Brian Cook colpisce con le sue morbide mani.
Quando si dice, essere giocatori di basket già prima di nascere!
E' il caso di Brian Joshua Cook, che in quanto a origini cestistiche non si può certo lamentare. Il padre, Norman Cook, giocò a Kansas e per una stagione (1979-80) anche in Nba, nella franchigia più prestigiosa, i Boston Celtics. Lo zio, Joe Cook, fu un Blue Devil per due anni alla fine degli '80.
Per Brian non c'è scelta quindi, e dal 4 Dicembre del 1980, il giorno della sua nascita, è un giocatore di basket!
Brian Cook nasce a Lincoln, nell'Illinois. Frequenterà l'high school locale, la Lincoln HS. Alla fine della sua stagione da senior, conclusa con 21.7 punti, 10.1 rimbalzi, 3.2 stoppate, 2 recuperi e 1.8 assist di media, verrà chiamato a far parte del McDonald's All-American Game. Giocherà una partita fantastica: in soli 21 minuti di impego collezionerà 14 punti, 10 rimbalzi, 3 stoppate, 2 assist e un recupero.
Dopo questi atti di forza, viene reclutato da Illinois, e nel 1999 comincia la sua carriera colleggiale. Finirà con 9 punti e 4.5 rimbalzi di media giocando 18.6 minuti a partita. Ma nele ultime 17 partite della stagione partirà in quintetto e si farà sentire: 11.2 punti e 5.4 rimbalzi in queste uscite. Riesce anche a mettere a referto 21 punti contro Iowa.
Alla fine dell'anno verrà nominato in coabitazione freshman dell'anno della Big-10.
Da sophomore migliorerà sensibilmente in tutte le cifre, ma da segnalare è sicuramente il grande miglioramento dalla linea della carità : nell'anno passato aveva concluso con un deludentissimo 61.4%, nel suo secondo anno ad Illinois chiuderà con l'80.2%. Cattura anche 6.1 rimbalzi a partita e mette a referto 11.2 punti.
Alla fine della stagione, i riconoscimenti fioccheranno per Brian: i suoi Fighting Illini comandano la Big Ten nella regular season, lui verrà incluso nel secondo quintetto della conference dai media e nel terzo dagli allenatori. In estate giocherà e vincerà con la nazionale statunitense i Mondiali giovanili.
Il suo terzo anno o vedrà migliorare ulteriolmente, avendo anche la fortuna di giocare accanto ad un ormai maturo Frank Williams.
Concluderà con 13.5 punti di media, 6.7 rimbalzi e, udite udite, l'87.3% dalla lunetta! Segno di grande precisione e freddezza soprattutto.
Questa percentuale comunque è anche record all-time per Illinois.
Cook verrà inserito nel secondo quintetto della Big-10 sia dai coach che dai media, e si appresta ad affrontare il suo ultimo anno da colleggiale.
Anno nuovo, vita (cestistica) nuova. Partito il playmaker Williams direzione Grande Mela, Brian si trova a dover guidare in prima persona gli Illini. Così produce unastagione da 20 punti di media (primo nella sua conference), conditi da 7.2 rimbalzi e 2 assist ad uscita. Condirrà i Fighting Illini alla vottoria della Big-10, anche se poi seguirà un'uscita al secondo turno del torneo contro Notre Dame.
E naturalmente i riconoscimenti non tardano ad arrivare: giocatore dell'anno della Big-10, e naturalmente l'inclusione nel primo quintetto della conference. Sarà uno dei 22 giocatori che arriveranno a contendersi il Wooden Award, il premio che viene assegnato al miglior giocatore colleggiale dell'anno. Verrà inserito anche nel terzo quintetto di All-America da Associated Press.
E con queste credenziali arriva al draft Nba anno di grazia 2003.
Brian Cook è un'ala grande (anche ala piccola all'occorrenza) alta 208 cm e 106 Kg da sostenere.
Più efficace quando può partire fronte a canestro dal post alto che in post basso, dove i movimenti spalle a canestro sono ancora limitati nonostante una buona velocità di piedi. Gran tiro da 4 metri, merito di mani dolcissime ed educate. In verità il suo range sarebbe più ampio, è un discreto tiratore anche dal perimetro, e grazie a questa sua abilità crea spessissimo ghiotti mis-match.
Deve comunque migliorare nella selezione dei tiri, dato che spesso e volentieri forza, non fidandosi dei compagni. Non è un gran passatore e deve crescere ancora nella lettura del gioco offensivo, anche se nell'ultimo anno colleggiale ha mostrato buona capacità nel punire i raddoppi sempre più frequenti su di lui. Nei pressi del canestro è praticamente inarrestabile, merito soprattutto delle sue lunghe braccia che ne fanno un interessante block shooter in prospettiva, anche se nella stagione appena conclusasi il numero delle sue stoppate è stato insufficiente e minore rispetto a quello degli anni passati.
Non un rimbalzista oggettivamente fenomenale, ma si fa sentire quando si tratta di lottare per prendere posizione. Buon fiuto, il problema è che spesso si disinteressa dei rimbalzi soprattutto difensivi. Ottimo ball-handling in rapporto alla stazza, necessità comunque di lavoro per coprire meglio la palla col corpo in penetrazione ed evitare turnover imbarazzanti da parte dei piccoli. In difesa fatica a tenere le ali più veloci, ma anche quelle iù fisiche che lo portano in post.
Dovrebbe anche irrobustirsi nella parte superiore del corpo per sostenere al meglio le battaglie d'area della Nba.
Grosso punto interrogativo: la sua inconsistenza mentale. Fatica a restare concentrato nel corso della partita, soprattutto difensivamente, cosa che di certo non fa felici gli scout Nba.
Giocatore che non eccelle in qualcosa in particolare, ma ottimo in tutto. Difensivamente da rivedere, ma farebbe comodo a qualunque team Nba. Sicuri che un posto lo avrà fino a quando lo vorrà .
Brian Cook, l'uomo per tutte le stagioni.