NCAA: Small Forward Ranking

Kevin Durant è un serio candidato al pick n.1, Oden permettendo…

1: Kevin Durant – Texas – Freshman – 1988 – HT: 6-10 – WT: 220 (PF)
Tracy McGrady, Grant Hill, Carmelo Anthony, Karl Malone, Andrei Kirilenko, Kevin Garnett: sono solo alcuni dei grandi nomi associati a Durant in questi mesi come termini di paragone. Al cospetto di un potenziale del genere, potremmo chiudere baracca e burattini ed assegnargli di diritto la prima scelta assoluta del prossimo draft, anche se poi andate voi a comunicare la notizia a Greg Oden.

In realtà  non solo alcune di quelle comparazioni sono ovviamente eccessive e premature, ma quelle con KG ed il Postino anche totalmente e tecnicamente fuori luogo, essendo Durant un giocatore esterno ed un'ala piccola nel suo sviluppo tra i pro; che poi qui risieda un talento speciale ad altezze non comuni e che Kevin abbia ormai ipotecato la seconda scelta assoluta 2007, è altrettanto fuori discussione.

E' un grissino, magrissimo e con una struttura ancora troppo esile per tenere botta tra i pro, ma si muove dall'alto dei suoi 2.08 con una fluidità  ed una leggerezza poco concepibili. Non so se il motivo sia da ravvisare nella scarsa fiducia nella sua modesta forza fisica (tanta tanta tanta palestra in arrivo per lui), ma non ha certo nell'aggressività  in penetrazione il suo pezzo forte e fatica moltissimo a concludere d'esplosività  nel traffico: si accontenta così di morbide soluzioni perimetrali (ricordando moltissimo Bargnani nell'automatico rilascio senza palleggio, magari in transizione) o dalla media distanza con un tiro immarcabile considerando da dove viene rilasciata la palla, ma soprattutto con meccanica favolosa come dimostra lo schiacciante dato ai liberi (40/43 nel momento in cui scrivo, 93%!).

Ama giocare frontalmente, gli piace portare palla con disinvoltura ed è causa persa per i difensori in campo aperto, ma deve crescere nella sicurezza e nel ball-handling nel traffico perchè con un baricentro così alto potrebbe subire gli assalti di cagnacci NBA che saprebbero come farlo andare fuori giri. Quando viene servito spalle a canestro per sfruttare la sua altezza, mostra l'assenza di movimenti in avvicinamento preferendo affidarsi al suo giro e tiro in allontanamento. Non sempre va bene a rimbalzo, ma a questi livelli non deve fare sforzi per trovarsi tra le mani una delle 10 carambole che raccoglie a partita solo grazie al fatto di essere in campo; caratteristica in particolare la capacità  di seguire il suo errore in attacco per ribadire a canestro dopo il rimbalzo offensivo.

Lo definirei “contemplativo” in difesa, nel senso che prende atto dell'esistenza di questo momento del gioco ma non fa nulla per prendervi parte con costrutto: non muove bene i piedi; non è una presenza in area; è sempre fuori posizione; patisce sia i giocatori più rapidi che non contiene in arretramento, sia i giocatori più potenti che lo portano in post e lo battono con elementare utilizzo del corpo o del piede perno. Anche la comprensione del gioco è in fase embrionale e soprattutto deve ancora capire che tipo di delicato contributo può dare indirizzando il suo talento anche nel coinvolgimento dei compagni.

Ha il vizio-mania di fare applausi di incoraggiamento in campo a gioco fermo, non tanto dopo giocate spettacolari ma soprattutto quando lui o i suoi compagni escono da situazioni difficili subendo fallo o mantenendo il possesso; il destinatario numero uno di applausi resta comunque lui e tra 20 anni potrebbe prendere il posto dei nomi citati in apertura come il più prestigioso termine di paragone per i nuovi prospetti NCAA.

