Big East sempre più disperata

John Swofford, commissioner della ACC e vero artefice della probabile rovina della Big East

I rettori delle università  della Big East non hanno lasciato nulla di intentato pur di trattenere nella conference Miami. È dei giorni scorsi la notizia dell'offerta di un minimo di 9 milioni di dollari all'anno per convincere l'università  a non trasferirsi alla Atlantic Coast Conference.

Il direttore della sezione atletica di West Virginia, Ed Pastilong, ha dichiarato che "i membri della conference hanno deciso di garantire agli Hurricanes quella somma per i prossimi 5 anni. Il denaro proverrebbe dalle altre scuole con un programma di football in Division I-A, incluse le altre due università  invitate dalla ACC, Syracuse e Boston College".

Accettare l'offerta per Miami vorrebbe dire avere una rete di sicurezza in caso di una stagione al di sotto delle attese. Lo scorso anno, infatti, l'università  ha sfondato quella soglia guadagnando 9.3 milioni soltanto perché ha ricevuto 4 milioni per la partecipazione ad una partita della BCS.

Negli anni in cui non ha partecipato ad uno dei quattro Bowl più importanti il guadagno medio è stato di 7.3 milioni. L'offerta della Big East costringerebbe quindi le altre università  ad un esborso di circa 240 mila dollari a testa. È anche vero però che il programma di Miami raramente ha deluso e quindi gli altri membri della conference non dovrebbero cedere ogni anno una parte dei loro guadagni.

Sempre lo scorso anno le 9 università  della ACC si sono divise 9.7 milioni. Se Miami dovesse cambiare conference i ricavi verrebbero divisi in porzioni più piccole e nessuno garantirebbe agli Hurricanes un guadagno elevato. Gli introiti in più rispetto ad ora arriverebbero grazie ad un nuovo contratto televisivo ma le stesse reti televisive hanno dichiarato che l'era dei mega contratti è finita.

Una volta ricevuta l'offerta rappresentanti dell'università  si sono affrettati a dichiarare che non è in ogni caso una pura questione economica. Il rettore di Miami, Donna Shalala in una recente intervista ha dichiarato che lo spostamento è motivato da ragioni geografiche ed accademiche, dalla necessità  di aiutare gli sport secondari dell'università  ed in parte da motivi finanziari.

“Nonostante quest'ultimo sviluppo non so quanto essere ottimista, “ ha dichiarato Richard McCormick, rettore di Rutgers. “Nell'ultimo colloquio che ho avuto con Shalala mi ha garantito che non è stata ancora presa una decisione". Anche altre fonti sostengono che il rettore di Miami non abbia ancora preso una decisione.

I dirigenti delle tre università  coinvolte sarebbero infatti rimasti molto sorpresi dall'offerta della Big East e da un'iniziativa di nove senatori degli Stati Uniti che li hanno invitati a considerare i possibili effetti sulla Big East di un'uscita di Miami, Syracuse e BC.

Nella loro lettera i senatori sostengono che verrebbe mandato un cattivo messaggio a tutti gli studenti-atleti della nazione. Un passaggio dice che "la Big East ha instillato in ogni studente i valori dell'integrità , della responsabilità , della fedeltà  e della leadership. Per questo motivo gli studenti della conference continuano ad eccellere".

"Non è esagerato dire", continuano i senatori, "che tutto questo verrebbe seriamente messo in dubbio nel caso voi decidiate di lasciare la Big East. Invece di lavorare per raggiungere l'obiettivo della parità  fra sport maschile e femminile la partenza delle vostre istituzioni avrebbe l'effetto di annullare anni di progressi".

La risposta di una delle università  coinvolte, Boston College, non si è fatta attendere. Jack Dunn, portavoce dell'ateneo, ha dichiarato che "la nostra decisione di prendere in considerazione l'invito della ACC si basa esclusivamente sulla tutela degli interessi atletici, accademici ed economici del Boston College. Il parere dei senatori è il benvenuto e speriamo che capiscano la nostra posizione".

