Chris Perry di Michigan, uno dei migliori running back della nazione…
Per tutti i giocatori, lo staff tecnico e i tifosi di USC questa è definita come la finale per il vero titolo nazionale del College Football. Quello che succederà al Sugar Bowl tra Oklahoma e LSU passerà in secondo piano, se al Rose Bowl di Pasadena, California, a pochi kilometri dalla sede del campus dei Trojans, la squadra di coach Pete Carroll batterà Michigan, tutti quelli che hanno i colori giallo-rossi nel cuore si sentiranno campioni della nazione, mandando al diavolo ancora una volta il BCS ranking, che li ha visti finire terzi, pur essendo primi per l'Associated Press e ESPN.
Una sfida quella tra Trojans e Wolves che mette difronte due squadre che fino alle ultime gare della regular season hanno lottato per conquistare il posto nella Finale Nazionale contro i favoritissimi Oklahoma Sooners, e quindi pronte a regalare tanto spettacolo agli spettatori che accorreranno a Pasadena.
Il Rose Bowl ha sempre vissuto negli anni la sfida fra la vincitrice della Pac-10 e quella della Big Ten e solo negli ultimi anni con l'introduzione dei BCS Bowls, questa tradizione ha dovuto cedere il passo alla nuova realtà dei Championship Bowl, per cui quest'anno in cui a Pasadena non si assegna il titolo e tutte due le squadre delle Conference citate non sono impegnate nella Finale, la scelta è stata ovvia.
USC vincendo la lotta di Washington State, appaiata ai Trojans fino alle ultime due gare della stagione regolare, ha vinto la propria Conference e staccato il biglietto per questo Bowl, il secondo BCS consecutivo dopo l'Orange vinto lo scorso anno con Carson Palmer in regia, anche se quello che tutti i Trojans avrebbero voluto avere era il lasciapassare per il Sugar Bowl, per il titolo nazionale.
L'unica macchia della stagione praticamente perfetta della banda di coach Carroll è stata la sconfitta patita al terzo overtime nel derby contro California, nella prima partita del calendario della Pac-10, un upset che ha chiuso la striscia vincente di USC e forse condannato i Trojans a doversi giocare il Rose Bowl e non il Sugar Bowl.
Quella maledetta partita, la quarta della stagione, ha segnato il crocevia dell'annata di uno dei protagonisti della splendida, ma dolorosa cavalcata di Southern Cal, Matt Leinart, il quarterback sophomore chiamato a sostituire nel 2003 niente meno che il vincitore dell'Heisman Trophy 2002 e prima scelta assoluta del Draft NFL di quest'anno Carson Palmer.
Il giovane QB, dopo un inizio stentato culminato con la non esaltante prova contro Cal, chiusa con 2 dolorosi intercetti, di cui riportato in meta, ha cambiato letteralmente marcia e da quella gara ha sfornato un impressionante proporzione di 27 a 3 tra td pass e intercetti, chiudendo l'annata con 35 td (record della Pac-10), solo 9 passaggi finiti nelle mani avversarie e più di 3200 yards lanciate, con il 63% dei passaggi completi e un rating di 163, che lo colloca tra i primi QB di tutto il panorama del College Football.
Leinart è l'ago della bilancia delle sorti di USC, in quanto l'attacco dei Trojans si basa molto sul gioco aereo, sfruttando l'abilità in campo aperto dei propri ricevitori e appunto il braccio del loro regista, abile a lanciare anche sul profondo. Sono sette le partite consecutive in cui USC ha segnato 40 o piu' punti e proprio la difesa di Michigan, una delle migliori della nazione con soli 15 punti di media subiti, sarà un eccellente banco di prova per l'attacco guidata da Leinart.
Il target preferito del QB dei Trojans, in campo aperto, è sicuramente Mike Williams, sophomore, considerato da molti addetti come il miglior WR della nazione in questo 2003, autore di una stagione chiusa sopra le 1200 yards ricevute, con 16 touchdown, di cui la metà nelle ultime 4 partite della regular.
Il n.1 di USC è on fire e avrà tutti gli occhi della secondaria dei Wolveriens puntati addosso, quindi potrebbe trovare molto spazio all'interno della gara, il senior Colbert, oscurato quest'anno dalle prestazioni di Williams, ma sempre capaci di superare le 800 yards e di segnare 7 mete. Negli sleeper dell'attacco di USC poi, non bisogna dimenticare le qualità di ricevitore del RB freshman Reggie Bush, autore di 2 td nell'ultima sfida contro Oregon State e di ben 148 yards nella vittoria contro Washington.
Per quanto riguarda il gioco su corsa, sicuramente meno in vista di quello di Michigan, si alterneranno come in tutta la stagione il freshmnan LeAndell White e il sophomore Harris, con il primo in grande ascesa, inarrestabile nella gara vinta contro Washington State, considerata fra le tre migliori difese contro le corse, chiusa con ben 149 yards e 1 meta.
Se l'attacco dovrà confermare tutto il suo valore, la difesa dei Trojans avrà sicuramente parecchio lavoro da sbrigare, visti i protagonisti che Michigan può schierare, primo fra tutti Chris Perry. Niente paura però per i fans di USC perché quest'anno sulla linea di scrimmage c'è la mitica Wild Bunch II, ovvero la mitica linea di 4 tackle considerata la migliore di tutta la nazione. Ekeze eletto all'unanimità All-American, Patterson e Cody formano un trio eletto nel primo team della Pac-10, solo la seconda volta nella storia della Conference che tre difensive linemen della stessa squadra riescono in questa impresa.