2: Julian Wright – Kansas – Sophomore – 1987 – HT: 6-8 – WT: 225
Avete una stella che segna caterve di punti ma non difende? Avete una franchigia costruita attorno ad un giocatore formidabile ma vi manca tutto il resto? Siete alla caccia del secondo o terzo violino ideale per arrivare al titolo? Avete difficoltà  a trovare la chimica di squadra? Bene, con Wright trovate una soluzione a tutti questi problemi. Per rendere l'idea, forzando molto il concetto, può essere per l'All-Star del team che lo sceglierà  ciò che Pippen è stato per Jordan, pur con caratteristiche ben differenti.

Non ho ben chiaro il motivo per cui mi innamoro di tutti i giocatori provenienti da Kansas, ma Wright ha un'intelligenza cestistica impossibile da trovare nell'attuale NCAA, a cui aggiunge un atletismo ed una verticalità  spaventosi tali da renderlo forse l'atleta più completo tra i presenti. Non è un realizzatore nè un giocatore tecnico, perchè sostanzialmente il suo jump shot è assente – e spero tanto che questo limite non gli pregiudichi la carriera NBA che si merita – ma sa rendersi utile in qualsiasi altra fase del gioco.

Gioca per gli altri e con gli altri, sfruttando un fondamentale di passaggio extra lusso, con altruismo ed anche visioni personali e fantasiose; sa partire in palleggio e concludere in penetrazione, anche se ancora tende a finire fuori controllo specie nel traffico; è difensore sublime, con rapidità  di piedi per contenere i piccoli in scivolamento ma con stazza e presenza fisica per non andare sotto con i lunghi; senza contare le doti notevoli di intimidazione in area con i suoi salti e la lunghezza di braccia incredibile per una propensione naturale anche ai recuperi ed ai rimbalzi, specie offensivi dove gioca d'astuzia.

Notevole in campo aperto grazie ad un ball-handling sopra media per il ruolo che gli permette anche di condurre in prima persona i contropiedi. Giocate utili, sacrificio per i compagni, tuffi, aiuti difensivi, deviazioni, blocchi ben portati, sfondamenti subiti: il campionario dei suoi intangibles a cui ho assistito è sterminato.

Non credo, ma vorrei tanto sbagliarmi, che finirà  nelle prime 5 scelte assolute del prossimo florido draft come si legge da qualche parte, perchè le franchigie NBA in primavera saranno più attratte da progetti con un presunto upside superiore e perchè il fondamentale di tiro gli costerà  caro nei workout condizionando le scelte di molti front office; ma se tra 15 anni Wright avrà  vinto (mai come uomo franchigia o come una delle prime tre opzioni offensive) più titoli NBA di tutti i giocatori scelti davanti a lui messi insieme, non dite che qualcuno non ve l'aveva detto nel lontano 2006.

3: Thaddeus Young – Georgia Tech – Freshman – 1988 – HT: 6-8 – WT: 220
Un ranking – sia studentesco che cestistico – che vede l'altro mio pupillo Thaddeus Young solo al terzo posto, è sicuramente un ranking di eccellenza assoluta. Ennesimo episodio della saga “Paragonato a McGrady: che ci posso fare?”, le mie simpatie per lui sono suscitate ed alimentate dalla forte componente extra-basket che ne fa di gran lunga il miglior studente disponibile al draft e personaggio magnetico. Poichè però le franchigie NBA non hanno bisogno di calcolare logaritmi o di sapere i motivi della fine dell'impero romano, bisogna ahimè registrare qualche prevedibile ma eccessiva difficoltà  tecnica iniziale che il giovane Thaddeus sta avendo nell'impatto con il basket giocato NCAA e che ne sta facendo precipitare le quotazioni, oltre a spostare il suo approdo tra i pro all'estate 2008.

Atleticamente siamo già  pronti per il piano di sopra grazie al mix di velocità , fluidità  ed esplosività , anche se qualche muscolo in più nella parte alta del corpo è necessario e previsto all'orizzonte per poter finire con maggiore credibilità  nel traffico. Ha secondo me un notevole potenziale come difensore, perchè è rapidissimo di piedi per la stazza ed è estremamente intelligente nelle letture, ma ancora deve imparare a gestire il proprio corpo in situazioni dinamiche e la propria irruenza che gli causa un'eccessiva quantità  di falli banali, suo più grande problema attuale.

