Tommie Harris, possente lineman di Oklahoma.
Sabato prossimo all'Arrowhead Stadium di Kansas City (che si trova nel Missouri!!) si disputerà l'atto conclusivo della Big 12, la conference nata nel 1996 dalle ceneri della Big 8 e della Southwest Conference e generalmente legata al Fiesta Bowl: la finale verrà giocata dalle vincenti dei due raggruppamenti in cui la Big 12 è suddivisa, gli Oklahoma Sooners, dominatori della South Division, e i Kansas State Wildcats, primi nella North.
I favori del pronostico sono nettamente a favore di Oklahoma, la quale ha appena completato una stagione impressionante: con 12 successi in altrettante partite (8 all'interno della conference) i Sooners sono l'unica squadra imbattuta dell'intera Division I-A, ma cosa più importante hanno presentato un dominio nei confronti delle avversarie, quasi mai visto nel recente passato.
Oklahoma ha guidato i ranking nazionali dalla prima settimana di gioco, per poi mantenere la vetta nel prosieguo della stagione; grazie ad un cammino perfetto, nessun'altra squadra è riuscita a contrastare l'impressionante marcia dei Sooners.
Soltanto due formazioni hanno fatto soffrire i ragazzi di Bob Stoops: Alabama, che ha ceduto in casa 20-13 nella seconda settimana, e Colorado, piegata 34-20 il 25 ottobre, al termine di una partita tirata. La sfida contro i Buffaloes pareva essere un campanello d'allarme, soprattutto perché avvenuta alla vigilia della sfida contro Oklahoma State: i Cowboys, oltre ad essere stato un avversario ostico per i Sooners in questi ultimi anni, provenivano da una striscia vincente di sette incontri, tanto che alcuni osservatori avevano addirittura previsto un upset; invece, Oklahoma (come abbiamo raccontato su play.it) ha letteralmente surclassato i rivali, spazzandoli via con un 52-9 che non ha ammesso repliche.
Nel 2003, Oklahoma ha realizzato almeno 50 punti in 7 partite, un record per la prestigiosa università , che da sempre è una delle potenze del College Football: il 65-13 con cui i Sooners si sono sbarazzati dei Texas Longhorns, candidati ad un invito per un Bowl BCS, ha fatto davvero scalpore, infatti nessuno avrebbe mai potuto immaginare una batosta di quel genere; impressionante è stato anche il 77-0 rifilato ai malcapitati Texas A&M Aggies, soprattutto perché nel quarto periodo Bob Stoops ha deciso di non infierire ulteriormente.
Generalmente, quando si pensa ad Oklahoma, viene subito in mente la possente difesa, che anche quest'anno ha terrorizzato gli attacchi avversari: leader della linea è il monumentale tackle Tommie Harris, un senior che dovrebbe essere scelto molto in alto nel prossimo draft, perfettamente sostenuto da Dan Cody e Dusty Dvoracek, due linemen che hanno lasciato il proprio segno sugli avversari; tra i linebacker, invece, spicca su tutti il possente Ted Lehman.
In verità , tutto il reparto arretrato meriterebbe una menzione, ma personalmente vorrei premiare il defensive back Derrick Strait, autore di una stagione superlativa: dotato di ottime mani, sa marcare perfettamente il proprio ricevitore in ogni zona del campo ed è molto solido nei placcaggi; unico difetto è la mancanza di atletismo, che potrebbe costargli una scelta nelle prime cinque nel prossimo draft.
Nonostante la spettacolarità della difesa, va ricordato che anche l'attacco ha disputato una stagione coi fiocchi: Jason White si è rivelato un passatore eccellente (3364 yards, 40 TD e appena 6 intercetti) e giustamente è candidato sia per il Davey O'Brien Award (premio per il miglior QB), sia per il celeberrimo Heisman Trophy; il suo bersaglio preferito è stato il WR Mark Clayton, che con 71 ricezioni per 1289 yards, è stato nominato per il Fred Biletnikoff Award (premio per il miglior ricevitore).
E' chiaro che una squadra del genere, praticamente intoccabile in ogni reparto, andrà a Kansas City con i favori del pronostico dalla propria parte: per quasi tutti i critici, i Sooners saranno invitati al Sugar Bowl anche in caso di sconfitta, visto il netto vantaggio che Oklahoma ha sulle altre squadre della Division I-A; poiché gli unici problemi potrebbero essere causati dall'eccessiva sicurezza, coach Stoops ha affermato “Our first and primary goal is to win the Big 12 championship”, responsabilizzando i propri giocatori, che non dovranno assolutamente deconcentrarsi.
