NCAA: Power Forward Ranking

Grande a livello collegiale, Tyler Hansbrough lascia dubbi in prospettiva NBA…

1) Michael Beasley

Kansas State – Freshman – 206 cm
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“With the first pick in the 2008 NBA draft, the XYs select Michael Beasley”: mentre l'anno scorso – applicata allo zio Greg Oden e nonostante il volatone che gli lanciò Kevin Durant – questa previsione era una garanzia, a Marzo 2008 il suo verificarsi è e resta certamente probabile più ancora che possibile, ma non completamente sicuro per qualche legittimo punto interrogativo che Michael si porta dietro nella proiezione del suo gioco in NBA.

E' il classico tweener o combo forward, giocatore a metà  strada tra il ruolo di ala piccola (che non ci azzecca molto se ci si concentra solo sul fantastico mix di atletismo e forza per giocare dentro ed andare a rimbalzo) e quello di ala grande (scarsamente conciliabile con il sublime e versatile bagaglio offensivo e perimetrale), ma sembra creato apposta per questo sport e lascia agli osservatori dei flash di talento naturale che gli fanno meritare da Novembre la prima posizione in qualsiasi previsione per il prossimo draft.

Come per il Durant dell'anno scorso in quel di Texas, ci sarebbe da prendere in considerazione la mediocre qualità  dei Kansas State Wildcats (o “Beasleys”?) di Michael, squadra ben lontana da un ruolo da protagonista in questa stagione di college basket (nonostante l'onorevole 20-10 complessivo di record, terzo posto nella Big 12) e compagni certo ben distanti dal suo livello, fatta eccezione per Bill Walker; tutti motivi che spiegano solo in parte l'inevitabile e talvolta eccessivo accentramento del suo gioco, che gli vale però una mirabolante media di 27 punti a partita in 31 minuti giocati accanto al miserrimo dato degli assist (1.2!).

Istinti per la retina, rilascio morbido al tiro (78% ai liberi) nonostante una meccanica un filo troppo schiacciata, ipnotica mano sinistra, ball-handling nettamente superiore alla media per atleti del suo genere, costante creazione di mismatch, tiro frontale con segnali interessanti anche dalla distanza, gioco spalle a canestro, mid-range game, controllo del corpo nel traffico ed in penetrazione: se ancora non fosse chiaro, è chiaramente il migliore attaccante della NCAA 2007-2008.

Ha fantastico primo passo in palleggio con proprietà  dal perimetro cambiando all'occorrenza più volte direzione ed arrestandosi fluido in poco spazio dai 3-4 metri, chiudendo poi il movimento con sorprendente esecuzione mancina, anche cadendo leggermente all'indietro se il difensore non è stato del tutto battuto e si aggira ancora nei paraggi: nessuno come lui nella NCAA è in grado di crearsi una conclusione personale. Solo andando verso destra sopraggiunge qualche affanno nel trattamento di palla che non gli preclude la prerogativa di finire con entrambe le mani, ma più in generale il suo gioco potrebbe non essere una sicurezza immediata tra i pro, magari nonostante ottime cifre.

In difesa ha dei momenti letargici e dei cali di concentrazione realmente preoccupanti, soprattutto lontano dalla palla e solo in parte compensati dalla predisposizione naturale per i rimbalzi: non sembra sforzarsi moltissimo sul piano muscolare e non pare andare con voglia estrema verso il tabellone, eppure le carambole sono tutte sue solo saltando ed allungando le infinite braccia (12.6 a partita, cifra mostruosa per un freshman), con disarmante senso di impotenza per avversari e persino compagni.

Sulla sua celebrata immaturità  non si segnalano nel corso della stagione eclatanti episodi negativi; anzi, se solo riuscisse realmente a rimanere così sotto controllo sul piano caratteriale e personale, avremmo potenzialmente a che fare non solo con la prima scelta assoluta del draft 2008 e materiale da Hall of Fame, ma anche con un personaggio carismatico ed effervescente al punto giusto, in grado di lasciare un segno importante nei prossimi quindici anni NBA anche oltre le sue evoluzioni in campo.

2) Tyler Hansbrough

North Carolina – Junior – 205 cm
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Sicuramente la posizione ed il profilo più difficile di tutti i 150 dei cinque ranking, per un semplice banalissimo motivo: se ne facciamo un discorso di NCAA, “Psycho T” può tranquillamente considerarsi il miglior giocatore attuale del college basket, anche Beasley e Rose compresi; se l'argomento si sposta sulle sue prospettive NBA, il ridimensionamento per l'ala di North Carolina è inevitabile e le perplessità  sulla capacità  di trasferire il suo gioco a livello superiore sono tanto amare quanto opportune.

