Grande Mike Sweetney contro Minnesota…
Come ogni anno è venuto il momento di riaprire il sipario anche al Madison Square Garden, teatro che da più di mezzo secolo ospita non solo il Torneo NIT ma anche, e soprattutto, alcune delle sfide più memorabili della storia della pallacanestro made in USA.
In un certo senso il Madison più che un teatro, con il passare degli anni è diventato un vero e proprio tempio e come tale è popolato non solo dagli dei della pallacanestro ma anche dai loro apprendisti.
Chi sembra lanciato nel percorso di questo apprendistato è sicuramente Mike Sweetney, ala di poco più di 2 metri per 120 chili abbondanti, che martedì sera ha trascinato la sua Georgetown alla finale del torneo NIT, sbaragliando ogni avversario oppostogli dalla sfortunata Minnesota a suon di canestri.
In effetti i Golden Gophers non sono mai riusciti ad impensierire gli avversari e li hanno dovuti inseguire per tutta la partita. Il primo tempo, chiuso per loro in svantaggio 47-33, ha dimostrato con largo anticipo quanto era stato inefficace il trattamento particolare studiato e quindi riservato a Mike Sweetney. La stella di Georgetown ha chiuso infatti la prima frazione con 17 punti a tabellino, la maggior parte frutto di un eccezionale 11 su 13 ai tiri liberi.
Il secondo tempo doveva assolutamente cominciare in un altro modo per i ragazzi di coach Dan Monson, altrimenti la partita sarebbe scappata di mano sin dai primi palleggi. E così è stato per cinque minuti abbondanti ad inizio ripresa, periodo nel quale Minnesota è riuscita a lasciare “scoreless”, ossia senza punti, il solito Sweetney.
Nei primi cinque minuti della ripresa, Rick Rickert e compagni sono riusciti a ridurre lo svantaggio fino al -1 ma il ritorno al canestro dell'ala di Georgetown, suggellato da una schiacciata perentoria, ha ristabilito le giuste distanze dando il via ad un parziale di 13-2 (6 dei quali portano la firma di Sweetney) che ha portato il punteggio sul 64-52.
Il vantaggio si è mantienuto praticamente in doppia cifra fino alla fine e la partita si è conclusa 88-74 per Georgetown, la più vecchia università di origine cattolico/gesuita degli Stati Uniti che costeggia il fiume Potomac e la capitale Washington.
Ovvia la delusione di Dan Monson: “è il giocatore più fisico che abbiamo incontrato” ha commentato il coach riferendosi a Sweetney, “ed a parte i cinque minuti iniziali della ripresa, i compagni sono riusciti a servirlo sempre bene”. Le stesse parole sono state pronunciate, con ovvio entusiasmo, anche da Mike Sweetney: “io conosco i miei compagni di squadra e loro sanno che nei momenti difficili devono darmi la palla”
Effettivamente, numeri alla mano, Mike Sweetney è stato incontenibile: 32 punti, 9 rimbalzi, 3 stoppate, 4 palle recuperate, 8 su 14 al tiro dal campo (57%) ma soprattutto 16 su 18 dalla lunetta (89%) dove è riuscito addirittura a battere da solo gli avversari che hanno realizzato solo 11 dei 18 tiri liberi concessi.
Tra i compagni di squadra risaltano i 14 punti di Brandon Bowman ed i 13 di Victor Samnick, che ha giocato in condizioni fisiche precarie. Per i Gophers la palma di miglior realizzatore è toccata a Rick Rickert che con 17 punti ed un discreto 7 su 11 ha tenuto vive le speranze di Minnesota nel secondo tempo.
Per Georgetown è la terza apparizione alle Final Four dell'NIT. Nel 1978 gli Hoyas con il senior Craig Esherick persero la semifinale in overtime contro North Carolina State solo dopo un canestro scoccato nei secondi conclusivi. Nel 1993 con Othella Harrington Rookie of the year, riuscirono a fare meglio battendo UAB in una partita combattutissima, conclusasi con un punteggio bassissimo, e nella finale persero per un punto proprio contro Minnesota ed un Voshon Lenard immarcabile.
Gli Hoyas adesso hanno la possibilità di fare ancora meglio. Per evitare che siano loro ad alzare il trofeo, gli avversari dovranno escogitare qualcosa per fermare Sweetney, miglior marcatore in 24 partite nella stagione in corso, comprese tutte e quattro le apparizioni al torneo NIT.