Tuttavia, i Kansas State Wildcats non staranno certo a guardare e, stiamo certi, cercheranno il possibile per laurearsi campioni della Big 12; per gli addetti ai lavori, la North Division sarebbe dovuta essere appannaggio di Nebraska, considerata alla vigilia l'unica possibile antagonista per Oklahoma: invece, dopo un brillante inizio di stagione, i Cornhuskers sono progressivamente calati, perdendo la testa della classifica.
A settembre, Kansas State era addirittura inserita tra le possibili candidate per il titolo nazionale, tanto che alla fine di settembre si era issata fino al sesto posto nei ranking di ESPN / USA Today e della AP; tuttavia, dopo cinque successi consecutivi, i Wildcats sono incappati in una striscia negativa di tre partite (Marshall, Texas, Oklahoma State) che la hanno estromessa da ogni possibile sogno di gloria.
Invece di mollare, Kansas State non solo si è ripresa, ma addirittura è andata alla caccia del titolo divisionale, intromettendosi nella lotta tra Nebraska e Missouri: e proprio i Cornhuskers e i Tigers sono state le ultime vittime dei Wildcats, i quali con altre cinque vittorie filate hanno guadagnato la vetta della classifica; particolarmente gratificante è stata la netta affermazione (38-9) sul campo di Nebraska, la prima dal 1968.
Ora, andiamo a conoscere insieme questi Wildcats (#13 nei ranking di ESPN / USA Today e AP), i quali cercheranno di arginare l'avanzata dei Sooners: gran parte del merito va assegnato al coach Bill Snyder, che in 14 anni ha trasformato il programma di Kansas State, conferendogli grandissima solidità , come dimostrato dai nove bowl giocati consecutivamente.
Tra i giocatori più interessanti possiamo sicuramente menzionare Darren Sproles, che con 1713 yards in 271 portate si è rivelato il miglior RB della conference; il gioco sulle corse è supportato anche dal QB Ell Robertson, che mediamente guadagna circa 80 yards per partita, oltre che offrire ottimi palloni al WR James Terry.
Seppure mancando della fama di Oklahoma, anche la difesa di Kansas State è davvero ottima, in particolare contro le corse, come dimostrato da numerose statistiche: con Justin Montgomery e Andrew Shull in linea e Josh Bull in posizione di LB, è stato davvero difficile per gli avversari impostare un valido ground game.
Come in tutte le finali, gli special team avranno sicuramente la loro importanza ed entrambe le squadre possono contare su ottimi kicker, Trey DiCarlo per i Sooners e Joe Rheem per i Wildcats.
Finite le presentazioni, è necessario preparare un pronostico per l'incontro di sabato: nonostante Kansas State sia un'ottima compagine, è molto difficile prevedere una sconfitta per Oklahoma, la quale sembra davvero lanciata verso il Sugar Bowl e il titolo nazionale; tuttavia, il College Football ci ha spesso abituato a dei clamorosi upset, quindi un'eventuale vittoria dei Wildcats non sarebbe del tutto sorprendente. Per i Wildcats sarà fondamentale mantenere basso il punteggio, anche perché il proprio attacco non ha i mezzi per segnare a ripetizione; in caso di successo, Kansas State si qualificherebbe per la prima volta ad un Bowl BCS.
Spettatori interessati alla finale della Big 12 sono i Texas Longhorns, che arrivati secondi dietro ad Oklahoma, possono ancora sperare in un invito per un Bowl BCS: nonostante la durissima rivalità , i Longhorns saranno costretti a sostenere i Sooners, in quanto una loro sconfitta pregiudicherebbe la partecipazione dei texani ad una delle prestigiose (e ricche) partite di gennaio.
Notes:
Per Oklahoma si tratta della terza apparizione nella finale della Big 12: nel 2000 i Sooners sconfissero 27-24 proprio Kansas State, prima di aggiudicarsi il titolo nazionale nell'Orange Bowl; lo scorso anno, Oklahoma si laureò campione di conference, sconfiggendo 29-7 Colorado.
Anche Kansas State giocherà per la terza volta l'atto conclusivo della Big 12, infatti, oltre al sopracitato 2000, i Wildcats si qualificarono per la finale anche nel 1998, rimediando una sconfitta per 36-33 da Texas A&M.