In attacco accende e spegne, è ancora troppo discontinuo, ma il fondamentale mancino di tiro è di primo livello e può punire anche dalla distanza. Mi entusiasma nelle conclusioni in avvicinamento dai 4-5 metri, con caratteristico e superbo uso del tabellone ad ulteriore testimonianza della sua intelligenza. E' soprattutto rimbalzista offensivo, mentre sotto il suo canestro appare ancora troppo disorientato e non a suo agio nel trovare posizione e fiducia per fare sua la palla. C'è insomma ancora molto da lavorare per renderlo pronto al salto di categoria, ma lui ci mette anche un'allenabilità , un'etica lavorativa ed una voglia di migliorarsi che possono permettergli di colmare ben presto le sue lacune.

4: Corey Brewer – Florida – Junior – 1986 – HT: 6-8 – WT: 185
Intanto, onore al campione in carica: subito dopo Horford e Noah, è stato certamente il terzo violino fondamentale per la vittoria di Florida la scorsa primavera, dimostrando una sorprendente capacità  di giocare di squadra oltre alla solita patente di vincente che spetta ai vincitori del titolo NCAA. Viene descritto più come difensore che come attaccante, eppure io metterei le due fasi di gioco almeno sullo stesso livello, se non addirittura in leggero vantaggio quella offensiva.

Ha infatti un talento magari non straripante ma completo, con una morbida conclusione dalla distanza che prende con fiducia e validissimi cambi di velocità  e crossover in penetrazione che conclude con intelligenti e fluidi stacchi per l'appoggio finale. Mi sembra sopra la media anche per le abilità  di passaggio e per le letture, specie nel servizio dentro al lungo in post o al tagliante, mentre deve crescere sul piano del trattamento complessivo evitando qualche distrazione di troppo quando non attacca il canestro. Convince in campo aperto essendo atleta gradevole e sotto controllo, anche se sul piano della forza e dei muscoli deve ancora mettere a posto qualcosa.

Molto interessante anche in difesa, dove però tende a cercare troppo la palla ed a farsi battere di conseguenza in palleggio in modo ingenuo. Attualmente messo fuori causa da una noiosa mononucleosi, tornerà  sicuramente protagonista con i suoi Gators nella fase calda della stagione per la caccia al difficilissimo back-to-back e le sue prestazioni al torneo NCAA saranno determinanti ai fini della collocazione al draft.

5: Al Thornton – Florida State – Senior – 1983 – HT: 6-8 – WT: 208 (PF)
Aggressivo ed energico, può essere un prospetto NBA. Il suo più grande difetto è l'età , visto che concede un anno di ritardo rispetto ai colleghi della sua stessa classe accademica e, per quanto possa sembrare fastidioso ed ingiusto, pagherà  questo aspetto in termini di credito al draft. Gli scout USA dicono sia realizzatore prevalentemente interno, mettendomi il dubbio di aver osservato il giocatore sbagliato poichè, nella partita contro Florida, gli ho visto piazzare in faccia a Noah una serie prestigiosa di arresto e tiro aggiungendoci enciclopediche partenze in palleggio dai 7 metri, dopo finte che hanno mandato al bar il figlio di Yannick.

Evidentemente i progressi mostrati nel tiro dalla lunga ma soprattutto dalla media distanza e nell ball-handling fanno di lui un tweener diviso tra i due ruoli di ala. Ama ricevere statico anche dai post per poi isolarsi per giocare uno contro uno sia frontalmente che spalle a canestro, sfruttando i centimetri che non tutti i pari ruolo possono sfoggiare. Resta comunque sotto standard nel gioco con i compagni e nella comprensione dell'azione, come testimonia il terrificante dato del rapporto assist/turnover (0.5 in carriera, ma 0.2 nella stagione in corso!).

Grandissimo specialista del rimbalzo offensivo con un'attività  sotto canestro vista raramente e la capacità  di fare anche 3/4 salti in pochi secondi, in difesa non se la cava male grazie alle consuete braccia lunghe in dotazione di questi atleti e che lo fanno uno strepitoso stoppatore in aiuto lontano dalla palla. Bruttino ai liberi, ma anche qui le percentuali sono in costante crescita.

