Aperitivo draft – i collegiali

Jameer Nelson vale o no la lotteria? Potrà  essere un buon giocatore Nba?

Fatti i dovuti onori a UConn, fresca campione Ncaa, è già  ora di guardare avanti. Gli atenei di tutta la nazione stanno facendo il punto della situazione, cercando di capire come rinnovare al meglio i propri programmi cestistici, mentre i più privilegiati, quelli che con il basket ci potranno campare, ed anche bene, stanno facendo riflessioni di tutt'altro genere, con un tema in comune: dichiararsi o meno per il prossimo draft Nba.

Mancano ancora più di due mesi all'ormai tradizionale serata al Garden, in cui le matricole più preziose d'America si porteranno a casa il loro cappellino, entrando a pieno regime nell'ottica di un mondo comandato in tutto e per tutto dal dio denaro. Due mesi in cui potrà  succedere di tutto, e succederà  certamente di tutto. Del resto il draft è un'espressione artistica a tutti gli effetti, in cui l'intuito, il saper guardare oltre hanno spesso il sopravvento sulla mera programmazione scientifica degli scout report. Centinaia di pagine di dossier che finiscono spesso al macero prima ancora di essere prese in considerazione.

In questo contesto cerchiamo di capire quali saranno i nomi più appetiti a giugno, ipotizzando una classificazione tipologica che ci consenta di generalizzare il meno possibile. Stavolta ci occuperemo dei giocatori che saranno scelti dal college. Successivamente ci prenderemo cura dei principali prospetti offertici dalle High School e dal mondo intero, quegli international che tanto vanno di moda in questo periodo, in un delirante valzer di fenomeni e bidoni colossali.

Mancando due mesi, non staremo a fare un elenco piuttosto improbabile di tutti coloro che sono passibili di una scelta, ma cercheremo di fare un po' gli indovini, giusto per divertirci un po', cercando di rintracciare quei nomi che potranno lasciare in qualche modo il segno nella Nba. Tra un mesetto proveremo ad avere un approccio un po' più… scientifico, cercando di compilare un mock draft che tenga conto delle potenzialità  di questi atleti, delle necessità  delle squadre Nba che pickeranno questi prospetti, andando alla ricerca di quegli underdog trascurati un po' ovunque, ma che ci siamo annotati sul taccuino durante questo campionato e “spareremo” nel mucchio, sperando di trovare qualche nome a sensazione.

La prima regola da seguire quando ci si approccia ad un draft è quella di dimenticarsi di ogni regola, di ogni senso logico, ma di lasciarsi guidare dall'intuizione che potrebbe avere un GM Nba anche sulla base delle sue precedenti scelte. Anche quest'anno avremo squadre cui manca un play che sceglieranno un giocatore in un ruolo in cui sono stracoperti, oppure lasceranno “skippare” un lungo per andare a pescare una guardia dal talento apparentemente abbastanza modesto.

COLLEGIALI – un bacino d'utenza tradizionale sempre più ristretto

Per gli underclassmen dovremo attendere la fine di maggio per capire chi sarà  della partita ma sarà  pressochè certa la presenza dei campioni Ncaa Ben Gordon ed Emeka Okafor. Proprio quest'ultimo pare il più serio pretendente alla prima chiamata assoluta, dopo aver dimostrato di essere in grado di dominare difensivamente una partita avendo al tempo stesso dei discreti movimenti per far male anche nelle zone pitturate avversarie. I lunghi di ruolo sono sempre più rari in questa Nba, per cui in linea di massima la previsione è quella di un draft che offrendo molti centimetri, potrebbe dare una scossa a molte franchigie, che con un colpo mirato potrebbero mitigare, e di parecchio, i loro problemi sotto le plance. Emeka è il giocatore che offre più garanzie, anche se i problemi alla schiena che lo hanno afflitto per tutta la stagione sono abbastanza preoccupanti.

Sempre da UConn potrebbe uscire Charlie Villanueva, ritiratosi dal draft lo scorso anno, anche se è probabile una permanenza da coach Calhoun, che l'anno prossimo lo lancerà  sicuramente come stella della squadra. Il compagno di Villanueva alla Blair Academy HS, vale a dire Luol Deng, pare orientato a fermarsi a Durham almeno per un'altra stagione, ma non si escludono ripensamenti, considerando che il centrafricano ha finito la stagione in crescendo con un buonissimo impatto nel torneo Ncaa, quando ha elevato il proprio rendimento.

