Il nuovo coach vuole portare la mentalità della Big East al Pauley Pavillon
Signori e signore, al Pauley Pavillon è iniziata l'era di Ben Howland e subito dai primi allenamenti si è capito che sicuramente cambierà qualcosa all'interno del programma dei Bruins nei prossimi anni sotto la guida dell'ex coach di Pittsburgh.
Archiviato sotto forma di anno buio il 2002/2003, ultimo sotto la guida di coach Lavin, definito da molti ex studenti come il peggiore degli ultimi 50 anni per un'università che vanta pur sempre il maggior numero di titoli NCAA, i Bruins hanno scelto un coach che fa della difesa la sua arma per vincere le partite, niente a che fare con quella vista in giro nei campi della costa californiana, bensi' una difesa da Big East, una difesa che fa dell'intimidazione fisica la sua dote principale.
Howland ha scelto di trasportare tutto quello che di buono aveva fatto con i Panthers in un sistema che fino all'anno scorso, sia sotto coach Lavin che sotto il suo predecessore Harrick, aveva cavalcato l'onda del basket del Pacifico, fatto di spettacolo, giochi offensivi e velocità . Il nuovo coach ha subito voltato pagina, incentrando il proprio inizio di carriera alla guida dei giallo-blu sulla mentalità difensiva e sulla volontà di sacrificarsi, tutti, per la squadra, magari giocando un basket meno bello da vedere ma molto più redditizio, proprio come quello che si vedeva a Pittsburgh.
Il compito non sarà certo facile, soprattutto perché la mentalità dei giocatori è incentrata ancora su un certo tipo di approccio alla partita, che l'anno scorso ha determinato gran parte dei disastri visti a Los Angeles e il siluramento di un coach come Lavin, che aveva perso totalmente le redini dello spogliatoio. In questo Howland è maestro e i suoi nuovi giocatori l'hanno subito capito e stanno cercando di assimilare il più in fretta possibile le direttive per arrivare all'inizio di stagione pronti per rivendicare il ruolo di protagonista di UCLA, prima all'interno della PAC-10 e poi a livello NCAA.
Infatti non bisogna dimenticare che sotto la guida di Lavin, i Bruins sono arrivati 6 volte al Torneo e hanno sfiorato l'ingresso alle Final Four, arrivando in altre due occasioni alle migliori 16, per cui l'anno nero appena lasciato alle spalle ha sì buttato alle ortiche il lavoro svolto dal precedente allenatore, ma non ha scalfito del tutto le basi su cui Howland può lavorare, a partire dai due leader, sulla carta, del nuovo corso, cioè Dijon Thompson e Cedric Bozeman.
Persi per strada i senior Patterson e Young e soprattutto Jason Kapono, scelto un po' a sorpresa all'inzio del 2° giro del Draft NBA dai Cleveland Cavs, top scorer e leader indiscusso dei Bruins negli ultimi 2 anni, le chiavi dello spogliatoio di UCLA sono passate ai due junior che dovranno dimostrare di saper guidare la squadra nel tentativo di rinascita sportiva, seguendo le direttive del loro nuovo allenatore.
Thompson probabilmente sarà il go to guy della squadra, visto che anche nell'anno passato viaggiava ad una media vicina ai 15 punti per gara e soprattutto nel primo periodo in cui mancherà il senior TJ Cummings, figlio del grande Terry, fermo fino a dicembre causa problemi accademici, dovrà sobbarcarsi molto del peso offensivo dei Bruins, che verosibilmente giocheranno un basket più controllato in attacco che permetterà a Thompson di evitare (si spera) le numerose palle perse collezionate nella stagione 02/03.