Sono stato fortunato avendolo visto in azione proprio nella gara contro i Gators in cui, oltre ad essere un derby, sentiva il duello da NBA con Joakim Noah (come dimostrano alcune sue reazioni emotive da “grandi occasioni”), ma ciò non toglie che attualmente mi sembra condivisibile la sua presenza nella top-5 del ruolo.

6: Jeff Green – Georgetown – Junior – 1986 – HT: 6-8 – WT: 235
Prospetto diverso, Wright a parte, da molti che si trovano in questo ranking. Non si tratta infatti del solito atleta dal canestro facile ma con letture e fondamentali in buona parte da costruire, essendo invece un giocatore in grado di rendersi utile in tante maniere e spesso aldilà  dei punti realizzati e dei numeri comunque interessanti con cui macchia il foglio.

L'abilità  negli intangibles, nelle giocate utili che non vanno a referto, fa spesso aguzzare le antenne agli scout NBA che si cibano di questi atleti completi, specie nella comprensione del gioco; Green ci aggiunge una consolidata qualità  difensiva, non solo sui pari ruolo che anzi tende a soffrire per una non eccelsa velocità  di piedi, ma soprattutto nel contenimento di lunghi e giocatori dotati di più centimetri, contando anche su un tonnellaggio più vicino a quello di un ala grande.

Il dato tecnico che però mi ha maggiormente entusiasmato è l'abilità  e la creatività  nel passaggio, con visioni magari non spettacolari ma reddittizie e tempi adeguatissimi per il coinvolgimento dei compagni nell'azione; il dato degli assist (quasi 4 a partita) non è facile da trovare a questi livelli per un'ala. Scordiamoci però di fare di lui una point forward, ovvero – in estrema sintesi – un'ala che può giocare anche play, perchè è tutt'altro tipo di giocatore e non ha quell'abilità  nel ball-handling e quella fiducia nel palleggio per equipararlo ai vari Pippen ed Odom, benchè a tratti possa offrire qualche istantanea che li ricorda.

Il vero punto debole che potrebbe condannarlo ad un ruolo marginale tra i pro è il suo jump shot: non credo sia o sia solo un problema di fondamentale di tiro, perchè allora non si spiegherebbe il fatto che viaggi intorno all'85% ai liberi e che comunque il suo gesto tecnico sia tutt'altro che da scartare; provo invece ad andare oltre individuando i motivi di questo suo limite nell'assenza di mentalità  da attaccante, cioè nella mancata propensione a prendersi un tiro dal palleggio o sugli scarichi come priorità , preferendo piuttosto la soluzione di squadra dove si trova a suo agio ed eccelle. Ma se si sblocca anche da questo punto di vista, ipoteca la sua presenza in lotteria magari nel draft 2008 dopo l'ultimo anno con i suoi Hoyas.

7: Luc Richard Mbah a Moute – UCLA – Sophomore – 1986 – HT: 6-7 – WT: 230
Da Principe di Bafia, quale realmente è nel suo villaggio natio in Camerun, a Principe di Bel Air, quale si può far finta di considerare oggi nella sua attuale evoluzione in California, la sua vita è certamente “cambiata, capovolta e finita sotto sopra”, come nella “maxi-storia” del giovane Will Smith in versione televisiva. Tenendo presente queste sue origini e la scarsa quantità  di pallacanestro giocata ad alti livelli prima del suo approdo statunitense, bisogna prestare grande attenzione ai costanti progressi di questo ragazzo.

Giocatore strano, quasi come il suo chilometrico nome, non sarà  mai in grado di incidere in fase offensiva come primo terminale del gioco, ma può ritagliarsi spazi da protagonista grazie a voglia atletica e gioco d'opportunismo all'interno dei 5 metri. Versatilità , agilità , velocità  sui 28 metri e rapidità  nei piccoli spazi formano un repertorio con il sigillo NBA incorporato, in particolare per quella freschezza ed attitudine difensiva che non può sfuggire agli scout USA. Ha energia, intensità  ed apertura infinita di braccia che arrivano ovunque permettendogli cifre micidiali a rimbalzo (circa 9 a partita) e nei recuperi (2 a gara).