Uno dei principali rebus per tutti i compilatori di mock draft del pianeta sarà  quello relativo alla posizione di Jameer Nelson. L'mvp dell'ultima stagione sta creando pareri molto contrastanti tra gli scout. Alcuni sono entusiasti di lui e lo paragonano persino a Tim Hardaway, di cui sono certi possa ripercorrerne le orme; altri invece dicono che Nelson non ha alcuna possibilità  di essere un playmaker titolare nella Nba, perchè essendo così basso (arriva si e no al metro e ottanta, NdR), non è un play puro alla TJ Ford, quindi avrebbe più di un problema, anche per il fatto che è totalmente da verificare contro avversari veloci quanto lui ma decisamente più alti. Potrebbe spuntare una scelta anche Delonte West, compagno di backcourt di Nelson, guardia efficace ma un po' troppo leggera. Nel ruolo di playmaker sono molto interessanti ragazzi come Devin Harris di Wisconsin, play con fisico e visione di gioco che sembrano molto adatti al piano di sopra, oppure Chris Paul, freshman meraviglia che difficilmente lascerà  Wake Forest già  quest'anno. La ACC concentra tutti i migliori playmaker con qualche prospettiva Nba: oltre a Paul infatti troviamo anche Chris Duhon, il leader di Duke, che ha dato prova di grande maturità  e forza di sacrificio giocando un grande torneo nonostante un'incrinazione ad una costola. Molto seguiti anche i sophomore Jarrett Jack e Raymond Felton: il play dei Jellow Jackets è stato in grado di caricare la sua squadra sulle spalle portandola in finale nonostante l'infortunio di BJ Elder, mentre Felton ha condotto il gioco di Roy Williams con risultati molto interessanti. Entrambi comunque dovrebbero fermarsi al college ancora per un'altra stagione.

Per la lotteria potremmo proporvi altri tre prospetti molto futuribili, aventi una caratteristica in comune, ossia il fatto di essere un'ala piccola di due metri che, se pur con doti tecniche differenti, sanno fare davvero un po' di tutto. Stiamo parlando di Josh Childress di Stanford, reduce da una grandissima stagione con i Cardinals, troncata da una uscita davvero infelice contro Alabama nel torneo Ncaa. Josh ha fatto sapere che si dichiarerà  per il Draft, segnale che ha già  avuto garanzie precise da qualche squadra che non parteciperà  ai playoffs che inizieranno tra qualche giorno. Poi parliamo di Andrè Iguodala, all around di Arizona, infortunatosi proprio sul più bello, quando la squadra di coach Lute Olson poteva riscattare al torneo una stagione partita alla grande ma che ha vissuto troppi intoppi nella Pac-10. Andrè è un atleta davvero di categoria superiore, in grado di dare una grande mano a rimbalzo e smazzare palloni come poche altre ali piccole sanno fare. Non è un realizzatore di quelli che non fanno dormire gli avversari la notte precedente un match, ma ci si può lavorare su eccome, visto il talento di cui dispone. L'ultimo di questa terna di all around che vi presentiamo è Luke Jackson di Oregon. Non ha l'atletismo di Iguodala, non ha i fondamentali o la difesa di un Childress, ma ha una completezza incredibile. Il classico giocatore che troverà  molto duro inserirsi in Nba, ma cui se verrà  data una chance consistente a livello di minutaggio, potrebbe ripagare coi fiocchi chi avrà  scommesso su di lui.

Un discorso a parte lo merita il freshman meraviglia Kris Humphries, che ha già  deciso di lasciare i Gophers. La sua stagione ha prodotto numeri quasi irreali. I freshmen capaci di andare oltre i canonici 20+10 sono i Carmelo Anthony, non i ragazzoni bianchi come Kris, che ha scelto di non andare a Duke perchè non voleva scaldare la panca a Luol Deng. Mentre Melo ha prodotto quelle cifre vincendo un titolo Ncaa, Humphries le ha messe a referto in una Minnesota che non è stata in grado di vincere una partita una nella season della Big Ten. Non si tratta di un giocatore immarcabile ed oltretutto manca di una mezza spanna di statura per poter fare l'ala forte in Nba. Restando al college sarebbe comunque difficile per lui convertirsi in un'ala piccola, per cui tanto vale che provi questo salto, non senza coraggio, perchè se dovesse falli i workout rischierebbe serissimamente di scivolare al secondo giro.

