Dopo la grande delusione dell'anno scorso, Simien non vuole lasciarsi sfuggire questa occasione
Tra le espressioni gergali ricorrenti nella contestualizzazione del Torneo Ncaa, ritroviamo senza dubbio quella della “missione”. Ma cosa vuol dire veramente essere “on a mission”? Potremmo chiederlo a Wayne Simien, ala forte dei Kansas Jayhawks e fresco di nomina nel terzo quintetto All America. L'anno scorso, di questi tempi, era spettatore privilegiato di una squadra che un certo Carmelo Anthony, per uno strano scherzo del destino, ha scelto come vittima sacrificale nel suo percorso verso lo status di stella assoluta di questo sport. Per un'atleta, l'infortunio ha un risvolto psicologico tremendo, quel senso di impotenza verso il percorso degli eventi che ha provato Simien l'anno scorso ne è una chiara testimonianza.
Colpito da gravissimi problemi ad una spalla, conseguenza innaturale di un recupero troppo frettoloso da una lussazione (Kobe, stai attento…), Wayne si era dovuto sottoporre ad un delicato intervento chirurgico che aveva posto automaticamente la parola fine alla sua stagione. Oltretutto era in forse addirittura il proseguo della sua attività agonistica, ma il suo spirito combattivo, forgiato da seri infortuni ad un ginocchio negli anni del liceo, e la sua voglia di vincere, lo hanno riportato nuovamente in carreggiata, lungo la strada verso un altro assalto alle Final Four.
Quest'anno a Lawrence sono cambiate un sacco di cose, non c'è più Nick Collison, non c'è più Kirk Hinrich e soprattutto non c'è più Roy Williams, il vero scopritore di Simien. Quando la scorsa estate Roy Scelse di tornare a Chapel Hill, vi furono reazioni piuttosto dure in una parte dell'ambiente, assai poco comprensiva verso i ritorni alle alma mater. Clamorosa, ma in perfetta linea con il personaggio, la reazione di Scot Pollard, che diede apertamente del traditore al coach che a dir il vero ha fatto la sua fortuna, ma le dichiarazioni che avevano colpito più nel segno sulle colonne del Lawrence Journal-World, sono state proprio quelle di Simien: “Non può farci questo, noi abbiamo dato tutto per lui, io ho dato questo braccio (indicando la vistosa ingessatura che gli immobilizzava l'arto, NdR), l'ho dato nel vero senso della parola”. Quella rabbia Wayne l'ha sta sfoderando sul campo in questo torneo, dove ha elevato ulteriormente il suo livello di gioco.
Contro UAB, Simien ha disputato la miglior gara della sua carriera, dominando in lungo e in largo prendendosi anche il lusso di ritoccare uno dei record di Chamberlain grazie ad un eccellente 18/20 dalla lunetta, per 30 punti e 9 rimbalzi sul tabellino. I Blazers hanno provato a fermarlo in ogni maniera, ma non c'è stato verso, perchè quando trova queste serate, un giocatore con un simile bagaglio fisico-tecnico è assolutamente inarrestabile. Dello stesso parere è anche Paul Hewitt: “Ho passato un'intera notte insonne nel riguardarmi le partite di Simien, è un lungo come ce ne sono pochi, sarà davvero dura fermarlo, ma sappiamo come gioca, anche perchè mi ricorda molto Sean May, altra ala possente con un gran movimento di piedi”. Hewitt confida ottimisticamente sul fatto che dopo la sonora mazzata presa da UNC nel primo match (con 28 punti di May), al ritorno il figlio di Scott May è stato limitato a nove miseri punti con conseguente sconfitta dei suoi Tar Heels. Ottimismo in realtà pregno di sano realismo: “Conosciamo alla perfezione Kansas, dobbiamo impedirle di trovare Simien in ogni possesso, pressando costantemente, a tutto campo, a metà campo, non dobbiamo lasciargli fare il gioco che fanno sempre; poi, se saranno bravi ad adattarsi tatticamente, vinceranno, altrimenti la vittoria sarà nostra; Simien non potremo mai annularlo, ma lo possiamo limitare”.
