NCAA: Point Guard Ranking

Dominic James detta il ritmo dell'attacco di Marquette

1: Tywon Lawson – North Carolina – Freshman – 1987 – HT: 6-0 – WT: 180
Talento acerbo, ma talento purissimo. Intanto siamo già  di fronte ad un giocatore diventato “personaggio” prima ancora di scendere in campo con i suoi Tar Heels, grazie ad una carriera liceale alla Oak Hill Academy da predestinato con faccia tosta e personalità  già  in bella vista in campo e fuori; se poi vieni pure reclutato da North Carolina, il quadro è pressoché completo. Caratteristica a dir poco l'abilità  in dribbling nello stretto che lo porta anche ad irridere gli avversari per la rapidità  con cui prima mostra la palla davanti al naso del difensore ed un secondo dopo gli è già  un metro davanti grazie ad istantaneo crossover. Forse è la cosa più veloce che si muoverà  quest'anno sopra un parquet NCAA, contando non solo sulla rapidità  tutto campo ma anche su queste accelerazioni micidiali che gli permetteranno numerosi layup comodi spiazzando la difesa. C'è da lavorare e pure tanto, come al solito, nella gestione del tempo e della squadra specie a difesa schierata e nei finali, mentre in campo aperto non si pongono troppi problemi poichè saluta la compagnia e tira dritto verso canestro caso mai creando dal palleggio con assoluta qualità . Il suo tiro è dibattuto: a me ha lasciato più di una perplessità  ed in effetti chi l'ha visto più spesso ne sottolinea le difficoltà  in arresto dal palleggio e nelle conclusioni dalla distanza che può comunque mettere se in ritmo. In difesa sull'uomo con quella rapidità  di piedi e di gambe gli basta aggiungere la voglia per essere temibilissimo. Senza alcun dubbio, possibile stella NBA, ma deve crescere.

2: Javaris Crittenton – Georgia Tech – Freshman – 1987 – HT: 6-5 – WT: 195
Materiale e momenti di primissima categoria, anche se qualcosa non torna del tutto. Il dato consolidato è il talento fisico trasversale, direi piuttosto impressionante: atletismo, verticalità , reattività , agilità , centimetri, chili… da questo punto di vista c'è tutto quello che serve per essere preso in considerazione anche nelle prime cinque scelte assolute di qualsiasi draft. Nonostante qualche forzatura di troppo anche il fondamentale di passaggio è cinque stelle, specie se si considera da che altezza lo esegue, quindi cifre importanti nella categoria assist non dovrebbero venire meno. Gli scouting report USA non risparmiano perplessità  sulla sua meccanica di tiro, che invece a me sembra l'ultimo dei problemi: è raro in effetti vedergli effettuare un arresto e tiro pulito e sembra avere difficoltà  nel prendersi conclusioni in movimento che spesso finiscono in deragliamento, ma la meccanica ed il rilascio nel piazzato frontale sono tutt'altro che da scartare. Il vero guaio piuttosto è che Crittenton nasce guardia ed ha cominciato da poco tempo il delicato processo di trasformazione in play, con tutti gli ostacoli che questo viaggio storicamente presenta: non coinvolge e non mette ancora in ritmo i compagni, intasa l'attacco e la circolazione con le sue iniziative personali, non fa sempre le decisioni giuste, soffre se pressato e non si fida del suo palleggio rischiando qualche turnover banale; per non diventare lo Steve Francis della nuova generazione – paragone che non condivido e traguardo che può raggiungere e superare – è su questi limiti che deve lavorare.

3: Dominic James – Marquette – Sophomore – 1986 – HT: 5-11 – WT: 180
Semplicemente dominante nell'esecuzione di un sontuoso e rapidissimo arresto e tiro in sospensione anche dalla distanza come non se ne vedono più facilmente, anche se non è certo tiratore puro. E' veloce, energico, acrobatico ed ha doti di salto impressionanti con apparente naturalezza nell'eseguire spettacolari schiacciate ed imprevidibili stoppate. Buona visione e conoscenza del gioco, ama gli alti ritmi ma sa anche ragionare con giocate d'intelligenza. Mi ha colpito la capacità  di non buttare via la palla anche quando sembra ormai sul punto di forzare e per come riesce a tenere vivo il palleggio nel traffico e nelle situazioni più critiche in cui comunque deve cercare di non finire. Insospettabile rimbalzista, notevolissimo anche in difesa grazie alla rapidità  di piedi ed alla forza nelle gambe. Se registra le letture e nonostante i pochi centimetri, può essere il grande colpo a sorpresa del prossimo draft, ma in un ranking in proiezione NBA si troverebbe molto più in basso.

