Big East: il gioco si fa duro

Carl Krauser, leader dei Panthers…

Stagione particolare per la Big East, con tre college alla loro ultima stagione prima di passare nella ACC, ossia Miami, Boston College e Virginia Tech. La defezione più significativa è sicuramente quella di Miami, il cui impatto comunque si farà  sentire soprattutto nel football; nel basket invece rimane gran parte del nucleo storico, ma la conference diventerà  ancora più dura ed equilibrata con l'arrivo di "rimpiazzi" quali Cincinnati, Louisville, De Paul e Marquette: si ha in pratica la fusione di Big East e Conference USA, e una conference che dalla costa atlantica si espanderà  anche nel sud e midwest.

Il primo posto della regular season al momento è dei Pittsburgh Panthers. Grandi protagonisti lo scorso anno, si pensava ad un calo nel 2004, dopo la partenza per UCLA del coach Ben Howland e la conclusione della carriera universitaria per Ontario Lett, Donatas Zavackas e soprattutto del play e leader Brandin Knight.

Invece il nuovo coach, l'esordiente Jamie Dixon, ha ulteriormente accentuato la difesa a uomo aggressiva ed asfissiante portata da Howland: Pitt infatti al momento subisce meno di 60 punti a partita. E i Panthers sono ancora imbattuti nella arena inaugurata l'anno scorso, il Peterson Center, nella quale sono 34-0, dato che si commenta da solo.

Si è imposto come nuovo leader il play sophomore Carl Krauser (15 punti e 5 assist di media), prodotto dei playground del Bronx, dal quale ha assimilato mentalità  e durezza. Nel backcourt gli fa compagnia il tiratore Julius Page, mentre il frontcourt è composto dalle ali Jaron Brown e Chevon Troutman e dal centro Chris Taft, freshman di 2,06 m che viaggia a oltre 10 punti a partita e con un impatto paragonabile a quello di Krauser.

Pitt si trova ora in solitudine al primo posto dopo aver sconfitto UConn. Gli Huskies erano al primo posto assoluto nei ranking di inizio stagione e si sono sempre mantenuti nelle prime cinque. Alcune sconfitte però hanno sollevato più di qualche dubbio negli osservatori e nei tifosi, e lo stesso coach Jim Calhoun ha ammesso (forse per motivare i suoi) che solo di rado ha visto la squadra convinta e determinata.

Di UConn si sa tutto oramai, gli Huskies praticano anche loro una difesa molto aggressiva grazie ad una panchina lunga, a differenza di Pitt tengono un ritmo elevato anche in attacco. Emeka Okafor è uomo da doppia doppia fissa e candidato a giocatore dell'anno, mentre Ben Gordon è il tiratore principale da fuori, in grado di impedire alle difese di chiudersi troppo dentro l'area su Okafor.

Nonostante il momento di crisi c'è da scommettere che gli Huskies saranno in corsa su tutti i fronti fino all'ultimo, il talento a disposizione di Calhoun è veramente tanto.

In coabitazione al secondo posto la sorpresa (relativa) di Providence; relativa perché coach Tim Welsh si ritrova col quintetto intatto rispetto alla passata stagione, fatto insolito e quindi ancora più determinante. Il perno dell'attacco è lo junior Ryan Gomes, non alto (intorno a 2,00 m) ma di gran lunga miglior lungo della conference dopo Okafor, poco meno di 20 punti ad uscita, dotato di ottimi movimenti in post basso e forse tra i più sottovalutati giocatori in circolazione.

Gomes ha trovato una ottima spalla nell'ala Rob Sanders ed il suo gioco interno apre spazi per la batteria di tiratori dei Friars, talmente ampia che è praticamente impossibile che tutti buchino la partita. I principali sono le guardie Donnie McGrath e Sheiku Kabba, la panchina è lunga ed esperta, i Friars hanno già  espugnato il campo di UConn, insomma ci sono tutte le basi perché Providence si riveli un cliente molto pericoloso a marzo.

Buona fino ad oggi anche la stagione di Seton Hall. I Pirates sono reduci da alcune stagioni tribolate fuori dal campo e risultati deludenti, ma coach Louis Orr sta ottenendo buoni frutti da un gruppo con esperienza che punta ad un invito al grande ballo marzolino. Il leader è il piccolo play Andre Barrett, ben supportato da un gruppo solido comprendente la guardia John Allen ed i lunghi Kelly Whitney, Andre Sweet e soprattutto Marcus Toney-El, il più talentuoso del gruppo.

Se ci sono delle sorprese non possono mancare le delusioni, e la principale è senz'altro costituita dai campioni in carica di Syracuse. Gli Orangemen si sono resi conto di quanto sia dura la vita senza Carmelo Anthony e si trovano a lottare anche loro per un invito al torneo NCAA. Il quintetto è più che buono, guidato dal play Gerry McNamara e con il talento enorme di Hakim Warrick, ma la panchina è ridotta all'osso e con pochi chili, i freshmen non hanno avuto ad oggi l'impatto atteso.

Meglio comunque stare attenti a coach Boeheim e alla sua banda, molti avversari hanno ancora negli occhi i danni provocati dalla inossidabile zona 2-3 degli Orangemen"

Anche Notre Dame si trova a rincorrere un posto nella posteseason; per i Fighting Irish vi sono state alcune sconfitte impreviste oltre ad un calendario molto impegnativo, La frontline è più che apprezzabile, con Torin Francis in prima fila nei rimbalzisti, ma il ritorno di Chris Thomas non si è rivelato sufficiente a compensare le perdite dei tiratori Matt Carroll e Dan Miller; la chiave potrebbe essere il rendimento della guardia Chris Quinn e la sua capacità  o meno di togliere pressione da Thomas.

Per gli altri college le possibilità  di fare strada a marzo sono minime: alcuni come detto pensano già  all'anno prossimo ed a nuovi avversari, altri cercano di rinverdire un passato di successi (Georgetown e Villanova). Per chiudere un cenno a St. John's, college storico della Grande Mela travolto da uno scandalo che ha portato al licenziamento del coach Mike Jarvis ed alla sospensione di quasi tutti i giocatori; per il Red Storm la strada del ritorno ai vertici non è mai sembrata così lunga e difficile"

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