Caos nel College Football

Pete Carroll e Matt Leinart esultano dopo la vittoria su Oregon State

La stagione regolare del College Football è giunta finalmente al termine e da questa settimana gli appassionati dedicheranno le proprie attenzioni ai bowl (28 quest'anno), le spettacolari partite che chiudono l'annata e decidono il titolo nazionale.

Domenica scorsa c'era grande attesa per conoscere gli accoppiamenti per gli incontri della BCS, in particolare per il Sugar Bowl, la sfida che quest'anno determina la vincitrice del titolo nazionale: sconfitta da Kansas State nella finale della Big 12, Oklahoma aveva perso la prima posizione nei ranking della AP e di ESPN / USA Today, facendosi scavalcare sia da USC, (campione della Pac 10 e nuova #1), sia da LSU, che battendo Georgia, si è aggiudicata il titolo della SEC.

Tuttavia tra i sostenitori di USC regnava un certo pessimismo, poiché nonostante la vetta nelle due classifiche, il posto al Sugar Bowl non era assolutamente garantito, anzi secondo il parere degli osservatori, i Trojans erano quelli nella peggiore situazione per la BCS. E così è avvenuto, infatti, USC è stata penalizzata sia dai punteggi dei computer, sia dal grado di difficoltà  del proprio calendario: le contemporanee sconfitte di Notre Dame e Hawaii (entrambe battute da USC) contro Syracuse e Boise State hanno indebolito la schedule dei Trojans, favorendo, invece, LSU ed Oklahoma.

Ma, cerchiamo di analizzare dettagliatamente la classifica della BCS, il “giudice unico” nella scelta delle squadre che si affronteranno nel Sugar Bowl.

Oklahoma, seppure terza nei due ranking, è stata premiata dai computer (1.17 di media), per la difficoltà  del proprio calendario (0.44) e soprattutto ha potuto usufruire della quality win contro Texas (-0,5). Sommando algebricamente i diversi fattori, questo è il punteggio finale dei Sooners:

Poll Average (AP & ESPN / USA Today): 3
Computer Average: 1.17
Schedule: 0.44
Losses: 1
Quality win: 0.5
Totale: (3 + 1.17 + 0.44 + 1 - 0.5) = 5.11

Tuttavia, la prima posizione dei Sooners non sorprende affatto, infatti, tutti gli osservatori avevano previsto che Oklahoma sarebbe rimasta in testa (o scesa al massimo in seconda posizione), anche in caso di sconfitta contro Kansas State; quindi, era scontato che una tra LSU e USC sarebbe rimasta esclusa dalla partita di New Orleans.

I vari conteggi matematici hanno condannato i Trojans, che sono stati penalizzati anche per il facile calendario della propria conference: non va dimenticato, infatti, che la Pac Ten, oltre ad USC, presenta una sola compagine nei ranking nazionali (Washington State); tuttavia, la formazione di Los Angeles è quella che ha convinto maggiormente gli osservatori, meritandosi ovviamente la prima posizione nelle classifiche di allenatori e giornalisti.

Questi sono i punteggi delle due rivali.

LSU
Poll Average (AP & ESPN / USA Today): 2
Computer Average: 1.83
Schedule: 1.16
Losses: 1
Quality win: 0
Totale: (2 + 1.83 + 1.16 + 1 - 0) = 5.99

USC
Poll Average (AP & ESPN / USA Today): 1
Computer Average: 2.67
Schedule: 1.48
Losses: 1
Quality win: 0
Totale: (1 + 2.67 + 1.48 + 1 - 0) = 6.15

Quindi, per appena 16 centesimi, LSU è riuscita a sorpassare USC, guadagnandosi l'invito per il Sugar Bowl; i Trojans, invece, si dovranno accontentare della sfida contro Michigan nel Rose Bowl, che dopo due anni di assenza potrà  riavere il tradizionale scontro Pac 10 contro Big Ten.

Purtroppo, questa decisione provocherà  non solo delle aspre polemiche sul reale funzionamento della BCS, ma forse anche un titolo diviso: come è noto, gli allenatori (che curano il ranking di ESPN / USA Today) assegnano automaticamente il titolo nazionale alla vincente del BCS National Championship Game, che in quest'annata sarà  il Sugar Bowl, mentre i giornalisti si riservano il diritto di premiare un'altra squadra, se a loro parere questa si è rivelata maggiormente meritevole; qualora i Trojans dovessero sconfiggere i Wolverines a Pasadena, quasi sicuramente riceverebbero le preferenze dei giornalisti, aggiudicandosi “un pezzo” di titolo nazionale.

I titoli spezzati erano stati il grande problema del College Football negli anni '90, infatti, in ben tre occasioni (1990, 1991 e 1997) i due ranking finali non presentarono la stessa formazione al #1: in quelle annate, i giornalisti premiarono rispettivamente Colorado, Miami e Michigan, mentre gli allenatori votarono per Georgia Tech, Washington e Nebraska; visto che la Bowl Coalition / Alliance (creata nel 1992) non aveva prodotto risultati soddisfacenti (non va dimenticato il controverso 1994, con le polemiche tra Nebraska e Penn State), fu istituita la Bowl Championship Series, un sistema che avrebbe dovuto risolvere le diatribe e discussioni, pur mantenendo intatta (o quasi) la tradizione dei bowl.