4: Mario Chalmers – Kansas – Sophomore – 1986 – HT: 6-2 – WT: 190 (SG)
Se non fosse un Jayhawks, ci sarebbero tutte le condizioni per vederlo con i suoi compagni a fine marzo tra i protagonisti del basket college e della final four; dico “se non fosse un Jayhawks” perchè Kansas detiene negli ultimi anni il poco affascinante record di squadra che ha ottenuto meno nel torneo NCAA rispetto al materiale a disposizione, condendo il tutto con qualche eliminazione al limite dell'imbarazzante. Quest'anno è di fatto la 31a franchigia NBA e, nascosto tra i Brandon Rush (talento raro!) ed i Julian Wright (sublime secondo violino NBA!) di turno, fa capolino anche Mario Chalmers che, proprio dovendo rendere conto ad una concorrenza degna di tal squadra, si ritroverà  a giocare parecchi minuti nello spot di shooting guard consegnando a Russell Robinson il posto in quintetto come play. Peccato, perchè le prospettive NBA di Chalmers credo siano solo nel ruolo di point guard dove dovrebbe acquisire un pò più di esperienza avendo ancora limiti troppo palesi, specie sul piano della creatività  e per la scarsa produttività  di assist. Giocatore però di estrema intelligenza con notevole senso della posizione e delle dinamiche del gioco, è uno dei migliori difensori notevolissimo in particolare sulle linee di passaggio e nel fiuto per i recuperi, statistica in cui eccelle. In attacco invece è ancora troppo esitante e non lascia una grande sensazione di sicurezza, eppure ha fondamentali di tiro validissimi, un ball-handling insospettabile ed un controllo del corpo in penetrazione ugualmente pregevole. E' ottimo e sempre sotto controllo anche in campo aperto pur non essendo un atleta extra lusso.

5: Ronald Steele – Alabama – Junior – 1986 – HT: 6-2 – WT: 185 (SG)
Ormai gli standard USA in materia di point guard sono talmente spostati verso il concetto di combo guard, se non proprio di shooting guard mascherata, da comprendere nella categoria “play” anche giocatori come Steele, che fa invece delle visioni e delle letture offensive i maggiori punti deboli. Sa scaricare dalla penetrazione ed il fondamentale di passaggio è certamente di primo livello, ma non crea per i compagni come priorità  e come se non bastasse ha la tendenza a chiudere troppo spesso il palleggio se pressato. Risulta molto più incisivo come realizzatore, ma solo di striscia e se in ritmo, grazie ad una meccanica di tiro interessante, forse non particolarmente affascinante a livello estetico ma di sicura efficacia come l'eccellente qualità  ai liberi vuole dimostrare. Molto bene anche nel concludere dalla penetrazione, dove la solidità  e la forza nella parte alta del corpo gli forniscono il supporto ideale per resistere ai contatti e per frequenti gite in lunetta che trasforma regolarmente in punti. Avrà  sicuramente una buonissima chanche NBA nella forma di una scelta anche al primo giro nel prossimo draft, ma tra qualche anno non escludo che possa essere protagonista assoluto in Eurolega.

6: Brandon Heath – San Diego State – Senior – 1984 – HT: 6-3 – WT: 190 (SG)
Solo omonimo del comunque pressochè sconosciuto cantautore (per chi fosse interessato, pop-rock irritante da latte alle ginocchia, che non consiglierei nemmeno agli amanti del genere), può diventare senz'altro più famoso di quest'ultimo grazie alla capacità  di segnare anche dalla distanza sia dopo esitazione e finta di partenza che in arresto e tiro con caratteristica lunghezza di braccia che rende le sue conclusioni imprevedibili ed immarcabili. Per chi cerca un play puro, però, anche in questo caso conviene passare oltre, perchè con Heath siamo anzi ai minimi storici in materia di istinti, creatività  e gestione dell'attacco a difesa schierata tra i presenti in questo ranking. Problemi di posizione e letture lo rendono vulnerabile in difesa ma se la cava benone nell'uno contro uno grazie ad atletismo e mobilità  laterale. Sottovalutato penetratore in grado invece di arrivare fino in fondo in estensione e con interessante verticalità . Leader statistico della Mountain West Conference ed assoluto dei suoi Aztecs, ha già  provato ad inserire il suo nome tra i candidati al draft la scorsa estate, ma si è ritirato negli ultimi giorni non avendo trovato un agente; il prossimo sarà  per forza l'anno buono e non è scellerato azzardare che possa essere preso in considerazione persino al primo giro.

