Guardate che stacco!! Alla faccia di tutti quelli che dicono sia troppo basso per la NBA
Quando si parla di TJ Ford bisogna, prima di tutto, ricordare che si è al cospetto del vincitore del “Wooden and Naismith Awards” e dell’ESPN “Player of the Year” che tradotto in soldoni significa il miglior giocatore dell’intera stagione NCAA.
Senza dimenticare che ha condotto, con leadership e talento, Texas ad una Final Four che mancava dagli anni cinquanta. Stagione quindi da incorniciare la seconda del ragazzo di Sugar Land (sobborgo di Houston) che con 15.1 punti e 7.7 assist in 34 minuti di impiego si è segnalato come il miglior play-maker in vista del draft di giugno in barba ai mille dubbi sulla sua “stazza” (177 cm per 72 Kg scarsi).
Si tratta di un vincente, un leader capace di guidare i compagni e di risolvere le gare da solo, un giocatore spettacolare, velocissimo, dotato di un controllo della palla fuori dal comune e in grado di passare la sfera nel modo migliore ai compagni.
In attacco è un vero spauracchio per le difese, è abilissimo nel penetrare e, malgrado l’altezza, è in grado di concludere con un’affondata decisa, poi, nel caso trovi la strada sbarrata, è bravo a scaricare agli esterni piazzati.
In più, nell’ultimo scorcio di stagione, ha mostrato grandi progressi nel cosiddetto “middle game” cercando spesso la conclusione dalla media (è letale se gli concedi di piazzarsi tra le “due linee” della difesa) o il piazzato dai quattro-cinque metri.
Se a tutto miscelate il ball-handling sublime capirete come sia difficile ostacolarlo quando parte. Molte difese lo hanno sfidato al tiro, ma è opinione comune sbagliata che il ragazzo non sia un tiratore capace, certo non è uno specialista, ma la meccanica è fluida e veloce (come un po’ tutto nel suo gioco) e confidare troppo in un suo errore non paga sempre (o viceversa può essere la chiave per limiarlo).
Discorso simile da oltre l’arco, TJ non è continuo, ma se c’è bisogno non si tira indietro e saprà lavorare specie sul “timing”. Appare chiaro che, malgrado l’altezza, non troverà grandi problemi a segnare anche al piano di sopra, è da vedere piuttosto se saprà crearsi con costanza un tiro da solo o sarà costretto a scivolare spesso dietro ai blocchi perdendo fluidità nelle partenze.
Comunque all’inizio sarà sicuramente supportato dal gran dinamismo che ne fa una trottola in moto perpetuo, capace di “mangiarsi” il campo in velocità e dall’ottimo palleggio che lo caverà dagli impacci quando sarà aggredito da avversari più grossi. Altro aspetto da non sottovalutare è il passaggio!
Ford è decisamente un passatore extra-lusso, uno di quelli capaci di innescare i compagni servendo la sfera nelle mani o inventando la traiettoria più efficace, da controllare però se saprà creare con altrettanta bravura in situazioni a metà campo quando il gioco rallenta e le difese si accorciano.
Occhio infine alle palle perse, in una pallacanestro giocata a ritmi alti questo vizio si è spesso manifestato è molti temono potrà condizionane l’intraprendenza.
In difesa il ragazzo texano non è proprio un mastino, è grintoso, lavora bene sulla palla, mette pressione sia sull’uomo che sulle linee di passaggio, ma tende a perdere l’avversario e potrebbe risentire dello strapotere fisico di alcuni che lo porteranno in post con costanza.
Ottimo in una difesa aggressiva piena di trappole in cui può lavorare in punta sul portatore di palla. Da valutare infine l’impatto a livello fisico (mentalmente c’è e come) sul gioco Pro e la capacità di lavorare a ritmi più blandi e senza giocare sempre in “run & gun”.
Giocatore fantastico, secondo molti non avrà problemi di adattamento perché il talento c’è in abbondanza, poi il buon carattere e la grande leadership lo aiuteranno all’interno dello spogliatoio.
Deve lavorare molto sul tiro (potrebbe fare la differenza per un piccolo come lui), sulla gestione del gioco, sulla difesa “tout court” e la concentrazione nell’arco della gara.
Da molte di queste cose dipenderà il suo futuro ad alto livello.