Brandin ha voglia di giocare nella Lega e qualcuno dovrà dargli una chance…
Brandin Knight si appresta a questo draft conscio dei grandi miglioramenti ottenuti nel quadriennio a Pittsburgh.
Il ragazzo ha lavorato tanto e bene sotto l’egida di coach Howland, è migliorato tecnicamente e mentalmente tanto da essere considerato, dopo una stagione da senior a 11.2 punti, 6.3 assist (con 3.1 perse) e 2.1 palle rubate in 33 minuti di impiego medio, “il miglior regista della NCAA su ambo i lati del parquet”.
Si tratta infatti di un leader nato, capace di guidare una squadra a puntino gestendone i ritmi e creando opportunità per tutti i compagni, poi, quando bisogna interdire il gioco altrui, diventa un fantastico difensore, valido nell’ imbrigliare le altrui manovre mettendo pressione sull’avversario diretto e organizzando al meglio la propria retroguardia.
Poi, se c’è bisogno di qualcosa in più, in ambo le fasi del gioco, Brandin si è sovente dimostrato capace della giocata giusta, del singolo colpo che toglie le castagne dal fuoco ai suoi.
Alto 181 cm per 83 kg scarsi, nonchè fratello del più celebre Brevin Knight, Brandin è un guerriero puro, di quelli che quando scendono sul parquet sembrano in missione, dotato di intelligenza è freddezza raramente si è scomposto di fronte alle difficoltà e ciò ne fa un’eccellente guida per una squadra.
Qualcuno ha fatto notare però che il fisico non proprio statuario ed alcuni limiti offensivi potrebbero limitarlo e non poco. E’ comune opinione che non si tratti di un grande attaccante, buonissimo in palleggio ed in entrata non appare un tiratore sicuro e soprattutto da oltre l’arco non è una “sentenza”; tutto ciò, unito ad un atletismo buono, ma non debordante, potrebbe limitarne l’efficacia offensiva.
In realtà il ragazzo non è un realizzatore nato, ma sa segnare quando deve ed è portato, per indole, a privilegiare la costruzione ed il passaggio, poi, grazie all’ottimo palleggio ed all’efficace piazzato, tiene sempre in allarme la difesa, che può battere sia con un primo passo sia in uscita dai blocchi (da sottolineare l’efficacia del suo “middle game”).
Il tiro resta però un tallone d’Achille su cui lavorare in estate (in particolare ai liberi dove è “indecoroso”). Piuttosto preoccupa una certa lentezza di base che per un piccolo è imperdonabile nella Lega anche se il cervello corre e come!
Al capitolo tecnica Brandin risale la china: tratta stupendamente la sfera senza però essere un “ball handler” folle, è capace di passarla con intelligenza al compagno meglio smarcato gestendo bene la squadra e vagliando tutte le possibilità .
Seguendo un vecchio adagio NBA potremmo definirlo un “play celebrale”, uno vecchia scuola che prima pensa a darla e poi, se è il caso, tira, ed anche nel passaggio non esaspera mai inventando “traiettorie” assurde, dà la palla nelle mani ed è sempre vigile per ricominciare l’azione. Preferisce lavorare a metà campo l’attacco, ma anche a ritmi sostenuti se la cava magari non esasperando la corsa.
In difesa è un mastino, sicuramente il migliore nel ruolo al college, capace di sconsigliare anche gli avversari più forti a sfidarlo “allegramente”. E’ ottimo sull’uomo, abile nel contenere il portatore altrui chiudendogli la visuale e oscurando le vie di passaggio, ma il suo marchio di fabbrica è la gestione della difesa “di squadra”: organizza al meglio i compagni, tiene le posizioni e da la carica con grinta e leadership ai suoi.
Poi, se qualcuno pensa di portarlo sotto e di tirargli in faccia, avrà pane per i suoi denti grazie a braccia lunghe e fisico compatto. A tutto ciò va aggiunta la grande intensità , la concentrazione ed il cuore che butta sempre in campo e che gli consentono di essere un rimbalzista eccellente per l’altezza.
In definitiva siamo al cospetto di un grande agonista, grintoso, tenace, fortissimo in difesa e abile nel gestire l’attacco; viceversa bisognerà che lavori in attacco ed in particolare sul tiro, sulla velocità e nella gestione del gioco quando si correrà tanto. In cerca di amatore.