Due atleti usciti prepotentemente alla ribalta quest'anno sono Ryan Gomes di Providence e Kirk Snyder di Nevada. Il primo è il classico one man show un po' undersize che a livello collegiale domina. Un po' come faceva Sweetney a Georgetown, tanto per dare un'idea, mentre Snyder è una guardia tiratrice con un fisico roccioso che pare fatto apposta per la Nba: di questi giocatori sorprende la forza mentale, la grinta che hanno saputo esplodere sul parquet. Su di loro si possono avere dubbi tecnicamente, tatticamente, ma la fame, la voglia di arrivare potrebbe dare loro quel quid di talento che separa la promessa dal giocatore Nba fatto e finito. Un giocatore che ha mezzi enormi ma è invece parso un po' fragilino di testa è stato Romain Sato, fenomenale guardia degli Xavier Musketeers, una delle più belle sorprese del torneo, visto che dopo un pessimo avvio di stagione nessuno se li sarebbe aspettati a quei livelli. Sato è stato probabilmente il maggior responsabile di questa falsa partenza, per il fatto che il peso della responsabilità  lasciatogli dalla partenza di David West ha fatto si che cercasse di risolvere le partite da solo, fidandosi poco di quei compagni che a loro volta si sarebbero fidati poco di lui. Ristabilita la chimica, Xavier ha preso il volo, ora non resta che chiedersi se Sato potrà  aprire le sue ali e volare alto verso il draft. Se vi piacciono i giocatori elettrici dalla mano piuttosto rovente date un'occhiata anche a Lionel Chalmers, il playmaker dei Musketeers. Tutto da seguire anche Ike Diogu, ala combo di Arizona State, mentre tutta la nidiata di Kansas rimarrà  a Lawrence anche l'anno prossimo, per cui niente draft per Wayne Simien e Keith Langford.

Di lunghi quest'anno il college ne offre pochini. A far compagnia ad Okafor ci saranno i vari Rafael Araujo, David Harrison, Sean Finn, mentre l'australiano di Utah, Andrew Bogut ben difficilmente lascerà  i mormoni anzitempo.

Lo scorso anno Dallas ha pescato due guardie/ali con i fiocchi, vale a dire Josh Howard e Marquis Daniels. Il primo in particolare ha sorpreso un po' tutti per come era scivolato in basso nel draft, pur essendo un primo quintetto All America ed avendo disputato una stagione fantastica. Le orme di questi due ragazzi, che potrebbero fare le fortune di quei GM che non si lasceranno imbambolare da nomi esotici, potrebbe essere il fenomeno Julius Hodge, che potrebbe lasciare NC State con un anno di anticipo. Questo sa giocare anche in tre ruoli, e se scivolasse un po' in basso potrebbe essere utilissimo ad una squadra come i Nets ad esempio, che da tempo cercano un alternativa a Kerry Kittles. Interessanti anche le big guard Andrè Emmett di Texas Tech e Ricky Paulding di Mizzou, ma i due migliori prospetti del ruolo sono sicuramente i sophomore Antoine Wright di Texas A&M, e Rashad McCants di North Carolina, già  paragonato da molti a Jerry Stackhouse. Wright potrebbe lasciare Texas A&M dopo una stagione comunque tutt'altro che positiva, anche perchè restando al college le prospettive non sarebbero comunque migliori, mentre McCants dovrebbe rimanere per provare l'assalto al titolo Ncaa l'anno prossimo a Chapel Hill, dove arriverà  il super Marvin Williams.

Come annunciato in apertura di articolo, per avere un quadro che consenta delle valutazioni più verosimili in sede di draft, occorrerà  attendere la chiusura delle liste, prevista come al solito per la fine di maggio. Arrivederci quindi alla prossima puntata, quando cercheremo di conoscere meglio i liceali che proveranno la fortuna a giugno. Quest'anno sembrano essere davvero parecchi.

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