Derrick Rose, una freccia sul parquet…
1) Derrick Rose
Memphis – Freshman – 193 cm
Video
Quasi tutti alla lettura conosceranno il perfido Beep-beep (Road Runner), irraggiungibile rivale storico di Wile E.Coyote. Ecco, Derrick Rose in campo aperto viaggia alla stessa abbacinante velocità ed esegue le stesse conturbanti evoluzioni, lasciando di fatto la scia dietro di lui e costringendo l'osservatore ad un pizzico di compassione nei confronti del difensore che di volta in volta deve gestire un simile scherzo della natura.
Le sue accelerazioni tutto campo sono micidiali, ma anche nell'uno contro uno è difficile da contenere a questi livelli perchè il mix di potenza, centimetri, chili, velocità e verticalità fa realmente impressione. Il particolare sistema offensivo di coach Calipari con disposizione perimetrale, spaziature rigorose ed area libera gli permette in qualsiasi momento la penetrazione con scarico, situazione tecnica che sfrutta alla grande grazie a primo passo fulminante e forza nella parte alta del corpo.
La padronanza nella schiacciata è ipnotica e sfavillante al tempo stesso, ma Rose abbina efficacia ed eleganza nella conclusione alla caccia del pertugio nel traffico e dal palleggio, spesso sfruttando il suo assassino crossover o cambiando assetto in volo. Il feeling naturale per il gioco e la destrezza nell'effettuare salti ravvicinati da fermo lo portano a cifre importanti anche a rimbalzo ed alla vocazione per recuperi e stoppate, mentre per essere anche un convincente difensore sulla palla deve solo aggiungere voglia e concentrazione.
Sul discorso “play puro” mi scontro parzialmente con l'eccessivo entusiasmo che oltreoceano si ripone in lui, pur dovendo constatare un'inclinazione naturale per il coinvolgimento ed il miglioramento dei compagni, visioni creative dal palleggio, un controllo del ritmo ormai raro in questi giovinastri, un fondamentale di passaggio extra lusso specie verso il perimetro ed un altruismo sopra la media che lo rende venerato e stimatissimo nello spogliatoio.
Se in contropiede e ad alti ritmi i suoi istinti e le sue caratteristiche fisiche gli permettono di stazionare nelle più strette vicinanze dell'immarcabilità con la celebrata irreale maestria nello spingere palla, i pignoli possono trovare senza eccessivi sforzi qualche punto debole nell'attacco a difesa schierata: letture non sempre nitidissime; affanni nelle selezioni di tiro dalla distanza, discreto ma non fluido e certamente non ancora specialità della casa; palle perse banali e penetrazioni forzate ed illogiche.
I suoi Tigers sono un gruppo di valore che al momento non gli chiede cifre strabilianti, ma Rose è atteso ad un ulteriore salto di qualità nel torneo NCAA di Marzo quando si giocherà l'opportunità di rimanere nelle prime tre scelte del prossimo draft. Essere point guard negli Stati Uniti oggi non è un mestiere facile ed i leader attuali della confraternita (Deron Williams e Chris Paul) sono troppo lontani nel breve periodo per Derrick, ma caratteristiche come le sue passano sempre più raramente nel college basket.
2) Jerryd Bayless
Arizona – Freshman – 191 cm
Video
Non è un play, non controlla il tempo, non ha pazienza, non sa costruire il gioco; non ha grande ball-handling, ha poca mano sinistra, va quasi sempre a destra, palleggia molto alto o senza senso sul posto; non ha una meccanica enciclopedica al tiro; non è un passatore. Eppure è un attaccante ed un giocatore misteriosamente impressionante.
Per sgombrare il campo subito dal problema, se non fosse ancora sufficientemente chiaro, Jerryd in buona sostanza è una guardia realizzatrice e non a caso divide la faccenda play in subordine con il tascabile compagno Nic Wise. Percorre così il filone di piccoli realizzatori esplosivi faticosamente riadattabili (e con successo alterno) in point guard come Monta Ellis, Aaron Brooks, Daniel Gibson, Rodney Stuckey e – facendo decollare il profilo – Ben Gordon e Dwyane Wade.
Si muove con fluidità , sotto controllo e senza apparente sforzo fisico nel battere il difensore ed arrivare al ferro, con accelerazioni, finte, crossover, esitazioni, ripartenze e grande gioco di piedi, ma sempre con netta prevalenza degli istinti e dell'atletismo sulla tecnica. Attacca inoltre il ferro con aggressività , fiducia ed anche un pizzico di faccia tosta che non fa mai male quando vai così spesso dentro l'area.