I centimetri restano pochi ma nella scorsa estate Hansbrough si è almeno tolto di dosso quei chili che ne affossavano le velleità  e gli creavano problemi persino a questo livello contro avversari più mobili ed esplosivi; resta atleta apparentemente sotto standard sia in orizzontale che in verticale, ma conserva ed anzi migliora quella straordinaria capacità  di correre tutto campo, di farsi trovare sempre in pole position in contropiede e di andare su per comode schiacciate che possono ormai considerarsi una specialità  della casa.

Ha ormai elevato a scienza esatta a livello NCAA una serie di movimenti personalissimi di avvicinamento a canestro dal post basso, non fluidi, non tecnici, non verticali e classificabili solo come “Tyler's moves”, ma ciò nonostante mostruosamente efficaci. Di fatto si intrufola tra i corpi dei difensori ed è abilissimo nel concludere in appoggio trovando lo spiraglio e l'equilibrio giusto o in alternativa uno degli innumerevoli falli che subisce a partita: non vedo come possa trasportare tutto ciò a livello NBA, ma contro avversari universitari ventelleggia in scioltezza e non c'è raddoppio che tenga, nonostante l'eccessivo numero di palleggi e di secondi prima di andare su.

Le inappuntabili finte spalle a canestro ed anche i solidi perno e primo passo sono però tutti fondamentali che non sfoggia mai al di fuori dei quattro metri, limite oltre il quale è quasi impossibile vederlo in palleggio; quelle poche volte che improvvisa partenze frontali dalla lunetta mette in scena tutta la sua spaesatezza uscendo dal caratteristico repertorio in post, pur provando di tutto per mettere a tacere questi dubbi.

Ball-handling, fondamentale di passaggio, eleganza e mobilità  laterale sarebbero tutti difetti faticosamente superabili se solo non fossero accompagnati dall'altro grande problema di Tyler, ovvero l'esecuzione frontale al tiro da fuori area: la mano è morbida come testimoniato dalla nobilissima percentuale ai liberi (81%) specie se messa in relazione alla quantità  mostruosa di tentativi per gara (10!), ma l'insicurezza e l'inaffidabilità  nel prendersi conclusioni piazzate sono altrettanto palesi.

In difesa si applica, si applica ed ancora si applica, in particolare cercando di giocare d'anticipo per la palla e lavorando d'astuzia contro i quasi sempre più tonti avversari che saltano il doppio e capiscono la metà  delle dinamiche del gioco, ma resta inesorabilmente difensore inadeguato e preoccupante in prospettiva contro qualsiasi avversario professionista. E' però eccelso rimbalzista grazie alle reiterate energia ed etica che lo accompagneranno sicuramente lungo tutta la carriera, in quel difficile e non scontato percorso che deve affrontare un eroe ed un leader NCAA senza la certezza di poterlo essere o diventare anche in NBA.

2) Kevin Love

UCLA – Freshman – 207 cm
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Il triste ex equo al secondo posto tra Kevin e Tyler non è un refuso di stampa o un tocco di folclore dell'autore, ma trova specifiche ragioni tecniche: pur con caratteristiche differenti, rappresentano una fattispecie di giocatori in via d'estinzione nella lega di David Stern. Bianchi, grintosi, talentuosi, scienziati del gioco ma poco atletici e/o con pochi centimetri: basta dare un rapido sguardo ai roster NBA per prendere atto della quasi totale assenza ad altissimi livelli di giocatori USA d'area con le loro caratteristiche. Eppure siamo di fronte a giocatori (e centri!) NCAA in estrema sintesi “favolosi”.

La prima volta che si assiste ad un partita di Love viene da chiedersi: “ma sto vedendo la partita giusta? Questo è un incontro degli anni '80!”. La seconda volta va anche peggio: “cosa ci fa un giocatore anni '70 a UCLA nel 2008? Manca solo Bill Walton!”. La terza volta è quella buona: John Wooden e Lew Alcindor non si vedono in giro ed in panchina fa invece la sua presenza il faccione di coach Howland, quindi la conclusione può essere solo che Kevin Love è un clamoroso giocatore anni '60 teletrasportato nel basket moderno.

Il suo campionario di fondamentali old-style è praticamente infinito e si può considerare tra le cose più immarcabili in area dell'attuale NCAA: prende posizione imperante in post basso e dopo la ricezione è in costante movimento tra fintoni di un basket che non c'è più ed enciclopedico movimento di piedi, sempre chiudendo il tutto col suo tocco prelibato a canestro e nonostante la scarsa esplosività  verso il ferro. Erano inoltre decenni che non si vedeva un outlet pass (passaggio tutto campo d'apertura da rimbalzo difensivo) in grado di diventare così frequentemente un perfetto assist per i compagni in contropiede.

