Gli Huskies giocheranno già dal prossimo anno nella Big East
Dopo aver esaminato la situazione nella ACC diamo ora un'occhiata a quello che potrebbe succedere nella Big East. La conference guidata dal commissioner Mike Tranghese per la prima volta nella sua storia deve fronteggiare la perdita di due autentiche istituzioni del football della NCAA.
Chi prevedeva una corsa disperata alla ricerca dei loro sostituti è rimasto deluso. Le uniche decisioni prese nelle due settimane seguenti all'annuncio sono state quella di anticipare l'ingresso di Connecticut già a partire dalla prossima stagione e di bloccare ulteriori movimenti di università fino alla stagione 2005/06.
L'arrivo di UConn non ha stupito molti ma quello che ha lasciato sorpresi è stata la velocità con cui Connecticut e i rettori della conference hanno evidentemente superato alcuni ostacoli non proprio secondari che sembravano poterli fermare.
Quello principale era il calendario degli Huskies per il prossimo anno. UConn, infatti, pensando di restare indipendente anche nel 2004, si era già impegnata per tutte e 11 le gare, la maggior parte delle quali con università esterne alla Big East.
"Dovremmo cercare di liberarci da alcuni contratti già firmati e non sarà un'impresa facile", aveva dichiarato Jeff Hathaway, direttore della sezione atletica di Connecticut. UConn dovrebbe cancellare quattro partite già organizzate per far posto ai 4 membri della Big East che non ancora fanno parte del calendario 2004 (Boston College, Pittsburgh, Rutgers e Temple).
Altro argomento di discussione fra alcuni rettori della Big East era la competitività della squadra di football. Il piano originale prevedeva qualche anno di crescita del programma per poi entrare nel 2005 a pieno titolo nella conference. Per rassicurare tutti Hathaway aveva dichiarato che "siamo pronti. Se parliamo di borse di studio e rispetto di tutti i criteri penso si possa dire che è tutto in regola".
Dello stesso parere anche l'allenatore della squadra di football, Randy Edsall: "Si tratta soltanto di lasciare crescere i nostri ragazzi. Grazie ad 85 borse di studio potremo aggiungere ancora più talento. Già adesso siamo a buon punto e i progressi fatti alla fine dello scorso anno lo dimostrano".
Nel 2002 gli Huskies hanno ottenuto un record di 6-6 chiudendo però la stagione con 4 vittorie consecutive (l'ultima su Iowa State). Un buon quarterback (Dan Orlovsky) e una buona difesa (specialmente contro il gioco aereo) fanno ben sperare. L'apertura di un nuovo stadio da 40 mila posti dovrebbe contribuire ad aumentare l'entusiasmo attorno alla squadra.
Tranghese nel dare il benvenuto agli Huskies ha anche precisato che non sono previsti altri ingressi o uscite (ad eccezione di Temple) dalla conference per le prossime due stagioni. Questo annuncio segue di pochi giorni l'identico comunicato del commissioner della Conference USA, Britton Banowsky.
Quest'ultimo, forse anche per impedire che le voci di un possibile interesse di Tranghese per Louisville e Cincinnati diventassero troppo insistenti, ha annunciato che i rettori, di comune accordo, hanno deciso di non cambiare l'assetto della conference almeno fino al 30 giugno 2005.
Questo non ha però impedito a Tranghese di mantenere i contatti con le università in vista di un loro ingresso nella Big East o in una nuova conference. Quest'ultima ipotesi, data per improbabile solo due settimane fa, è ora diventata quella con più possibilità di avverarsi, se non addirittura una certezza.
Negli ultimi giorni sono state riportate voci che affermano che le sei università con football da Division I-A (Boston College, Connecticut, Pittsburgh, Rutgers, Syracuse e West Virginia) hanno deciso di lasciare la conference per fondarne un'altra e separarsi così da Georgetown, Providence, Seton Hall, St.John's e Villanova.
Un dirigente che segue da vicino i colloqui ha dichiarato che "non è ancora stato deciso nulla ma questa è la direzione in cui si dovrebbe andare". Un'altra persona coinvolta ha detto che "è stato formalmente deciso di fondare una nuova conference. Il motivo principale è che basket e football hanno priorità differenti. Così non si poteva andare avanti".