Piace oltreoceano per la capacità di crearsi un tiro da solo e convince nel piazzato dagli scarichi ed oltre il perimetro, deve solamente registrare le letture per essere considerato un attaccante pronto per i piani superiori. La meccanica al tiro libero è difettosa, con la mano sinistra che ha un'angolazione sulla palla decisamente scorretta ed esteticamente discutibile. Risultato? Emblematico 87%, alla faccia dei manuali di tecnica e di galateo cestistico. Per altro la capacità di procurarsi falli grazie alle sue penetrazioni è sontuosa, con resistenza nei contatti e forza nella parte alta del corpo, oltre ai centimetri.
I Wildcats senza di lui fanno enorme fatica (tre sconfitte su quattro partite con Jerryd assente) e questo tipo di riscontri statistici entusiasma gli osservatori a stelle e strisce che non a caso hanno proiettato il virgulto addirittura nella top 10 dei mock draft 2008. Al cospetto di simili prospettive, sarà difficile trattenere Bayless un altro anno in Arizona per la necessaria crescita negli ancora troppo numerosi missing links.
3) Tywon Lawson
North Carolina – Sophomore – 181 cm
Video
Quella di Tywon è una vicenda tecnica piuttosto delicata. Nasce chiaramente play con propensione a spingere palla e giocare ad alti ritmi, ma inevitabilmente coach Roy Williams ed il basket NCAA l'hanno costretto fin dall'approdo da Oak Hill Academy a lavorare sull'attacco a difesa schierata, con risultati inizialmente alterni. Quando è chiamato a giocare sotto controllo riducendosi al compitino ed aspettando umilmente l'uscita dai blocchi dei compagni, il linguaggio del corpo diventa così una versione riadattata di Casa Vianello: “Che noia che barba, che barba che noia!”.
Fatica a riciclarsi per i bassi ritmi, non legge forbitamente le situazioni offensive a difesa schierata e non può nemmeno affidarsi alla dimensione perimetrale perchè il suo tiro in situazioni dinamiche dall'arresto continua ad essere chiaramente inaffidabile (mentre è in crescita dagli scarichi e soprattutto ai liberi). La disponibilità costante nel tentativo di snaturarsi per venire incontro alle esigenze dello staff tecnico merita un enorme plauso ed è sintomo di grande intelligenza, qualche progresso rispetto alla prima fisionomia in uscita dal liceo è per soprammercato evidente.
La rapidità nel breve resta persino eccessiva, perchè eseguendo con troppa accelerazione dribbling e crossover allarmanti tende a deragliare ed a trovarsi suo malgrado in situazioni scabrose, con gente di 30 chili più pesante e di 20 centimetri più alta che gli spalanca le braccia o gli oppone il corpo. Il metro e ottantacinque è d'altronde un miraggio per Ty che per concludere in penetrazione deve così rivolgersi a tutto il suo talento, scegliendo di volta in volta la soluzione più fantasiosa in palleggio e nel layup da sotto, scorrendo il ricco e variegato listino.
In difesa sull'uomo fa veramente poco per ricordare i migliori interpreti nella propria metà campo, anzi porta all'irritazione lo staff tecnico che non lesina sostituzioni punitive ai suoi danni, contando anche sulla rotazione ampia di cui può storicamente fregiarsi North Carolina. Può mettere pressione in missioni speciali o giocare sulle linee di passaggio, ma rischia di diventare un buco nero difensivo tra i pro, attaccabile comodamente dai vari Parker e Paul.
La sua UNC perde davvero poco, le sue cifre individuali sono in crescita ed è probabile che a Marzo salga alla ribalta nel torneo NCAA e conseguentemente nell'immaginario collettivo dei front office NBA, guadagnandosi quella scelta al primo giro che può certamente meritare. Ma i difficili debutti dei vari Conley, Crittenton e Law inducono ad avere pazienza anche con Ty, talento puro ma ancora troppo acerbo per incidere subito tra i pro.
4) Darren Collison
UCLA – Junior – 183 cm
Video
Se Derrick Rose ricorda Road Runner, Darren Collison fa tornare alla mente alcune traiettorie stravaganti del cartone animato Holly e Benji, tipo il poderoso “tiro della tigre” di Mark Lenders che perforava la rete e sconfiggeva l'urto delle onde increspate per la potenza e la velocità di crociera del pallone.
Nella NCAA ci sono molti giocatori veloci ma fine a se stessi, che fanno cattivo uso della loro rapidità di piedi sui 28 metri deragliando senza controllo del corpo alla prima variabile da affrontare; Darren invece non solo corre velocissimo, ma corre bene e con costrutto, sempre in piena padronanza dei suoi mezzi ed in grado di tramutare il movimento orizzontale in verticale arrestandosi anche in poco spazio, magari dopo i suoi caratteristici crossover e cambi di direzione.
