John Swofford mentre annuncia l'ingresso di Miami e Virginia Tech nella ACC
Le università di Miami e Virginia Tech hanno accettato l'invito della Atlantic Coast Conference e, dalla stagione 2004, entreranno a far parte della ACC. Si conclude così, dopo quasi due mesi in cui si è parlato esclusivamente di denaro, in cui sono stati tirati in ballo tribunali e senatori degli Stati Uniti, una delle peggiori querelle nella storia recente dello sport NCAA.
Ad inizio maggio John Swofford, commissioner della ACC, annunciò a sorpresa che la conference aveva deciso di espandersi portando il numero di università dalle attuali 9 a 12. I rettori ed il commissioner motivarono la scelta con il mutamento in atto nello sport collegiale, sempre più orientato verso super-conference da 12 o più elementi.
La loro "preoccupazione" era che la ACC potesse essere, in un futuro neanche così lontano, vittima di attacchi da parte di conference avversarie mirati a sottrarle le università più importanti. Questo avrebbe portato al ridimensionamento del suo ruolo nello sport NCAA (con la conseguente diminuzione degli introiti) o addirittura alla sua scomparsa.
Funzionari della ACC hanno studiato per 18 mesi per definire il piano per l'espansione ed hanno alla fine deciso di puntare su università che abbiano un programma di football di assoluta eccellenza. Questo perché i consulenti finanziari della conference hanno indicato nel football lo sport in grado di generare i maggiori guadagni.
Un vecchio dirigente di Miami ha dichiarato che "le entrate derivano principalmente da contratti televisivi e Bowl Championship Series. Dal basket si sta già ottenendo il massimo mentre il football ha ancora un ampio margine di crescita".
La ACC, infatti, ricava 32 milioni annui dal basket e "solo" 25 dal football. Aggiungendo università con un forte programma di football il guadagno dovrebbe aumentare di molto anche se probabilmente non sarà rispettata la previsione del commissioner della Mountain West Conference: "Dirigenti televisivi ci hanno detto che per loro in termini d'importanza il rapporto fra football e altri sport è di 3 a 1".
Per questo motivo i rettori della ACC hanno subito individuato l'università da non farsi sfuggire: Miami. Quest'ultima, infatti, ha uno dei migliori, se non il migliore, programma di football della nazione. Quando poi è emersa la volontà , da parte di Miami, di discutere concretamente il cambio di conference, Swofford ha potuto concentrarsi nella ricerca delle altre due università da invitare.
Le istituzioni contattate in seguito sono state Boston College e Syracuse. I rettori delle due università , sapendo che l'uscita di Miami avrebbe indebolito il potere economico della Big East, hanno subito avviato le trattative. I contatti erano in uno stato così avanzato che membri del consiglio della ACC avevano addirittura visitato i campus delle due università .
A questo punto tutto faceva prevedere una loro entrata nella conference insieme a Miami. Quello che nessuno poteva immaginare era l'improvviso ingresso in scena di Virginia Tech.
Fin dall'inizio il rettore di Virginia, anche a causa di forti pressioni da parte del governatore Mark Warner, aveva premuto perché fosse invitata Virginia Tech. Il consiglio dei rettori della ACC aveva però respinto la proposta perché una delle condizioni dettate da Miami prevedeva l'ingresso di BC e Syracuse per conservare i legami dell'università con il Nord-Est del paese, da cui provengono molti degli studenti di Miami.
Questo rifiuto non è stato ovviamente gradito dal rettore di Virginia Tech, Charles Steger, che ha subito provveduto ad unirsi ad altri quattro membri della conference attuale di Miami, la Big East, in una causa intentata contro la ACC e due delle tre università inizialmente coinvolte (Miami e BC). L'ostilità di Steger nei confronti della ACC era così forte da fargli annunciare che a quel punto anche se avesse ricevuto un invito da Swofford lo avrebbe fermamente rifiutato.
Al momento di annunciare ufficialmente le università da invitare è arrivato però il colpo di scena. Evidentemente nelle ultime votazioni Virginia era riuscita a spuntarla, forse minacciando di far saltare l'espansione, convincendo gli altri rettori ad invitare soltanto Miami e Virginia Tech.
Il regolamento interno della ACC richiede che almeno 7 dei 9 rettori siano favorevoli all'espansione. Già dalle prime votazioni era emerso il rifiuto di Duke e North Carolina, preoccupate che l'arrivo di Miami possa togliere visibilità ai loro programmi. È probabile quindi che nel momento decisivo Virginia abbia fatto pesare il suo voto, diventato a quel punto necessario per raggiungere il minimo previsto per l'espansione.
Il rettore di Virginia Tech, appena ricevuto l'invito, non ha esitato a rimangiarsi tutto quello che aveva detto in precedenza (partecipazione alla causa compresa) ed ha deciso di entrare a far parte della ACC.
Steger ha dichiarato che "è cambiato il contesto in cui ci troviamo. Allora pensavamo di agire nel modo migliore". A chi gli chiedeva i motivi di un tale comportamento John Rocovich, alto dirigente dell'università , ha risposto che "abbiamo voluto tutelare gli interessi di Virginia Tech e l'ingresso nella ACC è la cosa migliore per l'università ".
L'ingresso improvviso dell'università di Steger ma soprattutto la rinuncia a BC e Syracuse ha spiazzato anche Donna Shalala, rettore di Miami. Nei primi contatti con Swofford era data per scontata l'aggiunta di 3 membri per poter arrivare ad un totale di 12 università ed avere quindi la possibilità di organizzare una finale per il titolo di conference di football.
