Armanti Edwards a Play.it

Armanti Edwards, quarterback di Appalachian State intervistato

Boone e' una cittadina di poco piu' di 13.000 abitanti; perlopiù studenti dell'Università  di Appalachian State, che ha la propria sede in questo paesello di montagna sulla cresta degli Appalachi.

Ci si arriva tramite l'unica via d'accesso possibile: la US Highway 321, che collega il Tennessee al South Carolina passando attraverso tutto il North Carolina. Strada scorrevole, traffico ragionevole, tanti "trucks', come si usa nel Sud degli Stati Uniti, e gente sempre pronta ad aiutarti.

I problemi iniziano quando ci si lascia alle spalle Lenoir e si inizia a salire verso Boone: qui la strada diventa improvvisamente ostile e piena di pericoli. Durante i mesi invernali, specie di prima mattina, è pressoché impossibile non trovare nebbia. Spesso l'asfalto è inoltre ricoperto di ghiaccio e, come se non bastasse, da due anni a questa parte il traffico è costantemente rallentato dai lavori stradali che la contea di Caldwell, unitamente a quella di Watauga, sta conducendo. Lavori che hanno il fine di eliminare i fastidiosi tornanti della montagna e raddrizzare dunque il tracciato.

Peccato però che tutto questo comporti il dover guidare rasente un enorme parete rocciosa composta da massi e rocce e non si capisce bene come sia possibile che questi non cadano direttamente sulla strada. Non proprio una goduria, fidatevi.
Ah, e come ultima cosa, il clima: e' freddo, tanto freddo.

Ora chiedetevi se sia verosimile che in questo paesello di montagna abbia casa una delle più forti, entusiasmanti e conosciute dinastie (ammesso che si possa usare questo termine: le scuole di pensiero a riguardo sono numerose e tutte hanno valide ragioni per perorare le proprie cause) dello sport collegiale Americano. Football o non football.

Suona strano in effetti. Però, signore e signori, questa è la realtà : tre titoli nazionali di fila di Division I-FCS (come nessuno mai prima) e poi, ovviamente, "The Upset": la vittoria dello scorso primo settembre ad Ann Arbor, Michigan, contro quelli che si presupponevano essere gli imbattibili Michigan Wolverines.

Cosa si poteva fare di più?

Ormai e' ufficialmente "Mountaineers mania" in North Carolina. Si arriva perfino a mettere da parte il tifo per il proprio college ufficiale (di solito non si scappa dai soliti noti: Unc, Duke o Nc State) per supportare questi ragazzi che, a differenza dei casi di università  più blasonate e famose, sono davvero i ragazzi di casa. Non vengono dalla California, dal Missouri, dal Texas o da chissà  dove: sono quasi tutti "Northcarolinians" nati e cresciuti. Sono andati ai licei locali, conoscono la zona, conoscono la gente"insomma: sono prodotti locali. E forse è questo alla base del loro successo: l'orgoglio nel giocare per la propria terra.

Se alcuni tifosi snob in Michigan si chiedevano dove fosse Boone sulla mappa, la "Mountaineers nation" risponde ora stampando magliette che sulla schiena si interrogano sul dove sia Ann Arbor, e sul davanti suggeriscono che magari ora e' tempo di iniziare a portare del rispetto verso questa univeristà  e verso questi ragazzi.

Non sappiamo dove e quando questa entusiasmante cavalcata fatta di titoli nazionali e clamorose vittorie si interromperà : quello che è certo, però, è che la gente del posto ha già  iniziato a sostituire gli adesivi sulle macchine, passando dall'ormai sorpassato "The quest for 3" al già  in voga "The quest for 4". Come a mettere in chiaro quali siano le ambizioni anche per la stagione ormai in arrivo.

E' facile immaginare che tutti quelli che abbiano seguito il cammino di Appalachian durante gli ultimi playoffs abbiano ancora bene in mente la semifinale contro Richmond. Quella partita rivelò al mondo intero, se ce ne fosse ancora bisogno, un giocatore dal nome decisamente singolare ma dalla personalità  ben marcata:Armanti Edwards. Armanti, che di mestiere fa il quarterback, in quella partita, trasmessa in diretta nazionale sulla Espn, corse per 313 yards (record per un QB in Division I) e 4 touchdown, lanciando anche per 182 yards e 3 TD passes. Nessun turnover.

E ormai di questa squadra lui è diventato un po' il simbolo, il leader. Va da se che avere l'opportunità  di intervistarlo faccia a faccia in esclusiva per Play.it è un fantastico privilegio. Se leggere questa intervista sarà  per voi motivo di eccitazione (come spero"), figuratevi quello che e' stato per me incontrarlo, conoscerlo e parlare di football assieme.