Fisicamente è molto sottovalutato. Certo i centimetri sono pochi e la forza fisica non è il pezzo forte della casa, ma è dotato di braccia lunghissime in relazione all'altezza, prerogativa somatica che gli permette di essere un autentico piranha in difesa, in grado sia di aggredire uno contro uno l'attaccante che giocare sulle linee di passaggio ed in aiuto. Contro guardie NBA, tuttavia, è destinato lo stesso a soffrire offrendosi a ghiotti mismatch, nonostante l'elevato IQ cestistico e l'intelligenza che anche fuori dal campo gli valgono una laurea in anticipo di un anno sulla tabella di marcia dei comuni mortali.
Mentre normalmente siamo abituati ad avere a che fare con point guard che pensano prima alla propria soluzione personale e solo in extremis a coinvolgere i compagni, qui il problema è in parte addirittura opposto. Darren ha sempre dato la sensazione di essere troppo altruista e poco attratto dalla conclusione individuale come priorità , mettendo in luce buone scelte ed apprezzabile facilitazione del gioco anche con passaggi facili ma non scontati al giocatore in uscita dai blocchi o al lungo dentro.
I 33 punti realizzati nella recente cavalcata di UCLA contro Oregon State suonano tuttavia come una sinistra (per gli avversari) inversione di tendenza, dalla quale potrebbe non essere estraneo il minutaggio in crescita del compagno Westbrook che ne alleggerisce gli oneri da point guard. Attenzione infine ai suoi clamorosi progressi al tiro: ha ancora bisogno di spazio per effettuare il caricamento che ha una dinamica sospetta ed un filo laboriosa, ma l'efficacia del rilascio è fuori discussione e le percentuali sono un'ulteriore sentenza a suo favore. Se UCLA torna ancora alle final four, Collison può finire dritto dritto in lotteria.
5) Russell Westbrook
UCLA – Sophomore – 190 cm
Video
Quasi tutte le università USA di medio-basso profilo, quando dal reclutamento si ritrovano tra le mani un ottimo giocatore, hanno una sola grande esigenza prioritaria: farlo giocare subito ed il più possibile, per visibilità sua, dell'ateneo e soprattutto per ottenere risultati.
C'è poi un gruppo di college d'elite nel basket NCAA (solo alcuni esempi: North Carolina, Duke, Georgetown, Kansas) che sono sotto certi aspetti gestiti come una franchigia NBA: panchina lunga sulla quale si siedono ragazzi che sarebbero leader incontrastati altrove, rotazioni spietate, matricole che devono imparare dai “veterani” e che hanno poche occasioni (magari infortunio del titolare) per mettersi in mostra e raccattare minuti di qualità .
UCLA è certamente uno di quei college d'elite e Russell Westbrook rappresenta in pieno la categoria di quei giocatori emersi un pò a sorpresa e tenuti a lungo nascosti. Lo sventurato titolare infortunato di turno è quel Collison presente qui sopra, e proprio l'esplosione di Russell e la presenza di Darren (oltre a candidare i Bruins per la vittoria finale) aprono la strada alla possibilità di vederli giocare insieme, riciclando il secondo nel ruolo di guardia per la sua maggiore affidabilità nel tiro perimetrale.
Westbrook non è infatti un giocatore puramente tecnico, ma è prima di ogni altra cosa uno splendido ed esplosivo atleta (il video non ammette obiezioni) sia in verticale che in orizzontale, come al solito in grado di esaltarsi nel sistema difensivo di coach Howland che potrebbe far venire voglia di difendere anche ai più grandi assenteisti della materia: mostruoso ed insuperabile sull'uomo, ha anche notevole apertura di braccia che gli permette recuperi e tanto fastidio arrecato anche in aiuto agli attaccanti.
E' ancora un pò selvaggio sul piano della comprensione del gioco e non si può considerare ancora un giocatore squisitamente raffinato per tecnica offensiva. Generosità ed altruismo in via di formazione, ha propensione all'assist ed è in crescita nel controllo del corpo e delle conseguenti palle perse. Approfittando del probabile addio di Collison in estate prenderà in mano la vicenda al Pauley Pavilion di Los Angeles ed avrà quella visibilità necessaria per scalare il draft 2009, ma se continua di questo passo può fare la voce grossa in lotteria già da quest'anno.