Bill Self analizza il momento positivo della sua squadra, che proprio grazie a UAB ha evitato uno scomodissimo confronto con gli “odiati” Wildcats di Kentucky, crollata clamorosamente sotto i colpi di Mo Finley: “Georgia Tech ci presserà per tutta la partita, lo so, contro di noi lo fanno praticamente tutti tanto che ho dovuto programmare degli allenamenti specifici per superare questo nostro limite (in allenamento dispone delle miniazioni cinque contro sei, cinque contro sette e addirittura cinque contro otto, NdR)”, l'emozione di trovarsi li, ad un passo dalle Final Four si fa sentire parecchio, e Self non lo nega: “Se vinciamo questa partita, Kansas sarà alle Final Four per il terzo anno di fila; io non ci sono mai stato, i miei ragazzi si, spero che sia l'anno buono anche per me”. Self è alla terza finale di un Regional dopo le esperienze con Tulsa e Illinois.
Per continuare la sua missione, Simien dovrà vedersela con Luke Schenscher, colosso australiano di 215 cm, l'unico lungo che è parso in grado di impensierire Emeka Okafor nel match in avvio di stagione che ha posto Georgia Tech, prima bellamente ignorata, in vetta alle attenzioni dei compilatori di top25. A dargli manforte ci sarà comunque il solito Jeff Graves, inizialmente snobbato da coach Bill Self a favore di quel David Padgett che non è ancora in grado di ripagare la fiducia riposta nei suoi mezzi. Graves ha avuto anche problemi disciplinari quest'anno, ed è stato persino sospeso dopo la sconfitta subita contro Nevada, ma quando i Jayhawks hanno iniziato a perdere contro le maggiori forze della Big12, Self ha trovato in lui quel jolly che l'anno scorso aveva fatto le fortune di Roy Williams, che lo usò proprio per sostituire Simien. Con una coppia non altissima, ma così potente fisicamente, i Jayhawks possono creare un mismatch nei confronti di una squadra fisicamente eccellente come Georgia Tech, cui manca un lungo vero da affiancare all'australiano.
La forza dei Jellow Jackets risiede nel reparto più inaffidabile di Kansas, vale a dire il backcourt, dove potremo assistere ad alcuni matchup molto interessanti. Jarrett Jack ed Aaron Miles sono due dei migliori playmaker d'america. L'esplosione del primo è stata la vera chiave dei successi della squadra di Paul Hewitt, che rischia di dover fare a meno del suo miglior realizzatore, al secolo BJ Elder, involontariamente azzoppato da Snyder nel match contro Nevada. Hewitt può alzare dal pino gente come [b)Marvin Lewis, arma letale per Okeson e compagni, Isma'il Muhammad o il transfer da Arizona Will Bynum: nessuno, ad eccezione di Uconn, può disporre di alternative qualitativamente così pregiate ed in grado di ammazzare difensivamente la partita. Bill Self risponderà con capitan Langford e con il freshman [JR Giddens], un duo atleticamente davvero a cinque stelle, sperando che Michael Lee si ricordi di essere un buon tiratore da tre.
L'appuntamento quindi è fissato per stanotte, a St.Louis, per questa finalissima del Midwest Regional 2004. Chi passa, sabato prossimo, affronterà i Cowboys di Oklahoma State in quel di San Antonio, in un'altra tappa fondamentale per “la missione”. Giddens è sicuro di arrivarci: “Quando le altre squadre provano a fermare Simien, vengono annientate, sarà così anche stavolta”; a tale sfrontatezza, buona a far da corredo ad un'anteprima di un match pugilistico, lo stesso Simien risponde con la battuta pronta: “E' solo un freshman, non date retta a quello che dice…”, accompagnando la risatina con uno benaugurante gesto scaramatico.