt, la finalissima di San Antonio sarà l'ultima partita prima di tornare a James Madison, dove da head coach proverà il rilancio di questa nobile decaduta del panorama collegiale.
Non resta che sintonizzarci con San Antonio, dimenticarci di tutto ciò che abbiamo attorno, e gustarci questa finalissima in simbiosi con il vero spirito della Madness.