6) DJ Augustin
Texas – Sophomore – 179 cm
Video
L'azione offensiva dei Texas Longhorns – passati dalla versione LongDurant alla versione LongAugustin – spesso si svolge nel seguente modo: DJ palleggia in punta per 25 secondi, poi fa un cenno con la mano ai quattro compagni che nel frattempo vagano senza palla per il campo, chiede loro di allargarsi, punta l'avversario, lo batte con micidiali crossover e cambi di direzioni andando preferibilmente a destra, si insinua attorno al corpo del lungo in aiuto e segna arrotolandosi e passando non si sa bene dove, sfruttando spesso l'amico tabellone.
In questo è la cosa più vicina a Tony Parker dell'intera NCAA. Clamoroso penetratore, i suoi pochissimi centimetri ed il suo baricentro non distante da terra gli permettono scorribande assolutamente ingestibili a questi livelli, anche perchè abbina un misterioso ed ipnotico ball-handling alla sorprendente abilità nel concludere in acrobazia, che anzi ama e ricerca anche quando potrebbe andare di comodo layup.
La gamma di soluzioni per concludere negli ultimi 2 metri è infinita: floater, sottomano, reverse, estensione, giocate di astuzia sfruttando i contatti, tanti falli procurati. Ma non solo, perchè alle doti nell'attaccare canestro e nello spingere palla in contropiede ad alti ritmi (suo basket preferito) aggiunge un solidissimo arresto e tiro anche da distanze notevoli che fa di lui uno degli attaccanti più completi tra i presenti.
Troppe volte viene da chiedersi in che diamine di guaio si stia per cacciare, ma il secondo dopo balzi dalla sedia per il modo in cui ha risolto l'emergenza. Naturalmente un soggetto del genere è portato magneticamente a forzare qualcosa di troppo ed a fidarsi dei suoi istinti più che del suo cervello, limite che aggiunto ai centimetri davvero al minimo sindacale ne mette in dubbio le aspirazioni per i massimi traguardi professionistici. Ma se si farà trovare pronto in primavera, il primo giro e persino la lotteria saranno comodamente affari suoi.
7) Drew Neitzel
Michigan State – Senior – 183 cm
Video
Madre Natura dispettosa ha spesso il brutto vizio di donare mezzi fisico-atletici sopra la media a bighelloni e scapestrati assortiti, e di relegare piccoli geni ed autentici fuoriclasse potenziali di questo gioco in corpicini inadeguati per i livelli superiori.
Icona assoluta ed incontrastata dello stato di Michigan, ad una prima frettolosa visione di Drew gli amanti del vecchio concetto di play puro sono costretti ad asciugarsi le lacrime per la felicità : bianco, smilzo, ambidestro e tremendamente geometrico, giubilo per gli over 25! Ad onor del vero dopo qualche azione in cui non è lui a portare palla nell'altra metà campo ed anzi si muove lungo la linea di fondo senza palla uscendo dai blocchi alla Reggie Miller per la sua sporca ma mortifera esecuzione mancina, il fazzoletto va ben presto riposto nel taschino poichè di fatto non serve più.
Resta sicuramente il più dotato tra i presenti di playmaking, con sicurezza e leadership dal palleggio ma soprattutto visione completa del campo con angoli di passaggio al tempo stesso mai banali e mai spettacolari, ma vanta anche questa curiosa abilità al tiro dallo scarico e nel gioco senza palla che coach Izzo sfrutta e cavalca senza mezze misure e che ne snatura in parte le credenziali da point guard NBA, rendendo persino lui un ibrido sospetto.
Facilita la circolazione, mette in ritmo i suoi tiratori e sa servire i lunghi dentro, sempre con esecuzione e tecnica del passaggio che in pochi anche nelle posizioni precedenti possono vantare, ma per eccessiva fiducia ed a causa dell'enorme rapidità mentale ha il brutto vizio di eccedere pensando ed eseguendo troppo in anticipo rispetto ai tempi dei compagni. Ha solidissimo arresto e tiro anche perimetrale, sia pur con meccanica esteticamente brutta e schiacciata anche a causa della scarsa potenza nella parte alta del corpo.
Il vero guaio è infatti rappresentato da forza fisica ed atletismo in breve sintesi assenti. Fatica a battere il proprio uomo e deve spesso pompare parecchi palleggi per spostarsi orizzontalmente per il campo, senza concludere moltissimo; è rarissimo infatti vederlo arrivare in fondo dopo penetrazione. Purtroppo per lui chi ha inventato questo sport ha pensato anche al concetto di fase difensiva, e qui per Drew sono semplicemente dolori.
Se i Pistons dovessero trovarsi con una seconda scelta bassa in mano senza avere un'idea precisa su chi scegliere, potrebbero puntare sull'idolo locale e concedergli sporadici minuti di garbage time. Ma ad oggi la sua settima posizione nel ranking suona più come un sentito omaggio dell'autore ad un ruolo in via d'estinzione e le sue prospettive NBA restano quantomeno incerte.
