Anche Mike Dunleavy Sr a Treviso in cerca di talenti…
Prendete una cinquantina di giovani europei di statura ben sopra la media, una ventina di scout NBA, un numero indeterminato di agenti, una mezza dozzina tra allenatori e vice allenatori NBA, qualche dirigente di un'azienda che si diletta a produrre scarpe per Iverson e metteteli con qualche elemento di contorno in una struttura ben organizzata. Servite a inizio giugno quando le scelte del draft si decidono ed eccovi il vostro Reebok Eurocamp.
La struttura ben organizzata è la Ghirada, a Treviso, dove il padrone di casa Maurizio Gherardini costruisce parte della sua credibilità nel mondo NBA con risultati discreti se i neonati Charlotte Bobcats hanno pensato più volte a lui per il ruolo di executive che avrebbe dovuto gettare le fondamenta della trentesima franchigia NBA.
Tra gli allenatori spicca la presenza di Dunleavy con tanto di mocassino in pitone, sai mai che a qualche giovane italiano arrivato alla Ghirada per vedere un po' di quei nomi di cui si riempiono la bocca oltre oceano – in tutti i sensi, ci vuole un certo impegno per pronunciare Martynas Andriuskevicius– fosse venuto il dubbio che quel braccino corto di Sterling fosse stato avaro anche con lui. Poi c'è la sagoma inconfondibile di Danny Ferry, in polo bianca targata Spurs d'ordinanza, che assieme a un altro emissario di Popovich osserva e compone scouting report, intravisto quello sul buon Martynas: lavoro inutile Ferry, quasi impossibile che il suo nome sia ancora libero quando chiameranno gli Spurs…
In panchina quello più agitato è Triano, l'allenatore della nazionale canadese, pronto a mandare a quel paese gli arbitri dopo nemmeno un tempo di gioco, tanto per far capire che anche in un camp il clima partita non può mancare. Si vedono Tony Ronzone e il più noto Donnie Nelson, ancora un Maverick fino a quando Cuban non deciderà di dare il ben servito a papà Don.
Poi ci sono i giocatori, il vero motivo che mi ha spinto ad affrontare gli insidiosi 20 km che mi separano dalla Ghirada…
Alla mattina il primo a farsi notare è Chanas, un diciannovenne polacco con fisico più che normale che però nella classica serie di tiri dalla lunga (quelli da gara dell'ASG, per capirsi) mette davanti agli occhi increduli di chi scrive un 28/30 che lascia perplessi. La NBA continuerà a guardarla in TV (anche se poi si dimostra un più che discreto giocatore anche in partita), ma le mani di questo ragazzo potranno tornare utili a qualche squadra europea.
Si vedono parecchi lunghi affrontare meglio i 30 tiri da 3 che gli esercizi spalle a canestro, segno del basket che cambia…
Prima di pranzo spazio a qualche partitella, 3 in contemporanea su 3 campi con scout che corrono preoccupati da una parte all'altra per non perdersi una giocata e col serio rischio di non vedersi nulla, inconvenienti del mestiere. Su un campo va in onda la sfida tra due prossime scelte al draft, da una parte il già nominato Aleksandrov, 220 cm annata 86, dall'altra Roko Leni Ukic, playmaker croato non ancora ventenne dalle disarmanti visioni. Il conteggio conta poco ma la squadra di Ukic è già andata via dopo 5' col croato a dettare ritmi e incantare con no-look in transizione. Il lituano fa la voce grossa, mette due semiganci di buona fattura e fa vedere che la velocità di piedi è quella di un'ala, abbastanza per giustificare una chiamata in singola cifra.
In un altro campo evoluisce Nemanja Aleksandrov, classe 1987, ala piccola serba di 210 cm, dato da qualcuno già ora una delle prime 3 chiamate del draft del prossimo anno. La facilità con cui si muove risalta anche in un contesto dove di gente sopra i due metri ce n'è davvero tanta e gli impacciati si possono contare sulle dita di una mano. E' in squadra con Rudy Mbemba un piccoletto svedese di chiare origini africane che dall'alto del suo metro e 78 inchioda una bimane a gioco fermo, si vedono strane cose ai camp…
Nel pomeriggio si fa sul serio, si gioca sul campo principale con tutti gli addetti ai lavori pronti ad annotare se tra questi ragazzi rigorosamente sotto i vent'anni c'è qualcuno per cui spendere una chiamata.