La nuova conference, dal nome ancora imprecisato, sarebbe formata dalle 6 università della Big East più Louisville, Cincinnati e Notre Dame (football escluso). Il numero di squadre di football sarebbe 8, abbastanza da soddisfare il nuovo regolamento della NCAA che entra in vigore nel 2005 ed obbliga le leghe ad avere almeno 8 team di football per far parte della Division I-A.
Tranghese vorrebbe però aggiungere un'altra squadra di football: quella di Notre Dame. I colloqui con l'università si sono intensificati ma ci sono ancora molte divergenze da chiarire prima che il commissioner possa annunciare l'"acquisto" che scuoterebbe tutto il panorama dello sport collegiale, più del passaggio di Miami alla ACC.
Il nodo più importante da sciogliere è la famosa indipendenza del programma di football che permette all'università di non dover dividere con nessuno gli introiti dei contratti televisivi. Pur di averlo Tranghese è disposto anche a non richiedere più di due o tre partite l'anno contro avversari della conference. In sostanza Notre Dame resterebbe indipendente nella scelta degli avversari e potrebbe anche competere per il titolo di conference.
Chi invece non avrebbe titubanze nell'accettare l'invito del commissioner è l'università di Cincinnati. "La possibilità di giocare con le università della Big East ci attrae molto e penso che sarebbe un'ottima cosa da molti punti di vista", ha dichiarato Bob Goin, direttore della sezione atletica di Cincinnati.
Goin per cautelarsi in caso di sorprese ha aggiunto che "comunque la Big East deve ancora decidere come organizzarsi e finché non riceveremo un loro invito o una loro visita non ci muoveremo dalla Conference USA. Finora ho solo letto le voci riportate sui giornali, alcune interessanti ed altre deludenti".
Altro nome sicuro è quello di Louisville. L'università della Conference USA non ha mai nascosto il suo gradimento per la Big East. Poco prima che si sapesse della creazione di una nuova conference il direttore della sezione atletica, Tom Jurich, lo aveva ribadito: "L'unico posto in cui vogliamo andare è la Big East. Rispettiamo molto sia il commissioner che i membri della conference".
Visto lo stato avanzato dei colloqui fra Jurich e Tranghese è lecito supporre che da parte di Louisville ci sia ancora la volontà di uscire dalla Conference USA per unirsi alle sei università della Big East. Il dirigente di Louisville ha anche garantito che della trattativa sarà subito informato Banowsky e che non ci saranno le polemiche che hanno accompagnato l'ingresso di Miami e Virginia Tech nella ACC.
"Gestiremo questa situazione con classe e dignità . Nutriamo molta stima per Banowsky e parleremo con lui appena avremo un'offerta concreta". Queste belle parole non sono comunque prive di interesse. Jurich spera che in virtù dei buoni rapporti tra l'università ed il commissioner quest'ultimo possa ridurre o annullare la penale da pagare in caso di uscita dalla conference (500 mila dollari).
La penale di Louisville non è certo l'ultimo dei problemi che la nuova conference dovrà affrontare. Ce ne sono altri ben più importanti: il contratto televisivo, Bowl Championship Series, la finale per il titolo di football di conference e il Madison Square Garden.
Partiamo dall'ultimo che è poi anche quello meno spinoso: la scelta del luogo dove organizzare la finale del torneo di basket. La Big East ha firmato nel 2000 un contratto di 11 anni con la società che gestisce il Madison Square Garden per giocare tutto il torneo della conference nell'arena più famosa del mondo.
Fino ad ora i rettori e i rappresentanti del MSG non hanno chiarito se il contratto prevede diritti esclusivi oppure se è possibile ospitare il torneo di un'altra conference. Un portavoce del MSG ha solo dichiarato che "abbiamo una relazione estremamente positiva con la Big East, sono diventati parte integrante della famiglia del Garden".