La Wild Bunch II ha dominato la linea di scrimmage concedendo la miseria di 61 yards su corsa agli avversari (solo 2 volte ha subito più di 100 yards su giochi di corsa) e ha chiuso la stagione con più di 200 tackle, ben 34.5 sacks, conditi da 8 fumbles recuperati, 2 intercetti e 3 touchdown. Un autentico dominio fisico, che ha portato il quartetto (con i tre citati c'è Nazel)a diventare un'autentica icona per tutti gli appassionati di Southern California e anche dell'intero College Football.
A raccogliere la sfida lanciata dalla Wild Bunch II sarà uno dei migliori running back della nazione, Chris Perry, senior, quindi alla sua ultima partita al College, vorrà chiudere in bellezza una stagione che lo ha visto sfiorare le 1600 yards su corsa e avvicinare le 2000, contando anche le ricezioni, condite da 17 touchdown. Soprattutto il RB dei Wolveriens nelle ultime tre partite è sembrato inavvicinabile, sfornando prestazioni monstre nel derby contro Michigan State (219 yards corse) e nella finale della Big Ten contro Ohio State (154 yards e 2 td), proprio contro una delle difese più forti del College Football come quella che dovrà affrontare nel Rose Bowl. In pratica le uniche partite steccate nell'annata, sono coincise con le 2 sconfitte patite da Michigan, la prima contro Oregon e la seconda, nella conference, contro Iowa.
Nella mente dei difensori di USC però dovrà assolutamente rimanere impressa la prestazione di Perry nella sfida contro i Buckeyes che ha consegnato ai Wolveriens il titolo della Big-Ten e il lasciapassare per questo BCS Bowl, andando a frantumare i sogni di gloria (e di denaro) di Texas.
Se i 4 linemen di USC riusciranno nell'ennesima impresa di fermare l'ultimo e più temuto running back affrontato in questa fantastica stagione, per Michigan le cose si metteranno male, e il peso dell'attacco si sposterà sul quarterback, anch'egli senior, John Navarre, molto criticato nei precedenti anni per la sua incostanza, ma autore di un'ottimo 2003, concluso con 3000 yards guadagnate su passaggio, 23 td pass e solo 9 intercetti, come il suo antagonista Leinart.
Il QB dei Wolves è sembrato quest'anno in controllo del gioco aereo e dei suoi lanci, non forzando quasi nulla e per questo poco propenso all'errore. Certo nelle situazioni critiche quasi sempre si è andati da Chris Perry, ma aver raggiunto la quota di 3000 yards in stagione e aver superato i 20 td pass, può essere motivo di preoccupazione per la secondaria di Southern Cal.
Il ricevitore principale su cui Navarre fa affidamento è Braylon Edwards, anch'egli molto caldo nelle ultime tre gare, con ben 5 touchdown e 130 yards guadagnate contro Ohio State. Il junior nativo di Detroit è subito dietro a Perry nel numero di touchdown in stagione (14) ed ha ripetuto l'ottimo 2002, andando a superare anche in quest'annata le 1000 yards su ricezione, cosa non da poco in una squadra che presente un running game così elevato. Se Edwards è il principale ricevitore dei palloni lanciati da Navarre, quello su cui spesso il QB di Michigan fa affidamento per i giochi a lunga gittata è Jason Avant, piccolo ma velocissimo wide receiver, che ha concluso con 700 yards ricevute e solo 2 touchdown, ma che ha una media per ricezione superiore alle 16 yards, insomma pochi palloni ma per grandi guadagni.
Come sempre succede quando si affrontano due squadre dal potenziale offensivo di assoluto valore, la chiave di volta della sfida può essere data dal comportamento delle due difese. Per USC come detto parlano le cifre spaventose accumulate dal quartetto di difensive linemen, senza dimenticare il resto del reparto, mentre per Michigan sono i numeri sul gioco di passaggio a far temere Carroll e Leinart.
Il reparto dietro dei Wolveriens, con una secondaria da leccarsi i baffi, ha concesso in stagione una media di sole 160 yards su passaggio agli avversari e 15 punti segnati per partita, combinando per 14 intercetti e 2 touchdown su fumble recuperato. Se pensiamo a quanto i Trojans guadagnano abitualmente dal loro gioco aereo, si può immaginare che razza di battaglia ci sarà fra i ricevitori di USC e i defensive back di Michigan.
Sono tante le sfide nella sfida in questo equilibratissimo scontro: fra il coach affermato Carroll e quello che vuole affermarsi Carr, fra i due quarterback ambedue con molta pressione sulle spalle, fra il vecchio running back e il suo giovane rampante rivale, fra i due n.1 di maglia Williams e Edwards, fra le due difese così temibili per motivi diversi, insomma un Rose Bowl tutto da gustare, che sicuramente farà da contraltare alla sfida per il titolo nazionale tra Oklahoma e LSU.
Le motivazioni di USC, beffata da un regolamento abbastanza assurdo e criticato un po' da tutti, sono tante e riconducono tutte alla possibilità negata di giocarsi il titolo sul campo e non di doverlo celebrare su ranking non riconosciuti dal comitato nazionale, mentre quelle di Michigan sono per lo più da ricercare nella voglia di giocatori arrivati al capolinea della loro carriera universitaria, ansiosi di lasciare il campus con un ricordo indelebile da custodire per sempre nel loro futuro, che sia nei professionisti o da qualche altra parte.