Esegue tutto ciò ad un piano inferiore per limiti atletici oggettivi, specie rispetto a molti avversari di colore che saltano e corrono il triplo di lui ma sembrano studenti straniti al primo giorno di scuola se messi a confronto con le letture offensive e l'abilità  nel passaggio di Kevin, senza contare poi l'inarrivabile produttività  e l'approccio vincente di rara intensità  che ha in campo. Mobilità  in difesa e sproporzionato rapporto tra centimetri (pochi) e chili (tanti) sono invece i maggiori punti interrogativi del ragazzone dall'Oregon, rognosi se catapultati su parquet NBA ma che trovano almeno una parziale risposta nella forza e nelle solide doti di intimidazione fisica.

Ha piazzato una prima – e pare ultima – portentosa stagione NCAA da 17 punti, quasi il 60% dal campo (anche con flash di gioco fronte a canestro ed esecuzioni oltre la linea dei tre punti), un ecumenico 75% ai liberi con almeno sette tentativi a sera, 11 rimbalzi visto che gli istinti e la tecnica sono sfavillanti anche per questo fondamentale; si è inoltre aggiudicato – tanto per gradire – il titolo di miglior giocatore della Pac-10, davanti a giocatori ben più sbandierati per il draft. Tutti aspetti che alimentano l'imbarazzo nel dover mettere insieme il suo presente dominante con il suo futuro incerto o per lo meno ridimensionato tra i pro; ma ad essere alimentato è anche l'amore nel vedere giocare Love, anni '60 o 2008 che sia.

4) Darrell Arthur

Kansas – Sophomore – 206 cm
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Il preoccupante innamoramento che aveva folgorato il sottoscritto per tutti i giocatori di Kansas della recente nidiata ha probabilmente in Darrell l'ultimo protagonista di questo incantesimo. Si tratta infatti di uno degli atleti più importanti dell'intera NCAA sia come corridore che come saltatore, benchè a livello tecnico e nella comprensione del gioco sia ancora un pò troppo piatto ed anonimo per permettere di pensarlo sicuro All Star nel giro di pochi anni.

Il vero segreto dei suoi successi risiede nella inarrivabile mobilità  laterale dei piedi che gli vale un elenco sterminato di prerogative sia in difesa che in attacco: eccelsa coordinazione nei piccoli spazi in area e formidabile capitalizzazione delle ricezioni dinamiche nei pressi del canestro con tempi infinitesimali per andare su; capacità  di difendere tutto campo aiutando dal lato debole o uscendo fuori anche sul perimetro per raddoppi di rara efficacia; corsa tutto campo sopra la media per un lungo con presenza assicurata in contropiede e nelle transizioni difensive; reiterati salti a rimbalzo, ad onor del vero fondamentale non catalogabile come specialità  della casa.

Ha un interessante turnaround jumper dai 5 metri e può anche fronteggiare canestro con un solido piazzato sempre dalla media distanza, ma la meccanica tende ad essere un pò troppo sporca ed in generale il suo potenziale è soffocato da una serie eccessiva di limiti sparsi, tra i quali ball-handling, mano sinistra, letture offensive, fondamentale di passaggio, consistenza fisica ed approccio alla gara tendenzialmente soft.

La stagione e le sorti di Kansas passano anche dal suo definitivo salto di qualità  al torneo NCAA, nel quale si gioca le carte per rendersi eleggibile fin dal draft 2008 ed iniziare quindi la caccia ad un posticino in lotteria, obiettivo tutt'altro che irraggiungibile per Darrell che dovrà  in ogni caso rendere conto a tanti minuti in panchina ed a numerose partite di apprendistato prima di trovare un senso tra i professionisti.

5) Blake Griffin

Oklahoma – Freshman – 208 cm
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Ero tentato fino all'ultimo di inserirlo addirittura nella sezione freshman per darle valore e prestigio e per non farla apparire un pò troppo sguarnita, ma nei siti USA è ormai facile trovarlo addirittura come prima scelta assoluta nelle previsioni per il draft del 2009, costringendomi ad una promozione sul campo per l'enfant du pais che ha vinto tutto quello che c'era da vincere a livello liceale in Oklahoma.

In effetti Blake merita la massima attenzione per il mix di forza, velocità , verticalità  e soprattutto coordinazione e fluidità  tutto campo, che sono la naturale premessa al suo gioco offensivo in area ed a tutto quello che combina negli ultimi quattro metri: attacca il canestro come pochi e sa concludere con un più che discreto tocco nei paraggi del ferro, ma è grazie all'aggressività  ai limiti della faccia tosta che riesce a raggiungere con regolarità  la doppia cifra di punti.

Gli scout USA non lo considerano un giocatore puramente tecnico, come emergerebbe secondo loro dalle difficoltà  quando esce dall'area e nell'ancora insufficiente crescita nel gioco fronte a canestro, nell'esecuzione al tiro piazzato ed ai liberi (solo 60%), nell'assenza di movimenti nitidi spalle a canestro e nel mediocre trattamento di palla; io sarei francamente più cauto nel considerare Blake sotto media per ball-handling e fondamentali palla in mano, perchè sa metterla a terra e passarla come un esterno e con naturalezza sorprendente.