I fondamentali sono in buona parte da costruire, ma come accennavo ha dalla sua la straordinaria capacità  di aggiungere di mese in mese un miglioramento al suo gioco offensivo, specie a livello di letture e selezioni nelle conclusioni dal campo, pur non avendo ancora ampio raggio di tiro. Il prossimo traguardo deve essere quello di acquisire fiducia anche nel passaggio, nel palleggio e nel ball-handling per evitare il rischio turnover ogni volta che mette palla a terra o se ne deve liberare per i compagni. Ho notato che non ha mani fortissime, tendendo a mancare le ricezioni meno comode e non riuscendo a sfruttare nel migliore dei modi tutto quel potenziale atletico. Ma se la crescita esponenziale continua a questi ritmi, può finire dritto dritto in lotteria già  da quest'anno.

8: Bill Walker – Kansas State – Freshman – 1987 – HT: 6-6 – WT: 220
Viene descritto da qualche scout USA come “thunder dunker”, giocatore che può cambiare il corso di una partita con una schiacciata: non ci può essere definizione migliore per delineare la devastante esplosività  atletica di questo ragazzo. Ennesima espressione della scuola USA degli ultimi 5 anni (grande atletismo, pochi fondamentali) ed ancora senza un ruolo ben definito (è basso come ala), non mi aiuta nel progetto di trovarglielo il fatto che non abbia ancora giocato per i suoi Wildcats a causa di un'operazione al ginocchio e che per avere un'idea mi sia dovuto limitare alla visione degli highlights della sua carriera liceale: non l'avessi mai fatto!

Per uno già  battezzato come il nuovo Vince Carter e contro avversari del tutto improvvisati e forse più che altro estasiati dal fatto di giocarci contro, potete comodamente immaginare a che tipo di spettacolo abbia dovuto assistere: schiacciata, partenza-palleggio-schiacciata, palla rubata in difesa-scatto-schiacciata, schiacciata, taglio senza palla-alley oop-schiacciata, rimbalzo offensivo-schiacciata, schiacciata. Per gli amanti del genere, un'icona.

Inutile dire che se batte l'avversario in palleggio il più è fatto, perchè poi il problema di concludere la penetrazione è davvero l'ultimo preso in considerazione. Nell'highlight in cui ha catturato il rimbalzo offensivo ed è andato su in un amen per un'affondata fragorosa, il tiro dalla distanza finito cortissimo era proprio il suo ed in questa azione sembra esserci tutto Bill Walker: tecnica così e così; voglia, intensità , intuito e senso della posizione interessanti; potenza e rapidità  con cui porta la palla al ferro deflagranti.

Se Tyrus Thomas è finito dove sappiamo nel precedente draft salendo alle cronache solo in primavera durante il torneo NCAA, Walker parte decisamente in vantaggio rispetto al giocatore dei Bulls e quindi non solo potremmo avere materiale da lotteria, ma forse anche da prime cinque scelte assolute, più facilmente evitando l'errore di dichiararsi eleggibile già  nel 2007.

9: Jared Dudley – Boston College – Senior – 1985 – HT: 6-8 – WT: 235 (PF)
Miglior giocatore di post basso disponibile nel ruolo. Si trova molto più in alto rispetto alla sua più naturale posizione in ranking a causa del semplice fatto che l'ultima volta che l'ho visto interamente, pochi giorni fa, ha semplicemente fatto il bello ed il cattivo tempo contro Michigan State, dandomi la sensazione e la conferma di poter incidere anche tra i pro.

In realtà  è certamente lecito avere dubbi sulle sue prospettive, perchè se con i suoi centimetri ed i suoi chili può dominare a livello universitario, a livello NBA tutto si complicherà  irrimediabilmente. Eppure, mentre il suo gioco perimetrale non è considerato ancora all'altezza, io sono incappato in una prestazione balistica assolutamente sontuosa con 3 tentativi su 3 a segno dalla distanza con rilascio pulito ad altezze notevoli ed un più che onorevole 7 su 9 ai liberi con meccanica più che discreta.