Un dovuto ringraziamento va a Clay McKnight, anche lui giocatore di football ad AppState ed ex tirocinante di storia Americana nella mia classe, che ha funto da gancio per questa intervista. Una grande persona!

L'intervista

E' martedì. Mi presento puntuale all'appuntamento. In mattinata il mio "gancio" mi aveva detto di essere al campo d'allenamento (che poi è lo stesso dove giocano il sabato) alle 5, in modo da intercettare il manipolo di giocatori che si stava allenando sul campo di rientro negli spogliatoi. "Ci sarà  anche Armanti, non ti preoccupare", mi aveva rassicurato. "Sarà  meglio per te" lo "minaccio".

L'entrata non e' sorvegliata per nulla: chiunque si può introdurre all'interno e curiosare. Nel frattempo noto che stanno lavorando di gran lena per ampliare le tribune: cose di cui hai bisogno quando vinci tre titoli nazionali di fila"

I giocatori sono ancora negli spogliatoi. Uno ad uno cominciano ad uscire dalla porta: chi già  cambiato avendo finito l'allenamento e chi in tenuta da football. Ho con me una videocamera per registrare l'intervista il che provoca l'ilarità  generale dopo che McKnight mi viene incontro dicendo: "Eccolo il tifoso Patriots"". Vabbeh"ci sono abituato.

"Armanti sta per arrivare", mi rassicura di nuovo, "ma non so se sarà  felice quando vedrà  la videocamera". "Ci penso io"" gli rispondo in tono quasi spavaldo. Mi diverto a fare qualche lancio con il backup quarterback aspettando che il nostro uomo si presenti.

Eccolo finalmente. Grosso, grosso un bel po'.

Mi presento: "Nice to meet you man. Sono italiano e vorrei farti qualche domanda per un sito internet. Sai che stai cominciando a diventare famoso anche da noi?". Bugia. Ma serve a rompere il ghiaccio. Lui si limita a sorridere. Da notare come, seppur abbia solo vent'anni, abbia già  prole al seguito. Precoce, nulla da dire.

Acconsente anche di farmi registrare il tutto. Sembra un ragazzo molto "laid back", come dicono da queste parti: ovvero rilassato, un tipo che se la prende comoda. Si sistema appoggiato alla staccionata: sempre in piedi. I capelli sono sempre quelli: lunghi, da rasta.

Possiamo iniziare.

Cominciamo dalla partita di Michigan. Ci puoi dire quali erano le sensazioni nella sideline durante l'ultimo quarto? Quale era l'atteggiamento generale dopo che i Wolverines avevano rimontato?

La rimonta ci stava: è parte del football. In una partita, quasi sempre, entrambe le squadre hanno dei parziali. Ero solo un po' nervoso dato che avevamo commesso troppi turnovers. Speravo solo che non ne avremmo commessi più.

Ma quali sensazioni si provano a giocare davanti a 100.000 persone che fanno tutte il tifo contro di te?

I tifosi non contano perché non scendono in campo, non giocano la partita. Avrai sempre persone che fanno il tifo contro di te: ti ci devi solo abituare.

Credi che quella sia stata la miglior partita della tua carriera?

Armanti scuote la testa, sempre con lo sguardo rivolto chissà  dove davanti a lui. Naaah"Ho commesso tre turnovers in quella partita"

E cosa mi dici invece di quella di Richmond? Quando lessi quelle statistiche ho pensato ad un errore del computer"Cosa hai provato leggendo quei numeri?

Io veramente neppure li lessi. Me lo disse qualcuno"

In ogni caso: come ben saprai Appalachian State è stata la prima università  a vincere tre titoli nazionali consecutivi. Credete onestamente di avere buone possibilità  di vincere il quarto?

Certo. Perché no? Finché avremo gente che si presenta agli allenamenti ogni giorno, che lavora sodo, avremo sempre una possibilità 

Concordo, ma non credi che l'aver perso gente come Dexter Jackson, Corey Linch e Kerry Brown aprirà  buchi in squadra?

No, non ci sarà  nessun effetto. Abbiamo perso il nostro ricevitore principale ma abbiamo ancora molti ragazzi in quella posizione. Siamo coperti.

Hai avuto modo di parlare con Jackson o Linch dopo il draft?

No.

Kerry Brown?

No. Non ho parlato con nessuno dopo il draft.