In difesa ancora non ci siamo e l'intensità  che tanto mette in bella mostra in attacco tende a scomparire nella propria metà  campo, mentre si intravede enorme potenziale come rimbalzista grazie ad istinti e posizione che si aggiungono alla completezza fisica. Vederlo proiettato già  come prima scelta assoluta nel 2009 è forse un processo troppo avventuroso ed avventato, ma così tanto potenziale atletico e tecnico difficilmente uscirà  dalle primissime scelte del draft in cui si dichiarerà  eleggibile.

6) Ryan Anderson

California – Sophomore – 207 cm
Sembra tendenzialmente passata o per lo meno stabilizzata la moda delle ali perimetrali – filone partito con Stojakovic e Nowitzki a metà  anni '90 – che fino a poco tempo fa facevano il bello ed il cattivo tempo al draft, con carneadi più spesso dall'Est Europa che si vedevano attribuite scelte al primo giro totalmente fuori luogo dal punto di vista tecnico e per potenziale in prospettiva.

Ryan per la verità  è tutt'altro che giocatore monodimensionale con eccessiva prevalenza del gioco perimetrale grazie al suo monumentale jump shot (42% da tre con circa 150 tentativi, a cui si aggiunge un mostruoso 89% ai liberi!), ma anzi è sempre più frequente vederlo aggirarsi nei pressi del post basso con movimenti non sempre nitidi ma efficaci, specie grazie a piedi rapidissimi, mente svelta e conseguenti esecuzioni in netto anticipo rispetto al difensore; patisce tuttavia i contatti e fatica a concludere in avvicinamento, oltre a limiti abbastanza evidenti nel creare gioco per i compagni.

Ha mani al tempo stesso morbide nel tocco ma forti e resistenti nel contatto con la palla, compromesso che gli permette di andare in scioltezza in doppia cifra di media a rimbalzo nonostante una forza fisica non esorbitante ed un'esplosività  non certo detonante. Non ha invece risorse per sopperire ai suoi limiti atletici in difesa, fase del gioco in cui soffre sia contro avversari più rapidi – che lo fanno uscire dall'area e lo portano a spasso sul perimetro – che contro attaccanti più potenti – che non contiene in vernice, nonostante meritevoli voglia ed intensità .

Ci sono dei flash Nowitzkiani in alcuni estemporanei momenti in campo di Ryan, ma il tedesco non andrebbe nemmeno lontanamente avvicinato nella stessa frase ad Anderson; Austin Croshere e Troy Murphy sono due credibili ed efficaci termini di comparazione per il Golden Bears e californiano doc, il quale vede il suo nome anche aggirarsi in fondo al primo giro nelle previsioni per il prossimo draft; 21.5 punti e 10 rimbalzi a gara nella Pac-10 non possono d'altronde sfuggire così facilmente agli scout NBA.

7) Richard Hendrix

Alabama – Junior – 205 cm
Giunto nella NCAA piuttosto atteso dopo la sua esperienza liceale di primo piano, è stato a lungo dimenticato nei giudizi e nei pareri dagli osservatori oltreoceano che raramente lo inserivano nelle varie classifiche o al cospetto delle attenzioni generali, costringendo il sottoscritto ad una citazione controcorrente nel ranking dello scorso anno che tuttavia una volta tanto sembra oggi cominciare a pagare dividendi.

D'altro canto con Richard non si può certo parlare di un talento in grado di mettere tutti d'accordo, perchè la qualità  del suo gioco offensivo è piuttosto limitata e ci sono alcuni indizi statistici (52% ai liberi) e tecnici (panico in partenze frontali ed in palleggio nel traffico, quasi assente jumper da oltre i 5 metri) che rischiano di ridimensionarlo ulteriormente quando si avvicinerà  il momento del draft NBA, ma a livello di IQ cestistico siamo certamente ai vertici assoluti nel ruolo.

Ha una totale inclinazione per il lavoro sporco ed è onnipresente su palle vaganti, quando c'è da deviare un pallone in difesa ed a rimbalzo, specie in attacco sfoggiando astuzia e tempismo con pochi eguali. Grazie ad apertura alare notevole è anche stoppatore di valore specie dal lato debole, mentre nell'uscire sul perimetro o nell'uno contro uno sull'uomo siamo messi piuttosto male, perchè non ha la rapidità  di piedi e la concentrazione necessaria per evitare di farsi battere ingenuamente.