L'attuale regolamento NCAA stabilisce, infatti, che per poter organizzare una finale per l'assegnazione del titolo di conference devono essere presenti almeno 12 università . Se ce ne fossero solo 11 salterebbe la finale di football con la conseguente perdita di diversi milioni di dollari derivanti da contratti televisivi.
Il rettore nella conferenza stampa indetta per dare l'annuncio ha dichiarato che “i nostri progetti consideravano varie ipotesi tra cui la possibilità di andare da soli nella ACC ma non avevamo mai pensato di entrarci insieme a Virginia Tech".
Tutto questo avveniva quando mancavano soltanto due settimane prima della scadenza del 31 giugno. Il regolamento interno della Big East prevede una penale di 1 milione nel caso l'annuncio del cambio di conference a partire dal 2004 sia dato prima della fine di giugno. Se invece l'annuncio arriva dopo quella data la penale raddoppia.
Vedendo l'apparente indecisione di Miami il commissioner della Big East, Mike Tranghese, tentava il tutto per tutto facendo un'offerta di cui non si conosce l'entità ma sicuramente superiore a quella presentata nel mese di maggio (5 milioni garantiti per 5 anni).
Proprio l'ultimo giorno disponibile però Shalala accetta l'offerta di Swofford e nella conferenza stampa ha spiegato i motivi della scelta. "Non voglio far finta che il denaro non sia stato un fattore molto considerato. Sono molti i fattori presi in considerazione, ed uno di questi è stato il denaro".
"Ad essere sinceri", continua il rettore, "la Big East ci ha fatto un offerta economica migliore per il presente ma abbiamo pensato più che altro al futuro. Le due conference gestiscono in modo diverso la divisione degli introiti e questo è stato uno dei motivi che più hanno influito".
Infatti la ACC distribuisce equamente i guadagni dando ad ogni università la stessa somma. Nella Big East invece viene seguito un diverso criterio dando un basso compenso cui va aggiunto un bonus in base al rendimento sportivo. "Il sistema della ACC è preferibile", ha detto la Shalala, "perché chi deve programmare le spese sa più o meno quanto otterrà alla fine della stagione".
Un altro vantaggio dato dal cambio è la diminuzione delle spese legate ai trasferimenti delle squadre per affrontare gli altri membri della conference. L'avversario più vicino nella Big East è Virginia Tech, distante "solo" 1200 chilometri da Coral Gables, sede dell'università di Miami. Con l'entrata nella ACC Virginia Tech diventerà il terzo avversario più distante.
Ultimo fattore è stato"l'invidia nei confronti di Florida State. Nei primi anni 90 Florida State e Miami erano programmi di football indipendenti fino a quando la prima non decise di entrare nella ACC e la seconda nella Big East. Paul Dee, direttore atletico di Miami, ammette di aver guardato con invidia l'altra università che ha avuto la possibilità di entrare in una conference così prestigiosa.
In questi due mesi Miami non ha incontrato una grande resistenza da parte della Big East. Oltre a qualche conferenza stampa dai contenuti un po' troppo retorici sul ruolo di Miami nella "distruzione" dello sport collegiale Tranghese ha potuto fare ben poco per contrastare l'iniziativa della ACC.
Così come sono stati insufficienti la causa intentata da Connecticut, Rutgers, West Virginia e Pittsburgh contro ACC e Miami e l'appello di alcuni senatori. Il procuratore generale dello stato del Connecticut, Richard Blumenthal, ha dichiarato di voler tutelare gli interessi del "suo" stato e della Big East.
Se si dovesse arrivare al processo, il procuratore chiederebbe di recuperare non solo le perdite legate ai contratti con i network ma anche quelle derivanti dalla perdita di potere nel recruiting a causa dell'abbandono di Miami e nelle relazioni con i donatori privati, fondamentali per le istituzioni con le loro sostanziose offerte. Blumenthal quantifica il danno in "centinaia di milioni di dollari".
Il denaro di cui parla Blumenthal è soprattutto quello già speso dalle 4 università , che, secondo la sua tesi, sarebbero state ingannate da Miami che avrebbe trattato segretamente con la ACC mentre pubblicamente affermava di voler restare a lungo nella Big East.
Un alleato dell'ultima ora della ACC e di Miami è il procuratore generale della Florida, Charlie Crist, che ha presentato, subito dopo l'annuncio della Shalala, la richiesta di archiviazione della causa.
Crist ha dichiarato di agire non solo nell'interesse di Miami ma anche di Florida State e della Florida (Miami riceve quasi 20 milioni l'anno dallo stato e Florida State riceve la maggior parte dei fondi dalle tasse statali).
"A meno che questo caso non sia archiviato c'è la seria possibilità che le università pubbliche e quelle finanziate pubblicamente debbano accollarsi ingenti spese processuali per contrastare il maldestro tentativo di impedire a Miami di accettare una regolare offerta", ha detto Crist.
È stato inutile anche l'intervento di 9 senatori (fra cui Joseph Lieberman) che in una lettera inviata ai rettori di Miami, Syracuse e BC li invitava a fare marcia indietro e restare nella Big East. A parte i soliti commenti sulla retoricità della lettera (Tranghese non avrebbe potuto scrivere di meglio) la loro iniziativa non è stata molto utile ed è sembrata più che altro una manovra pubblicitaria.
Il denaro è stato più importante di tutto. Come al solito.