L'appello quindi è destinato a cadere nel vuoto visto anche lo stato avanzato delle trattative. Esponenti della ACC hanno già  visitato i campus delle tre università  ed incontrato i loro rettori. "Arrivati a questo punto è chiaro che c'è molto interesse da entrambe le parti nel concludere la cosa", ha detto John Swofford, commissioner della ACC.

In un incontro con la stampa Dave Hart, direttore della sezione atletica di Florida State, ha detto che nei colloqui con Miami "sono stati chiariti molti dubbi sia nostri che loro". Quello che non ha detto è come la ACC intende dividere le università  una volta ufficializzato il passaggio.

Una fonte molto vicina alle trattative afferma che l'ipotesi più probabile è che una delle due divisioni sia composta da Boston College, Duke, Georgia Tech, Miami, North Carolina e Miami. Nell'altra andrebbero quindi Clemson, Florida State, North Carolina State, Syracuse, Virginia e Wake Forest.

È già  stata preparata anche una bozza di calendario. Le squadre di football affronterebbero tutte le avversarie nella propria divisione, una rivale storica e due squadre dell'altra divisione da ruotare a base annua.

Per quanto riguarda il basket invece verrebbero salvaguardate il più possibile le rivalità  storiche come North Carolina – North Carolina State, Duke - Wake Forest, Florida State - Miami e Syracuse - Boston College. Ogni squadra affronterebbe 2 volte i membri della division di appartenenza ed una rivale storica ed una sola volta le altre università  della conference.

È stato invece già  deciso il luogo dell'annuncio ufficiale del passaggio alla ACC. Si tratterebbe del Sedgefield Country Club di Greensboro, North Carolina, dove venne fondata nel 1953 la Atlantic Coast Conference.

Nel frattempo sembra che Notre Dame stia valutando l'ipotesi di seguire Miami, Boston College e Syracuse nella ACC. Dirigenti all'interno dell'università  hanno subito precisato che prima di tutto bisognerà  vedere come si riorganizzerà  la Big East. Un'altra opzione sarebbe il passaggio alla Big Ten che già  nel 1999 aveva offerto, ottenendo un rifiuto, un posto nella conference.

Swofford ha in più occasioni detto che ci sono stati diversi colloqui con rappresentanti di Notre Dame riguardo un possibile ingresso nella ACC ma nessuno di questi è recente. La volontà  dell'università  di restare indipendente nel football è un grosso ostacolo: "La premessa su cui è stata costruita la conference è che siano presenti tutti gli sport di ogni università . Non credo accadrà  mai che ad un membro sia concessa la possibilità  di giocare un numero limitato di gare all'interno della ACC".

Un'altra possibilità  è quella di accettare l'invito della Big Ten che sta cercando un altro membro per spezzarsi in due divisioni e poter organizzare una finale per il titolo di conference. Se non dovesse arrivare l'università  di South Bend la rosa dei candidati sarebbe composta da Missouri, Pittsburgh (favorita) e Texas.

C'è in ogni caso sempre la possibilità  che Notre Dame resti nella Big East. In questo caso la conference cercherebbe tre nuove università  da aggiungere alle restanti. Tutte le squadre di Notre Dame ad eccezione del football fanno già  parte della Big East e fonti sostengono che potrebbe entrare a farne parte anche il football solo a condizione di dover giocare poche partite di conference.

Nella remota possibilità  che Miami decida di non andare alla ACC l'evento più probabile è che crei insieme alle altre sette università  con squadre di football in Division I-A (Virginia Tech, Pittsburgh, Syracuse, West Virginia, Boston College, Rutgers e Connecticut dal 2005) una conference che prediliga sia football che basket.

Le rimanenti (Georgetown, Providence, Seton Hall, St. John's e Seton Hall, Villanova), formerebbero un'altra conference a cui verrebbero aggiunte almeno un paio di università  scelte fra Massachusetts, Richmond e Rhode Island per formare una lega concentrata soprattutto sul basket.

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