E' inoltre uno dei migliori giocatori di post basso del ruolo ed ha come specialità  un dolcissimo gancetto destro di rara efficacia, ma è anche abile ed intelligente a prendere posizione sotto muovendosi con insospettabile reattività  nei piccoli spazi. Non è però un atleta NBA al momento: i centimetri sono pochi e l'agilità  risente ancora del peso eccessivo nonostante un importante lavoro estivo sul suo corpo (dicesi dieta) che gli permette di correre meglio per il campo e di dare qualche segnale incoraggiante a livello di verticalità . Se Millsap è un enorme fattore anche tra i pro, non vedo i motivi per cui non possa esserlo anche Richard.

8) DJ White

Indiana – Senior – 205 cm
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DJ si è tolto la magliettina della salute che sfoggiava fino all'anno scorso, e guarda caso le sue prestazioni e le sue cifre sono decollate in questa particolare stagione degli Hoosiers. Non si può trascurare nella crescita di tre punti e di tre rimbalzi delle statistiche del ragazzo la presenza di Eric Gordon come esterno, ma se il prodotto dell'Alabama ostenta miglioramenti anche nella fase difensiva c'è evidentemente una nuova consapevolezza dei propri mezzi che va al di là  dei compagni più forti che si ritrova attorno.

White aveva infatti nella forza fisica, nella fluidità  e nello scolastico gioco spalle canestro i maggiori vuoti di sceneggiatura, raggiungendo tuttavia il massimo livello di anomalia estetica nella corsa tutto campo con gambe e braccia che sembravano scollegate dal corpo in un tragicomico mix tra Mr.Bean e Benny Hill all'inseguimento del vecchietto pelato.

Non era immune da tutto ciò il brutto infortunio al piede che gli aveva fatto saltare la stagione da sophomore, ma ora il lavoro in palestra è sotto gli occhi di tutti ed anche nel gioco dal post basso i progressi si fanno apprezzare avendo in parte superato la brutta tendenza a fermare il movimento o il palleggio dopo aver concluso il nulla e trovandosi quindi in piena emergenza. Ancora non è il massimo da vedere quando raddoppiato e nei piccoli spazi anche se è discretamente abile nel trovare gli scarichi per il tagliante o sul perimetro

E' certamente rimbalzista di prima fascia per tecnica e voglia, mentre ha ormai messo a puntino un solidissimo jumper dai 4-5 metri con spazio ad ulteriore conferma della qualità  delle sue mani; tuttavia il range della sua esecuzione resta limitato così come il ball-handling ampiamente sotto media, ma fosse solo per la maturità  e l'attitudine encomiabile il ragazzo merita più di un'attenzione anche nei pressi del primo giro del prossimo draft.

9) Joey Dorsey

Memphis – Senior – 207 cm
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Generosissima posizione per questo muscolare dal Maryland, ma è giusto anticipare i tempi perchè – solo per il fatto di essere un Tiger – col credito di cui gode Memphis in vista del prossimo torneo NCAA è facile che possa esplodere anche nelle considerazioni generali, specie per il ruolo fondamentale di chimica difensiva che avrà  vicino ai suoi quattro compagni più talentuosi.

E' una bestia, in tutti i sensi, sia sul piano fisico per l'approccio belluino alla gara, che sul piano tecnico per i limiti sconfortanti che si porterà  sempre dietro qualunque carriera dovesse capitargli. Nel particolare sistema offensivo di coach Calipari (un penetra e scarica riveduto e corretto) è largamente il giocatore meno coinvolto e quasi sempre ai margini dello svolgimento dell'azione, entrando in gioco solamente quando c'è da farsi trovare pronto per lo scarico da sotto o per raccogliere qualche palla sporca vagante o ancora capitalizzando a canestro rimbalzi offensivi.

Il resto del repertorio offensivo latita in maniera drammatica, dal tocco al tiro (nettamente sotto il 50% ai liberi) alla comprensione del gioco, benchè nel corso degli ultimi anni qualche progresso sia fuori discussione e gli apra così l'opportunità  di tenere il campo anche tra i professionisti ed evitare di essere identificato dai cinici staff tecnici NBA come il buco nero del team avversario.

L'elemento certamente più portante del suo gioco è la presenza difensiva che gli permette di guadagnare attenzioni per il secondo giro: per prima cosa rimbalzista e stoppatore cardinalizio, nonostante qualche eccessivo problema di falli è granitico specialista del post basso grazie ad un corpo già  fatto e finito per i professionisti, magari sulla falsariga di soggetti come Kurt Thomas rispetto al quale ha anche maggiore atletismo. Se poi Memphis dovesse anche rispettare le attese e Joey dovesse ergersi a protagonista tattico alle Final Four…

10) Jordan Hill

Arizona – Sophomore – 204 cm
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Rappresenta purtroppo l'ABC dei prodotti statunitensi degli ultimi anni, sempre meno attenti al capitolo fondamentali ma clamorosamente preparati quando si tratta di correre o saltare; Hill può infatti contendere a Beasley ed Arthur il primato come miglior atleta disponibile del ruolo, ma al tempo stesso e diversamente dai due citati è difficile che qualcuno lo insidi per il burbero e scorbutico livello tecnico del suo repertorio.