Non si respira invece un'aria familiare nei rapporti fra Big East e network televisivi. La conference ha un contratto da 15 milioni l'anno con ABC ed ESPN che scade nel 2007 ed è molto probabile che questo sia ridiscusso a causa dell'uscita di Miami e Virginia Tech. Già all'indomani del loro annuncio Tranghese aveva riconosciuto che "sicuramente ci chiameranno e non lo faranno per offrirci più soldi".
Stessa sorte anche per il contratto del basket che prevede 13 milioni l'anno da CBS ed ESPN fino al 2007. In questo caso i termini cambieranno non per l'uscita delle due università ma per la nascita di una nuova conference di cui ancora non si conoscono né membri né calendario.
Un altro problema da affrontare sarà quello della perdita degli introiti legati alla disputa di una finale per il titolo di conference di football. Infatti l'attuale regolamento della NCAA concede la possibilità di organizzare una finale per il titolo di conference soltanto a quelle leghe che hanno almeno 12 membri.
Un aiuto potrebbe però venire proprio dal nemico di questi giorni, la ACC. Il commissioner della conference, John Swofford, alle prese con una lega da 11 elementi ha chiesto alla NCAA di abbassare il limite portandolo a 10.
La finale di conference è un problema molto sentito fra i rettori. Basta chiedere ai massimi dirigenti di Boston College e Syracuse. I rettori delle due università che avrebbero dovuto accompagnare Miami nella ACC hanno sempre detto che il futuro del football collegiale è quello delle conference da 12 squadre.
Nel caso l'appello cadesse nel vuoto Tranghese dovrebbe cercare altre tre università . Fra i media c'è chi già ha previsto un possibile scenario: una super conference con 12 membri divisi in 2 divisioni (agli 8 nomi fatti in precedenza si aggiungerebbero Army, Navy, Cincinnati e l'università della South Florida).
Lo scenario previsto costringerebbe però ad accollarsi anche programmi in difficoltà come quelli di Army e Navy. Army ha recentemente annunciato di voler uscire, nel 2004, dalla Conference USA e di voler tornare ad essere indipendente. Fin dal 1998, anno di entrata nella conference, il programma di football è sempre arrivato ultimo e le prospettive per il futuro non sono delle migliori.
Il direttore della sezione atletica di Army, Rick Greenspan, ha dichiarato che la loro uscita dalla Conference USA non ha niente a che fare con la Big East ed ha insistito che nel 2005 la squadra resterà indipendente. In ogni caso "non intendiamo mettere la testa sotto la sabbia".
Ammettere Army e Navy forse indebolirebbe la posizione della nuova conference nei confronti della Bowl Championship Series. L'attuale contratto scade nel 2005 e dopo quella data si dovrà ridiscutere la distribuzione dei posti automatici nei 4 bowl più importanti.
È vero che fra due anni quella di Tranghese sarebbe la conference più debole fra quelle della BCS ma è indubbio il valore che le università del football della Big East hanno in termini economici. Rappresentano il nordest della nazione e nessuno nella BCS vuole farsi sfuggire uno dei mercati più redditizi degli Stati Uniti.
Dopo tutto questo parlare della nuova conference qualcuno potrebbe chiedersi cosa succederà alle 5 università che resteranno nell'attuale Big East. Le uniche certezze sono che la lega continuerà a chiamarsi Big East e riceverà una sorta di indennizzo, non ancora quantificato, dalle 6 università uscenti.
Per quanto riguarda l'allineamento della conference le voci di questi giorni sono molto contrastanti: c'è chi parla di una fusione con la Conference USA o l'aggiunta di alcune università dall'orientamento cattolico per formare una lega formata da 10 membri (Georgetown, Villanova, St. John's, Providence, Seton Hall, Xavier, Dayton, Marquette, DePaul and St. Joseph's ).
Quel che è certo è che nel 2005 la Big East come la conosciamo ora cesserà di esistere. Tranghese ha ammesso che il colpo decisivo è stato dato dall'abbandono di Miami e Virginia Tech: "Nessuna conference sarebbe stata in grado di resistere ad un danno di tali proporzioni. Siamo stati colpiti quando non ce lo aspettavamo".