7: Bobby Brown – California State Fullerton – Senior – 1984 – HT: 6-1 – WT: 170
Dalla poco suggestiva Big West Conference, uno dei rari e più interessanti play puri presenti in questa lista. Intanto mi piace sottolineare una sua caratteristica sempre più rara da trovare in questi ragazzi, ovvero l'ambidestrismo che gli permette una certa varietà  nelle soluzioni per i compagni ed un ottimo lavoro in penetra e scarica. Ha pochi centimetri compensati sì da grande atletismo e verticalità , ma che abbinati alla scarsa dote di forza e muscoli lo espongono ai contatti nelle chiusure in penetrazione. Visione e tempi per il passaggio, decisioni sotto controllo a difesa schierata e capacità  di giocare ad alti ritmi – suo basket preferito – con notevole gestione del corpo nelle accelerazioni, lo rendono a mio parere uno dei più completi nel ruolo. E' anche tiratore solido con tollerabili selezioni senza forzature eccessive. In difesa si applica con ottimi risultati e mi ha colpito nel lavoro asfissiante in pressione sulla palla. Se diminuisce qualche turnover banale di troppo, può essere già  pronto come cambio NBA.

8: Gabe Pruitt – Southern California – Junior – 1986 – HT: 6-5 – WT: 170 (SG)
Azioni leggermente in calo per questo prodotto losangelino rispetto al suo approdo piuttosto sbandierato ai Trojans. Le brutte notizie arrivano soprattutto sul piano accademico, essendo stato dichiarato ineleggibile per il semestre in arrivo e dovendo quindi perdere tutta la prima parte di stagione per questo motivo. Il paragone con Devin Harris tiene a mio parere solo sulle indirettamente proporzionali velocità  e potenza, nel senso che come il play Mavericks anche Pruitt ha indubbia rapidità  tutto campo ma una forza specie nella parte alta del corpo non proprio di primo livello. I paragoni con Harris finiscono qua, anzi i due divergono in tutte le altre situazioni di gioco. Diversamente da molte combo guard che saprebbero passare bene la palla ma lo fanno nel momento sbagliato e coi tempi sbagliati ai fini dello sviluppo offensivo, Pruitt ha una maggiore comprensione del gioco ma un fondamentale di passaggio sotto standard, specie dal palleggio che inoltre non protegge nel migliore dei modi. Da molte parti descritto come tiratore di striscia, mi sembra abbia il raro pregio (o difetto a seconda dei punti di vista) di essere più temibile dalla distanza che all'interno della linea dei 3 punti. Resta giocatore anche da primo giro, più facilmente nel draft 2008 visti i suoi problemi attuali e per soddisfare lo sfizio di giocare accanto ad O.J. Mayo l'anno prossimo (o il rischio di vedersi soffiare posto ed attenzioni?).

9: Sean Singletary – Virginia – Junior – 1985 – HT: 6-0 – WT: 175
Se avesse 10-15 centimetri in più, potrebbe anche essere sul podio di questo ranking. Classico furetto imprendibile tutto campo con un'intensità  ed una voglia sorprendenti. Bene al tiro anche da fuori e molto bene ai liberi che sa procurarsi buttandosi dentro senza paura, è in grado di incidere sia come distributore che come realizzatore specie se trova la serata d'ispirazione. Non viene dipinto come un grande costruttore di gioco e le sue decisioni sono messe in discussione, eppure io l'ho visto disciplinato e con un istinto ed un feeling naturale per il gioco. Le troppe palle perse derivano più dalle sue forzature in penetrazione piuttosto che da difetti nel passaggio o nella protezione del palleggio. In difesa ha mani veloci per i recuperi ed ha solida mobilità  orizzontale per l'uno contro uno ma soffre inevitabilmente i giocatori più alti di lui che gli tirano in testa. I suoi Cavaliers sono una delle squadre più intriganti in questa stagione NCAA tra quelle meno pubblicizzate, grazie tra gli altri alla presenza del suo compagno di backcourt JR Reynolds, non meno interessante.

