Lou Holtz, allenatore di South Carolina e convinto sostenitore dei playoff
Nel 1998 ha fatto il suo esordio nella NCAA il Bowl Championship Series. Gli organizzatori dei 4 Bowl più importanti (Fiesta, Orange, Rose e Sugar) si sono uniti alle 6 conference più prestigiosi del panorama del football collegiale (ACC, Big East, Big 12, Big Ten, Pacific-10 e SEC più Notre Dame) per trovare un sistema il più possibile imparziale per determinare quali università dovranno sfidarsi per il titolo nazionale.
Il punteggio delle singole università è calcolato considerando i poll dell'Associated Press, degli allenatori, altri 7 poll (compreso quello del New York Times), la difficoltà del calendario, il record di partite vinte e perse e la qualità delle vittorie (partite vinte contro una squadra della Top 10).
Ogni conference manda il proprio campione ad uno dei Bowl mentre gli ultimi due programmi invitati sono determinati proprio dal BCS, secondo un particolare criterio regionale. I dirigenti dei Bowl per poter far parte del BCS hanno dovuto accettare un principio di rotazione in base al quale un Bowl ospita la finale per il titolo nazionale ogni 4 anni.
Il sistema non sempre ha funzionato. L'errore più grave è arrivato nel 2001 quando hanno disputato la finale Oklahoma e Florida State, preferita rispetto a Miami. Gli Hurricanes avevano battuto Florida State durante la stagione regolare ed avevano dimostrato lungo tutto il campionato di essere superiori ai Seminoles.
Nel 1998 Tulane, membro della Conference USA, ha concluso il torneo imbattuta ma non è stata nei Bowl del BCS perché aveva un calendario "facile". Quest'anno invece le 2 squadre imbattute hanno preso parte alla gara per il titolo perché sono rimasti 2 soli team imbattuti e la scelta non è stata difficile: Miami e Ohio State.
L'attuale contratto del BCS con i network televisivi scade nel 2006 e le 5 conference che non ne fanno parte (Conference USA, Mountain West, WAC, Mid-American e Sun Belt) hanno deciso di approfittare dell'avvicinarsi della scadenza per far sentire la propria voce e chiedere un cambiamento alla formula che avvantaggia solo le 6 conference principali.
Jim Delany, commissioner della Big Ten, ha ammesso che "la situazione per le conference che non hanno un posto automatico è veramente molto difficile. È quasi impossibile arrivare ad uno dei Bowl più importanti per una loro università ". "Il BCS è un cartello, non ci sono altre parole per descriverlo", ha detto il rettore di Buffalo, William Grenier.
Rappresentanti del comitato che gestisce il BCS hanno dichiarato che l'introduzione di un sistema di playoff è fuori discussione: "Saranno riviste le basi che formano l'attuale sistema ma non aspettatevi rivoluzioni". È stato indetto per l'8 settembre un meeting con i rettori delle conference che non hanno un posto automatico per discutere dei possibili cambiamenti da apportare.
"Li abbiamo invitati per discutere con loro di alcune nuove idee ed ascoltare le loro proposte", ha detto il rettore di Nebraska, "Tengo a chiarire che abbiamo detto loro subito che non è in discussione un sistema di playoff come quello della NFL".
Il motivo principale che viene addotto per bloccare sul nascere le discussioni è quello della volontà di non voler interferire con gli esami degli studenti oppure con le lezioni. Inoltre i rettori hanno detto di voler "preservare la tradizione dei Bowl".
Il rettore di Penn State, Graham Spanier, ha dichiarato che "probabilmente gli introiti per le università sarebbero maggiori con un sistema di playoff sull'esempio della NFL ma sono contrario lo stesso. I playoff, come date, interferirebbero con il secondo semestre e lederebbe l'integrità accademica che tutti noi inseguiamo. Inoltre non permetterebbe ai tifosi di seguire le università perché non conoscerebbero in anticipo in quale partite e dove giocherebbe la loro squadra".
