E’ di Nevada la prima impresa

Nevada esulta, il primo upset è il suo!

L'impresa era nell'aria ed i ragazzi di coach Trent Johnson ci hanno creduto fino in fondo. Nevada non partecipava al torneo NCAA dal lontano 1985 ma, specie dopo l'ottima annata culminata col titolo della WAC vinto contro UTEP, erano in pochi a credere che i Wolf Pack avrebbero accettato il ruolo di vittima sacrificale.

Dall'altra parte Michigan State non veniva certamente da un momento positivo e per tutta l'annata gli Spartans avevano palesato gravi difficoltà  a far quadrare il cerchio. Insomma i presupposti per una gara incerta e vibrante c'erano tutti e gli interpreti in campo hanno messo su uno spettacolo di buonissimo livello.

A spuntarla è stata Nevada 72 a 66 grazie ad una migliore organizzazione di gioco ed alla grande serata di Kirk Snyder (autore, tra l'altro, della tripla decisiva che, a 2:58 dalla fine, ha portato i suoi avanti e dato inizio alla fuga decisiva), guardia junior eletto miglior giocatore della sua conference e già  giustiziere, tra l'altro, di Kansas. Le sue parole a fine gara ben testimoniano lo spirito con cui la sua squadra è scesa in campo: "Il coach ci ha detto che avremmo dovuto giocare duro e trascinare il pubblico con noi, questa è l'America, si ha sempre simpatia per i più deboli".

I Wolf Pack si sentivano in missione, senza molto da perdere, ed alla fine hanno fatto valere la propria maggiore fame di vittoria contro un'avversaria che è apparsa, a tratti, quasi svogliata. Per Nevada, oltre al mattatore Snyder, si sono messi in luce l'ottimo lungo Nick Fazekas ed il play Todd Okeson entrambi capaci di mettere in ambasce la difesa avversaria e di mantenere a galla la squadra anche quando (specie nel primo quarto) Tolbert e compagni hanno creato un sensibile break.

A rafforzare le parole di Snyder anche le considerazioni di coach Johnson che, malgrado l'impresa, ci tiene a precisare che i suoi ragazzi credevano nella vittoria, "sapevamo bene che tipo di avversario avevamo dinanzi, Michigan State è una buonissima squadra con un grande allenatore, ma noi non eravamo venuti a fare le comparse, avevamo appena vinto il titolo nella WAC ed eravamo coscienti del nostro valore".

Dall'altra parte coach Tom Izzo prende serenamente la sconfitta dei suoi "nella vita si ottiene ciò che si merita e loro hanno meritato di vincere più di noi". D'altronde, come già  ricordato, è stata una stagione molto difficile per gli Spartans che hanno chiuso l'annata 18-11 (12-4 nella Big 10) e sono stati buttati fuori nella semifinale del torneo di conference da Wisconsin perdendo malamente.

La partita contro Nevada è stata un po' come il film dell'intera stagione per Michigan State, sempre in affanno, rimasta sempre aggrappata "con le unghie e con i denti", ma mai pienamente convincente e soprattutto, dopo anni di vacche grasse, senza un vero go-to-guy che potesse caricarsela sulle spalle e tirarla fuori dai guai. In questo senso né Tolbert né Davis né Anderson hanno saputo raccogliere l'eredità  di illustri predecessori (da Cleaves a Richardson) e nei momenti caldi della gara non sono riusciti a rispondere allo strapotere di Snydere soci.

Ora per Nevada c'è una sfida sulla carta improba contro Gonzaga (che ha passeggiato con Valparaiso), ma i ragazzi di coach Tren Johnson certamente venderanno cara la pelle e, non avendo alcuna pressione addosso, daranno il massimo per proseguire nel sogno; se poi giocheranno con questa intensità  certamente creeranno più di un grattacapo ai Bulldogs ed al loro gioco.

Per Michigan State finisce un'annata balorda, ma coach Izzo è uno che non si dà  mai per vinto e cercherà  di ricostruire un grande gruppo per puntare nuovamente alle Final Four già  dal prossimo anno.

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