10: Acie Law – Texas A&M – Senior – 1985 – HT: 6-3 – WT: 195
Mancino da Dallas, buon studente anche se con sospetta specializzazione in “sviluppo agricolo”, ha avuto un'esponenziale crescita di anno in anno passando dai 7.5 punti nella sua stagione da freshman agli 11.8 in quella da sophomore ed infine ai 16.1 nel suo terzo anno. Giocatore strano, istintivo, con prospettive di difficile individuazione. In sostanza sa fare tutto discretamente ma non eccelle in particolari caratteristiche e ciò non si sa bene se sia un pregio o un difetto. E' esploso nella parte finale della stagione decidendo alcune delle partite più importanti (canestro decisivo alla sirena nel derby contro Texas) e paventando l'idea di dichiararsi già  per il draft 2006, idea poi rientrata. Anche lui non è un play naturale ma visti i progressi che ha fatto di anno in anno a livello generale non sarà  certo un problema per lui fare l'ultimo passo verso l'adattamento definitivo al ruolo. Curioso come abbia il grave limite di una mano destra male o per nulla utilizzata in palleggio, ma poi sia molto più efficace proprio nelle penetrazioni verso destra. Sa segnare in vari modi anche se il suo contributo realizzativo è ancora incostante ed in particolare non entusiasma dalla lunga distanza. La sua migliore abilità  è forse lo scarico dal palleggio dopo avventurosi dribbling e più in generale la capacità  di trovare l'uomo libero anche in situazioni di emergenza. Sul piano atletico non è il migliore del lotto ma può contare su un fisico estremamente tosto e ben costruito. Incognita: può finire al primo giro come non essere scelto del tutto.

11: Mustafa Shakur – Arizona – Senior – 1984 – HT: 6-3 – WT: 183
Mi ero spinto per lui ad un paragone con Tony Parker non certo per sostenere che potrà  diventare così forte ma per tracciare l'identikit di giocatore fortemente a suo agio se può spingere in palleggio ed adattissimo in contropiede dove può sia trovare soluzioni per i compagni che andare fino in fondo con agilità  e controllo del corpo nel concludere. Rispetto al play Spurs aggiunge centimetri, chili, mani veloci e braccia lunghe per temibili recuperi difensivi anche lungo le linee di passaggio ma non ha certo quelle dominanti accelerazioni palla in mano anche a difesa schierata e la capacità  inarrivabile di concludere nel traffico del francesino. Rilascio discutibile e meccanica vicina all'orrido lo rendono apparentemente innocuo al tiro, eppure è lo stesso da rispettare perchè grazie ad altezza ed arti longilinei può prendersi conclusioni che non tutti i difensori possono contrastare. Non fa della forza fisica il suo punto di forza, ma ciò nonostante ha una presenza difensiva in crescita rispetto al suo approdo ai Wildcats. Non ha rispettato le attese nelle ultime due stagioni e deve dimostrare in questo suo anno da senior di avere le carte in regola per il prossimo draft, da cui non potrà  più ritirarsi all'ultimo momento come cinque mesi fa.

12: Taurean Green – Florida – Junior – 1985 – HT: 6-0 – WT: 177
Certamente non è stato il motivo principale della vittoria dei suoi Gators la scorsa primavera – individuabile più correttamente nel terzetto Brewer-Noah-Horford – però non si può negargli il ruolo di play titolare dei campioni in carica e conseguenti caratteristiche da leader vincente. Ha gambe esplosive ed è poco contenibile sul primo passo in palleggio, ma è sostanzialmente privo di playmaking nonostante validissimo ball-handling. La gestione a difesa schierata è confusa ma è in particolare quando penetra in maniera insensata che sembra andare a cercare i modi più fantasiosi per perdere palla, obiettivo in cui riesce costantemente bene. Curioso come sia prossimo all'infallibilità  dalla lunetta ma non convincente al tiro dalla media distanza, mentre torna ad avere ottimi risultati quando esce dall'arco dei 3 punti: in realtà  la spiegazione ci sarebbe, poichè rilascia la palla praticamente all'altezza del petto ed ha quindi bisogno di molto spazio per una completa esecuzione. Rapidissimo in difesa ed abile lungo le linee di passaggio, grazie all'affiatamento coi compagni ed alla conoscenza del sistema parte molto in vantaggio rispetto ai suoi colleghi anche più talentuosi qui sopra.