Figura ancora esile con braccia lunghissime ma poca forza fisica specie nella parte alta del corpo, attira le attenzioni generali degli osservatori USA per gli oggettivi miglioramenti che ha messo in mostra in questa sua seconda stagione NCAA a Tucson, oltre ad essere ormai diventato un autentico pallino del suo mecenate Lute Olson (anno sabbatico per il coach dopo il sofferto divorzio dalla moglie), entusiasta dei suoi costanti progressi anche in virtù della tardiva decisione di praticare questo sport e della conseguente scarsa esperienza alle spalle.

Non si può al momento apprezzare un solo movimento di tecnica nel suo bagaglio offensivo: quando riceve spalle a canestro è facile vedergli fare un insulso palleggio sul posto e poi bloccarsi dopo il primo tentativo di rotazione sul perno, affidandosi ad avventurosi scarichi sul perimetro. Con l'attività  e la vistosa superiorità  atletica riesce tuttavia a raggiungere comodamente la doppia cifra in punti, spesso raccattando palloni da sotto ma mettendo in mostra anche un interessante piazzato dai 4 metri uscendo dall'area.

Tutto da costruire anche nella proprià  meta campo, fase del gioco in cui appare troppo spesso spaesato non riuscendo inoltre a gestire il proprio corpo in aiuto ed incorrendo in non sporadici problemi di falli, è tuttavia un rimbalzista ed uno stoppatore oggettivamente sopra la media. Per quanto selvatico in ogni aspetto del suo gioco, fa già  capolino nel primo giro dei mock draft 2009 grazie al potenziale atletico indubbio, costringendomi controvoglia a preferirlo a prospetti certamente più stimolanti per i puristi del gioco, dirottati a seguire in seconda fascia.

Seconda fascia

Jeff Adrien

Connecticut – Junior – 199 cm
Giocatore di basket in un corpo da tight end di football, ha una sconosciuta ed ancora non perlustrata capacità  di tirare giù il pallone ed è di gran lunga il miglior rimbalzista della NCAA centimetro per centimetro, grazie a presenza, paurosa verticalità , braccia eterne, voglia, intuito e forza fisica. In crescita anche in attacco con sempre più insospettabile coordinazione ed un tocco non certo raffinato ma nemmeno così terribile, paga a carissimo prezzo in termini di credibilità  quel numeretto che compare nella riga sotto il suo nome e che non è un refuso di stampa: con 199 centimetri da offrire alla causa i front office NBA saranno più propensi a voltare pagina.

Jon Brockman

Washington – Junior – 202 cm
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In estrema sintesi, il giocatore dal cuore più grande dell'intera NCAA. Tuffi, spirito di sacrificio per i compagni, altruismo, lavoro sporco, corpo sempre buttato nella mischia, intangibles, blocchi, rimbalzi, palle vaganti, aiuti difensivi, intensità , carattere vincente: è l'idolo dei tifosi Huskies, addirittura più affezionati a lui che ad un talento superiore come Brandon Roy. Poche prospettive NBA per i limiti atletici e fisici oltre al talento sotto standard, ma quasi 18 punti e 12 rimbalzi con quel suo gioco inimitabile sono statistiche che meritano almeno la citazione.

Derrick Caracter

Louisville – Sophomore – 203 cm
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Dimmi come ti chiami e ti dirò chi sei. Clamoroso caso di trasposizione semantica del nome, ha proprio nel “carattere” e nell'approccio alla gara il suo maggior limite in prospettiva professionista. Avrebbe tutto quello che occorre (forza, atletismo, tocco, gioco in post e movimenti offensivi) per finire dritto dritto in lotteria e tra i migliori 20 prospetti assoluti NCAA, ma disciplina e linguaggio del corpo sono due enigmi ancora non risolti da coach Pitino, oltre ai pochi centimetri per i quali almeno può farci poco. Il bel giorno in cui si dovesse accorgere di quanto è forte…

Brandon Costner

North Carolina State – Sophomore – 203 cm
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Un ruolo sempre più di moda nel panorama USA è quello di “combo forward”, brutalmente rivisitato in “undersized power forward” quando si vuole evidenziare il lato negativo della vicenda. Ryan Gomes, Jared Dudley, Craig Smith, Paul Millsap rappresentano solo gli ultimi esempi del filone di ragazzi con netta prevalenza di gioco interno su quello perimetrale a livello collegiale ma centimetri apparentemente sotto il par per bazzicare nelle aree NBA. Ora è il turno di Brandon, sottovalutato trattatore di palla ma sicuramente con un profilo al momento più basso rispetto ai professionisti sopra citati.