Secondo l'allenatore di Mississippi, David Cutcliffe, "il nostro sistema finora ha funzionato perfettamente. Molti allenatori non sono d'accordo con me ma penso che uno dei vantaggi del BCS è che la stagione regolare è importantissima. Negli sport con un torneo finale, la regular season perde di interesse. Inoltre non so se la finale di un torneo ci consegnerebbe la migliore squadra o quella che ha subito meno infortuni".
La NCAA, da parte sua, non si è pronunciata ufficialmente anche se alcuni dirigenti hanno dichiarato che "tenere la BCS vorrebbe dire preservare la tradizione e dare comunque ai tifosi uno scontro fra le due migliori università ".
Dopo il politichese diamo una brevissima occhiata ai numeri che girano attorno al BCS. Nel 2004 i 4 Bowl dovrebbero generare 90 milioni e di questi 84 finiscono alle università che fanno parte del BCS. I restanti 6 milioni vanno alle altre conference della Division I-A e a quelle della Division I-AA.
Alle singole università che partecipano al Sugar, all'Orange o al Fiesta Bowl vanno 14 milioni che dovranno però essere ridistribuiti all'interno della conference. Il Rose Bowl ha invece un contratto separato per l'assegnazione del denaro alle università .
Invece i programmi delle conference che non fanno parte della BCS incassano solo 100 mila dollari a meno che non riescano a guadagnarsi un posto in uno dei 4 Bowl (mai accaduto finora).
Guardando le cifre è evidente la disparità fra le varie università e proprio citando questa differenza di trattamento sono entrati nel discorso anche alcuni membri del Congresso, per aiutare le istituzioni più povere e anche per farsi un po' di pubblicità .
Se a questo aggiungiamo anche la possibilità che il dibattito si sposti in un tribunale possiamo capire il circo che si scatenerà nei prossimi mesi. Scott Cowen, rettore di Tulane, ha detto che "nessuno vuole finire davanti ad un giudice. Non è la cosa migliore né per loro né la NCAA. Comunque non mi sento di escluderla come opzione per il futuro".
Cowen ha aggiunto che "il BCS viola le leggi dell'anti-trust. Ha un impatto anti-competitivo in termini di recruiting degli studenti-atleti, nei rapporti con gli allenatori e ha un impatto anche sui tifosi che sanno di non avere la possibilità di competere con le maggiori università ".
Fra le conference, almeno a livello ufficiale, solo la SEC ha preso posizione dichiarandosi contraria nel modo più assoluto ai playoff. In fondo alla SEC, la conference più ricca della NCAA, non conviene cambiare un sistema che le permette di distribuire 102 milioni ai suoi membri.
Paradossalmente proprio gli allenatori della SEC si sono invece dichiarati favorevoli ad un nuovo sistema che permetta a tutte le università di competere per il titolo. Anche quelli contrari ad un sistema di playoff sul modello di quello del basket hanno proposto un playoff di 2 settimane con 4 team.
"Tutti vediamo quanto siano seguiti i playoff del basket collegiale. Perché non farlo anche per il football?", ha dichiarato Ron Zook, allenatore di Florida. "Il numero di spettatori aumenterebbe sicuramente perché ogni partita sarebbe decisiva", ha detto Lou Holtz, allenatore di South Carolina.
"Inoltre”, continua Holty, “verrebbero premiate le squadre che giocano meglio alla fine della stagione, senza penalizzare chi parte male". Bob Stoops, allenatore di Oklahoma, si è chiesto "cosa succederebbe se ci fossero 3 team imbattuti o 3 team con una sola sconfitta. Cosa farebbero quelli del BCS?".
Ora stiamo assistendo solo alle prime schermaglie e i toni sono piuttosto aspri ma è probabile che alla fine si decida di tenere il BCS anche dopo il 2006. L'unico cambiamento potrebbe essere l'aggiunta di 2 Bowl: uno per la finale da giocare dopo che sono stati disputati i 4 Bowl e un altro da far disputare alle migliori università delle conference che non hanno un posto garantito nei Bowl principali.