Stanford: perfect season?

Coach Mongomery può davvero godersela alla grande, almeno per ora…

Zitta zitta, quatta quatta, Stanford si ritrova ancora imbattuta, stabilmente nelle prime 5 del ranking nazionale, in una stagione nella quale molti analisti la collocavano in fondo o addirittura esclusa dal ranking stesso. E questa posizione non è certo maturata con vittorie contro college di secondo piano, dato che nel "carniere" dei Cardinal figurano Kansas, Gonzaga e Arizona, sconfitta nettamente a Tucson per il quarto anno consecutivo.
Eppure fino a poche settimane di Stanford si parlava relativamente poco, nonostante il fatto che un programma che riesce ad unire elevati standard accademici con risultati sportivi di alto livello sia il sogno della NCAA (e dei media), e nonostante il ritorno di quattro quinti del quintetto. La scarsa "esposizione" è dovuta a vari motivi: intanto la collocazione sulla West Coast e le due o tre ore di differenza di fuso orario fanno sì che sono pochi coloro che sulla costa Est e nel Midwest vedano in diretta tv le partite dei Cardinal. Altrettanto importanti sono la scelta di coach Mike Montgomery di mantenere un basso profilo, senza dichiarazioni o proclami, e il gioco lineare e senza fronzoli, che non genera molti highlights per Sportscenter.

Il record ad oggi perfetto è stato ottenuto nonostante l'assenza fino ad inizio gennaio di Josh Childress, miglior marcatore e rimbalzista tra i giocatori di ritorno dalla passata stagione. Childress ha perso i primi due mesi per una frattura da stress ad un piede, è rientrato gradualmente nelle prime partite di gennaio, ma partendo come sesto uomo è stato decisivo contro Arizona State, realizzando il canestro della vittoria allo scadere, ed è stato il top scorer contro gli Arizona Wildcats. Junior con enorme capigliatura "afro", ala di 2,00 m, Childress ha uno stile di gioco paragonato da molti a quello di George Gervin, elegante e felpato nelle movenze. Giocatore versatile e completo, classico "all-around", ha lavorato molto nell'estate sul tiro da fuori, se riuscirà  ad acquisire continuità  sarà  ancor più difficile per i difensori contenere le sue entrate.

Il rientro di Childress non ha finora alterato l'amalgama perfetto formatosi nei mesi precedenti. Il suo sostituto nel quintetto è stato Nick Robinson, giocatore molto meno talentuoso e con pochi punti nelle mani, ma che si è reso molto utile grazie alla versatilità  ed al cosiddetto "lavoro oscuro" a base di rimbalzi e assist.
A completare il quintetto nel frontcourt ci sono in ala forte il senior Justin Davis e lo junior Rob Little come centro. Davis è il più atletico e potente del roster, e viaggia attualmente a circa 11 punti e 8 rimbalzi di media, Little è sicuramente il più ingombrante con i suoi 208 cm e circa 130 chili. Per entrambi il problema principale negli anni scorsi era la discontinuità , ma quest'anno, forse anche per l'assenza di Childress, hanno risposto bene alle maggiori responsabilità  che hanno dovuto affrontare. Little in particolare ad oggi sembra stia vincendo la sfida con la bilancia ed ha fornito la miglior prova della stagione contro Gonzaga e la temuta coppia di lunghi degli Zags, Turiaf e Violette. A completare la rotazione dei lunghi c'è il sophomore Matt Haryasz, buon rimbalzista.

Nel backcourt troviamo il playmaker Chris Hernandez. Il sophomore era il giocatore più atteso ad inizio stagione, essendo reduce da un infortunio che gli aveva fatto perdere quasi tutta la scorsa annata e dovendo sostituire il top scorer Julius Barnes. Hernandez non è certo un gran atleta o realizzatore, ma è il primo di squadra negli assist, e ad oggi si è rivelato eccellente nella scelta dei tiri (suoi e dei compagni) e nella gestione del ritmo. La prova della sua importanza si è avuta contro Arizona, quando è stato con tutta probabilità  il miglior giocatore dei Cardinal, rispondendo in maniera efficace alla difesa aggressiva ed al ritmo indiavolato che i Wildcats cercavano di imporre.
Come guardia tiratrice ecco il senior Matt Lottich, 14 punti di media, specialista nel tiro da fuori (circa il 40% da tre), uno dei migliori tiratori puri in circolazione (sarebbe interessante vederlo in una gara di tiro contro J.J. Redick).

Colui che ha messo a punto questa formula è il già  citato coach Mike Montgomery; pur essendo da quasi vent'anni capo allenatore a Stanford ed aver mantenuto il programma costantemente a buoni livelli senza scandali, non viene quasi mai menzionato quando si parla dei migliori coach della Division I, e probabilmente a lui va bene così".. Peraltro la buona reputazione di cui gode presso i media è testimoniata da quanto successo nella prima partita della Pac-10 contro Washington State: Montgomery infatti non ha potuto sedere in panchina a causa della squalifica per una giornata, inflittagli per aver "urtato" un arbitro in una gara di conference della scorsa stagione. Ebbene, questa squalifica è stata appena menzionata nelle varie cronache senza commenti particolari, ma sono convinto che avrebbe avuto molto più risalto se fosse toccata a qualche altro coach (e non necessariamente Bobby Knight".).

Stanford ora è in vetta alla Pac-10, e con la vittoria su Arizona è nettamente favorita per il titolo della regular season; qualcuno comincia a parlare di "perfect season", ma è probabile che coach Montgomery si guarderà  bene dal parlarne più del dovuto con i giocatori e con la stampa: nell'ombra si lavora meglio.

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