8) Sean Singletary
Virginia – Senior – 182 cm
Video
E' sempre più raro vedere giocatori così intensi ed attaccati alla maglia come Sean, autentico eroe a Virginia non solo in campo per le lacrime che ha avuto il coraggio di mostrare dopo le sconfitte più amare e per i 4 anni di conduzione della squadra, ma anche fuori per generosità e costante impegno nel sociale. Mentre è purtroppo sempre più frequente vedere giocatori di assoluto interesse con futuro professionistico tarpato da altezza e forza fisica inadeguate per i sempre più elevati standard NBA.
Uno dei migliori esecutori di arresto e tiro sia dal perimetro che dalla media distanza, la nobiltà della sua meccanica di tiro trova laute conferme nella percentuale ai liberi, circa 85%. Non facile contenerlo in penetrazione, ha la singolare predisposizione al passaggio dal palleggio ma è ancora più a suo agio quando si tratta di perdere palla o fare scelte forzate.
Si butta dentro quando l'area è occupata, scarica fuori quando il compagno ha già iniziato il movimento di taglio, non rispetta le spaziature, viaggia a circa uno sfondamento a partita, tira quando ha l'uomo addosso. Eppure ha feeling ed istinti per il gioco oltre ad un fondamentale di passaggio di primo livello: in maniera confusionaria o quelle (poche) volte che si disciplina e sta alla larga dai guai, è un notevole costruttore di gioco e riesce quantomeno a fare succedere le cose nell'attacco dei suoi Cavaliers, ad onor del vero non troppo vincenti nella feroce ACC.
In difesa sulla palla ha momenti di grande voglia con scivolamenti efficaci sfruttando la rapidità di piedi; il guaio è che talvolta quei momenti durano non più di tre secondi, dopo i quali la sua scarsa opposizione fisica tende a ridimensionare l'apprezzabile contributo nella propria metà campo sul piano del cuore e della solita tenacia.
Il secondo giro al prossimo draft è il massimo a cui può aspirare in questo momento, ma lo spettro dell'undrafted è ugualmente presente nei suoi incubi qualora non dovesse azzeccare il finale di stagione ed i provini con le franchigie NBA. Per le squadre europee ambiziose che vogliono trovare punti e leadership nello spot di point guard – oltre ad un possibile ed affidabile grande personaggio extra basket – difficile trovare alternative migliori di Sean.
9) AJ Price
Connecticut – Junior – 186 cm
Video
Niente di clamoroso, ma d'altronde la preoccupante involuzione della scuola USA in materia di point guard costringe a raschiare il fondo del barile, ed un giorno forse qualcuno ci spiegherà con chiarezza le ragioni del letargo in cui gli staff tecnici di licei ed università a stelle e strisce hanno cacciato i play puri che tanto bene facevano a questa lega fino agli anni '90.
In attesa del responso ed a costo di ripetere nuovamente vecchi concetti, anche AJ – che è tornato ad essere un prospetto dopo alti e bassi considerevoli – non sfugge dal consueto pedigree: ritmi costanti o alternati senza ragione, selezioni di penetrazione, scelte offensive e tempi nel rilascio del passaggio tutti poco sincronizzati con le necessità della squadra. A corollario di tutto ciò, un coach Calhoun spesso furibondo in panchina, cosa che per altro gli riesce piuttosto naturale a prescindere dalla modesta playmaking della sua point guard.
Se Augustin ricorda Tony Parker per le improvvise accelerazioni e la capacità di chiudere da sotto, non si può dire che Price vada molto lontano da quei parametri, perchè è formidabile nell'attaccare il ferro e trovare una vagonata di modi fantasiosi per appoggiare la palla in qualche zona del tabellone che gli permetta poi di infilarsi nella retina. Sfrutta in tutto ciò un'evidente forza nella parte superiore del corpo che lo rende alla vista tosto e compatto, facendolo anche sembrare più basso di quanto sia realmente.
Ha peraltro una notevole fiducia nel suo uno contro uno ed è un illustre interprete del pick and roll, mettendo in mostra una saggia capacità di scarico dalla penetrazione nonostante spaziatura con il ricevente spesso inadeguata e troppo ravvicinata. Momenti di astensione difensiva e tiro altalenante nonostante le tante buone parole spese in merito dagli scout USA completano il bagaglio tecnico.
