Il campo da gioco su cui si stanno scontrando Big East e ACC
Una delle conference più forti e con più tradizione nel basket NCAA, la Atlantic Coast Conference, ha deciso di rivolgere la sua attenzione al football cercando di sottrarre alla Big East la regina del football collegiale a stelle e strisce, Miami. I rettori delle università della ACC hanno votato a favore dell'espansione invitando anche Syracuse e Boston College per formare così una super conference da 12 università .
Gli unici voti contrari all'espansione sono stati quelli di Duke e North Carolina che si sono però trovate d'accordo con gli altri al momento di scegliere chi avrebbe dovuto ricevere l'invito. Nan Keohane, rettore di Duke, ha dichiarato che “Noi non siamo favorevoli all'espansione ma siccome la decisione è stata ormai presa abbiamo deciso di unirci agli altri membri della conference per far sì che la cosa si risolva positivamente per tutte le parti in causa”.
Le trattative per un'annessione di Miami alla ACC erano già state avviate un anno e mezzo fa ma la sola università non era sufficiente, secondo i regolamenti NCAA, per organizzare una lega con due divisioni e una finale per l'assegnazione del titolo. Venivano quindi contattate subito altre università fra cui Syracuse, Boston College, Pittsburgh e Virginia Tech, in attesa di una risposta da parte di Miami, il vero cardine dell'espansione.
Una volta ricevuto l'assenso di Miami si passava quindi alla votazione su chi altro invitare. Virginia spingeva per ammettere Virginia Tech ma la maggioranza ha votato contro gli Hokies scegliendo quindi l'università neo campione del basket NCAA e il Boston College.
Secondo Jerry Cochran, rappresentante della Pittsburgh University, “tutto dovrebbe concludersi entro la fine di giugno”. La penale per chi dovesse annunciare dopo il 30 giugno l'abbandono della conference a partire dal 1 luglio 2004 sarebbe di 2 milioni di dollari contro 1 “solo” milione nel caso l'annuncio venga fatto prima di quella data.
Il rettore di Clemson, James F. Barker, ha detto che questa mossa è stata valutata per 18 mesi e che si è data la priorità ad istituti che diano stabilità finanziaria alla conference ma soprattutto che considerano gli atleti prima di tutto come studenti. “Le tre istituzioni scelte”, ha detto Barker, “rappresentano e condividono con noi questi valori”.
Questa dichiarazione non è piaciuta a Mike Tranghese, commissioner della Big East, che ha dichiarato che i rettori della ACC “sono un gruppo di ipocriti che trama alle spalle degli altri. Non ho parole per descrivere il loro comportamento”.
Il regolamento della conference prevede ora che un rappresentante della ACC visiti le tre università e faccia una proposta formale ai rettori. Paul Dee, direttore della sezione atletica di Miami, ha detto che non c'è una data precisa entro cui rispondere ma “prima prendiamo una decisione e meglio è”.
Sui motivi che hanno spinto la conference a fare questa proposta Jim Boeheim, allenatore della squadra di basket di Syracuse, non ha dubbi: “Tutto ruota attorno al denaro, al potere ed al football”. Proprio quest'ultimo sembra il fattore dominante nelle scelte della conference di Duke e North Carolina.
Portando a 12 il numero di università la ACC le dividerebbe in due divisioni organizzando per il football una regular season ed una finale in grado di garantire un ottimo contratto televisivo. Quello attuale scade nel 2005 e il basket non sembra in grado, da solo, di garantire buoni ascolti e quindi un contratto migliore.
Il nuovo riallineamento potrebbe portare circa 40 milioni di dollari in più rispetto al contratto attuale: 13 milioni verrebbero dalla finale di conference, 24 milioni dal football e 5 dal basket. Si parla anche di un calendario con più partite per il basket, potendo così contare su più gare da vendere e maggiori incassi. Questo porterebbe poco più di 3 milioni in più per ogni università .
In ogni caso, come rileva anche Bob Mulcahy, direttore della sezione atletica di Rutgers, “è impensabile fare pronostici sui contratti futuri. Il periodo economico non è molto positivo e la stessa ESPN è in grande difficoltà a causa dei problemi della Disney. Resta così solo la CBS. Tutto lo sport della NCAA, non solo noi della Big East, ha accordi contrattuali molto bassi”.