Bozeman, invece, avrà molto probabilmente l'ultima chance per dimostrare quello che appena entrato al Pauley Pavillon tutti speravano fosse, cioè una combo-guard di assoluto valore capace di giocare stabilmente nel ruolo di play e di sfruttare la sua altezza per dominare nel ruolo e guadagnarsi una chiamata nell'NBA. Il ragazzo nei 2 anni trascorsi ha fallito su quasi tutti i fronti, finendo schiacciato mentalmente dalla pressione di UCLA e non riuscendo quasi mai a far vedere quello che di buono si era detto prima del suo arrivo a Los Angeles. Certo per un nativo della città degli angeli guidare UCLA non deve essere certo facile, ma quelli che speravano di aver trovato un nuovo Baron Davis si sono ricreduti abbastanza in fretta, spiazzati dai tentennamenti del play e dalla sua indole a subire le difese avversarie aggressive e affrettare troppo le conclusioni e i passaggi finendo per risultare deficitario sia come scorer che come regista. Il ragazzo si è subito messo completamente a disposizione di Howland che a Pittsburgh ha svezzato un certo Brandin Knight, sperando che questo sia il suo anno del riscatto.
Tra i giocatori più entusiasti dell'arrivo di Howland c'e' sicuramente Jon Crispin, ex Penn State, che arrivato a UCLA dopo le ottime cose fatte ai Nittany Lions, ha faticato non poco ad ambientarsi nel nuovo programma, crollando come tutta la squadra in una mediocrità durata praticamente tutto l'arco della stagione scorsa. Le parole del play, fratello di Joe, visto in NBA a Phoenix, sono chiare e definiscono in pieno quello che sarà il corso dei Bruins sotto la guida di Howland. "E' fantastico. Sarà come essere un Big East team all'interno della PAC-10.". Questa mentalità accompagnerà i Bruins per tutto l'anno e Howland spera che possa permettere alla squadra di affrontare alla pari università molto più forti offensivamente e fisicamente come Arizona, Stanford e California.
Essendo poi una squadra nel complesso molto giovane, saranno proprio i giovani sophomore e freshman a completare l'ossatura del team e tra questi importanti risposte sono chiamati a dare Hollins e Fey, apparsi vogliosi di apprendere in fretta i dettami del nuovo allenatore, anche se ancora lontani dal saper gestire la fase difensiva come Howland vorrebbe approntare.
Una difesa molto fisica, ai limiti del fallo, ma non fallosa, che possa intimidire l'avversario proprio come facevano i Panthers in questi due anni di vertice trascorsi sotto la guida dell'ex giocatore di USC. Importante per Howland, come già sottolineato nelle prime interviste, sarà il metro di giudizio degli arbitri della PAC-10, che spera possa essere simile a quello in uso nella Big-East, anche se nella Conference Pacifica si gioca un basket molto diverso e meno aggressivo rispetto alla sua vecchia Conference.
Se il metro arbitrale lascerà ai Bruins la possibilità di giocare un basket fisico e simile a quello praticato da Pittsburgh, un ruolo importante lo avrà anche il freshman ala Trevor Ariza, ultimo colpo della gestione Lavin, stella delle high school californiane e second team All-American fra i senior liceali nei responsi di alcuni magazine del settore, capace di segnare in qualsiasi modo e dotato di una versatilità innata, dote che piace molto al nuovo coach, che sicuramente gli darà minuti importanti fin dal suo primo anno al College. L'altro freshman che avrebbe sicuramente trovato spazio in un gioco come quello di Howland è Matt McKinney, power forward ex grande pallavolista al liceo, ottimo nel gioco sotto e capace di viaggiare a quasi 11 rimbalzi di media per tutti i 4 anni passati all'high-school. L'uso del condizionale passato è d'obbligo, in quanto il ragazzo si è procurato una frattura al piede nello scorso giugno e seppur non costretto all'operazione dovrà saltare gran parte della preparazione e quindi non sarà subito in grado di essere un fattore nella rotazione di Howland.
Sicuramente il compito dell'ex coach dei Panthers non sarà facile, ma come detto le basi ci sono e la voglia di rifarsi da parte dei giocatori non manca. Probabilmente questo sarà un anno di transizione, anche perché all'interno della Conference ci sono College più forti come organico dei Bruins e il panorama NCAA è complessivamente molto alto, ma sicuramente l'impronta del nuovo coach si farà sentire, portando un notevole cambiamento nel modo di giocare di UCLA, un gioco che avrà il chiaro stampo della Big East, dove Howland ha vinto molto e ha convinto tutti di essere un grande allenatore, un allenatore chiamato a riportare alla vittoria l'università che di vittorie ne ha più di tutti.
La pressione sarà enorme, ma Howland ha dimostrato ampiamente di saperla gestire.