Credi che abbiano reali possibilità  di avere una buona carriera in Nfl?

Certo. Basta che continuino a lavorare duro. Tutto è possibile. Devono solo continuare a lavorare.

Tu hai giocato contro Joe Flacco, il QB di Delaware che poi e' stato selezionato alla 18 all'ultimo draft: qual è il tuo giudizio su di lui?

E' molto bravo. Basta guardare una sua partita. E' incredibile la facilità  con cui riesce a colpire i suoi bersagli" Ha un braccio estremamente potente

Armanti, non e' certo un mistero che tu abbia buone possibilità  di approdare in Nfl: ci pensi spesso al tuo futuro? Come ti vedi tra 5 anni?

Si, qualche volta ci penso, ma ora come ora sono concentrato solo su questa squadra. Voglio tenere la mia mente sgombra da altri pensieri e pensare al presente.

Ok: capisco e condivido. Ma non mi puoi dire che non sei eccitato dall'opportunità  di giocare tra i professionisti. Andiamo, tutti lo sarebbero"

Sì, ma io ho altri due anni qua ad Appalachian"

Ok. Rimaniamo in tema Nfl: hai una squadra per cui fai il tifo?

No. Non ho una squadra in particolare"

Se ti può interessare io tifo i Patriots"

Io odio i Patriots [risata generale della squadra. Peccato che lui non ridesse quando lo ha detto"]

Passiamo oltre che e' meglio" Nel tuo anno da senior in high school hai lanciato per oltre 2.000 yards e corso per 1.100. Quando coach Moore ti ha reclutato, sapevi in che tipo di programma ti stavi preparando a giocare?

Sin da quando coach Moore è venuto a trovarmi a scuola per la "recruiting visit" sapevo a cosa stavo andando incontro. In più sapevo che Appalachian usava lo stesso sistema offensivo che usavamo noi nella nostra high school. Dunque mi sono sempre sentito molto a mio agio.

Sappiamo che come squadra puntate a vincere il quarto titolo nazionale, ma quali sono i tuoi obiettivi personali per la prossima stagione?

Gli stessi di ogni anno: commettere sempre meno errori e aiutare la mia squadra a vincere.

So che per il prossimo anno avete già  messo le mani sul running back di Indipendence HS, che (seppur non abbia vinto il titolo statale quest'ultima stagion) è da tutti accreditata di avere uno dei migliori programmi di football di tutta America. Lo conosci?

Non so molto di lui. L'ho incontrato solo una volta alla recruiting visit. Non posso dire molto su di lui"

A fine agosto darete il via alla stagione 2008 giocando a Baton Rouge, in casa dei campioni nazionali di Division I-A, gli LSU Tigers. Credi sarà  diverso rispetto a Michigan?

Assolutamente. Molto diverso. Per prima cosa ormai ci conoscono tutti: sanno quello che abbiamo fatto a Michigan. Tutti ne parlano" Questa volta ci sarà  anche la diretta della Espn.

Credete di avere concrete possibilità  di ripetere l'impresa dello scorso settembre?

Assolutamente. Perché non dovrei? Questo e' football: c'è sempre una possibilità .

E puoi contare che anche in Italia ci sarà  molta gente che farà  il tifo per voi. Io gia' non vedo l'ora. Grazie per la disponibilità  Armanti.

You welcome- Prego– chiosa.

A questo punto si incammina verso il prato sintetico del Kidd Brewer Stadium per raggiungere i compagni e iniziare a cimentarsi in qualche passing drill. Io rimango sotto l'ombra della tettoia della field house ad osservare il tutto, chiacchierando con colui che ha reso possible tutto ciò, ovvero il mio amico McKnight. “Vuoi un nome sicuro per il futuro?” mi chiede ad un certo punto. "Certo", rispondo io. "Vedi quel ragazzo laggiù in fondo? E' Brian Quick, WR freshaman. E' 6-7 [circa due metri, ndr] e ha un elevazione da fermo di 42 pollici. Un fenomeno". "Vedremo", dico io, "Intanto me lo annoto".

E' già  ora di andare via. Purtroppo. Fosse stato per me sarei rimasto là  ore e ore incantato ad osservare l'allenamento, ma si e' fatto davvero tardi e dobbiamo tornare a casa. Saluto, ringrazio, raccatto la mia roba e mi incammino verso l'uscita. Non potendomi pero' risparmiare l'ultima frecciatina: "McKnight!", lo chiamo. "Dopo la partita contro LSU ti chiamo per sentire se hai bisogno di un paio di stampelle". Ride. Per fortuna.

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