Il soggetto ha pennellato una delle più curiose vicende di cronaca extra cestistica degli ultimi tempi, quando nel 2005 fu arrestato insieme ad un paio di amici per furto di computer dal campus della sua università . Di tutt'altro tenore il drammatico problema cerebrale che rischiò precedentemente di portarlo via non solo dal basket giocato, guaio risolto e dal quale si è prontamente ristabilito.
10) Daniel Hackett
USC – Sophomore – 195 cm
Video
Premessa: Daniel nostro non è al momento il decimo miglior play della NCAA e forse fa fatica ad entrare nei primi venti. Svolgimento: come i classici papocchi italiani che favoriscono i propri vicini al di là dei propri meriti, mi adeguo e lo inserisco nella top ten, anche perchè nessuno dei citati in seconda fascia è provvisoriamente così nettamente superiore a lui, specie dal punto di vista della comprensione del gioco.
In quel di USC deve rendere conto alla presenza non solo del suo “amico” Mayo, al quale deve la ricostruzione della mandibola ed una dieta forzata dopo “l'incidente di gioco” dello scorso Settembre, ma anche agli interessanti Gibson, Lewis e Jefferson: si limita così spesso al compitino diligente portando palla ed innescando di volta in volta le sue punte offensive. Nel calcio si direbbe che “gioca facile”, con letture non strabilianti ma passaggi concreti e sotto controllo che facilitano la circolazione e diminuiscono le palle perse.
Quando occorre, tuttavia, non fa mancare soluzioni individuali come un sempre più solido arresto e tiro dallo stile a dir poco caratteristico – palleggiando di destro e tirando di sinistro con meccanica un filo schiacciata – e penetrazioni in cui è formidabile nel concludere sopportando il contatto e sfruttando le sue braccia lunghe per singolari controtempi. I principali limiti su cui lavorare sono la tendenza ad andare troppo verso destra ed il poco convincente ball-handling quando pressato o nel traffico o appunto andando verso sinistra.
Le sue cifre sul piano realizzativo sono chiaramente ridimensionate dal servizio che presta ai suoi teammates, il più importante dei quali (Mayo) non sarà più Trojans l'anno prossimo, consegnando a Daniel ancora maggiore leadership e responsabilità anche offensive. Fisicamente è più forte e tosto di quanto l'ingannevole copertina voglia esprimere e la crescita muscolare è già evidente nella parte alta del corpo, ricoperta per altro da allarmanti tatuaggi: è il classico fisico spigoloso mediamente atletico che compensa con l'energia e l'attività qualche limite di esplosività .
Intelligente e con mani velocissime in difesa, ha una versatilità rara che gli permette di tenere a piacimento sia i piccoli nell'uno contro uno che giocatori più alti e forti fisicamente, ai quali oppone giocate di astuzia e di posizione e fondamentali difensivi degni della formazione italiana, certamente più attenta e completa da questo punto di vista rispetto alla scuola USA. Chiedere al rintronato Kevin Durant dello scorso torneo NCAA per ulteriori delucidazioni.
Quattro anni di college sotto coach Floyd possono essere una credenziale importante per l'avverarsi del suo sogno NBA, certamente non di facile realizzazione allo stato attuale delle cose. Ma il CT Recalcati in primis, che stravede per lui, ed un futuro (ma anche un presente) nella nazionale italiana lo attendono, oltre ai tifosi di Pesaro che già sognano di poter riabbracciare il figliol prodigo da Forlimpopoli.
Seconda fascia
Mario Chalmers
Kansas – Junior – 184 cm
Video
Fatica a fare il definitivo salto di qualità . Gran difensore, ha personalità , è atleta completo ed è soprattutto buon tiratore, ma pasticcia troppo in traffico e dal palleggio. Anche nei tempi del passaggio non convince ancora. Andrà incontro al classico harakiri di Kansas al torneo NCAA dopo una regular season dominata? Se solo per una volta riuscisse invece ad essere protagonista anche nella March Madness con i suoi Jayhawks strapperebbe finalmente il credito che da anni gli è attribuito.
Sherron Collins
Kansas – Sophomore – 179 cm
Video
Saltare, salta; correre, corre; schiacciare, schiaccia, ed anzi agli slam dunk contest questi nanerottoli esplosivi faranno sempre la loro bella figurona. Ma come la mettiamo con il solito problema di gestire il ritmo di una squadra NBA? Chiuso dal pasticcione Russell Robinson e dal Chalmers presente qui sopra, potrebbe esplodere da un momento all'altro perchè istinti e personalità non mancano, ma al momento resta ancora uno dei tanti.