L'“acquisto” di Miami punta anche all'indebolimento della Big East e al conseguente rafforzamento della ACC nei confronti della Bowl Championship Series. Lo scorso anno Florida State ha vinto la conference senza incontrare alcuna resistenza (North Carolina State ha fatto troppo poco) e lo spettacolo ne ha risentito.
Nonostante questo Florida State è stata comunque invitata ad un Bowl della BCS e l'aggiunta della migliore squadra di football della nazione dovrebbe portare a due il numero di posti nei Bowl della BCS assicurando così cospicui introiti (si parla di una decina di milioni di dollari per ogni posto).
Come si sarà capito l'università da cui dipende il buon esito della cosa è Miami. La proposta della ACC arriva in un momento in cui l'università non se la passa bene dal punto di vista economico. Due stagioni fa, nonostante la vittoria del titolo nazionale con la squadra di football, la sezione atletica ha concluso l'anno con un passivo di 1.5 milioni di dollari.
Il reparto football guadagna ogni anno fra i 15 e i 20 milioni di dollari ma evidentemente non è abbastanza per pareggiare i deficit degli altri sport. Secondo i primi calcoli, l'università , cambiando conference, guadagnerebbe 3 milioni di dollari in più l'anno.
È bene ricordare però che finora la ACC e Miami hanno fatto solo ipotesi sui possibili guadagni senza sapere in concreto quanto porterà il nuovo contratto. Questa è la tesi di Roy Kramer, ex commissioner della SouthEastern Conference, riuscito a far passare, in dieci anni, gli introiti della SEC da 16 a 95 milioni di dollari.
Nel 1991 Kramer, grazie all'aggiunta di South Carolina e Arkansas è riuscito a far diventare la SEC una delle migliori conference della NCAA. “Per noi ha funzionato perché abbiamo raggiunto un accordo con università che hanno un grande seguito di tifosi disposti a seguire la squadra. La ACC invece punta tutto sui contratti televisivi senza avere niente di concreto in mano”.
Anche se ci sono pochissime possibilità che questo avvenga, proprio la mancanza di certezze economiche potrebbe convincere Miami a restare. I rappresentanti della Big East, infatti, hanno dichiarato di essere disposti a fare qualsiasi cosa pur di trattenere le tre università .
Una di queste potrebbe essere quella di cambiare, subito, il sistema di distribuzione di introiti all'interno della conference. “Se la causa principale della partenza di Miami è il denaro”, ha detto Jim Weaver, rappresentante di Virginia Tech, “c'è una buona possibilità che questo problema possa essere risolto”. Weaver non ha aggiunto dettagli economici ma ha fatto capire che, pur di trattenere Miami, sarebbe disposto anche a ricevere qualcosa in meno per la sua università . “Se devo scegliere fra non prendere niente e prendere un po' di meno non ho dubbi su quale sia la scelta migliore”.
Lo scorso anno ogni università della ACC ha ricevuto 9.7 milioni mentre Miami, è riuscita a prenderne 9 solo grazie al fatto di aver partecipato ad uno dei Bowl della BCS. Un vecchio dirigente di Miami ha dichiarato che la differenza fra quanto l'università guadagnerebbe cambiando conference e quello che prende ora dalla Big East è minima, “si tratta di qualche milione”. Se i membri dell'attuale conference riuscissero a colmare quella differenza probabilmente ci sarebbero più possibilità di trattenere Miami.
Una possibile alternativa è quella di convincere Miami a restare cercando di attirare altre università nella Big East per realizzare l'idea della ACC: regular season e finale per assegnare il titolo. Questa potrebbe essere un'ottima idea se non fosse che non sono mai state contattate altre università e quindi la ACC può contare su due anni di vantaggio.
La sensazione è quindi che alla fine l'uscita delle tre avverrà trascinando nel baratro la Big East che non sembra in grado di riprendersi rapidamente dal contraccolpo subito. Come ha detto anche Dee, l'offerta che la ACC ha fatto “è come una proposta di matrimonio. Non la si fa a meno che non si conosca la risposta”.