Nessuno dei Blue Devils ha potuto fermare Nick Collison..un ragazzo in missione
Come pronosticato da quasi tutti gli addetti impegnati ad analizzare le Sweet 16 del Torneo NCAA, Kansas vs Duke poteva avere solo un fattore che permettesse di spezzare un equilibrio dato per scontato visti i valori abbastanza simili: la prestazione di Nick Collison.
Il centro senior dei Jayhawks poteva sfruttare l'altezza e la maggiore esperienza contro i lunghi atipici di Duke e dare quel vantaggio a centro area, anche difensiva, determinante per le sorti della sua squadra.
Coach Williams, memore del bilancio negli scontri con coach K al Torneo, che lo vedeva sempre sconfitto, lo aveva preso in disparte prima della partita dandogli tutte le responsabilità del caso, con la speranza di vederlo giocare come in una precedente sfida molto delicata contro Texas, in cui il ragazzo dell'Iowa aveva dominato con 24 punti e 23 rimbalzi.
Un rapporto stretto e forte fra Roy Williams e Collison, un rapporto solidificato dal fatto che il n.4 dopo un ottimo anno da junior abbia deciso di restare a Kansas un altro anno per portare finalmente il titolo a Lawrence, dopo l'ennesima prematura sconfitta della gestione Williams nelle passate Final Four. Drew Gooden aveva lasciato per l'NBA e per tentare la scalata al titolo era necessario che la front line dei Jayhawks non si spezzasse del tutto. Collison, oltretutto, ha dovuto giocare praticamente tutta la stagione senza il sostituto naturale di Gooden, quel Wayne Simien appiedato da gravi infortuni al ginocchio, e in qualche partita esser l'unico possibile obiettivo in centro area aveva pesato sulle sue prestazioni.
Nei momenti determinanti però il ragazzo ha sempre risposto presente e lo ha fatto con prestazioni sensazionali.
Contro Duke serviva una di quelle partite, ma Collison ha fatto ancora di più, ha giocato la partita della vita, quella che verrà ricordata come una delle migliori prestazioni individuali nella storia del Torneo. Career-high di 33 punti conditi da 19 rimbalzi (solo 4 sotto il suo massimo realizzato contro Texas) di cui 8 offensivi che hanno aiutato Kansas nei momenti in cui il tiro da fuori non voleva entrare e hanno fatto dire a coach K "Questa è una delle più grandi performance che si possano avere in un torneo".
Collison è partito piano, non sfruttando la marcatura di un piccolo come Danthay Jones, timoroso di commettere falli che avrebbero pesato come macigni sulla partita dei Jayhawks, soprattutto dopo i veloci fischiati a Graves e vedendo la difficoltà serale di Hinrich al tiro. Poi, però, si è deciso finalmente ad entrare in zona pitturata con più costanza e da lì in poi ha dominato la partita in maniera quasi imbarazzante, negli ultimi 30 minuti il fatturato dice 28 punti con solo 4 errori e addirittura 12 consecutivi per tenere a galla la squadra a metà secondo tempo ed altri 7 in fila per dare il vantaggio decisivo a 3 minuti dal termine, aggiungendo a questo le 3 stoppate rifilate e i 4 assist si disegna una prestazione all-around che potrebbe restare veramente nella storia all-time del gioco, in particolar modo a livello collegiale. In più bisogna pensare che senza il fatturato di Collison, Kansas avrebbe praticamente la metà dei punti in meno, una percentuale dal campo pari al 33% (hanno chiuso col 43%) e quasi la metà dei rimbalzi, in particolare quelli offensivi, prestazione one man show come mai forse ce ne sia stata una, a livello pivot, dal famoso 21/22 dal campo per 44 punti di Bill Walton nella finale del 1973.
La missione di Collison ha avuto una tappa importante con la vittoria contro Duke, ma per dare al suo coach e all'università l'agognato titolo c'è da superare ancora l'ostacolo Arizona (n.1 d'America), che sicuramente avrà visto la prestazione del centro bianco dell'Iowa e, avendo in roster due buoni lunghi come Anderson e Frye, avrà sicuramente più carte da giocare dei Blue Devils per fermarlo.
Quando un uomo, però, è come si dice in gergo in a mission nessun avversario può sperare di fermarlo, l'unica speranza per Arizona è contenerlo e vincere la partita in altre zone, oppure sperare che la fortuna giri le spalle, come spesso accade, a Roy Williams e si tramuti in maligna perversione sotto forma di "problemi di falli" per il n.4 e quindi carte in tavola sparpagliate e Arizona in controllo con la sua panchina sconfinata.
Mai nessuno però ci potrà togliere dagli occhi la prestazione di Nick Collison, prossima fermata sicura il piano superiore, l'NBA.
TEO