Jerome Dyson
Connecticut – Sophomore – 191 cm
Video
Genere di giocatore che entusiasma chi scrive, mette in campo tutto quello che ha ed è un difensore imperiale sull'uomo o in aiuto per recuperi e sfondamenti subiti. Atletone attivo anche in attacco ma non certo talento offensivo puro ed ancora meno point guard, può solo crescere con coach Calhoun e verosimilmente completando il quadriennio con gli Huskies.
Dominic James
Marquette – Junior – 178 cm
Video
Sciagurato. Dopo essere stato indicato dal sottoscritto come terza migliore point guard della passata stagione (e dai siti USA persino come la nona scelta assoluta nei mock draft 2007) si è totalmente perso, sia sul piano emotivo che su quello tecnico. Resta atleta mostruoso che avrebbe nel repertorio anche gioco sotto controllo e visioni costruttive, ma mette in mostra da un anno solo decisioni barbare. Accende poco e spegne troppo per la NBA, specie dal basso dei suoi centimetri, ma se dovesse capitare in Europa nell'ambiente giusto può fare babilonia.
Curtis Jerrells
Baylor – Junior – 184 cm
Video
Realizzatore combo, siamo ovviamente alle solite: playmaking e decisioni sotto standard. In attacco gli riesce tutto abbastanza facilmente e sfoggia una multidimensione che gli permette sia di arrivare al ferro che arrestarsi da 3 con la sua schiacciata ed imperfetta ma efficace esecuzione mancina. Se registra intensità difensiva e letture offensive, pone la sua candidatura per il draft.
Eric Maynor
VCU – Junior – 186 cm
Video
Salito alla ribalta nello scorso torneo NCAA per il jumper che a 3 secondi dalla sirena ha eliminato Duke al primo turno, può tranquillamente considerarsi tra i più interessanti e sfiziosi di questa seconda fascia per il mix importante di doti realizzative, controllo del tempo e creatività nella distribuzione del gioco. Tiro dalla distanza e difesa i primi fondamentali su cui lavorare.
Jeremy Pargo
Gonzaga – Junior – 187 cm
Video
Con la partenza di Raivio ha preso in mano le sorti emotive dei Bulldogs e soprattutto la distribuzione del gioco, con crollo delle percentuali ma aumento degli assist. E' come Pacman, in eterno movimento su e giù per il campo con improvvise accelerazioni ma anche tanti rischi andando ad attaccare costantemente il ferro sfidando i cinque difensori (che però non diventano blu e vulnerabili di colpo come i quattro fantasmi del videogioco). Non tecnica da fuoriclasse ma adattissimo ad alti ritmi ed in campo aperto.
Tyrese Rice
Boston College – Junior – 182 cm
Video
Grande ball-handling e magheggi in palleggio sotto le gambe, tanta energia, super ad alti ritmi. Poi il solito menu, ovvero letture catastrofiche (ma è in crescita), tanta confusione a causa dell'iperattività che gli permette anche qualche assist decoroso, grossi guai in difesa. Ha un movimento tutto suo in arresto dalla penetrazione da 3 metri con successiva torsione del corpo ed appoggi di mano sinistra. Rilascio troppo basso al tiro, ma segnare è l'ultimo dei suoi problemi.
Ronald Steele
Alabama – Senior (Medical Redshirt) – 188 cm
Video
Potenziale giocatore da top 10, fragilità fisica e ginocchia di cristallo lo condannano ad un ridimensionamento molto preoccupante anche in prospettiva futura, oltre ad una medical redshirt che rinvia quindi il suo rientro alla stagione successiva per l'anno da senior. Era in crescita nella trasformazione da guardia realizzatrice a play con decisioni sotto controllo, nonostante le difficoltà di risultati dei suoi Crimson Tide.
Greivis Vasquez
Maryland – Sophomore – 195 cm
Video
Idolo. Il venezuelano sa il fatto suo e porta lo stile caraibico nella NCAA con movenze e giocate rare da trovare. Inserirlo tra le point guard è la solita forzatura perchè è in realtà una guardia realizzatrice quasi regolarmente fuori controllo con valanghe di palle perse, ma tra le tante iniziative folli che prende distilla anche pallacanestro per palati fini con visioni immaginifiche per i compagni, in flash clamorosi tra Jason Williams e Carlos Arroyo. Anche tanti centimetri, intensità e testosterone ispanico. Vamos Greivis!
Altri freshmen
Kamyron Brown
Oregon – 188 cm
Californiano doc, piuttosto chiuso quest'anno ai Ducks dal tascabile Porter e dai senior Taylor ed Hairston, può venire fuori alla distanza ma non mi pare una garanzia ad alti livelli. Grande velocità e soprattutto sorprendente voglia in difesa, quasi tutto da costruire il resto e soprattutto la lettura del gioco, ma si trova nella squadra che meglio di qualsiasi altra ha prodotto piccole guardie di valore negli ultimi anni.