Taj Gibson

USC – Sophomore – 204 cm
Pochi centimetri ma soprattutto pochi chili per questo Newyorkese di Brooklyn che ha subìto come i suoi compagni l'effetto OJ Mayo e deve infatti rendere conto ad un passo indietro sul piano statistico rispetto alle cifre del suo primo anno. Ha braccia lunghissime, è mobile in difesa ma non sposta e non occupa spazio in area, pur essendo episcopale stoppatore specie venendo in aiuto dal lato debole. Tecnica rivedibile in attacco, ha qualche decente movimento di agilità  spalle a canestro ma anche scarsa forza e fisicità  per concludere. C'è comunque potenziale da seguire.

James Gist

Maryland – Senior – 204 cm
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Movimenti dorsali e ventrali per gioco in post basso e buone rotazioni sul perno; naturalezza e grande senso della posizione a rimbalzo con salti intelligenti più che esplosivi; applicazione ed intelligenza difensiva extra lusso grazie soprattutto a splendido posizionamento lungo le linee di penetrazione, propensione agli sfondamenti subiti ed ai recuperi; atleta NBA con bella e fluida corsa tutto campo oltre alle braccia lunghe. Gli mancano un'affidabile esecuzione al tiro dalla distanza, un miglioramento nel trattamento di palla e qualche chilo di muscoli nella parte alta del corpo per essere una certezza anche tra i pro.

Luke Harangody

Notre Dame – Sophomore – 204 cm
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Icona assoluta ed incontrastata di quel piccolo mondo a parte della NCAA rappresentato dai Fighting Irish di Notre Dame, pur non essendo irlandese (viene dall'Indiana) subisce la classica sottovalutazione tipica di questi prodotti bianchi affossati nelle loro velleità  NBA dalla combinazione di centimetri, forza fisica e verticalità  al minimo sindacale. Le statistiche tuttavia recitano al momento 21 punti e 10 rimbalzi a partita e per intensità , coordinazione offensiva e tecnica a rimbalzo non credo sia tanto facile trovare prospetti migliori anche tra i primi 10.

Josh Heytvelt

Gonzaga – Junior – 210 cm
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Testa ingestibile se ce n'è una, ha perso moltissimo credito tra gli osservatori dopo l'arresto per possesso di “funghetti allucinogeni” dello scorso Febbraio, a cui ha fatto seguito la scontata sospensione da parte dell'ateneo. Giocatore dall'ingannevole copertina, è molto più atletico di quanto possa sembrare ad una prima superficiale visione ed esegue sì lentamente ma anche con insospettabile controllo. Presenza costante in area sia in attacco che in difesa, può ripercorrere le orme tracciate l'anno scorso da Sean Williams, a sua volta sospeso per droga da BC ed a lungo scartato nelle opinioni generali, ma poi ripescato al primo giro dai Nets.

Joseph Jones

Texas A&M – Senior – 205 cm
Pesante passo indietro nei numeri per questo texano doc orfano di quell'Acie Law che tanto bene faceva allo spartito degli Aggies con le sue improvvisazioni dal palleggio. E' un fisico ben costruito e possibile giocatore di ruolo alla Brandon Bass in grado di sacrificare il proprio corpo in difesa o per qualche blocco, ma è proprio ai minimi termini come talento complessivo ed anche sul piano atletico manca in realtà  di esplosività  e verticalità . Flash offensivi sporadici ma interessanti gli consentiranno almeno di ricevere l'attenta osservazione degli scout nei provini pre-draft.

Sam Young

Pittsburgh – Junior – 200 cm
Segnalazioni anche in zona primo giro per questo ragazzone del South-East che sta portando avanti ed ultimando un'interessantissima conversione da power a small forward. E' difficile trovare un fondamentale che esegue bene più di altri, ma ha preso in mano il destino delle pantere nel dopo Aaron Gray con evidente crescita del suo gioco perimetrale, a dispetto della struttura da giocatore di football e della storica presenza a rimbalzo e nel gioco interno.

Altri freshmen

DeJuan Blair

Pittsburgh – 201 cm
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Clamoroso rimbalzista ed operaio d'area specializzato, dal basso dei suoi centimetri tira giù tutto quello che vola e raccoglie tutto quello che vaga per il campo: quasi dieci rimbalzi a partita per un freshman che raggiunge a mala pena i due metri è una cifra eclatante. In attacco riceve in post basso, si avvicina grezzo a canestro di sola potenza e quando poi arriva sotto va su per segnare: fine del repertorio tecnico ed offensivo del ragazzo, comunque in vertiginosa crescita nelle soluzioni negli ultimi 4 metri. Da seguire con enorme attenzione.

Craig Brackins

Iowa State – 208 cm
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Diversamente da molte creature rustiche presenti qui intorno, Craig ha sicuramente più talento e più tecnica per questo gioco potendo vantare quella dimensione perimetrale (8/10 da tre contro Baylor, per la verità  prestazione balistica rimasta piuttosto isolata) che fa difetto a molti suoi colleghi del ruolo. Fanno tuttavia capolino anche molti dubbi su consistenza ed approccio e lo spettro dell'altro ex Cyclones Marcus Fizer aleggia inquieto sulla sua testa.