Gli manca sicuramente il gioco in penetrazione frontale, con grossi problemi quando si tratta di mettere palla a terra, piedi non rapidissimi nel breve ed in generale un ball-handling rivedibile, mentre è invece poco contenibile quando mette le spalle a canestro e vi si avvicina usando il corpaccione. Come molti specialisti del post basso, oltre ad un buon campionario di finte e fondamentali di giro-e-tiro o passo-e-tiro, aggiunge una pregevole abilità  nel passaggio sia nei ribaltamenti che nello scarico per uscire dal raddoppio; l'aggressività  che ci mette nell'andare su per concludere gli permette inoltre numerosi viaggi in lunetta.

Grande rimbalzista di forza più che di atletismo, viaggia anche qui non lontano dalla doppia cifra di media. Ok, giudizio senz'altro troppo entusiastico e taroccato dalla prestazione che ho ancora davanti agli occhi, ma sulla sua presenza nel prossimo draft si può provare comunque a scommettere; in alternativa gli si spalancheranno le porte dell'Europa.

10: Reyshawn Terry – North Carolina – Senior – 1984 – HT: 6-7 – WT: 230
Realizzatore di striscia in grado di infiammarsi se in ritmo con grande produzione di punti in pochi minuti, se non giocasse per i Tar Heels non avrebbe un minutaggio limitato attualmente a circa 23 minuti ma sarebbe il maggiore terminale offensivo di molte squadre ed in grado di viaggiare anche oltre i 15-20 punti a partita.

Tutto sommato completo a livello fisico-atletico, sa concludere in penetrazione con forza nella parte alta del corpo e buona verticalità , ma mi sembra molto indietro nel trattamento di palla e nella meccanica di passaggio, con frequenti deragliamenti in palleggio, scarso controllo del corpo e pessime selezioni di tiro: certo non un bel panorama per le sue credenziali NBA.

Meglio al tiro in uscita dai blocchi – caratteristica rara a questi livelli – ed anche nell'esecuzione dopo finta di partenza o passo di arretramento dal palleggio. Sorprendente a rimbalzo, si applica in difesa guadagnandosi una promozione piena. Non ha quasi giocato nelle prime due stagioni universitarie (circa 4 minuti a partita) e questo può essere certamente un alibi valido e da tenere in considerazione in vista di una sua ulteriore crescita; avrà  lo stesso una buona occasione NBA venendo presumibilmente scelto al draft, ma potrebbe non essere una certezza la sua carriera tra i pro.

11: Curtis Sumpter – Villanova – Senior – 1984 – HT: 6-7 – WT: 220
Ha saltato la scorsa stagione (medical redshirt) per un infortunio (a cui non è nuovo) al legamento crociato del ginocchio sinistro e nello spietato mondo NBA questa fragilità  fisica gli costerà  qualcosa in termini di credito al draft (vedi Leon Powe).

Paradossalmente la sua assenza nei Wildcats l'anno scorso ha avuto anche un lato positivo a livello di visibilità  personale, perchè tra Allan Ray, Kyle Lowry e Randy Foye non sarebbe certo stato il go-to-guy della squadra come sarà  quest'anno, pur essendo un giocatore più interno dei citati. Tutt'altro che timido in attacco, ha un ottimo gioco di potenza dal post in avvicinamento a canestro grazie al quale sa procurarsi un elevato numero di viaggi in lunetta da dove è abbastanza preciso.

Bacchettato dai siti/scout USA per il lento rilascio di palla al tiro, in effetti al momento non è forse in grado di costruirsi da solo una conclusione contro avversari NBA, ma è clamorosamente in crescita dalla lunga distanza con non meno di 5 tentativi a partite e percentuali più vicine al 50% che al 45%! Questa capacità  di alternare gioco dentro a gioco perimetrale fa di lui il solito enigma nella trasposizione al livello superiore: giocatore senza ruolo NBA o arma offensiva versatile e completa anche tra i pro? Per tutta la sfortuna che ha avuto, è bello fare il tifo per la seconda ipotesi.