13: DeMarcus Nelson – Duke – Junior – 1985 – HT: 6-3 – WT: 195 (SG)
Inserire il suo nome nella categoria point guard è un altro durissimo attentato ai puristi del ruolo, ma vista la compagnia non si può certo parlare di eccezione. Ha una verticalità , un'iperattività  ed un'energia persino eccessive che lo rendono entusiasmante a tratti ed irritante in altri per gli errori banali che commette. Le sue letture offensive sono a tal punto primitive da costringere coach K agli straordinari ed in particolare risultano incomprensibili alcuni suoi movimenti palla in mano che contrastano con qualsiasi idea di costruzione del gioco. La meccanica di tiro è rivedibile e le percentuali ai liberi sono un'ulteriore condanna. Il suo vero pezzo forte è quella naturale propensione fisica a stoppate, rimbalzi, recuperi e giocate d'intensità  in attacco che ne possono fare una scelta al draft, al momento più da secondo giro.

14: Russel Robinson – Kansas – Junior – 1986 – HT: 6-1 – WT: 200
Pasticcione talentuoso. Anche lui nella vasta categoria di questi nuovi play non completamente al servizio dei compagni, si trova più a sua agio se può attaccare il canestro e concludere in penetrazione dove sfrutta il corpaccione compatto ed il tonnellaggio importante. Visioni troppo personali ed errori di precisione nel passaggio si aggiungono al suo costante limite, rappresentato dal “fare” prima di aver deciso “cosa fare”. Non è certamente un realizzatore ed un tiratore naturale e non mi ha entusiasmato nella fase difensiva sull'uomo (anche se ad onor della cronaca viene presentato da più parti come “solido difensore con velocità  di piedi anche tutto campo”), mentre molto più concreta è l'inclinazione ai recuperi ed alle giocate utili; nell'ambiente gli si riconoscono qualità  sul piano dell'impegno e dell'etica professionale, oltre a doti da leader che non fanno mai male. La visibilità  che avrà  Kansas quest'anno lo espone a livello nazionale con tutti i pro e contro che ciò può comportare.

15: Greg Paulus – Duke – Sophomore – 1986 – HT: 6-2 – WT: 180
Giocare per i Blue Devils o per North Carolina può voler dire che se sei un prospetto NBA guadagni almeno 10-15 posizioni al draft, mentre se sei un giocatore normalissimo come Greg Paulus diventi un prospetto NBA. Classico aspetto fisico da impiegato in banca senza hobby sportivo, è certamente uno dei giocatori più ordinati tra i citati ma anche quello con il minor talento atletico complessivo. Ha una magnetica propensione all'assist sul passaggio facile, quello per intenderci che completa e facilita una buona circolazione di palla o libera un esterno al tiro nel più classico dei penetra e scarica. La creatività  e la fantasia risiedono poi in altri lidi, ed infatti appena prova ad uscire dalla sua dimensione prendendo iniziative personali finisce per sbagliare e fare danni irrimediabili, sotto forma di palle perse. Come se non bastasse non è particolarmente veloce e non ha completa fiducia nel suo ball-handling specie alla luce delle insospettabili chiusure di palleggio anche in situazioni di rischio non imminente; il suo ambidestrismo è un ausilio solo parziale. Notevolissima invece la pressione difensiva sulla palla ed in generale il contenimento difensivo in scivolamento, oltre al marchio di fabbrica della scuderia di guardie da Duke, ovvero il solido tiro anche dalla distanza.

Di estremo interesse e da seguire anche:

Aaron Bruce – Baylor – Junior – 1984 – HT: 6-3 – WT: 190
Stanley Burrell – Xavier – Junior – 1984 – HT: 6-2 – WT: 205
Jamar Butler – Ohio State – Junior – 1985 – HT: 6-3 – WT: 185
Darren Collison – UCLA – Sophomore – 1987 – HT: 6-1 – WT: 165
JamesOn Curry – Oklahoma State – Junior – 1986 – HT: 6-3 – WT: 190
Jarrius Jackson – Texas Tech – Senior – 1985 – HT: 6-2 – WT: 185
Curtis Jerrells – Baylor – Sophomore – 1987 – HT: 6-1 – WT: 195
Sammy Mejia – DePaul – Senior – 1983 – HT: 6-6 – WT: 195
Derek Raivio – Gonzaga – Senior – 1984 – HT: 6-3 – WT: 175
JR Reynolds – Virgina – Senior – 1984 – HT: 6-3 – WT: 180
Ramon Sessions – Nevada – Junior – 1986 – HT: 6-3 – WT: 190
Rodney Stuckey – Eastern Washington – Sophomore – 1986 – HT: 6-2 – WT: 200

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