Per conoscere il nome degli avversari è bastato aspettare un altro paio d'ore e lo svolgimento della successiva sfida tra i Red Storm della locale St. John's ed i Red Raiders di Texas Tech.
Con questi due nicknames il rosso sembrerebbe il colore caratterizzante della partita ma in realtà con il passare del tempo è il giallo a prendere il sopravvento. E' il giallo perché, come nel più classico dei films di Hitchcock, la partita è stata un susseguirsi di emozioni con un degno finale a sorpresa.
Ma veniamo alla cronaca.
La prima parte del primo tempo è stato equilibratissimo e quando St. John's sono riesciti ad allungare guadagnando 5 punti di vantaggio sugli avversari (26-21) è toccato ai due senior Will Chavis e Kasib Powell ribaltare la situazione guidando un parziale di 10-2 che ha chiuso la prima frazione sul punteggio di 31-28 per i Red Raiders.
Guidata da Powell e da Andre Emmett che insieme hanno messo a segno 19 dei 31 punti realizzati, Texas Tech ha manifestato una leggera supremazia in campo mentre tra i Red Storm è toccato ancora una volta a Marcus Hatten con 12 punti il compito di leader-trascinatore della sua squadra. Nel giallo si cominciavano ad intravedere i probabili protagonisti del reato.
Con un altro parziale di 11-4 Texas Tech ha provato la fuga nel secondo tempo con poco più di sette minuti da giocare portando il vantaggio in doppia cifra (57-47) ma un contro parziale immediato di St. John's, dove il freshman Eljiah Ingram ha masso a segno 8 punti di fila approfittando dei turnovers avversari, ha ribaltato il risultato sul 62-59 per i Red Storm.
Poco dopo Robert Tomaszek ha realizzato il canestro del sorpasso per Texas Tech (63-62) con un minuto e mezzo da giocare. Nel possesso successivo St. John's non è riuscita ad arrivare al canestro concedendo così ai Red Raiders la possibilità di controllare il cronometro nell'azione successiva.
Un infrazione di piede ha permesso ai Red Raiders di ricominciare l'azione con il cronometro resettato, aumentando ulteriormente le preccupazioni di Coach Mike Jarvis. Ma questo è il momento di vedere in faccia il colpevole.
Marcus Hatten ruba la palla allo sfortunato Will Chavis e si invola a canestro realizzando due punti con un semplice layup. A questo punto, con il punteggio fissato sul 64-63 per St. John's, Bobby Knight ha tutto il tempo per disegnare l'ultimo gioco.
L'ultima azione offensiva si rivela sterile ed i Red Raiders sono costretti a commettere fallo su Hatten mandandolo in lunetta. Due errori di Hatten restituiscono a coach Knight la possibilità di organizzare il suo attacco in un timeout con 4 secondi da giocare. Usciti dal timeout i Texas Tech prova a vincere la partita ma ancora una volta Will Chavis sbaglia un tiro dalla lunga distanza sulla sirena e la partita termina con la vittoria di St. John's per 64-63.
Protagonista indiscusso della gara, Marcus Hatten ha chiuso con 24 punti mentre il suo compagno Ingram ne ha realizzati 16. L'avversario Andre Emmett ha guidato ancora una volta Texas Tech con 21 punti e 12 rimbalzi ed il compagno Kasib Powell ha aggiunto 19 punti al bottino dei Red Raiders.
"Quando nei paraggi c'è uno come Marcus non puoi prevedere quello che farà . Può succedere ogni cosa perché lui gioca d'azzardo come un pazzo. Non vorrei mai fare un viaggio a Las Vegas con lui". Questo è il commento sulla palla recuperata di Hatten da parte di un Mike Jarvis felicissimo.
Adesso St. John's avrà di fronte un avversario che conosce benissimo e che ha già battuto in trasferta ad inizio stagione con il punteggio di 77-72. Sarà una finale targata Big East e, con due squadre della Big12 insieme ad una della Conference USA ed un'altra della Big East nelle Final Four della NCAA, appare molto evidente che alcune conferences si sono indebolite.
Sicuramente non vedremo nessuna delle squadre della ACC, Big Ten, Pac 10 e SEC alzare i trofei della post season, segno che forse la geografia del basket NCAA è in continuo cambiamento.