12: Jeff Adrien – Connecticut – Sophomore – 1986 – HT: 6-6 – WT: 225 (PF)
Nascosto l'anno scorso dai vari Gay, Boone ed Armstrong, mi aveva ugualmente impressionato nei pochi minuti in cui faceva capolino dalla panchina e mi aveva costretto all'asterisco (sulla falsariga del “circoletto rosso” di Rino Tommasi) per non dimenticare la sua esistenza e per ricordarmi di seguire la sua crescita quest'anno. Crescita che sul piano dei numeri è notevole, come da previsione, avendo raddoppiato esattamente ogni statistica, dai minuti giocati ai rimbalzi, dai punti alle palle perse. Solo il numero degli assist continua a non muoversi dai pressi dello zero ed è chiaramente questa la fase del gioco in cui è maggiormente in difficoltà : ha buona tecnica e discreti fondamentali, ma nella lettura dell'azione e nell'atto di lasciare la palla per servire i compagni è ancora insicuro e spaesato.

A mio parere dominante a rimbalzo specie offensivo con una mobilità  in area che lo rende anche interessantissimo stoppatore in aiuto. Agilissimo ed efficace nelle ricezioni dai 2-3 metri, riuscendo a capitalizzare ogni palla vagante in punti o falli subite grazie a mani forti e verticalità , se ci si aspetta invece da lui tiro perimetrale e partenze in palleggio fronteggiando il canestro si finisce decisamente fuori strada.

Con 10 centimetri in più poneva la sua candidatura certa per la lotteria, magari nel 2009 dopo aver completato i 4 anni a UConn; al momento rischia invece di fare una brutta fine al piano di sopra specie se viene bollato come “undersized power forward”, anche se ad onor del vero questi nuovi entusiasmanti piranha con pochi centimetri (Ryan Gomes, Paul Millsap, Craig Smith) stanno facendo la voce grossa in NBA, lasciando qualche speranza anche a lui.

13: Ivan Radenovic – Arizona – Senior – 1984 – HT: 6-10 – WT: 240 (PF)
Dopo l'infornata di talenti atletici scuola USA presi in esame, capovolgete tutti i parametri per questo prodotto della scuola serba che ha invece optato per il non consueto percorso universitario a stelle e strisce. Con Radenovic siamo infatti ai minimi termini in fatto di atletismo, ma tutto quello che perdiamo da questo lato lo recuperiamo subito grazie alla completezza di fondamentali peculiare dalle sue parti.

Non è veloce, non è verticale, non è rapido di piedi, non ha mobilità  orizzontale, non è fluido e, come corollario a tutto ciò, non è bello da vedere; ma in lui trovate tutto il resto che potete cercare in un giocatore di basket: dominante al tiro anche dalla distanza con meccanica precisa e rilascio veloce che trova conferme nell'eccellente percentuale ai liberi (86%); sa giocare con i compagni ed ha validissime soluzioni di passaggio; grazie anche al basket giocato a Belgrado fino ai 18 anni, mostra maturità  nelle scelte, istinti per il gioco ed esperienza che i suoi colleghi “indigeni” USA non possono vantare; predilige fronteggiare il canestro ma può sfruttare chili e centimetri spalle a canestro contro avversari più bassi; va bene a rimbalzo; non spreca palloni e sembra apparentemente sotto controllo, pur nella sua lentezza di base.

Giocare negli attuali Wildcats – con Williams, Shakur, Budinger e soci – potrebbe contribuire ad alimentare ed in qualche modo a falsare le sue cifre (non si sa se in eccesso o in difetto, al momento propendo per la prima), ma in NBA o nella sua Europa avrà  ancora un ruolo da protagonista.

14: Mohamed Abukar – San Diego State – Senior – 1985 – HT: 6-10 – WT: 215 (PF)
Nemo propheta in patria: se la locuzione funzionava per Gesù nella sua Nazaret, non si può certo dire lo stesso per Abukar nella sua San Diego, visto che, tornato a casa dopo il transfer da Florida, si è rivelato come uno dei giocatori più interessanti per cifre ed impatto oltre che probabile materiale da draft.