Justin Burrell

St John's – 203 cm
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Dal Bronx e da Long Island è spesso più facile aspettarsi prospetti funambolici sotto il metro e novanta che fanno tutto quello che vogliono – in tutti i sensi – palla in mano e già  che ci sono fuori dal campo. Justin è invece un atletone ancora piuttosto spaesato tecnicamente e soprattutto dal post basso, ma è già  importante protagonista sul piano statistico nella per la verità  non molto competitiva “tempesta rossa” di St.John's.

JJ Hickson

North Carolina State – 206 cm
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Senza dubbi tra i migliori talenti di questa sezione, è uno di quei corpi di rara forza e completezza da costringere a dubitare dei 19 anni riportati sulla sua carta d'identità . Ha tirato giù 23 carambole nella sfida contro Clemson – tanto per rendere l'idea sul potenziale come rimbalzista – e la potenza prevale sulla tecnica in ogni fase delle sue evoluzioni, ma attenzione all'insospettabile combinazione di agilità , esplosività  e gioco fronte a canestro che lo rende qualcosa in più di un fisico belluino da buttare nella mischia.

Gary Johnson

Texas – 199 cm
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Potrebbe essere utilizzato come caso di scuola ed esempio principe per definire la fattispecie di “undersized power forward”, ovvero giocatore interno d'area con pochi centimetri che dovrà  necessariamente lavorare e crescere nel gioco perimetrale e palla in mano per avere una chance NBA. Va a rimbalzo che è un piacere e sa segnare in molti modi negli ultimi 3 metri, ma oltre all'altezza da guardia la tecnica complessiva è ancora sotto standard.

Gani Lawal

Georgia Tech – 205 cm
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Inferiori alle attese le prestazioni in campo di questo bravo ragazzo della Georgia di evidenti origini africane, che almeno non ha deluso le aspettative sui banchi di scuola dopo essere stato presentato come un ottimo studente liceale. Giocatore senza tregua, sempre attivo ed in movimento grazie a dinamismo, atletismo, centimetri e lunghezza di braccia, deve in buona sostanza imparare a giocare a questo sport pur non partendo proprio da zero nei fondamentali.

Patrick Patterson

Kentucky – 203 cm
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Clamoroso rimbalzista di forza, tecnica, voglia, istinti, braccia lunghissime e mani forti, è il migliore e più pronto undersized d'area non verticale tra le matricole. Persino troppo irruento in fase difensiva, paga grossolane ingenuità  con falli evitabili, ma ha voglia e muove i piedi. Formidabile nel prendere posizione profondo ed andare su nonostante tempi non certo deflagranti specie se in traffico, ha anche un più che interessante giro e tiro dai tre metri e gioca sempre sotto controllo in attacco. Eh sì, pallino del sottoscritto.

Herb Pope

New Mexico State – 204 cm
Soggetto di cui si potrebbe parlare all'infinito, ha avuto un pesce d'Aprile piuttosto singolare nel 2007 quando ad una festa organizzata a casa sua è stato colpito da quattro proiettili, due nelle parte inferiore dell'addome, uno alla coscia ed un altro al braccio destro. Dopo un paio di operazioni chirurgiche ed abbandonato nel frattempo da coach Theus che l'aveva reclutato, ha debuttato a metà  Gennaio facendo già  intuire di poter presto tornare quello che era, ovvero uno dei dieci migliori giocatori della classe 2007.

Larry Sanders

VCU – 205 cm
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Costanti progressi liceali per questo curioso soggetto dalla Florida e dai mille look. Ha da poco intrapreso l'attività  in questo sport e siamo infatti ancora lontanissimi dal poter essere presi in considerazione per un carriera NBA, ma ha una verticalità  di inevitabile potenziale che gli permette di entrare in extremis tra i 10 freshmen. Un numero più basso di punti (4.9) rispetto ai rimbalzi (5.2) già  dice molto sui suoi limiti tecnici, ma sono nulla se messi in relazione all'impressionante dato delle stoppate (3.1) che lo rende un intimidatore come se ne vedono pochi.

Damian Saunders

Duquesne – 201 cm
Da una testa disabitata all'altra, mentre Pope ha rischiato di pagare a caro prezzo amicizie ed ambienti sbagliati, Saunders si è cacciato nei guai con le sue stessi mani, con le quali aveva provato vanamente a nascondere nella sua stanza narcotici e le tanto apprezzate piantine di canapa che gli sono valsi l'inevitabile arresto per possesso di droga. Scaricato da Marquette che l'aveva originariamente reclutato, ora fatica ad incidere anche ai Dukes, ma la base tecnico-atletica sarebbe interessante.

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