Nella prima sfida c'è Johan Petro, francese classe '86 di 212 cm e fisico alla Pietrus, la NBA a detta di tanti è nel suo destino, potrebbe essere uno dei nomi del draft 2005 (difficilmente resterà in quello di quest'anno). Dopo poco la palla a due il protagonista è però già diventato il suo avversario diretto, Marcin Gortat un pelato polacco che gioca in Germania, annata 1984. Gortat guida la sua squadra nel parziale che apre e chiude praticamente la gara: schiacciate, blocchi, stoppate, recuperi con un'aggressività che il francese non riesce ad arginare. A parità di tocco (entrambi poco educati da fuori) e altezza il polacco dà una pista al ben più quotato francese il cui agente deve sperare che molti scout fossero in piena siesta…
Tra gli altri buone cose di Tsintsadze, georgiano dal palleggio creativo che fra qualche anno potrà dire la sua, e di Fabricio Vay, argentino del Valencia ben sopra i 2 metri con probabili parentele spagnole a cui vorresti sempre dar la palla per un piazzato dai 5 metri.
La seconda gara è quella per cui arrivano tutti: da una parte Aleksandrov, dall'altra Andriuskevicius, non due qualsiasi. Il serbo inizia con una tripla in arresto e tiro frontale che ha poco a che fare con i suoi 210 cm, peccato quello sia l'unico tiro che gli entra in tutta la gara, mentre dall'altra parte scalda i motori il lituano. Nel primo pick&roll che lo vede coinvolto si allarga da tre punti, riceve, non fa scendere la palla e mette la tripla. Ne metterà altre due senza mai trovare il ferro con invidiabile scioltezza, visto di peggio da uno sopra i 7 piedi. I dubbi sono su quanto riesca a chiudere di potenza, troppe volte in giro e tiro invece che in avvicinamento, unica eccezione quando gli arriva una botta sulla mano. Il lituano si arrabbia e mette due bimani in fila, gli scout sembrano soddisfatti, per una chiamata entro le prime 10 direi che ci siamo…
Tra gli altri impressiona Veremeenko, un 3 russo, annata '84, sopra i 205 cm di grande solidità tecnica e mentale, il più pronto tra quelli visti in campo. Chiude la gara in un contatto con effetti da film pulp (sangue, molto sangue) in cui si distrugge un sopracciglio e rischia di rifare i connotati a Pawel Mroz, centro polacco.
Durante la partita si vede di sfuggita il duello tra Andriuskevicius e Roman Gomenyuk, un carneade ucraino per tutti tranne che per Gherardini (molti segnali dicono che sia già della Benetton). Gomenyuk è un 220 cm magrissimo con le braccia lunghe nato nel settembre del 1987, riuscisse a mettere su qualche chilo fra un paio d'anni potrebbe avere una certa fama.
Nell'ultima partita il buon Ukic dà l'impressione di essere un uomo in mezzo ai bambini, play di razza, grande reattività sulle gambe, riesce a far girare bene l'attacco senza conoscere i compagni. Più che le triple restano impresse due aperture istantanee dopo aver ricevuto palla per il compagno in contropiede, la concorrenza è agguerrita ma una chiamata al secondo giro potrebbe arrivare. Per far bene in NBA, invece, Roko dovrebbe guidare una squadra da eurolega per un paio d'anni, l'esperienza per un play non è fattore secondario.
Nell'altra squadra buone cose da Lorbek, lungo sloveno classe '84 della Fortitudo che si dimostra un buon atleta con buonissime mani nel raggio dei 4-5 metri e discreti movimenti verso il ferro. Indubbio che l'esperienza con coach Repesa abbia formato il ragazzo, si è dichiarato per questo draft e una sua chiamata nel secondo giro, dopo quello che ha mostrato in ghirada, non sorprenderebbe.
Quando la fiera si chiude le certezze sono poche, dei 50 nomi sulla lista ci si rende conto di aver fatto attenzione a troppo pochi e di non sapere il livello difensivo di nessuno, restano impresse un paio di giocate e poco altro, mica facile fare lo scout…