Kansas è stata assolutamente inarrestabile contro Marquette (nella foto, Langford schiaccia).
La partita tra Kansas e Marquette era stata presentata, come anche l'altra semifinale, come una partita equilibrata, con il pronostico che, sebbene incerto, pendeva lievemente dalla parte dei Jayhawks.
Sono però bastati soltanto i primi dieci minuti di partita per capire come sarebbero andate le cose e i tifosi di Marquette se ne sono accorti fin troppo bene. Tifosi che hanno visto la propria squadra sfaldarsi velocemente contro una Kansas che ha probabilmente giocato il miglior basket della sua stagione, come non fatica ad ammettere in conferenza stampa il coach Roy Williams che scherzando ammette che “ho sentito dire che oggi abbiamo raggiunto il top del nostro gioco, ma onestamente spero che ai miei ragazzi sia rimasto ancora qualcosa”.
Quel qualcosa sarà impegnato in una finale (la prima dal 1988) che mai come quest'anno è alla portata di Williams, che può veder realizzato il suo sogno di scrollarsi di dosso quella scimmia che lo etichetta ancora come perdente. Marquette invece arrivava alle Final Four per la prima volta dal 1977, quando Al McGuire guidò gli allora Warriors al, finora unico, titolo.
La partita, come detto, non ha avuto storia. Marquette è apparsa come una squadra spenta, e per confronto Kansas è sembrata assolutamente strapotente. I Jayhawks hanno spaccato la difesa dei Golden Eagles come hanno voluto, hanno ribaltato il lato più volte e con estrema facilità , facendo trovare gli uomini di Marquette impreparati ad ogni possesso, generando così buoni tiri. Cinque giocatori di Kansas hanno raggiunto la doppia cifra di punti con Collison che ha dominato sotto canestro (15 rimbalzi per lui, uniti a 12 punti), confermandosi una volta di più, se mai ce ne fosse stato bisogno, uomo perno della squadra. Buonissima la prestazione di Langford, top scorer della partita con 23 punti, aiutato da Hinrich (18), Miles (18) e Michael Lee (13).
Per fotografare la partita, bastino i dati delle percentuali al tiro delle due squadre : Kansas ha concluso il primo tempo in vantaggio di 29 (e, lo sottolineamo, non è mai stata in svantaggio per tutta la durata della partita) tirando con uno spaventoso 60% da due e 50% da tre, mentre Marquette ha fatto fatica a tirare col 25% e chiudendo poi la gara con un misero 31% (23/74).
Marquette una squadra spenta dicevamo, una squadra che ha sofferto in ogni aspetto del gioco : a rimbalzo (dove Collison e Graves l'hanno fatta da padroni), in difesa, nelle transizioni, dilaniata da cali di tensione paurosi che hanno portato a palle perse e contropiedi conclusi da layup di imbarazzante facilità . “Alle volte sembravamo come paralizzati”, afferma coach Crean.
Emblema della prestazione dei Golden Eagles è stato il loro leader durante la stagione, vale a dire Dwayne Wade, che ha faticato moltissimo nella prima frazione di gara, e ha chiuso la stagione (e probabilmente anche la sua carriera universitaria) con 19 punti e 6 rimbalzi, ma nel complesso una prestazione decisamente anonima.
Il punteggio finale della partita parla di 94-61, il quarto margine di vittoria più elevato nella storia delle Final Four.
Kansas è una squadra in missione ora, una squadra che sa di poter giocare una pallacanestro stellare ma che contemporaneamente sa anche che contro Syracuse e la sua torrida 2-3 non troverà vita facile. Certo è che i Jayhawks arriveranno più freschi alla finalissima, avendo potuto concedere alle proprie stelle minuti extra di riposo per non rischiarli inutilmente e questo è probabile che si farà sentire.
Gli Orangemen saranno dunque un ostacolo ben differente per coach Williams, anche se quest'anno pare davvero essere la volta buona.