A coronamento di una grandissima carriera, finalmente un titolo per Jim Boeheim…
E' strano come certi giudizi su personaggi del mondo dello sport possano cambiare da un momento all'altro, come una vittoria in più o in meno o un pallone che trova solo cotone invece che trovare il ferro possano far cambiare idea su un giocatore o su un allenatore.
“Non penso di essere un coach migliore adesso – ha detto Jim Boeheim – questa sensazione la hanno quelle persone che non sanno nulla e non ne sono preoccupato. Sono felice di aver vinto, questo è quanto”.
Boeheim non è un coach migliore di quando nel 1987 proprio a New Orleans perse la finale contro Indiana per un jumper di Keith Smart a 4'' dalla fine: “Speravo che vincessimo quella partita, ma il mio mondo sarebbe stato realmente diverso se quel pallone non fosse entrato? Io credo di no”.
Probabilmente anche se non fosse arrivata la vittoria della sua Syracuse quest'estate sarebbe andato in giro a reclutare come al solito e il prossimo anno si sarebbe ripresentato al campus ad allenare i suoi ragazzi come fa da 25 anni, ovviamente record di division I per permanenza sulla stessa panchina, e avrebbe messo le basi per mettere a segno l'ennesima stagione con record vincente, come in 20 delle ultime 25.
Coach Boeheim non è uno che si fa condizionare dalla sorte di un tiro o di una partita altrimenti non continuerebbe a fare la stessa zona 2-3 dei suoi inizi: “Sto ancora facendo le stesse cose. Quest'anno avevamo solo giocatori migliori per difendere a zona (e non solo…). E' strano: se perdiamo è sempre perchè non avremmo dovuto difendere a zona. Sembra quasi che se tu perda difendendo a uomo sia qualcosa di meglio”.
Quella zona che fa perdere ritmo agli attaccanti avversari e che permette a uno come Anthony di restare fresco fino agli ultimi minuti, quella zona che dovrebbe essere attaccabile senza grossi patemi e che invece, nella finale del regional, ha fatto sì che Oklahoma avesse più palle perse che tiri segnati, quella zona che prima illude l'attaccante lasciandolo arrivare sulle tacche della lunetta e poi lo chiude lasciandogli la cheerleader come unico ricevitore comodo.
“Non pensavo ci fosse una sola possibilità al mondo che Jimmy potesse portare a casa questa vittoria. Non con la Kansas vista in semifinale, non con tutti quei ragazzini in quintetto”, parole di un coach Thompson tanto entusiasta per la vittoria di un suo rivale storico della Big East da celebrarlo appena dopo la vittoria urlandogli “Questi ragazzi hanno vinto per merito tuo”.
Per merito di coach Boeheim ma anche di chi, come la moglie Julie, standogli accanto lo ha aiutato a superare momenti difficili come il trattamento contro un tumore alla prostata (causa del decesso del padre) affrontato un anno fa.
Julie è la sua seconda moglie, la sua seconda possibilità che, a detta di alcuni, lo ha reso diverso: “Tutti dicono che Jim è cambiato molto, ma non è vero – dice lei – Quello che il pubblico comincia a vedere adesso è l'unico Jim che ho sempre conosciuto”.
Lo stesso Jim che quindi questa quarantenne del Kentucky incontrò per caso al Derby party di Lousville nel '95 e a cui si mise ad insegnare a ballare il two-step ignorando che qualche anno dopo gli avrebbe dato due gemelli.
Eventi che la vita regolare di questo irlandese di 58 anni cresciuto a Lyons nella periferia di New York (città che non ha mai lasciato) con un padre titolare di un'agenzia di onoranze funebri ha assorbito e fatto propri.
Quando tentò di reclutare Kenny Anderson si dice che il commento di uno della posse di Kenny fu: “La città è fredda, quell'uomo anche”, può essere, ma la grandezza di coach Boeheim è proprio in questa sua continuità e tranquillità di uno che sa di essere comunque a casa: Boeheim non lascia Syracuse da quando ci entrò come studente e al momento il tassametro segna 41 anni di fila al campus, se non è record è comunque storia.
Una storia che si arricchisce con un titolo, forse non essenziale per uno che, ricordando la stagione in cui per fare l'assistente della squadra di basket doveva anche essere responsabile della squadra di golf, sottolinea quanto fosse divertente il fatto che nessuno sapeva il risultato degli incontri fino a quando non chiamava lui al campus: l'ansia da risultato, questa sconosciuta…
Un giorno coach Boiheim e la sua zona staranno a Springfield, Massachusset, nella Hall of Fame, forse ci sarebbero andati anche senza titoli NCAA, ma meglio poter esserci senza asterischi di sorta.