Donovan sembra guardare perplesso al futuro dei suoi Gators, usciti ancora una volta malamente dal Torneo.
In sede di presentazione, arrivato il momento di parlare dei Florida Gators, un pò tutti avevano sottolineato a Billy Donovan il concetto che più o meno suona così, si ok bella stagione, ora però ci sarebbe anche la postseason, peraltro abbastanza ingiustamente visto che non più lontano di tre anni fa i Gators la postseason l'hanno fatta proprio tutta, arrivando ad una finale che li ha visti sì sconfitti, ma con onore.
Sono due anni che invece qualcosa sembra essersi inceppato in quel meccanismo che sembrava perfetto. L'anno passato fu Creighton a mandare a casa i Gators, in maniera piuttosto rocambolesca con un tiro allo scadere che ha trovato molto drammaticamente solo aria e nylon lungo la sua traiettoria, prima di schiantarsi a terra, in un'atmosfera irreale tra i sostenitori di Florida ammutoliti e quelli di Creighton, ammutoliti pure loro per l'incredulità .
Giusto per precisare, il match contro Creighton trattavasi di primo turno, dunque se vogliamo andare a vedere malignamente quest'anno s'è fatto un pò meglio, ma a far questo ragionamento non si riesce bene a celare l'anima di tifoso maligno fino al midollo che è poi chi vi sta scrivendo.
Ma parzialità a parte, è bene guardare alla stagione appena conclusasi dei Gators con occhio più critico di quello tenuto fino ad ora.
E quest'attitudine deriva anche da un paio di dati che buttiamo lì sul tavolo delle discussioni, giusto per introdurre meglio l'argomento. Il primo dato è forse il più significativo : come già accennato in precedenza, i Gators sostanzialmente non raggiungono le Sweet 16 da tre anni, crollando drammaticamente rispetto a quanto fatto vedere fino a marzo, basti pensare che limitatamente a questo mese, dal 2001, i Gators hanno un record di 2-3 nel torneo e di 6-9 contando anche le partite di conference. Il tutto, come detto, in grande controtendenza con la stagione regolare, si prenda ad esempio il fatto che Florida nelle solite ultime tre stagioni, abbia ottenuto almeno 22 vittorie ciascuna.
Partendo da queste basi il processo a Donovan è iniziato, e le critiche si fanno sempre più feroci anno dopo anno, accusando il coach che, pur essendo a nostro avviso uno dei migliori reclutatori del college basket , non dà l'impressione di poter portare l'università statale a vincere qualcosa di importante. Donovan si mette l'anima in pace “Bisogna dare credito ai ragazzi, a quello che hanno fatto, e poi sono io il primo ad essere tremendamente dispiaciuto per la nostra eliminazione, prima dei fans e prima dei giocatori stessi”, e in seguito prova a difendersi : “Sinceramente non capisco quelli che criticano il nostro programma di pallacanestro. Coloro che mi attaccano farebbero bene a guardare cos'è il programma oggi, e cos'era il programma quando io ho preso il comando qui”. Verissimo coach, su questo punto Donovan è assolutamente inattaccabile. Continuiamo con ulteriori dati, visto che ci fanno comodo : Donovan ha preso il “comando” (bruttino come termine in questi tempi) sette anni fa, e negli ultimi cinque ha sempre portato Florida alla postseason, mentre prima di allora l'università , in tutta la sua storia, c'era andata soltanto altre cinque volte.
Il problema è che quando cominci a vincere e a dimostrare quanto vali, la gente comincia a chiederti sempre di più, e se quel di più non arriva allora sono guai, la pressione aumenta e, come ovvio, è anche più facile rovinare tutto.
La pressione quest'anno c'era, e qualcosa da rovinare pure. Il record con cui i Gators si sono presentati al Torneo parlava di 24 vittorie e 7 sconfitte, ad esempio; quest'anno poi sono stati stabiliti due nuovi record per l'università , con 14 vittorie di fila, avvenute prima di una lento calo di rendimento culminato contro gli Spartans, e con l'inserimento per la prima volta nella sua storia al primo posto del ranking Espn, che voleva dire essere davanti a chessò Arizona, Kentucky, Pittsburgh, Texas… e direi che è abbastanza significativo. Ma se tanto c'era da rovinare, con altrettanta facilità si può dire che per tentare almeno di rimandare i disastri ad un'altra partita da disputarsi a San Antonio una settimana più tardi, s'è fatto onestamente poco.
Michigan State ha messo subito in chiaro le cose iniziando a tirare con percentuali che rasentavano l'assurdo (70%), e nonostante a metà del primo tempo Florida abbia tentato di ritornare in corsa, gli Spartans hanno pensato bene di piazzare un altro parziale e di stabilire il vantaggio sulle dieci lunghezze. I sette punti segnati dai Gators nei primi 12 minuti della ripresa hanno definitivamente chiuso una stagione, l'ennesima, dalle grandi aspettative e conclusasi in una bolla di sapone.
“Il punto interrogativo sulla prossima stagione – sottolinea Donovan – non è su chi tornerà e chi no, bensì su chi sarà la guida della squadra”. Parole, parole, parole. In realtà se ci fosse concesso un piccolo appunto, uno sguardo a chi rimarrà a bazzicare per le vie del campus noi lo daremmo : David Lee si sente in odore di draft Nba, ed ha lasciato intendere che se avrà l'opportunità di essere scelto al primo giro (ora come ora sarebbe una bassa scelta, comunque) prenderà armi e bagagli facendo ciao con la manina. Un secondo dubbio pende su Cristian Drejer, infortunato lungo parte della stagione, anche se il prossimo anno dovrebbe far parte della squadra.
E se Lee è l'incognita più pressante per Florida, c'è da dire che, per motivi di anzianità (passateci il termine), Matt Bonner, Brett Nelson, Justin Hamilton non saranno disponibili l'anno venturo, lasciando un pò scoperta una squadra che avrà l'unico senior nell'ala Bonnell Colas. “Abbiamo bisogno di gente in frontline”, afferma Donovan, e ciò potrà essere una necessità ancora maggiore se Lee deciderà di veleggiare verso i dollari.
Sicuramente rivedremo i vari Walsh, Boggan, Al-Kaleem (tutti freshmen quest'anno) e anche Anthony Roberson, l'unico che magari dopo la sconfitta dei suoi Gators contro MSU avrà saputo trovare un momento per avere un pò di contentezza tra sé e sé (o che magari avrà pensato qualcosa del tipo “sono finito nella squadra sbagliata…”). Perche ? Beh, il ragazzo è nato a Saginaw, a 30 minuti dal campus degli Spartans, ha il cuore probabilmente colorato di verde e bianco, coach Izzo ha buttato via ore e ore del suo tempo in cerca di assicurarselo tra le sue fila per gli anni futuri, ma proprio quando, per stessa ammissione di Roberson, era già con un piede al Breslin Center è arrivato Donovan e l'ha soffiato sotto il naso a Izzo (che peraltro si sta mordendo le mani ancora adesso). Per Roberson dunque, una mezza felicità in una serata davvero andata storta.
Mago del recruiting dicevamo di Donovan, riservandoci di non andare troppo a scavare sul modo in cui Donovan porti a sé i giocatori. Si è vero, in questo campo Donovan ha pochi rivali (anche se si potrebbe obiettare che in Nba di Gators “donovaniani” al momento c'è il solo Mike Miller eppure il talento non è che sia mai mancato).
Ma, signor Donovan, non sarebbe l'ora di dimostrarci che lei sa anche vincere ?