La grande gioia di Kevin Pinkney alla fine della gara. Nevada è tra le Sweet Sixteen.
Nevada ci ha preso gusto e dopo Michigan State ha dato il ben servito anche a Gonzaga. Certo che la vita è proprio curiosa: per anni gli Zags sono stati uno dei più temibili spauracchi per le formazioni più quotate nel Torneo NCAA ed oggi che si presentavano quali credibili candidati ad arrivare fino in fondo hanno dovuto fare i conti con un'altra terribile "cinderella" che sembra avere tutte le intenzioni di seguire le sue orme.
Cinque anni fa i ragazzi di Mike Few entravano, sorprendentemente, tra le "Elite Eight" del torneo sbaragliando la concorrenza con un manipolo di mezzi sconosciuti guidati da Dan Dickau e Matt Santangelo, oggi a seguirne gli insegnamenti, varcando per la prima volta la soglia delle Sweet Sixteen, sono i Wolf Pack guidati sul campo da un incredulo Kirk Snyder "ehi ancora non riesco a crederci, abbiamo battuto Gonzaga e ci apprestiamo ad affrontare un altro turno, che bello!".
I ragazzi di coach Trent Johnson hanno giocato una gara, per certi versi, al limite della perfezione andando subito avanti nei primi minuti fino ad arrivare, a 5 minuti dalla fine del primo tempo, sopra di 20 con un parziale che ha spezzato le reni agli avversari. La gara è stata poi tutta in salita per Stepp (pessima la sua serata con bassissime percentuali al tiro e poca sostanza) e compagni costretti ad inseguire Nevada per tutto il secondo tempo giungendo, al massimo, a -9, ma non dando mai l'impressione di poter realmente impensierire gli avversari oramai lanciati nell'impresa.
Il risultato finale, 92 a 71, fotografa perfettamente l'andamento della partita ed i valori espressi in campo e le parole, a fine gara, di un affranto Adam Morrison ben fotografano lo stato d'animo di Gonzaga "mi sento come uno a cui è crollato tutto addosso senza poterci fare niente".
Gli eroi di giornata per Nevada, oltre al solito Snyder (che sta facendo drizzare le antenne a più di uno scout NBA) sono stati l'ala Kevin Pinkney, autore di 20 punti e 8 rimbalzi, ed il lungo Nick Fazekas (per lui 16 punti e 10 carambole). Sarebbe comunque riduttivo, come segnalato dallo stesso Trent Johnson, lodare esclusivamente i singoli perché, ancora una volta, i Wolf Pack hanno fatto vedere che la loro forza è nel collettivo (che gli ha permesso, durante tutta la stagione, di fare vittime illustri come Kansas, California, South Carolina e Colorado) che trova un buon sostegno anche dall'apporto delle seconde linee che si sono sempre fatte trovare pronte quando sono state chiamate in causa.
Una menzione particolare va comunque data all'immarcescibile Todd Okeson (per alcuni la reincarnazione di Kirk Hinrich) che, ancora una volta, è stato fondamentale con la sua tecnica sopraffina ed il suo tiro pesante nei momenti caldi della gara in cui gli Zags si stavano riavvicinando.
Nelle parole di Pinkney a fine gara troviamo tutta l'incredulità per l'accaduto "dopo la prima gara pensavo che avrei pianto dopo la fine di questa gara, ora credo che piangerò alla fine della prossima". Decisamente sulla stessa linea Snyder che ha ricordato le incertezze che circondavano il gruppo all'inizio di questa avventura "giovedì sera non pensavamo di poter raggiungere un tale obbiettivo, ma oggi ci sentiamo bene e siamo sicuri che potremo continuare a giocare su questi livelli".
A chiudere il trittico delle dichiarazioni il solito serafico coach Johnson che in sala conferenze ha riportato tutti alla realtà : "certo, anche io sono contentissimo, ma ora dobbiamo scordarci di quello che abbiamo già fatto, rimboccarci le maniche e pensare al prossimo avversario", seduto accanto a lui Snyder ha accennato un sorriso e ha ribattuto "coach è saltato in aria una volta finita la partita, non stava nella pelle, ma dopo poco, mentre tutti intorno festeggiavamo, lui stava già pensando alla prossima gara, lui ha il “killer instinct” dei vincenti".
Tra i ragazzi di Gonzaga l'atmosfera era nettamente differente, per tutto l'anno avevano cullato il dolce sogno delle Final Four grazie a prestazioni oltremodo convincenti soprattutto contro avversarie più quotate, ma alla fine, questa eterna "cinderella", ha subito lo steso trattamento che per anni ha riservato ad altre formazioni molto quotate; ad alcuni, all'intervallo, sono tornati in mente i fantasmi del Torneo del 2002 in cui, testa di serie n.6, fu buttata fuori da Wyoming n.11 al primo turno ed alla fine la terribile sensazione si è tramutata in realtà .
Tra gli uomini di Mark Few gli unici a salvarsi sono stati i lunghi Turiaf e Violette, mentre gli altri hanno giocato, chi più chi meno, sotto gli standard della stagione. In particolare ha mancare è stato l'apporto del play Stepp vero leader di questo gruppo che ha avuto pessime percentuali dal campo (3 su 18) senza incidere mai sulle sorti della tenzone. A fine gara Blake Stepp, che chiude “malamente” la carriera universitaria, si è lasciato andare ad una lunga e lucida disamina su cosa non è andato "abbiamo avuto una buonissima stagione, credevamo di poter fare un buon Torneo, ma alla fine abbiamo pagato una gara un po' balorda che ci ha tagliato le gambe. Sapevamo che loro avrebbero giocato alla morte, ma non pensavo avremmo avuto tutte queste difficoltà a giocare la nostra pallacanestro".
Poi è passato ad analizzare la sua stagione "avevo iniziato bene l'annata, ma ultimamente ho avuto grandi problemi al tiro e non sono riuscito ad essere importante per questo gruppo, non è stato il mio miglior Torneo e ciò mi spiace molto", ha poi chiuso con una battuta "ora mi sento già meglio, spero solo che se un giorno riuscirò a giocare nella NBA non dovrò rigiocare alla Key Arena".
Decisamente più ottimistiche e rivolte al futuro le considerazioni di coach Few "ora non dobbiamo buttarci giù, abbiamo fatto grandi cose e non dobbiamo lasciare che questa sfortunata parentesi le cancelli. Continueremo ad impegnarci e a dare il massimo, oggi è il giorno di Nevada, se lo è meritato“.
Ora i Wolf Pack dovranno attendere il prossimo avversario che uscirà dalla sfida di stanotte tra Georgia Tech e Boston College. Si tratta di un'altra sfida sulla carta improba, ma i ragazzi di coach Johnson sono cresciuti tanto in questi mesi e dall'inizio del Torneo hanno maturato una grande esperienza che gli sarà senz'altro utile per proseguire nel segno, poi, come ha ricordato Nick Fazekas "noi continueremo a giocare duro, starà agli altri batterci".