Nei cinque anni passati, sebbene qualche controversia, mai si erano verificati problemi insormontabili, infatti, la squadra vincitrice del bowl principale era sempre stata premiata sia da giornalisti sia da allenatori: purtroppo questo 2003 è terribilmente simile agli anni '90, e da più parti si sono levate feroci critiche alla BCS, tanto che in molti chiedono l'istituzione di un playoff, proprio per evitare questi dibattiti e polemiche.

Personalmente, ritengo come soluzione migliore una Final Four, in cui le quattro squadre più forti della nazione si affrontano in due semifinali e in finale: in questo modo la regular season manterrebbe il proprio fascino (se si allargasse il numero della partecipanti ad otto, molti incontri perderebbero interesse), la tradizione dei bowl potrebbe continuare, ma allo stesso tempo le polemiche sulla #1 si ridurrebbero notevolmente. Non va infine dimenticato che l'istituzione di una post-season più estesa aumenterebbe eccessivamente il numero di partite che ogni formazione dovrebbe disputare, creando problemi sia a livello fisico (15 incontri di football sono uno sforzo eccessivamente dispendioso), sia a livello accademico (le Università  sono prima di tutto dei luoghi di istruzione).

I veri vincitori di questa situazione sono gli organizzatori del Rose Bowl, che potranno riavere l'agognato scontro Big Ten contro Pac Ten: le due scorse stagioni, infatti, la partita di Pasadena aveva dovuto rinunciare alla tradizionale sfida tra le due conference e questo fatto si era fatto risentire a livello economico; il Rose Bowl 2003 tra Oklahoma e Washington State aveva fatto registrare un numero di spettatori davvero basso.

Oltre, al Rose Bowl e al Sugar Bowl sono stati resi noti anche i programmi per gli altri due bowl principali, l'Orange ed il Fiesta: come noto, l'Orange Bowl ha un forte legame sia con la Big East, sia con la ACC, ma ha un rapporto particolare con Miami, che quindi è stata scelta automaticamente; il Fiesta Bowl, invece, è legata alla Big 12, quindi i Kansas State Wildcats, vincitori su Oklahoma nella finale, hanno ricevuto l'invito per l'incontro di Tempe.

Gli addetti ai lavori avevano ritenuto altamente improbabile un accoppiamento con Miami e FSU, una soluzione assai sgradita non solo alle due squadre, ma anche agli organizzatori dell'Orange Bowl: essendo Hurricanes-Seminoles una classica della regular season, nessuno avrebbe voluto un rematch, anche perché la prossima stagione della ACC si aprirà  con il big match tra le due potenze della Florida; infine, gli organizzatori dell'Orange Bowl, volendo proporre una rivincita dello splendido Fiesta Bowl dell'anno passato, speravano di selezionare Ohio State.

Tuttavia, gli organizzatori del Fiesta Bowl, avendo la precedenza su quelli dell'Orange, hanno scelto proprio i Buckeyes, creando numerose polemiche: i più furiosi per questa decisione sono stati i tecnici di Florida State e Miami, che hanno espresso il loro pensiero con molta amarezza.

“I really don't want to play Florida State again as a rematch and then to open the season with them. I don't think that's particularly good for college football.” - Larry Coker, coach di Miami.

Bobby Bowden, storico allenatore di FSU, ha affermato che non avrebbe accettato di aprire la stagione 2004 sfidando i rivali, se li avesse dovuto affrontare a gennaio.

Anche il commissioner della Big East, nonché coordinatore della BCS, Mike Tranghese, aveva cercato di evitare una sfida tra Hurricanes e Seminoles, ma purtroppo ha dovuto concedere la precedenza al Fiesta Bowl, che ne ha approfittato; a nulla sono valse le parole del direttore esecutivo dell'Orange Bowl: “We preached that for the whole BCS system that Miami-Ohio State would be better!”

Oltre ad USC, la grande delusa della BCS è stata sicuramente la #5 assoluta Texas, che in corsa per un posto come at-large, si è vista esclusa dalle ricche partite di gennaio, a causa della sconfitta di Oklahoma: ora per i Longhorns, l'appuntamento è a San Diego, dove nell'Holiday Bowl, affronteranno i Washington State Cougars, seconda forza della Pac 10; altra sfida interessante potrebbe rivelarsi quella del Peach Bowl di Atlanta, tra Tennessee (#7) e Clemson, che qualche settimana fa era riuscita a sorprendere Florida State.

Le conference più rappresentate sono la Big Ten e la Big 12, che hanno ben 8 squadre presenti nel programma dei Bowl, seguite dalla SEC con 7; molto interessanti sono le sfide dell'Alamo Bowl, tra Nebraska e Michigan State, del Cotton Bowl, tra Oklahoma State e Mississippi, del Capital One Bowl, tra Georgia e Purdue, e dell'Outback Bowl, tra Florida e Iowa.

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