Forma con Brandon Heath una coppia di raro splendore nella Mountain West Conference che con i loro Aztecs sono destinati a vincere, ma ha meno prospettive NBA del compagno. Anzi, onestamente inserirlo tra le small forward può essere considerato un vero azzardo, perchè è ad oggi certamente più ala grande e come tale non sarebbe nemmeno da prendere in considerazione in un ranking a causa della sua scarsa presenza ed incisività  in area, dovute a forza e tonnellaggio sotto media; eppure la sua capacità  di mettere palla a terra e crearsi un tiro, anche sfruttando i numerosi ed inevitabili mismatches che la sua altezza crea, può valere la scommessa di farne un'ala piccola al piano di sopra.

E' sotto controllo nella selezione delle sue conclusioni, riuscendo ad evitare le forzature anche dalla lunga distanza da dove va rispettato pur non essendo certo il suo pezzo forte. Sicuramente non grande rimbalzista per l'altezza, patisce i contatti e non riesce ad imporsi di prepotenza in vernice pitturata; inoltre non si può considerare un alteta verticale ed un intimidatore, però è molto interessante in difesa nel contenimento uno contro uno dell'avversario, anche se va decisamente valutato contro avversari più credibili. Nel complesso è certamente più facile rivedere anche lui ad alti livelli in Europa.

15: Richard Hendrix – Alabama – Sophomore – 1986 – HT: 6-8 – WT: 265 (PF)
Ancora una volta indeciso tra chi inserire nel ranking all'ultimo posto disponibile (e chissà  poi perchè mi sono messo la regola di fermarmi a 15), ancora una volta opto per un mio prediletto che difficilmente troverete incluso in draft o mock draft nel futuro prossimo. Il talento offensivo è quello che è, ovvero poco (un'impresa vedergli fare più di due palleggi consecutivi), ma si guadagna prezioso spazio in una delle squadre più interessanti del panorama attuale NCAA, grazie ad una totale inclinazione per il lavoro sporco e l'onnipresenza sulle palle vaganti, quando c'è da deviare un pallone in difesa e nei rimbalzi offensivi dove eccelle.

Grazie ad apertura alare notevole, è anche stoppatore di valore specie dal lato debole, mentre nella difesa sul perimetro o nell'uno contro uno sull'uomo non ha la rapidità  di piedi e la concentrazione necessaria per evitare di farsi battere ingenuamente. Il dato sul suo peso che compare qui sopra non è un refuso o una svista: sì, 265 libbre, ovvero circa 120 chilogrammi che lo rendono poco gestibile nel gioco in post basso e nei movimenti di forza verso canestro, ma che gli riservano anche prospettive preoccupanti se ne facciamo un fatto di mobilità  tutto campo e verticalità .

Nei piccoli spazi è però insospettabilmente agile e svelto con reattività  che sfrutta nella capacità  di farsi trovare pronto a ricevere sotto. Faticoso vedere nel suo futuro una florida carriera NBA ed ennesimo mio inserimento forzato a fine ranking, ma intanto con i compagni Ronald Steele e Jermareo Davidson fa di Alabama una delle squadre maggiormente da tenere d'occhio quest'anno e con altri due anni di college non mi sento di escluderlo dalle attenzioni generali.

Di estremo interesse e da seguire anche:
Derrick Byars – Vanderbilt – Senior – 1984 – HT: 6-7 – WT: 215
Marcus Dove – Oklahoma State – Junior – 1985 – HT: 6-9 – WT: 215
Warren Carter – Illinois – Senior – 1985 – HT: 6-8 – WT: 220
Wilson Chandler – DePaul – Sophomore – 1987 – HT: 6-8 – WT: 210
Rahshon Clark – Iowa State – Junior – 1984 – HT: 6-6 – WT: 190
Gavin Grant – North Carolina State – Junior – 1985 – HT: 6-7 – WT: 190
Quinton Hosley – Fresno State – Senior – 1984 – HT: 6-6 – WT: 210
Cartier Martin – Kansas State – Senior – 1984 – HT: 6-8 – WT: 220
Demetris Nichols – Syracuse – Senior – 1984 – HT: 6-8 – WT: 210
Juan Palacios – Louisville – Junior – 1985 – HT: 6-8 – WT: 240
Brian Randle – Illinois – Junior – 1985 – HT: 6-7 – WT: 210
Deron Washington – Virginia Tech – Junior – 1985 – HT: 6-7 – WT: 205

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