Nick Calathes
Florida – 198 cm
Video
Sul piano atletico e fisico rischia di essere dominato anche in Promozione italiana, nonostante i tanti centimetri; per intelligenza cestistica, tempi del passaggio ed esecuzione al tiro insegna pallacanestro a chiunque anche nella top 10, dalla quale è rimasto escluso in extremis solo per dare valore alla sezione freshman. Nel rinnovato volto dei Gators pluricampioni è il cucciolo più entusiasmante della nuova nidiata, ma coach Donovan lo schiera anche ala piccola!
Corey Fisher
Villanova – 183 cm
Video
Quando nasci e cresci nel Bronx vuol dire che ne hai viste certamente più di tanti coetanei in giro per gli States, cosa che Corey non manca di far notare in campo con atteggiamento di sfida costante e gioco da playground. Ha tutto quello che serve per essere al tempo stesso il re incontrastato dei suoi tifosi ed un autentico cubo di Rubik per i suoi allenatori, ma di sicuro sa come fare divertire entrambi. Personaggio.
Johnny Flynn
Syracuse – 179 cm
Video
Direttamente dalle Cascate del Niagara, una delle più interessanti matricole al di fuori della top 10. Atleta e realizzatore con faccia tosta, tipica “slashing point guard” ormai sempre più di moda ma tutta da verificare anche a causa dei centimetri troppo al di sotto del 6 politico. Indecifrabile in difesa nei 40 minuti filati di zona 2-3 di coach Boheim.
Jai Lucas
Florida – 175 cm
Figlio del John II ex giocatore e coach NBA, sembra fatto con lo stampino del fratello John III, da poco a Treviso. Agonista ed intenso difensore, fatica a raggiungere il metro e settantacinque ma sta accumulando tanta preziosissima esperienza da titolare sotto coach Donovan per la sua carriera, presumibilmente in Europa come il fratellone e diversamente dal padre in un altro tipo di NBA.
Kalin Lucas
Michigan State – 184 cm
Video
I Lucas come i Barry, sono ovunque! Ma attenzione, Kalin non è nemmeno lontano parente della famiglia qui sopra descritta. Ancora molto pasticcione e con tendenza evidente ad esagerare, ha dinamismo costante ed è un autentico specialista nello spezzare i raddoppi o nel passare in mezzo sui pick and roll. Soprannominato “too easy”, è certamente interessantissimo in prospettiva ed è già nel presente la solita grande pesca di coach Tom Izzo.
Patrick Mills
Saint Mary's – 182 cm
Video
Consigliato per chi ama le scelte esotiche da college poco noti come l'interessante Saint Mary's di quest'anno. Australiano salito alle cronache per aver realizzato 37 punti contro Oregon, non ha centimetri, non è veloce e non distribuisce bene il gioco, eppure ha qualcosa di speciale nella naturalezza quando si tratta di fare canestro. Male che vada in America (ma può valere ampiamente un posto NBA), facile che torni molto utile almeno per la nazionale Aussie.
Terrence Oglesby
Clemson – 187 cm
Il 75% dei tiri che prende dal campo sono da oltre la linea dei 3 punti, ma ben il 45% di questi va a segno! Dinamitardo specialista al tiro, al momento sa fare poco altro ma il suo ingresso in campo dalla panchina per i Tigers non passa mai inosservato. Sul piano atletico sotto il minimo richiesto per credenziali NBA, paga carissimo i suoi limiti fisici anche in difesa ma in pochi hanno la sua naturalezza al tiro.
Nolan Smith
Duke – 190 cm
Video
Tutto ciò che ti aspetti da un freshman della nuova generazione: salti, schiacciate, penetrazioni in controtempo, crossover fulminanti. Qui si aggiungono però anche mentalità , voglia, energia, difesa, e d'altronde non potrebbe essere altrimenti quando finisci in sistemi come Duke. Ancora una marea di errori banali, un'esecuzione al tiro non certo da Blue Devils ed un ruolo non del tutto ben definito (con la reiterata definizione di combo guard ci liberiamo dell'impiccio). Buon lavoro coach K.
Chris Wright
Georgetown – 184 cm
Un fastidioso infortunio al piede destro lo sta tenendo fuori proprio nella fase cruciale della stagione, ma il ragazzo ha talento e capisce la pallacanestro. Ha tutto quello che serve per diventare un point man, perchè sa giocare con altruismo e selezionare le conclusioni personali, ridotte ai minimi termini nella democratica Princeton Offense dei cagnacci. Da seguire.